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Language:
Italiano
Stats:
Published:
2025-01-30
Updated:
2025-01-30
Words:
77,827
Chapters:
26/?
Comments:
4
Kudos:
5
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1
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215

Perché, ecco, l inverno è passato

Summary:

Niente altro che una serie di pensieri sparsi su cosa potrebbe succedere nel finale di Good Omens, che non sto aspettando come l acqua nel deserto, no ma figurati😁
Un viaggio fisico tra Paradiso e Inferno, tra Londra, Tadfield e Oxford e soprattutto un viaggio nei sentimenti di Azi e Crow, tra tanto amore, perdono, fiducia, speranza, coraggio,citazioni letterarie, di canzoni e bibliche a nastro, il Cantico dei cantici come filo conduttore, un pochino di angst e un momento drammatico...ma Hey, sappiamo tutti come andrà a finire! Fidatevi di me!
Ci sono almeno diecimila versioni diverse del finale, questa è solo la mia!
Come sempre, sentitevi liberi di commentare sia in positivo che in negativo, è tutto ben accetto!!!!

Notes:

Ora parla il mio diletto e mi dice:
«Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
Perché, ecco, l'inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n'è andata;
i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
Il fico ha messo fuori i primi frutti
e le viti fiorite spandono fragranza.
(Cantico dei Cantici, 2, 10-13)

(See the end of the work for more notes.)

Chapter 1: Insonnia d Amore

Summary:

Novembre 2023, sono passati sei mesi da quando Aziraphale è andato in Paradiso, Crowley soffre terribilmente la sua mancanza.
Un giorno, però, Aziraphale torna inaspettatamente da lui..come andrà tra i due? Si riappacificheranno?

Chapter Text

Con questa storia partecipo alla challenge:"Qualsiasi idiota può scrivere l.inizio, è la fine che conta:" del gruppo Non solo Sherlock su Facebook

 

**************************************

Non dovrei essere qui...che cazzo ci faccio qui alle tre di notte...dovrei essere a dormire, dannazione..."


Pensò Crowley in piedi li nel gazebo del St James Park, stringendosi la giacca nera per l aria fredda della notte che lo fece rabbrividire un po', maledetto quel corpo che aveva deciso di avere e tutte quelle sensazioni umane che ormai aveva imparato a riconoscere da un pezzo.


La fame, la sete, il sonno, il caldo, il freddo.


L amore.


Dannazione, l amore era la peggiore di tutte.


Ed era quella che provava ormai da più tempo, da seimila anni, per quel suo angelo maledetto che, da molti mesi a quella parte da quando era tornato in Paradiso ,avrebbe voluto odiare e non riusciva a farlo e per questo odiava se stesso, ogni giorno di più: Aziraphale.


"Maledetto angelo, ti fai vivo ora dopo mesi a quest' ora del cazzo...giuro che se non è per una cosa seria... Perché credimi, stavo benissimo senza di te, fino a poco fa... meravigliosamente, anzi..."


Sussurrò a sé stesso Crowley, camminando avanti e indietro per quel gazebo e invidiando gli umani ai quali bastava camminare avanti e indietro e contare fino a dieci per calmarsi.


La verità è che stava mentendo a sé stesso, spudoratamente.


E lo sapeva, eccome se lo sapeva.


La verità è che erano moltissime notti che non chiudeva occhio ed erano moltissimi giorni, da quando aveva visto gli occhi azzurri di Aziraphale sparire dietro le porte di quel maledetto ascensore, in cui era una fatica restare vivi che non poteva spiegare a parole.


Ogni nuovo giorno era sempre la stessa storia: svegliarsi, maledire il piano di sopra e pure quello di sotto per essere ancora lì, cercare di respirare, ispirare ed espirare, fare qualcosa di inutile per sopravvivere un altro giorno, cercare di dormire e maledire di nuovo tutto per non riuscirci, sempre nel mentre cercando di mettere aria nei polmoni, quei polmoni che parevano letteralmente rifiutarla e combattere quella sensazione di soffocamento che provava ormai costantemente.


È una gran fatica vivere, quando il tuo cuore ti è stato strappato dal petto, se l è portato via il tuo angelo con sé e il nulla che da millenni fa parte della tua vita, l angoscia, la sofferenza, tutto ciò ti sembra così centuplicato da rendere ogni minuto pesante, perché l unica persona che è sempre stato il tuo mondo non c è più e a te è rimasto solo quel vuoto che non si colma con nulla, ne col vino, ne col sonno, ne con altro.


Non poteva quantificare quante volte si era ubriacato fino a stare male, quante giornate le aveva passate in uno stato comatoso senza sogni, avrebbe pagato per dormire di nuovo un intero secolo ma non ci riusciva, ogni respiro, ogni singolo battito del cuore, era una sofferenza ingestibile.


Perché il suo Aziraphale non era più lì con lui, perché non aveva più motivo di stare così al mondo, per quale motivo stava ancora lì?


Davvero si domandava spesso e volentieri cosa lo trattenesse dall entrare di notte nella prima chiesa in zona, lanciarsi di testa nel fonte battesimale e mettere fine alla sua miserabile vita.


Forse lo fermava da fare ciò solo quella flebile speranza che ancora aveva di poter rivedere Aziraphale ancora una volta, fosse anche solo per sputargli in faccia quanto lo odiava per quella sofferenza inaudita che gli stava causando.


Era vero, non era la prima volta che lui e Aziraphale erano rimasti separati per un po' di tempo, talvolta erano passati anni, addirittura secoli tra un loro incontro e l altro...ma lo aveva sempre sentito vicino a lui, a un passo appena dai suoi pensieri, non come ora che la sua aura era così lontana da lui che a malapena riusciva a percepirla in quel silenzio assordante dentro di sé.

Per questo, quando il cellulare gli era suonato quella notte sul sedile della sua Bentley con un numero sconosciuto, mentre era avvolto in un agitato dormiveglia, e aveva risposto stancamente, appena aveva sentito quella voce tanto amata poco ci era mancato che non volasse giù dal sedile in quel preciso momento in cui si era sentito chiamare con fervore:


"Crowley..."


"Angelo..." Era riuscito appena a sussurrare, maledicendosi per il tono di voce accorato che aveva avuto in quel momento e venendo bloccato immediatamente da Aziraphale, che riprese, con quel tono di voce che Crowley conosceva bene, uno dei tanti che aveva, il tono del:"Qualcosa non va...":


"Crowley caro...oh sono così felice di sentirti... Ascoltami non ho molto tempo, non parlare, ascoltami solamente... Ti devo parlare, ho bisogno di te...vediamoci al nostro gazebo tra mezz'ora... Non posso stare tanto...neanche venti minuti... è la finestra di contatto che possiamo avere ogni sei mesi per scendere sulla terra...ma mi basteranno...vieni lì, non parlare..."


E Crowley, come sempre, dandosi mille volte dell' idiota e del coglione, aveva semplicemente ubbidito al richiamo del suo angelo, ritrovandosi li ad aspettare un segno della sua presenza, li in quel gazebo da solo in quella notte scura, finché proprio quello spazio non si riempí di luce come se dal nulla fosse comparso un faro a illuminare quel perimetro e,davanti a sé, in puro spirito, non comparve proprio il suo Aziraphale, alle tre di notte in punto, praticamente uguale a come si erano lasciati mesi fa, solo con giacca e pantaloni chiari e la cravatta azzurra dei futuri arcangeli supremi, che si avvicinò lentamente a lui, sorridendogli dolcemente e parlandogli, con la voce rotta dalla commozione:


"Crowley...oh Crowley caro... Mio caro..."


A Crowley mancò più di un battito del cuore e gli tremarono vistosamente le gambe al rivedere quel suo angelo tanto amato, quel suo angelo che era sempre meraviglioso ai suoi occhi, che non era praticamente cambiato da come lo aveva lasciato, tranne che per l assenza di quei suoi odiosi papillon di tartan e quella divisa del cazzo, ma allo stesso tempo la rabbia per la scelta che aveva fatto, che a tutti oggi trovava completamente sconsiderata e priva di senso, il dolore, tutto ciò che aveva vissuto venne buttato fuori in un sibilo sprezzante:


"Come mai qui, angelo???? Il tuo capo ti ha allungato il guinzaglio stanotte????"


Aziraphale sospirò profondamente, si aspettava quella sua reazione, ormai lo conosceva bene.

Sapeva perfettamente che Crowley non avrebbe mai capito il perché della sua scelta, sapeva a cosa sarebbe andato incontro quando, durante quel colloquio col Metatron, aveva deciso di mollare tutto e tornare in Paradiso

Sapeva che stava rischiando di perderlo per sempre, ma quelle parole di quell uomo lo avevano ghiacciato dentro:


"So che sei in coppia col demone Crowley, che voi due collaborate insieme... Se tu diverrai Arcangelo supremo, il tuo Crowley tornerà anche lui angelo, se tu lo vorrai... Pensaci bene...":


Quelle parole erano state la cosa più terrificante che avesse mai potuto sentire, il sottotesto era chiarissimo.


Nessuno voleva Crowley come angelo, non lo voleva neanche lui, Aziraphale, Crowley ai suoi occhi era perfetto esattamente così come era.


Ma, se non fosse andato via, gli sarebbe successo qualcosa, sei mesi fa non lo sapeva cosa fosse, ora si, ed era una prospettiva orribile.


Per questo doveva parlare con Crowley, doveva fare si che lui lo ascoltasse.


Pensando ciò, Aziraphale provò ad avvicinarsi a lui, parlandogli con calma:


"Crowley... Ti prego...ascoltami...capisco tutto...ma ora lasciami parlare... Ti spiegherò tutto..."


"Sono io che parlo.ora!!!!!"


Il tono rabbioso di Crowley si alzò di parecchi decibel in quel silenzio tutto attorno a loro, mentre il demone aveva iniziato a camminare nervosamente per tutto il perimetro del gazebo, scintillando qui e la piccole fiammelle di fuoco che diventavano sempre più grosse e di colore rosso vivo mano a mano che la sua rabbia aumentava:


"Come ti permetti, dopo tutti questi mesi in cui non sapevo neanche dove cazzo fossi finito, che cosa ti fosse successo, se il Metatron bastardo ti avesse fatto fuori o.peggio ancora fatto diventare il suo galoppino di merda...mesi che sono stati peggio dell inferno, in cui non sono riuscito a vivere..."


"Crowley..." Sussurrò Aziraphale con dolcezza, cercando di trovare una breccia in quella sua furia, non riuscendoci:


"...improvvisamente salti fuori, mi chiami come se ci fossimo lasciati il giorno prima e pretendi di vedermi!!!! Ma cosa cazzo vuoi da me????? Avanti, dimmelo!!!! Voglio sapere che cazzo vuoi da me ancora, maledetto angelo che non sei altro!!!! Anzi scusa, adesso fra un po' diventi un fottutissimo Arcangelo!!!! Non hai una schiera di fottutissimi angeli a tuo servizio appena schiocchi le dita???? Tutta gente brava e buona del vostro mondo di luce e verità !!!!! Che diavolo Vuoi dai cattivi come.noi????? Vai da loro e non rompermi più i coglioni!!!! Lasciami in pace!!!!"


"Crowley, ti prego..."


Ma più Aziraphale parlava, più l ira di Crowley aumentava esponenzialmente, i suoi occhi gialli dietro gli occhiali erano due fucine infernali piene di fuoco, mentre le fiamme tutto attorno al suo corpo si elevavano verso al cielo e un rivolo di sangue vivo gli iniziò a colare dal naso sulle labbra, sul collo e sui vestiti, la sua voce un unico sibilo spezzato:


"Ti odio...Mi hai sentito???? Ti odio!!!! TI ODIO!!!! Vai a fare in culo, cazzo!!!!! Sai che c e????? Telefonami tra vent anni che ora non so cosa dirti, non so risponderti e non ho un cazzo voglia di capirti!!!! Anzi, fai una bella cosa, non chiamare proprio!!!!"


"Crowley, ti assicuro che se ho fatto una scelta simile, è per un qualcosa di molto serio, qualcosa che ha a che fare con la tua salvezza, se solo mi lasciassi parlare, lo capiresti, accidenti!!!!!"

Stavolta fu Aziraphale ad alzare il tono della voce, bloccando momentaneamente la furia di Crowley...le fiamme si spensero in quel momento, lasciando Crowley esausto a sostenere per un attimo lo sguardo risoluto del suo angelo, sentendo che tutta la corazza di rabbia che aveva creato si stava lentamente sgretolando piano piano...si passò una mano sul viso, vedendo il sangue ricoprirla e, sentendosi barcollare a quella vista , riprese a parlare, in tono più accorato:


"L unica mia salvezza ora è tentare di vivere senza di te...io ci sto provando....ci sto provando davvero a vivere senza di te...ma non ci riesco...Io...Io... non riesco a respirare...non riesco a respirare senza di te... "


"Oh Crowley ...caro... Ti prego credimi...io non volevo farti del male...Io..." sussurrò Aziraphale, devastato dalla sofferenza del suo Crowley che, senza ascoltarlo quasi, continuo a provare a spiegare, con la voce sempre più rotta, ridotta a un lungo flebilo sofferente, lo sguardo fisso davanti a sé, nel vuoto:


"È...è...come avere qualcuno che ti tiene la testa sotto l acqua...e tu sei lì che ti affanni e cerchi di non perdere quella poca aria che hai nei polmoni mentre ti domandi se ne vale la pena o se conviene lasciarti andare per sempre... E nel frattempo ti senti soffocare sempre di più... questo sei ora per me...Ti prego, lasciami in pace...Non posso vivere con te e non posso vivere senza di te... e l unica cosa che so è non riesco a respirare senza di te...non riesco...non riesco a respirare...se tu non ci sei ..."


"Mi manchi Crowley. Perdonami, ti prego. Perdonami"


Quelle poche parole e il tocco evanescente della mano del suo angelo sulla sua guancia fecero zittire completamente Crowley che si sfilò gli occhiali scuri lasciandoli cadere a terra e si accasciò completamente senza difese al suolo in quel loro gazebo, con la schiena appoggiata a una di quelle colonne, scoppiando in singhiozzi disperati, di quelli che senti che ti scuotono dentro perché è troppo tempo che non piangi e devi buttare fuori tutto, mentre Aziraphale si inginocchiò accanto a lui, morendo dentro al pensiero di poter fare solo quello, di poterlo solo sfiorare con le dita, morendo dentro al pensiero di non poterlo baciare, di non poterlo stringere a sé.


Era sempre tanto bello, troppo bello il suo Crowley.


Era sempre bello da stare male.


E non poteva neanche abbracciarlo.


Non poteva fare niente di niente.


Solo sfiorarlo per fermare sia le lacrime sia quel flusso di sangue che gli continuava a fluire dal naso e continuare a parlargli, con la voce rotta dalla commozione:


"Mi manchi, Crowley, veramente. Mi manca tutto di te. Mi manca vederti entrare nella libreria e posare i tuoi occhiali da sole su quella statua a forma di cavallo all entrata perché ti senti abbastanza al sicuro da non portarli lì dentro,mi manca alzare la cornetta del telefono e sentire che dall altra parte ci sei tu, mi mancano i sei caffè espresso in tazza grande che prendi da Nina o quando litighi con le persone che danno il pane alle anatre al parco, mi manca sentire il rumore della Bentley quando la parcheggi e mi raggiungi e anche quei tuoi gruppi musicali fracassoni, mi manca vederti seduto sulla nostra panchina a leggere il giornale, mi manca...mi manca il tuo sorriso, quelle poche volte che sorridi ...quando lo fai, tutto si illumina attorno a te come se fosse giorno pieno e quello mi manca da morire..E...mi manca quella risata che hai avuto quando ti ho raccontato che ho chiesto un asciugamano a Michele, ridi cosi poco ma quando lo fai...oh quando lo fai è come se il cielo si aprisse... Mi mancano i nostri pranzi al Ritz o bere insieme nella libreria o passeggiare insieme...Mi mancano le tue mani, la tua camminata, i tuoi occhi...mi manchi tu...mi manchi da stare male..."


"Se...veramente ti manco ...perché cazzo te ne sei andato? Perché non mi hai portato via con te... Ti avrei seguito ovunque ...come sempre...Perché non mi hai permesso di proteggerti come sempre? Perché quella proposta di merda? Non tornerò mai angelo, ficcatelo in testa!" Sibilò ancora Crowley tra i singhiozzi, mentre Aziraphale riprese con dolcezza:


"Crowley...non voglio che torni angelo...tu per me sei perfetto esattamente per quello che sei...ma sai molto bene perché ho detto tutto quello che ho detto quella mattina...Lo sai, caro...ti ho mentito e non ho pace da quel giorno, ma...se non avessi detto cio che il Metatron voleva sentire che ti dicessi, ti sarebbe successo qualcosa di orribile... Siamo sotto tiro da millenni e ancora non so il perché, ma ci arriverò caro... Tu dici che non puoi stare senza di me...e per me è lo stesso...non posso vivere senza di te... tu sei parte di me e lo sai... Mi hai sempre protetto e questo lo so e ti ringrazierò per sempre , ma ora tocca a me proteggere te, è giusto, voglio ricambiare... voglio farlo più di qualsiasi cosa al mondo... ma dobbiamo collaborare insieme, come abbiamo sempre fatto perché solo insieme possiamo fare qualcosa...ma se non mi ascolti non puoi capire...Puoi ascoltarmi, ora?"


Crowley sospirò a lungo mentre i suoi singulti si placavano poco alla volta e il sangue smetteva di fluire sui suoi vestiti tornati miracolosamente puliti, guardando lo spirito luminoso del suo angelo negli occhi, sapeva bene che stava dicendo la verità, lo aveva visto anche lui il Metabastardo li fuori a spiare la loro conversazione, lo aveva colpito con una spallata uscendo furiosamente dalla libreria quella mattina in cui il suo mondo si era capovolto,senza manco chiedergli scusa, che andasse a fare in culo lui e il suo sguardo di disprezzo nei suoi riguardi, lo stesso giorno in cui si era

dovuto appoggiare alla sua Bentley a riprendere fiato, col cuore che gli rimbombava nella testa e le gambe che gli tremavano perché aveva appena baciato il suo Aziraphale per la prima volta ed era stato devastante, meraviglioso ma devastante.


Perché sapeva bene quanto era cocciuto il suo angelo, e neanche tutto quello che aveva fatto era servito a farlo desistere da quel proposito di merda e a fargli cambiare idea, neanche mettersi letteralmente a nudo.


Una sola cosa aveva desiderato in tutti quei millenni, un futuro col suo angelo.


E neanche quel piccolo grande sogno pareva volersi avverare. Fanculo a tutto.


Allo stesso tempo, il suo Aziraphale era lì davanti a lui e aveva bisogno di lui. Non poteva tirarsi indietro.


Non ce la faceva.


Lo amava troppo, dannazione. 


Fanculo a quando aveva capito che lui non era un angelo come tutti gli altri, fanculo a quella spada maledetta lasciata a quella coppia di umani cacciati dall Eden.


Fanculo a quel momento senza ritorno in cui tutto si era ribaltato dentro di sé, in cui si era innamorato perdutamente e per sempre e quel sentimento era da sempre la sua più dolorosa croce e la sua piu grande meravigliosa delizia.


"Dimmi, angelo... Ti ascolto ..." Riuscì a sussurrare appena Crowley sospirando ancora, vedendo il suo angelo sorridere in quell' aura indistinta che aveva, salvo tornare serio subito dopo:


"Bene, ascoltami...tra poco ci sarà un qualcosa di ancora peggio dell Apocalisse...lo chiameranno il Secondo Avvento...in poche parole, i piani alti del Paradiso vogliono distruggere tutti i demoni dell inferno, gli angeli ribelli e quant altro, fare letteralmente piazza pulita cancellando tutti i nomi di costoro dal Libro della Vita..."


"Maledetti figli di puttana..." Sibilò Crowley sgomento, sentendo la terra che si apriva sotto di lui davanti a quella prospettiva di merda, ma Aziraphale riprese subito:


"Di questo,per ora, non preoccuparti, non succederà niente ne a te ne a nessuno...il Libro della Vita non è più in Paradiso...l ho preso io..."


A quella rivelazione, Crowley spalancò gli occhi completamente attonito:


"Che ...cazzo hai fatto, angelo????? Sei completamente IMPAZZITO????? se scoprono cosa hai fatto, il primo nome che depennano da quella lista è il tuo, idiota!"


Ma Aziraphale scosse la testa:


"Non lo scopriranno per un bel po'... è in un posto sicuro, mascherato da un miracolo potente... Uno dei pochi vantaggi di essere arcangelo, poteri maggiori...Ma ora ascolta ancora... Gabriele mi ha fatto notare una cosa, controllando dei vecchi registri..."

Gabriele????? Che cazzo ci fa qui???? Non è da qualche parte nel cosmo a scopare Lord Belzebù????" Sbottò ancora Crowley, sempre più incredulo davanti a tutte quelle rivelazioni, beccandosi un occhiataccia dal suo angelo:


"Crowley, per favore..."


Crowley sospirò ancora e borbottò:


"Va bene... scusa..." 


Aziraphale annuì e riprese:


"Bene... In ogni caso, nei registri riguardanti le varie condanne degli angeli ribelli e la creazione dell inferno, non c e il registro riguardante la tua condanna, caro...e neanche quello di Belzebù, ne di molti altri! Non so come ti chiamavi come angelo...so che non me lo dirai mai....ma ricordo il periodo che è avvenuto, lo ricordo come ieri...e tu e Belzebù non ci siete!"


"E che cazzo vuol dire?" Balbettò appena Crowley, non aspettandosi la risposta risoluta del suo angelo:


"Caro...temo che abbiano nascosto le prove della tua condanna perché è ingiusta! Perché non la meritavi...perché ti hanno incastrato, Crowley!! Sono più che sicuro che il Metatron c'entra in questa storia...se solo riesco a provare ciò, nulla di quello che stanno progettando avverrà, lui sarà condannato, non ci sarà nessun Secondo Avvento e tu sarai salvo, Crowley...E vuoi sapere una cosa? Lo pensa pure Shax che ti abbiano teso una trappola!!!!"


Crowley si sentì la testa pesante, c erano davvero troppe informazioni che stava cercando di metabolizzare:


Come Shax...che c'entra adesso Shax???? Non dirmi che sei sceso all Inferno per andare a patti con quella vecchia puttana????"


Aziraphale scosse la testa davanti agli epiteti coloriti del suo demone, riprendendo il discorso:


"Crowley...quella ...ehm...signorina di facili costumi come la definisci tu è molto più arguta di ciò che sembra ...abbiamo istaurato una cauta alleanza...il tornaconto è anche suo...lei mi aiuterà a capirci qualcosa indagando con astuzia e io eviterò che il suo nome venga cancellato...conviene a entrambi..."


"Da quando ti fidi dei cazzo di demoni dell Inferno, angelo?" Sussurrò appena Crowley, sentendo la stretta della mano di Aziraphale sulla sua guancia più forte, per quanto fosse possibile, e le sue parole dolci arrivargli al cuore:


"Da quando ho capito come sono fatti gli angeli in Paradiso... E da quando mi sono innamorato di uno di quei demoni..."


Crowley si accorse di sorridere, finalmente, dopo molto tempo a quell' affermazione, scuotendo la testa, davanti agli occhi viola degli arcangeli del suo Aziraphale, era così doloroso vedere quel cambio di colore, proprio di

p>quegli occhi che amava tanto, quando gli bastava guardarli per avere tutto il cielo a sua disposizione proprio lì:

"L ho sempre detto che in fondo sei un bastardo, angelo..."

"E tu una brava persona ...molto più che in fondo..." 

Crowley sorrise ancora alle parole del suo angelo, quella visione luminosa e commossa davanti a lui.

Avrebbe davvero desiderato avere quella sua manovella lasciata in auto per poter fermare il tempo a lungo e restare lì con lui, ma lo sapeva, non poteva farlo. 

Poteva solo dargli il suo aiuto, come aveva sempre fatto. E lo avrebbe fatto, solo perché era lui, il suo Aziraphale. 

Perché, nonostante tutto, era dalla loro parte, l unica e sola, quella dove era sempre stato veramente, in tutti quei millenni.

Pensando così e dopo un lungo sospiro, Crowley domandò:

"Come posso aiutarti, dunque?"

"Tieni..."

E dicendo così, Aziraphale fece comparire con un schiocco di dita nella mano di Crowley un biglietto, spiegandogli:

"Vai a questi due indirizzi, prima a questo di Tardflied e poi dopo a Oxford, tra un paio di settimane... a Tadfield troverai Anathema, la ricordi, la discendente di Agnes Nutter, vive lì con suo marito Newt, il discendente dei Pulsifer, ricorderai anche lui...loro ti ospiteranno, sanno già tutto, e soprattutto lei può aiutarci, le profezie di Agnes Nutter non sono state tutte distrutte ....e so che qualcuna riguarda proprio questo secondo Avvento... A Tadfield troverai anche Gabriele, ti mostrerà un faldone di quelli riguardanti le condanne come.la.tua che ci sono stati che ci sono qui, aprilo e digli tutto ciò che vedi...sarà doloroso, ti chiedo tanto ma solo così capiremo se i nostri sospetti sono fondati o no... Poi recati a Oxford, tra due settimane appunto come ti ho detto, alcune informazioni che possono esserci d aiuto sono state nascoste nei sotterranei dell università...li verrò anche io...ho un permesso speciale per buone azioni...lo userò..."

A Crowley iniziò a girare la testa al pensiero di poter rivedere finalmente il suo angelo da lì a poco, sussurrandogli in maniera malandrina:

"Sai che ti bacerò, vero, quando ti rivedrò? Fermo il tempo e ti bacio...e non me ne frega un cazzo ne del Paradiso né dell' Inferno né di cosa potranno dire..."

Aziraphale sorrise, ma amaramente,, sentendo le lacrime spuntargli nell' angolo degli occhi;

"Caro ..oh caro...non correre...lo vorrei tanto, non sai quanto lo vorrei... Ma non possiamo, tesoro mio...Dobbiamo essere cauti, molto cauti...Non fare quella faccia ...Lo sai che per ora è così...Ma non credere che non pensi a quel nostro bacio, Crowley...ci penso ogni minuto, ogni singolo giorno... È stato il nostro primo bacio....e ce lo hanno rubato...e non li perdonerò mai ... È finito il tempo in cui ero bravo a perdonare..."

Ma proprio mentre Aziraphale sussurrava quell' ultima frase, il suo corpo lentamente inizio a perdere luminosità...il suo tempo sulla terra per quella notte era inesorabilmente scaduto:

"Devo andare ...devo andare... -sussurrò concitato Aziraphale - Per favore Crowley.... fidati di me ...fidati di me, per favore... Fai ciò che ti ho detto... Andrà tutto bene...Te lo prometto..."

Crowley sospirò ancora:

"Va...bene... Aziraphale?..."

"Si, caro?" Gli sussurrò appena Aziraphale, mentre la sua figura stava lentamente scomparendo davanti ai suoi occhi.

"Non ti ho ancora perdonato, sappilo..." Gli disse Crowley, ma in tono talmente canzonatorio che ad Aziraphale non potè non scappare una risata, tra le lacrime, rispondendo:

"Lo so, lo so... Me lo merito..."

"Sono ancora molto arrabbiato con te!" Replicò Crowley ridendo ancora, seguito da Aziraphale:

"So anche questo..."

Solo in quel momento, la conversazione tornò seria:

"E..non ti odio, angelo...lo sai... Lo sai che non ti odio neanche un po'..."

Aziraphale, a quelle parole, ingoiò il groppo che sentiva in gola, con la sua luce ormai ridotta a un lievissimo bagliore:

"Lo so...lo so, caro ... Lo so ...."

E dicendo ciò, donandogli il suo ultimo sorriso, Aziraphale svanì definitivamente, lasciando Crowley nuovamente solo, nel buio della notte che era ripiombato su di lui, sentendo il lieve peso di quel piccolo bigliettino che il suo angelo gli aveva lasciato in mano.

Lo lesse, lo rilesse, lo lesse ancora, creando con le dita una piccolissima luce, forse solo per vedere ancora la calligrafia perfetta di Aziraphale, forse perché doveva ancora metabolizzare il fatto che non aveva avuto un sogno, ma tutto quello che aveva vissuto poco fa era avvenuto veramente: il suo angelo era tornato da lui e aveva bisogno del suo aiuto.

Non credeva neanche un po' alla sua possibilità di redenzione, onestamente,ma odiava l idea di quel piano orrendo del Metabastardo e, soprattutto, credeva in Aziraphale e avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarlo, fosse anche donare l ultima goccia del suo sangue, l ultimo suo respiro, tutta la sua eternità.

Per lui, e solo per lui, sarebbe valsa la pena morire.

"No che non ti odio...ti amo, angelo...ti amo con tutto me stesso... Mi manchi anche tu, da morire...E mi rode non poterti baciare di nuovo, quando è l unica cosa che vorrei...Ma...se posso aiutarti... Se insieme possiamo metterla nel culo a quel maledetto Metatron e a tutta la sua cricca...ci sono...siamo sempre una squadra di due... Siamo sempre noi due..."

Pensò Crowley, rialzandosi lentamente in piedi...li, al buio e in quella solitudine ispirò ed espirò a fondo per la prima volta liberamente, dopo tutti quei mesi in apnea, recuperò gli occhiali scuri da terra e si diresse verso la Bentley parcheggiata appena fuori dal parco, lanciandoli sul cruscotto, mettendosi alla guida e sussurrandole, mentre girò la chiave:

"Ragazza mia, dobbiamo fare un viaggio di almeno due ore... Tieni botta come sempre"

La Bentley rispose con un piccolo rombo affettuoso, mentre Crowley, infilato un cd qualunque dei Queen nell' autoradio, accese il motore e ripartí.

Il viaggio era ancora lungo.

Chapter 2: Le notti insonni degli angeli

Summary:

Tormenti, angosce e speranze di Aziraphale futuro arcangelo supremo dopo aver rivisto Crowley e dopo un colloquio importante col Metatron.

Notes:

We're leaving here tonight
There's no need to tell anyone
They'd only hold us down
So by the morning's light
We'll be half way to anywhere
Where love is more than just your name
I have dreamt of a place for you and I
No one knows who we are there
All I want is to give my life only to you
I've dreamt so long, I cannot dream anymore
Let's run away, I'll take you there...
(Anywhere, Evanescence)

Chapter Text

Con questa storia partecipo a I tre giorni della merla challenge deo gruppo Non solo Sherlock di Facebook 




Prompt di E. S:  Fuori dalla stanza, succede quello che X non si aspetta(grazie mille, nessun obbligo di lettura!) + citazione iniziale della Snowflakes challenge 



******************************


I am water:

Soft enough

To offer Life 

Tough enough 

To drown It away"


"Aziraphale?"

La voce del Metatron, fuori dalla sua stanza su in Paradiso, riscosse Aziraphale, appena rientrato lì in spirito dopo quell incontro fugace con Crowley che tanto lo aveva emozionato e devastato allo stesso momento, rivedere il suo amato dopo tutto quel tempo era stata un emozione troppo grande, quasi ingestibile.

In un attimo si asciugò furtivo le lacrime che gli stavano scivolando dagli occhi sulle guance e si diede un aspetto dignitoso, schiarendo la voce quanto più possibile:

"Avanti, prego!"

"Come.procede, mio caro ragazzo? Come ti sei trovato in questi mesi finalmente a casa?" Gli domandò il Metatron affacciandosi alla porta, le mani dietro la schiena come il suo solito e quel finto sorriso di finta accoglienza che Aziraphale detestava profondamente, ma, come ormai faceva da mesi, dal momento che i suoi piedi avevano toccato di nuovo il suolo del Paradiso fuori dall' ascensore, mascherò con abilità quel suo sentimento dietro una perfetta finta facciata accondiscendente.

Era ciò che volevano del resto ai piani alti dove si trovava ora: falsità e cortesia.

E lui gliene avrebbe data in quantità.

Qualsiasi cosa, per Crowley, perché fosse al sicuro, perché nessuno sospettasse assolutamente niente.

"Molto bene, signore, tutto procede alla perfezione! Come può notare, sto catalogando tutte le procedure che serviranno per attivare il Secondo avvento secondo i nostri piani! I perfetti piani del nostro perfetto Paradiso..." Disse Aziraphale con un tono fintamente servile, indicando con un gesto della mano una serie di scartoffie sopra la sua scrivania, posizionata accanto al suo letto, dove troneggiavano delle pile di faldoni di tutti i tipi.

A quella vista, il Metatron annuì, compiaciuto:

"Eccellente, caro ragazzo! Continuamo così! Ormai manca davvero poco e presto, con la battaglia finale tra Paradiso e Inferno, dove ovviamente il Bene trionferà sul Male, l.umanitá conoscerà un nuovo mondo,senza più tentazioni, senza più ignomie, senza più discordie, un mondo di pura perfezione...Un mondo degno per il nuovo Salvatore che nascerà presto...A breve Lei svelerà il suo Piano ineffabile e si scoprirà chi ha designato come sua madre e il mondo sarà finalmente nostro...E sono lieto anche che tu abbia scelto con giudizio, Aziraphale, e che tu non perda più tempo prezioso dietro le assurdità di quel...ehm... Crowley... Può capitare di sbagliare compagnie, di avere delle sbandate ... Ma l importante è rientrare nel seno della propria famiglia... è per lei che ci si deve schierare sempre ...."

Il sentire quel nome tanto amato nella bocca di quell' essere indegno fece salire un moto di nausea dallo stomaco fino alla gola ad Aziraphale, esattamente come successe mesi fa al cafè di Nina, durante il loro colloquio.

Il nome del suo Crowley pronunciato con quel disprezzo era la cosa più simile a una bestemmia che avesse mai udito.

Avrebbe voluto sbatterlo al muro, il Metatron davanti a lui, proprio quel individuo, la sua giacca nera, la sua boria e dirgli che nessuno di loro lì in Paradiso,dall ultimo degli angeli fino ai Troni e alle Dominazioni valeva un solo capello rosso di Crowley, ma si trattenne.

Non era ancora il momento.

Non ora. Non lì.

Doveva aspettare. Aspettare ancora un po' ...

Aziraphale ispirò, espirò e disse semplicemente:

"Certo, signore, bisogna difendere sempre la propria famiglia... E lo farò. A costo della vita. In ogni caso, se mi permette...temo non sia compito del Paradiso giudicare le persone, visto che siamo un regno di verità, di accoglienza e di luce..."

Davanti a quel tono accondiscendente ma risoluto di quello piccolo angelo davanti a lui, quell' angelo che tutti dicevano estremamente malleabile

 e ben poco determinato, una pedina facile da gestire, il Metatron si zittí un momento,salvo riprendere subito dopo:

"No, certo... Come si suol dire...ogni santo ha un passato..."

"E ogni peccatore un futuro..." rispose gentilmente ma in maniera lapidaria Aziraphale, facendo cadere una coltre di silenzio tra lui e il Metatron, che spezzò proprio la fantomatica voce di Dio:

"Caro ragazzo, non tutti i peccatori meritano clemenza lo sai... ma sorvoliamo su ciò, sono discorsi complicati...ritorniamo a noi...bene, molto bene, mio caro, proseguiamo dunque la nostra crociata per il Bene ...ti lascio al tuo lavoro e al tuo riposo...Passa serenamente il resto della nottata..."

"Va bene...buonanotte a lei..." Rispose in maniera asciutta Aziraphale, soffocando l istinto di dargli un manrovescio dopo aver udito quella frase gelida e aspettando che il Metatron oltrepassasse la porta, la chiudesse alle sue spalle e si allontanasse.

Solo quando fu sicuro di non percepire più la sua aura nelle vicinanze, Aziraphale si lasciò cadere, svuotato completamente, su una sedia vicino a sé.

Mai si era sentito così affranto, solo e disperato.

Il Secondo Avvento era sempre più vicino, ancora non si sapeva chi sarebbe stata quella novella Vergine Maria e mancavano ancora tanti, troppi tasselli di quel puzzle maledetto per poter salvare Crowley, per poter dimostrare che la sua condanna era ingiusta, prima di quel nuovo avvento, dello sterminio, della nascita di questo bambino.

Per un attimo, il panico prese il sopravvento su di lui al pensiero di fallire, di non riuscire nel suo intento, di vedere il nome del suo amato cancellato dal Libro della Vita.

Si sentì morire e il respiro gli si mozzò al pensiero di un mondo senza Crowley, senza i suoi occhiali neri, il suo tatuaggio sulla guancia ,il cravattino grigio, il completo scuro, le sue mani con quelle dita affusolate e bellissime, la sua Bentley, le sue rockband, la passione per le piante e le anatre, i suoi occhi gialli che amava più di qualsiasi cosa al mondo.

Si sentì morire al pensiero degli ultimi due anni, del post Apocalisse, del fatto che il suo Crowley era rimasto senza una casa e lui non aveva potuto fare niente per aiutarlo.

Si, gli aveva proposto qualche volta di stare con lui, ma aveva accettato i suoi deboli no, le sue finte scuse, se le era fatte andare bene, quando non avrebbe mai dovuto accettarle, avrebbe dovuto insistere, prenderlo e portarlo in braccio dentro casa, come si fa con le spose.

E invece, non aveva fatto niente e in quel momento si sentì il peggiore compagno di vita del mondo.

Stupido. Stupido e pure idiota.

Perché sono stato così stupido...

Perché , perché, perché....

Troppi perché. Troppi.

E ora Crowley rischiava di essere spazzato via per sempre dal mondo e non avevano vissuto neanche un secondo come una coppia, sotto lo stesso tetto.

Per colpa sua, colpa sua, colpa sua...

Aziraphale si allentò il nodo della cravatta, ispirò ed espirò a lungo, cercando di riportare aria ai polmoni, di ritrovare la calma, la concentrazione.

Non era il.momento ne di compiangersi né di disperarsi, la disperazione non lo avrebbe portato da nessuna parte.

Doveva restare calmo e sul pezzo, doveva restare lucido, come aveva sempre fatto in quei mesi, in fondo tutti per ora procedeva senza intoppi. 

Doveva solo continuare esattamente come stava facendo, agendo di nascosto da tutto e tutti.

Per ora la parte più importante era fatta: il Libro della Vita era lontano dal Paradiso, chiuso in un incantesimo di mascheramento nella sua libreria e sorvegliato da Muriel, quella meravigliosa piccola ragazza che si stava rivelando più coraggiosa di come sembrava, forse perché si era legata molto a Crowley, il suo demone aveva passato molti pomeriggi da lei in libreria cercando sollievo in quel dolore che lui sapeva di avergli causato, nonostante fosse a fin di bene.

Finché sarebbe stato lì, non sarebbe successo niente, ne a Crowley ne a nessuno.

E per il resto, doveva solo continuare a cercare quante più prove possibili delle responsabilità del Metatron in tutto quello e quel documento maledetto relativo alla condanna o non condanna del suo demone, sapeva che anche Gabriele e Belzebù si stavano muovendo in quella direzione e anche Shax, era assurdo avere un alleato all Inferno, ma era così,l accesso ad archivi e stanze segrete era decisamente uno dei pochi vantaggi di essere Arcangelo supremo e lui era pronto a setacciare il Paradiso palmo a palmo e pure l Inferno se fosse stato necessario.

Aziraphale si passò una mano sul viso. Sarebbe andato tutto bene. Doveva andare tutto bene.

Ma era stanco. Profondamente stanco.

Era un incubo stare lì in quel Paradiso che, forse in fondo, aveva sempre odiato, neanche troppo cordialmente, altrimenti non avrebbe accettato di restare sulla terra, non avrebbe iniziato ad amarla così tanto, lei e quei suoi umani così contraddittori e allo stesso tempo così colorati, così vivi.

Li, in quella trappola candida, ogni giorno era uguale all altro, giornate che si succedevano lentissime come i grani di una clessidra.

E appena giungevi al fondo, qualcuno la rigirava e ricominciava quella giostra infernale.

Aveva disperatamente bisogno di un caffè di Nina, di un disco di buona musica classica di Maggie.

 

E...aveva bisogno del suo solito pensiero felice, l unico che lo aveva retto in piedi in quel periodo orribile, che continuava a reggerlo in quei mesi più simili a una tortura che altro.

Aziraphale si lasciò andare sopra lo schienale della sedia, ispirando ed espirando ancora a lungo per sgomberare la mente fino a raggiungere quel pensiero più simile a un sogno che a qualcosa di concreto ancora, un pensiero tanto dolce che lo cullava esattamente come una ninnananna consola e calma un neonato, uno dei due che faceva ormai ogni notte in continuazione, in quelle notti senza sonno che hanno gli angeli.

Uno di questi riguardava il bacio che il suo Crowley gli aveva dato nella sua libreria.

E l altro...l altro iniziava sempre con una casetta lontana, nella campagna inglese, a due passi dal mare.

Il suo Crowley, in quella visione era appoggiato allo stipite della porta, con una camicia stranamente chiara per il suo standard che contrastava amorevolmente con la sua chioma rossa e con una tazza di caffè in mano intento a guardare l alba davanti a sé inondare di rosso e oro il giardino di quella casetta che, da quanto la sentiva amata, era indubbiamente loro..a un certo punto, come ogni volta, lo vide chiaramente girarsi verso di lui, sorridendo, con quel sorriso che gli aveva visto così poche volte, ma che amava tanto, il sorriso di chi era incredibilmente buono, il più buono di tutti:

"Angelo...vieni a vedere che spettacolo c e qui, non è meraviglioso?"

E in quel sogno, proprio lui, Aziraphale, come ogni volta, gli si avvicinava, cingendogli piano la vita con un braccio, poteva quasi percepire il calore della sua pelle sotto il suo avambraccio e attraverso la camicia, quello stesso calore che aveva percepito sotto le sue mani quando strinse le spalle di Crowley durante il loro primo bacio, il loro primo abbraccio, quel momento che gli avevano strappato via, che non aveva potuto vivere come avrebbe sempre voluto fare, come aveva fantasticato tanto nel corso di quei millenni...il ricordo di quel calore che aveva provato, se si fermava a pensarci, lo commuoveva fino alle lacrime:

"È molto bello, caro, ma mai quanto te..."

A quelle parole, il suo Crowley gli passava le braccia attorno al collo, tenendo la tazza in una mano e guardandolo con quel suo solito sguardo malandrino che aveva sempre:

"Adulatore, che ti devi fare perdonare?"

"Solo il tempo che abbiamo passato separati, il tempo che non ho vissuto con te... Il tempo che ho pensato a te come a un nemico..."

Davanti a quelle scuse affettuose, come sempre, il suo Crowley avrebbe posato piano la sua fronte sulla sua, scuotendo la testa:

"Angelo... è acqua sotto i ponti ormai, l hai fatto per me, per noi...perché potessimo finalmente essere qui, in questo posto bellissimo... Ci ho messo un attimo a capirlo perché non riuscivo veramente a vivere senza di te...ma è passato... è tutto passato... Guardiamo solo il fatto che siamo qui, siamo insieme...e lo saremo per sempre..."

"Si, tesoro mio . ..solo noi, per sempre ..." Gli avrebbe risposto Aziraphale, lasciandosi finalmente baciare di nuovo da Crowley, finalmente libero di poter avere il tocco dolce delle sue labbra sulle sue, quel tocco che era stato tanto fugace, tanto disperato la loro prima volta e allo stesso tempo così indimenticabile, la dolcezza di quelle labbra non l aveva mai dimenticata, neanche a distanza di mesi e avrebbe dato qualsiasi cosa per poterla rivivere ancora, non desiderava altro.

Si sentiva morire al pensiero di non poter baciare di nuovo il suo Crowley da lì a due settimane, era sinceramente stufo di non essere libero di poterlo baciare ogni volta che voleva.

L aveva assaporata la libertà, nel momento preciso in cui aveva stretto la mano di Crowley nella sua e l aveva invitato a ballare li, in quel ballo in costume che aveva organizzato nella sua libreria, teoricamente per fare innamorare Nina e Maggie l una dell altra, ma un po' anche perché sperava di poter dichiarare finalmente al suo amato, illuso, era stato solo un illuso a pensare che fosse libero di poterlo fare.

Era stato solo un momento, un piccolo momento, ma che era valsa un eternità di attesa.

E non voleva che restasse solo un attimo rinchiuso nel tempo.

Voleva di più, molto di più.

Voleva un futuro concreto...e lo avrebbe avuto, per loro due.

Aziraphale sospirò, con le lacrime che di nuovo gli stavano scivolando dagli occhi sulle guance, tanto era sopraffatto da tutto ciò che provava in quel momento.

Soprattutto si rese conto che non aveva detto una cosa a Crowley, la cosa più importante, tanto era stato preso dall emozione di rivederlo, dall agitazione di spiegare tutto in poco tempo

Doveva rimediare, assolutamente.

Ti amo, Crowley, pensò quindi Aziraphale a occhi chiusi, schermando quei suoi pensieri quanto più possibile, non doveva sentirli nessuno, doveva solo sentirli lui, Crowley, nessun altro, sperando lo potesse sentire in qualche modo nonostante l enorme distanza tra loro e cercando un canale per potergli mandare quel pensiero, che fosse la sua mente, l autoradio della Bentley, qualsiasi cosa, mentre quel suo sogno bellissimo si dissolveva come sempre nella chiarore dell aurora, come la rugiada sulle foglie.

Ti amo. Ti amo così tanto. Mi senti? Lo senti? Ti amo. Perdonami. Perdonami tutto ciò che non sono riuscito a fare per te, le volte che non ti sono riuscito a proteggere, perdonami per non averti trovato un posto dove vivere. Perdonami tutta questa leggerezza e superficialitá. Non puoi sapere cosa sei per me. Sei tu la mia casa, sei tutta la famiglia di cui ho bisogno,lo sei sempre stato, anche quando non volevo ammetterlo, neanche a me stesso. E per te, lo sai, farei qualsiasi cosa, lotterò con tutto me stesso , solo per stringerti ancora, solo per poterti baciare in libertà, solo per poterti chiamare amore,finalmente, senza nessuno che possa farci niente. Ancora un po' di pazienza, caro...poi appena tutto sarà finito, appena sapró che sarai salvo, che saremo liberi, ti verrò a prendere e ti porterò via, lontano da tutti, magari in una casa vicino al mare,come hai sempre voluto...e li ti bacerò, te lo prometto, ti bacerò ancora e ancora, lo farò ogni giorno della nostra eternità. Caro, sapessi quanto sogno questa cosa, così tanto che non riesco a sognare altro...Saremo finalmente in pace e avremo un posto in questo mondo che sia solo nostro, un giardino per te e una libreria per me, un posto dove ti abbraccerò ogni giorno, ti terrò stretto a me la notte e ti vedrò dormire sereno, un posto dove magari ti vedrò sorridere ancora, dove potrò sentire di nuovo la tua risata... perché sarai libero e sarai al sicuro con me...saremo un noi, come mi hai detto mesi fa. Lo saremo per sempre. Mi senti? Lo senti? Per sempre...per sempre... Solo io e te, per l eternità...

Proprio in quel momento, il rombo potente di un tuono lo distrasse da quel pensiero.

Aziraphale apri di scatto gli occhi, si girò verso la grande vetrata della sua camera, vedendo quell acquazzone scoppiato dal nulla imperversare lí fuori e bagnare con potenza quei vetri sempre puliti e immacolati del Paradiso e sorrise, sentendo un profondo calore invadere il suo cuore.

 

Quella tempesta non era sicuramente un caso, ne era sicuro.

Il suo messaggio era arrivato a destinazione, in qualche maniera.

Il suo Crowley lo aveva sentito. 

Lo amava.

Lo amava, lo amava ancora, lo amava sempre, nonostante tutto.

E si fidava di lui. 

Poteva percepirlo debolmente, erano troppo lontani, ma lo sentiva nel suo cuore, era ormai giunto a Tadfield, aveva seguito ciò che gli aveva detto.

Solo quello gli bastava, per poter continuare a combattere.

Non avrebbe mollato, neppure per un attimo. 

Per lui, per il suo demone così tanto amato, avrebbe donato tutto, pure l ultima goccia del suo sangue,.l ultimo suo respiro, tutta la sua eternità.

Per lui, e solo per lui, sarebbe valsa la pena morire.

"Grazie, tesoro mio...solo grazie che ti fidi sempre di me...." Sussurrò a fior di labbra Aziraphale, mentre un lampo pieno di luce squarciò il cielo proprio in quel momento.


Il Metatron, in pieno mascheramento di sé stesso,appena fuori dalla porta della camera di Aziraphale, sbottò in un gesto di stizza silenzioso, guardando quella pioggia anomala fuori dalle vetrate di quel posto lindo e candido.

C era qualcosa di sospetto nei comportamenti di quell' angelo, che tutti gli avevano spacciato come uno senza spina dorsale, un miserabile, un poveretto facilmente malleabile.

Era stato anche facile incastrarlo, in quel cafè a Londra, era bastato nominare quel suo demone stramaledetto, quel Crowley bastardo, minacciarlo neanche troppo velatamente di cancellare il suo nome dal Libro della Vita per convincerlo a mollare tutto e tornare da loro.

L intento di tenerli separati era perfettamente riuscito, quei due insieme erano pericolosi, venticinque lazzari di miracolo erano un risultato veramente potente ,non poteva immaginare cosa sarebbe successo se avessero usato in pieno i loro poteri.

È da quando li aveva visti insieme, in quel punto lontano del cielo, quando quel Crowley era si, ancora un angelo abilissimo nel suo lavoro di creatore di stelle,ma tremendamente sveglio e fin troppo curioso,che aveva capito che qualcosa era inspiegabilmente forte in quel loro rapporto, aveva visto le loro aure illuminarsi reciprocamente di rosso fuoco, aveva percepito la cosa più simile a un ondata di amore potente, soprattutto quando quel Crowley aveva coperto Aziraphale con la sua lunga ala bianca per proteggerlo da una pioggia di stelle fiammeggianti, quelle stesse ali bianche che aveva strappato lui, personalmente, a quel piccolo ribelle screanzato, le ali di un angelo risoluto che non aveva mai piegato la testa, neanche davanti alla sua condanna, mai aveva rinnegato il suo errore, mai si era tirato indietro, non aveva espresso un solo suono durante quel macello orribile.

Non aveva il benché minimo rimpianto al pensiero di averlo condannato, anche se, vero, non aveva fatto nulla di così grave da meritare la dannazione, sarebbe bastato reguardirlo, ma doveva farlo fuori, quei due angeli insieme avevano qualcosa di ingestibile, di potente, di pauroso...era bastato scrivere due righe in più e nascondere tutto, ma non aveva messo in conto il più elementare degli errori.

Aziraphale e quel Crowley maledetto si erano probabilmente innamorati l uno dell altro.

E quello poteva essere un problema molto grave.

Lo percepiva, c'era qualcosa che non andava oltre quella porta chiusa.

Non riusciva a penetrare la mente di Aziraphale, era troppo schermata, ma percepiva di nuovo quella presenza quasi disgustosa tutto attorno a sé.

Amore.

La stanza di quell' Aziraphale era piena d amore.

Quel temporale stesso scoppiato all improvviso era qualcosa che aveva a che fare con l amore.

Era tutto troppo forte, troppo nauseante per quel suo cuore di pietra.

E soprattutto, se malauguratamente quei due collaboravano di nuovo insieme, se veramente si amavano, quel suo piano di sterminio di tutti i ribelli non si sarebbe sicuramente concretizzato.

Con un ulteriore gesto di stizza, Il Metatron si allontanò da quella porta e iniziò a percorrere il corridoio ad ampie falcate di nervosismo, irritandosi a ogni tuono che sentiva.

D ora in poi avrebbe tenuto ancora più d occhio quel piccolo stronzo di un angelo biondo.

Non gli avrebbe permesso di distruggere tutto ciò su cui lavorava da anni, quel suo magnifico piano di conquista.

A costo di dannarlo o ucciderlo con le sue stesse mani.

A costo di fare fuori definitivamente davanti ai suoi occhi quel suo demone bastardo.

Questo era poco ma sicuro.

Chapter 3: Un passato da affrontare

Summary:

Crowley arriva a Tadfield, incontra una vecchia conoscenza della quale non sa ancora cosa pensare e si ritrova ad affrontare un passato che sta evitando da troppo tempo.

 

Grazie a chiunque stia leggendo, sentitevi liberi di commentare come volete,anche negativamente!

Notes:

Quivi sospiri, pianti e alti guai

Risonavan per l'aere sanza stelle.

(Dante, Inferno III, 22-23)

 

When I lifted her urn

Divinity says, "Destiny can't be earned or returned"

I feel when I question my skin starts to burn

Why does my skin start to burn?"

(Fable, Gigi Perez)

Chapter Text






La campagna verde tutto attorno al piccolo villaggio di Tadfield riluceva alla prima luce del giorno, erano circa le sette e mezza di mattina quando Crowley si risvegliò, dopo essersi appisolato per un paio di ore nella sua Bentley parcheggiata a lato di quella stradina sterrata tipica della campagna inglese, aveva guidato dalle tre fino alle cinque senza sosta dopo aver ricevuto proprio da Aziraphale quella notte il comando di recarsi lì al Jasmine cottage, la casa di Anathema e Newton Pulsifer, per poter studiare le profezie rimaste ancora intatte di Agnes Nutter, arrivate da poco a casa della coppia, per capirci qualcosa in merito a quel secondo Avvento di cui tutti ormai parlavano di continuo sia in Paradiso sia all Inferno.

Aveva guidato finalmente sentendosi più leggero, con il cuore pieno di emozione al pensiero di aver rivisto finalmente il suo angelo tanto amato, di averci finalmente parlato insieme, la rabbia che aveva avuto nei suoi riguardi in quei mesi per la sua decisione di tornare ai piani alti si era completamente disciolta come quella pioggia che aveva fatto scoppiare in cielo appena giunto in quel piccolo paesino per fargli capire che lo aveva sentito i suoi pensieri, l autoradio della sua auto glieli aveva esposti con quella sua voce gracchiante che aveva facendolo commuovere fino alle lacrime.

Aveva scatenato tutto il pacchetto completo di fulmini, tuoni e lampi e pioggia torrenziale e chi più ne ha più ne metta, solo perché voleva che Aziraphale sapesse che lo amava, esattamente come sapeva di essere amato da lui, nonostante tutto, che lo aveva sempre amato, non aveva mai smesso di farlo, che era sempre dalla loro parte, la parte di loro due e di nessun altro.

E si, si fidava di lui, anche quando non lo capiva.

Crowley uscì dalla Bentley, lasciando gli occhiali scuri sul cruscotto, sgranchendosi le braccia e guardando tutto attorno a sé l aria fresca del mattino e gli alberi completamente spogli in quel freddo novembre, i campi e le case ricoperti dalle gocce residue della pioggia splendere alla luce del primo sole come i cristalli dei lampadari a gocce delle residenze del 1700, mentre quel buon profumo di terra bagnata post acquazzone si spandeva tutto attorno.

Lo doveva ammettere, era ancora bravino a far scoppiare delle tempeste ben fatte, poteva quasi darsi una pacca sulla spalla.

"Crowley?"

A quel suono, Crowley sobbalzò e si girò verso l uomo elegantemente vestito con un completo lavanda e una specie di faldone in mano, in piedi poco distante dal punto doveva aveva parcheggiato, scuotendo la testa rassegnato.

Doversi fidare di un ex arcangelo che aveva tentato di fare fuori lui e Aziraphale due anni fa per tentare il colpo di non crepare lui stesso, questa sì che era buona, che mondo alla rovescia.

Gabriele... - salutò con un diffidente cenno del capo- come butta? Come sta Lord Belzebù?"

Gabriele rispose al cenno, imperturbabile:

"Molto bene, ti saluta, presto rivedrai anche lei... So che tu e Aziraphale vi siete incontrati, ti ha spiegato tutto, suppongo, mi riferisco al Secondo Avvento, al probabile sterminio, alla nascita del futuro Salvatore ancora da madre ignota...Arriviamo al dunque se non ti spiace, purtroppo il tempo stringe, lo sai..."

"Quando mai..." Pensò amaramente Crowley, annuendo alla proposta:

"Va bene, dimmi, cosa dobbiamo fare?"

"Innanzitutto, allontaniamoci dalle case...meglio..."

Crowley annuí meccanicamente alle parole di Gabriele, iniziando a sentire le gambe tremare, mentre i due si recarono in un campo poco distante, abbastanza lontano dalle case in zona.

"Bene...ora dimmi cosa hai per me..." Disse quindi Crowley a Gabriele, cercando di mascherare il nervosismo che iniziava ad avere nella voce:

"Questo..."

E così dicendo, Gabriele si avvicinò a Crowley e gli diede quel faldone che teneva in mano, un faldone beige normalissimo, con su scritto The Fall e una serie di numeri in successione.

A Crowley iniziarono a sudare le mani, mentre un ansia crescente gli chiuse la gola e una tremenda tachicardia gli rimbombò pesantemente nella testa.

Sapeva bene cosa ci fosse lì dentro.

Sapeva che ricordi terribili gli avrebbe scatenato.

Ricordi che non era pronto ad affrontare, a rivivere, che aveva tenuto lontani da se per molto tempo, solo ed esclusivamente per sopravvivere.

"Crowley...sai che cos' è questo faldone che ti ho dato...ti chiedo solo di dirmi cosa c'è dentro,di dirmi cosa riesci a vedere... Lo so che sarà dura, ma ti chiedo davvero di aiutarci...di aiutare me e Aziraphale a snodare questa questione della condanna tua e di Belzebù..."

La voce di Gabriele giunse lontana a Crowley, nella confusione che stava già iniziando ad avere nella sua testa, mentre tutto il suo corpo stava iniziando a tremare vistosamente. Non poteva farcela, non poteva davvero...

"Coraggio, Crowley, coraggio caro... Sono qui...sono qui accanto a te anche se non puoi vedermi ...puoi farcela... Non sei solo..."

La voce di Aziraphale che risuonò dentro di lui, lontana eppure così vicina, fu l unico faro in mezzo a quella tempesta che gli stava scoppiando dentro, era incredibile come in qualche maniera fosse sempre vicino al suo cuore,da quando si erano ritrovati finalmente lo sentiva di nuovo dentro di sè come lo sentiva prima, erano una cosa sola ormai, da così tanti millenni ormai.

Crowley ispirò ed espirò ancora, cercando di gettare aria nei polmoni, quei polmoni che sembrava la stessero letteralmente rifiutando.

Era tutta la vita che si era barricato dietro una fragile esistenza che aveva costruito lì sulla terra, dietro quelle abitudini rigide che aveva, il caffè, il giornale, le anatre al St James Park, la libreria di Aziraphale.

Quattro certezze del cazzo...e per cosa poi?

Non aveva avuto un futuro col suo angelo, non aveva vissuto con lui, stretto tra le sue braccia e quando finalmente, anche grazie a Nina e Maggie, aveva dato un nome ai sentimenti che provava per lui Aziraphale dovette andare via e lui rimanere li sulla terra ,col cuore strappato, con tutto da rifare.

Era ora di darci un taglio.

Doveva guardare in faccia ciò che era, ciò che aveva vissuto, doveva ricominciare da capo. 

Doveva farlo, se voleva stare con Aziraphale per sempre, se voleva tenerlo stretto a sé in una casa in riva al mare, solo loro due per l eternità, come aveva sempre sognato di fare.


"Restami accanto, angelo, per favore...Altrimenti non ci riesco..." Sussurrò dentro di lui, sentendo la voce di Aziraphale in risposta nella sua testa:

"Sono qui, amore, sono qui per te...non ti lascio un solo secondo..."

Crowley ispirò, espirò ancora, sentendosi in fame d aria totalmente, e finalmente con due colpi secchi aprì il faldone.

I fogli rinchiusi all interno si sollevarono e iniziarono a vorticare selvaggiamente tutto attorno al demone e all ex arcangelo, mostrando uno scenario terrificante, uno scenario che Crowley aveva vissuto molto bene, purtroppo.

Una condanna di angeli all Inferno. 

Il turno prima del suo, quando ancora era in cella, imprigionato, a sperare in un atto di pietà.

Fu come vedere il peggiore film dell orrore della sua vita. 

Crowley riconobbe ogni singolo angelo che veniva condannato, erano stati tutti suoi compagni di cielo, chi più anziano chi più giovane, ma li conosceva tutti.

La loro sofferenza lo trapassò da parte a parte, perché il loro tormento era stato anche il suo.

Il mondo iniziò a girare tremendamente attorno a sé, facendolo cadere in ginocchio, una nausea terribile lo colpì alla bocca dello stomaco, un dolore al petto potente lo dilaniò, si sentì il cuore spaccato in due, mentre tutto ciò che aveva vissuto, tutto ciò che quei suoi ex compagni stavano vivendo in quella visione lo colpì tremendamente come uno schiaffo.

Le catene ai polsi, forgiate col fuoco infernale, che bruciavano tremendamente. 

L angoscia.

Le urla.

I pianti.

Le suppliche tutto attorno a lui.

Il suono delle parole gelide del Metatron mentre leggeva la loro sentenza di morte.

Condannati, condannati, banditi per sempre. Senza pietà, senza misericordia. 

Esseri imperdonabili e imperdonati, per l eternità.

Le vesti pure e candide stracciate, le ali strappate via in un unico colpo. 

Il dolore, quel dolore fisico orribile a quello strappo secco che gli aveva tolto il fiato, che stava rivivendo in quel momento, mentre si trovava con la faccia a terra, atterito, paralizzato completamente, con un urlo silenzioso che gli usciva senza voce dalle labbra.

E poi...la caduta. 

Sempre più giù, senza un appiglio, con l atmosfera che lo soffocava lentamente, fino a precipitare li in quel fuoco che lo aveva arso vivo, che aveva bruciato per sempre l angelo che era stato, che non sarebbe esistito mai più, mai più.

Mai più.

Quello stesso fuoco che, proprio in quel momento,lo stava consumando di nuovo, senza pietà, li in quella stradina di quel paese lontano dal mondo.

Stava morendo, stava morendo di nuovo, sicuramente era così da quanto soffriva.

Non c era pace, non c'era speranza.

Solo morte.

Morte. 

Niente altro che morte per lui... 

"Gabriele!!!! Basta!!!! Basta!!!! Ferma tutto!!!! Basta!!!!"

"In nome di Dio!!!! Basta!!!! Basta così!!!!!"

La voce di Aziraphale e quella di Gabriele fermarono quel film orribile

Gabriele schioccò le dita e rimise i fogli nel faldone, uno per uno, ma non finì quella sensazione orrenda di pazzia che stava vivendo Crowley, perso in quella fiamma viva che lo stava consumando...un lungo urlo, simile un ululato di dolore vivo, risuonò per tutta la vallata.

E subito dopo, tutto si spense e ci fu prima il buio e poi la pace.




Chapter 4: Profezie e inaspettate alleanze

Summary:

Crowley e Gabriele decidono di fidarsi l uno dell altro per la prima volta, mentre Crowley trova ospitalità da Anathema e Newt e Aziraphale si prende una piccola rivincita, mentre continua a cercare il modo per salvare Crowley, prima che venga rivelata la Madre del nuovo Salvatore e parta il Secondo Avvento.

Notes:

"Yes,
You will rise from the ashes,
But the burning comes first.

For this part,
Darling,
You must be brave."
Kalen Dion

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text

"Non è successo niente, non è successo niente...solo un attacco di panico,niente altro...Tornate pure a casa...grazie,io e il mio amico c'è la caviamo..."

La voce di Gabriele, il chiacchiericcio e i passi di gente estranea che si allontanavano giunsero lontani alle orecchie di Crowley come un eco lontano e ovattato che lentamente divenne sempre più presente mano a mano che il mondo davanti a lui smetteva di girare, il dolore fisico che provava al petto si attenuava e la nausea diminuiva.

Con estremo sgomento, Crowley si accorse di essersi appoggiato in maniera scomposta alla Bentley cadendo seduto per terra, con Gabriele che lo stava sorreggendo, la sua testa sulla sua spalla, mentre il fumo tutto attorno a sé si disperdeva nell' atmosfera.

Aveva un vago ricordo di essersi appoggiato a Gabriele alla fine di quel delirio e di essersi sentito trascinare via, altro non riusciva a focalizzare, tanto si sentiva il cervello preso a pugni.

Giuro, se mi avessero detto che mi sarei fatto aiutare dal fottuto Arcangelo Gabriele non ci avrei mai creduto, meno male che non sono più all Inferno, altrimenti sai quanto mi prendevano per il culo, pensò Crowley, bofonchiando un:

"Che spettacolo del cazzo, eh?"

"Non direi, anzi...credo che qui parleranno per settimane dell uomo che ha preso fuoco... È una cosa che non si vede tanto spesso, soprattutto in un paesino come questo..." Sdrammatizzò Gabriele, chiedendogli subito dopo:

"Va meglio?"

Crowley scosse la testa, guardando le bruciature sui suoi vestiti, sulle sue mani, sicuramente anche sul suo viso, era la prima volta che non sapeva controllare quel fuoco che col tempo aveva imparato a dominare, aveva perso completamente il controllo di sé.

Ne era sicuro, se non fosse stato per il suo Aziraphale che sicuramente lo aveva protetto in qualche maniera, a quest ora sarebbe diventato un mucchietto di cenere portato via dal vento.

"No...sto di merda... Ricordo tutto ciò che quel faldone ha mostrato, ricordo tutti quelli che sono stati condannati... È il gruppo prima del nostro, di me, Belzebù, Hastur e non ricordo chi altro c era...So ancora tutti i loro nomi, uno per uno, figurati, sicuramente li conosci pure te...Eprahim, Jeremiel, Adriel, Gadiel...Li ho rivisti tutti all Inferno... È impressionante come la caduta li ha cambiati, come la loro luce si è spenta...Qualcuno è caduto talmente in basso da non riuscire più a distinguere i colori, da non vedere più la luce del sole, da non avere più un cuore che batte...solo anime senza vita che camminano avanti e indietro come automi nei corridoi li sotto ...un esistenza orribile... È meglio la morte..."

Gabriele rimase in silenzio, affranto, nell' udire quelle parole da quello che fino a due anni prima avrebbe combattuto come un nemico e ora stava tenendo tra le braccia, mentre gli curò con qualche tocco ben misurato le bruciature e, con uno schiocco di dita, gli restituí dei vestiti integri.

Aveva ragione, ricordava anche lui quegli angeli, e il pensiero di aver contribuito anche lui a quell' orrore gli trapassò il petto come una spada da parte a parte.

Come era cambiato tutto, come era cambiata la sua prospettiva dopo essersi innamorato di Belzebù, dopo aver visto come il Paradiso che tanto aveva servito fedelmente tratta i traditori, dopo aver visto come un angelo e un demone uniti possono realmente fare dei miracoli...si sentì davvero male al pensiero di aver approvato quelle condanne orribili, in quel momento era veramente convinto di essere nel giusto, che quei ribelli che macchiavano di vergogna quel regno di verità e integrità andassero puniti.

Si sentì morire a immaginare la condanna della sua Beelz, il solo pensiero delle sue urla devastanti, dei suoi vestiti stracciati,delle sue nudità in bella vista, del suo sangue che bagnava il pavimento immacolato del Paradiso dopo che le sue ali, che sicuramente erano state bellissime, le vennero strappate.

Beelz gli disse, una volta, che un tempo aveva dei capelli lunghissimi e neri che ora non teneva più così da molto tempo, lunghi riccioli corvini di cui andava molto fiera.

Non gli disse mai il perché ora li tenesse corti, ma poteva immaginarlo.

La sua fluente chioma era stata bruciata nel fuoco infernale, come lei.

Ora si spiegava il perché di quelle cicatrici sul suo corpo bellissimo, sul viso, sulle spalle.

Che ho fatto, pensò Gabriele.

Che ho fatto...

Ho condannato delle persone a un destino orribile.

Come ho potuto essere così cieco... Come...

"Mi dispiace ...mi dispiace davvero... Lo so che non cambia niente, ormai, non più...Ma mi dispiace....

Io..io...ho sbagliato...ho sbagliato così tanto...Io...Io...ho creduto di agire facendo la cosa giusta...se solo avessi saputo...che sarebbe stata una cosa così orribile ....io...Mi dispiace...davvero .." Sussurrò dolorosamente Gabriele a Crowley che alzò le spalle appena:

"Beh... Pure io ho voluto ammazzarti più volte...direi che siamo pari...Se ben ricordi, una volta ti ho quasi convinto a buttarti da una finestra..."

Gabriele rise appena a quel buffo ricordo di quel periodo in cui aveva vissuto protetto nella libreria di Aziraphale sotto mentite spoglie e senza memoria, di come per la prima volta qualcuno aveva voluto aiutarlo e basta, senza tornaconto:

"Ricordo...ricordo ...meglio, non ricordo niente di quel periodo nè chi ero...ma quel momento si, sei stato molto convincente... In ogni caso questo conferma ciò che sospettiamo: il faldone della condanna tua, di Beelz, di Hastur e altri manca...C e questo che hai appena visto, c e quello dopo...quello in mezzo, il vostro, puff! Sparito... E non è un caso... Sicuramente, durante la vostra ribellione, stavate rischiando di scoprire qualche vaso di Pandora che poteva rischiare di rovinare i grandi piani del Metatron... E lui avrà truccato per bene le vostre condanne e le avrà lucchettate da qualche parte... Molto ben nascoste anche, Aziraphale sta diventando pazzo a cercarle letteralmente in ogni pertugio..."

A Crowley tornò a girare la testa, talmente forte che quasi non riuscì a metabolizzare ancora il pensiero di poter essere nel giusto, era troppo debole e troppo disilluso per poterci credere in quella possibilità, dopo tutti quei millenni a sentirsi sbattere in faccia a ogni occasione che era imperdonabile, che quello non sarebbe mai cambiato, era immutabile...si limitò a sussurrare a Gabriele:

"Perché mi stai aiutando? Non ti viene nulla in tasca ad aiutare me...anzi... Tu e Lord Belzebù state rischiando parecchio..."

Gabriele restò in silenzio per un attimo, guardando fisso davanti a sé prima di rispondere:

"Ti faccio la stessa domanda: perché mi hai aiutato qualche mese fa? Pure tu ed Aziraphale avete rischiato grosso e... l hai detto tu, volevi farmi fuori...ne avresti avuto tutto il diritto e la possibilità..."

Crowley sospirò, appoggiando la testa alla Bentley:

"Non ti nego che l ho pensato più e più volte, la prima volta che ti ho visto nella libreria di Aziraphale mezzo nudo e con quella coperta a farti da vestito avrei voluto abbandonarti in campagna nel Dartmoor...Ma... proprio Aziraphale mi ha fatto notare che aiutarti era la cosa giusta da fare, che si poteva fare la differenza. Lui ..beh ... è sempre stato così, agisce sempre per il bene, anche quando non gli giova...E ,mi girano i coglioni ad ammetterlo, ma ha avuto ragione. C e già Dio su ai piani alti che fa il bello e il cattivo tempo di noialtri, nessuno di noi può farlo al posto suo..."

Gabriele,incredibilmente, si commosse a vedere come gli occhi di Crowley brillavano a parlare di quel suo angelo, era lo stesso sguardo che Belzebù aveva nei suoi riguardi, che l aveva fatto innamorare perdutamente di lei al Resurrectonist di Edimburgo, mentre la loro Everyday suonava continuamente e senza sosta da quel jukebox in un angolo del locale:

"Tu ami Aziraphale, vero?" Domandò Gabriele gentilmente a Crowley che trasalì, guardando un attimo l ex arcangelo negli occhi per poi sospirare nuovamente, mai più avrebbe pensato che fosse così plateale come cosa, a quanto pare lo era:

"Si...- rispose sinceramente, inutile mentire- lo amo immensamente...lo amo più di tutto...più della vita... lo amo da così tanto tempo che non so più definire un giorno in cui ci sia stato un me senza di lui...Ho passato tutta l esistenza a fingere che non fosse così, non so neanche io perché... so solo che l ho quasi perso per sempre, per colpa di questa idiozia...E non voglio più che accada...non fuggiró più...Resterò e farò tutto quello che serve per non fare avvenire questa pazzia di questo Secondo avvento e restare finalmente con lui per sempre...Mi puoi capire...Anche tu ora ne sai qualcosa dell amore, suppongo..."

Gabriele annuì, sorridendo:

"Si, ne so qualcosa e ti capisco benissimo...Ti posso dire che anche Aziraphale ti ama, credimi...ti ama più di qualsiasi cosa al mondo... Deve vivere in un mascheramento perenne in Paradiso probabilmente, perché appena ti nomina si illumina come un albero di Natale...Non si sta dando pace, sta passando il Paradiso pezzo a pezzo, passa le giornate a ribaltare archivi su archivi e le notti a fare ciò che gli chiede il Metatron per non destare sospetti...non mollerà mai finché non troverà quel documento e io sto facendo lo stesso per Beelz...Vedi...quel giorno nella libreria di Aziraphale a cospetto di entrambe le nostre fazioni avrei potuto rinnegare ciò che provo per lei, sarebbe stato facilissimo, bastava dire che non la amavo, che l ho presa in giro, che l ho usata solo per cercare di non fare scoppiare una seconda Apocalisse ...tutto si sarebbe sistemato così, io sarei tornato a fare il fottutissimo Arcangelo in Paradiso, lei sarebbe tornata Duca agli inferi...tanti saluti e tante care cose...ma se lo avessi fatto, avrei gettato fango su l unica cosa che vale la pena di proteggere e di amare, l unica cosa vera in un mondo di falsità totale... Se avessi rinnegato lei, avrei rinnegato tutta la mia vita, che mi rendo conto, è stata solo in attesa di lei...in attesa di amarla con tutto me stesso... So che puoi capire..."

Crowley annui, pensando a quanto fosse diventata assurda la sua vita nel corso di quei millenni: non solo si era innamorato perdutamente di un angelo, ma capiva perfettamente ed empatizzava con quello che un tempo era un nemico...Cazzo, era proprio il fiore all occhiello dell Inferno, indubbio, gli sarebbe arrivato sicuro un encomio:

"Si...lo capisco bene, si..."

"Per questo voglio aiutarti, Crowley e con te, di rimando, Aziraphale- disse Gabriele, aiutando il demone a rimettersi in piedi- ...Non solo perché anche la mia Beelz sta rischiando grosso e perché non posso immaginare un mondo senza di lei...ma anche perché questa è la cosa giusta da fare, perché voi due come noi meritate di vivere ciò che provate l uno per l altro serenamente, perché avete penato tanto, perché siete le persone più vere insieme a Beelz che abbia mai conosciuto e perché vi devo un favore, vi devo tutta la mia vita e desidero ricambiare con tutto me stesso... E anche perché ho fatto un errore a collaborare a quelle condanne terribili e ritengo questo secondo Avvento un assurdità totale...per tutto questo, siamo dalla vostra parte e faremo di tutto per aiutarvi a contrastarlo...Che ne dici? A qualsiasi cosa siamo ora? Amici, nemici, alleati, conoscenti..decidi tu..."

Crowley guardò un attimo la mano che gli stava mostrando l ex arcangelo prima di stringerla nella sua in una stretta decisa ma allo stesso tempo serena:

"A qualsiasi cosa siamo...lo decideremo strada facendo...E... grazie..."

"A voi. Grazie a voi... Sempre..." rispose Gabriele mentre la loro stretta di mano si sciolse, Crowley inforcò gli occhiali da sole recuperandoli da dentro la sua Bentley e i due, fianco a fianco, fecero pochi passi fino a raggiungere casa Pulsifer e, superato il piccolo ingresso del vialetto, bussarono alla porta di quel piccolo cottage dove dentro, seduta al tavolo in cucina e vestita con un cardigan rosso e dei leggins neri, Anathema Device, occhiali sul naso e grande concentrazione, stava leggendo proprio quella profezia di Agnes, in uno di quel plico di bigliettini che le era arrivato nuovamente via posta:

"Mentre il mondo per la seconda volta sta per cambiare 

Una nuova alleanza viene istaurata

Tra coloro che angeli non lo sono più"

"Vado io, An" disse dolcemente Newt, suo marito, aprendo la porta e trovandosi davanti un uomo elegantemente vestito di viola e un uomo con una chioma fulva e vestito di nero.

"Newton Pulsifer, immagino?" Disse gentilmente Gabriele a Newt che li osservò perplesso:

"Ehm...si, desiderate? Mi sembrate facce già viste..."

"Hanno avuto a che fare con la prima Apocalisse, amore mio..."sussurrò Anathema, avvicinandosi a Newt e guardando quei due personaggi davanti a lei, sospirando.

A quanto pare non si sfugge al destino. Ci aveva provato, aveva bruciato tutte le nuove profezie di Agnes, non per mancanza di rispetto verso la sua ava, ma perché voleva poter essere solo una ragazza come tante altre, non la discendente di una strega capace di padroneggiare l occulto...per più di due anni aveva anche funzionato, lei e Newt si erano trasferiti definitivamente li a Tadfied, lei lavorava come maestra e lui come programmatore informatico, si erano sposati, i Quelli andavano a trovarli spesso, il sergente Shadwell la chiamava spesso e aveva smesso di parlare di lei come di una meretrice, tutto procedeva bene.

Fino all arrivo qualche settimana fa di quel plico di bigliettini via posta con delle profezie nuove di pacco scritte a mano dalla sua ava, che sua madre aveva ritrovato in qualche anfratto di casa loro, guidata da un sogno che fece con Agnes protagonista.

Poi erano arrivati di nuovo gli incubi su questo secondo sterminio.

E le visioni.

Soprattutto quella di quell' arcangelo biondo con il quale parlò a lungo e che le chiese di dare ospitalità per un pezzo a un demone di nero vestito con i capelli rosso fuoco, un demone che a quanto pare quell' angelo amava moltissimo, l aura di amore che emanava al pensiero del suo amato era veramente molto potente, di un colore vermiglio vivo.

E un unica certezza, sicuramente scomoda, ma tant'è: lei era davvero l unica che poteva padroneggia l eredità di Agnes, non poteva scappare da ciò.

Quello era il suo ruolo, per la salvezza del mondo.

 E lo avrebbe accettato, costasse quello che costasse:

"So perché siete qui...venite...andiamo in cucina... Newt, puoi preparare la stanza di sopra per gli ospiti? Te l ho detto, il signore col completo nero si fermerà per due settimane qui..."disse

risoluta Anathema prima a Gabriele e Crowley e successivamente al marito, che annuì:

"Oh...sisi...vado subito...prego, entrate..."

E così dicendo, Newt fece entrare i due dentro casa, chiudendo gentilmente la porta dietro di loro.




Dall' alto di quel Paradiso asettico e bianchissimo, talmente bianco da far girare la testa, Aziraphale tirò un sospiro di sollievo alla visione di quella scena, togliendo la mano dal globo terrestre che troneggiava al centro della sala comune e che serviva per tenere d occhio la situazione sulla terra,  ispirando ed espirando un paio di volte, facendo un enorme sforzo su se stesso per controllare la rabbia viva che stava provando in quel momento, il dolore che aveva vissuto Crowley all apertura di quel fascicolo gli era entrato dentro come una lama infuocata, tanto che aveva trattenuto profondamente l istinto di cadere in ginocchio e piangere tutte le sue lacrime..era normale, Crowley era parte di lui e sapeva di avergli chiesto tanto, ma adesso aveva la conferma: i  sospetti suoi e di Gabriele erano fondati.

Ma ciò che aveva passato il suo amato, la sofferenza fisica, l angoscia, la disperazione erano un rimbombo terribile nella sua testa, non si dava pace.

"Maledetti bastardi, tutti quanti..." Sibilò, trovandosi a parlare in maniera scurrile, come non era abituato a fare, ma era troppo ciò che aveva visto. Dove era la misericordia, dove era la verità, la giustizia, la bellezza in ciò che aveva visto?

Davanti ai suoi occhi si snodò uno scenario di falsità e ipocrisia, come in realtà aveva sempre sospettato, anche se inizialmente non voleva accettare quella realtà, quel regno apparentemente immacolato trasudava sangue da ogni suo lato.

Non meritavano il perdono, nessuno di loro lo meritava.

Aziraphale sospirò, doveva stare calmo, doveva stare lucido.

Tempo al tempo.

La cosa buona è che per due settimane almeno il suo amato era al sicuro, anche se non avrebbe comunque smesso di vegliare su di lui un solo momento, pensò, recandosi subito dopo nell' ennesima stanza segreta del Paradiso, accessibile solo tramite la sua nuova carica di Arcangelo supremo, perseguendo sempre il suo obiettivo di capire se la condanna del suo amato Crowley era giusta o meno e trovare prove per smascherare i piani del Metatron, quello che avevano scoperto era notevole ma ancora non era abbastanza, mancava ancora qualcosa...

Stava già girando la chiave nella toppa, quando la voce di Uriel lo distrasse, una voce impersonale e gelida:

"Che cosa stai facendo, Aziraphale?"

Aziraphale si prese un secondo per riflettere su cosa dire, poi si girò verso Uriel e, sfoderando il suo miglior finto sorriso, le rispose pacato:

"Mia cara Uriel, quello che facciamo ormai da sei mesi no? Lavorare per il Secondo Avvento, per il Trionfo supremo del Bene... Ho bisogno di recuperare delle informazioni in questo archivio, per continuare a recuperare rapporti che Michele e il Metatron hanno sulle loro scrivanie quotidianamente...cosa che dovresti fare anche tu, sai, al posto di interessarti a cosa faccio io..."

Ma Uriel gli si parò davanti, nel suo tailleur grigio elegante, squadrandolo in maniera livida:

"So che stai tramando qualcosa contro di noi, Aziraphale, non so cosa, ma è così... Gira voce che ti sei rivisto con quel tuo maledetto fidanzatino con gli occhiali scuri, che hai alleati all Inferno... Da che parte stai? È questa la famiglia che devi difendere..."

"Quale famiglia devo difendere???? La stessa famiglia che stava per bruciarmi nel fuoco infernale più di due anni fa???? La stessa famiglia che ha condannato senza pietà degli angeli come noi???? Ho una famiglia, ed è Crowley!!!!! Solo lui è la mia casa, la mia vita, tutto per me, da sempre! Lui difenderò fino a morire, se necessario, non la manica di mentecatti che siete qui dentro! Ha sempre avuto ragione lui, ci ho messo un attimo a capirlo profondamente, ma è così..c e una sola parte che conta...ed è la nostra!" 

Così avrebbe voluto rispondere Aziraphale a quella sua sottoposta, tanta fu la rabbia che provò in quel momento, ma si calmò rapidamente, mascherando immediatamente tutto ciò che era, che sentiva e che pensava, proprio per amore del suo Crowley. 

Era lui in pericolo di vita, lo sapeva bene, una sola mossa falsa e il suo proposito di salvarlo sarebbe sparito, lui sarebbe morto e Aziraphale insieme a lui, perché non poteva immaginare un mondo senza la sua presenza nella sua vita, già restare così separati era come vivere col cuore che cammina lontano da te, come sopravvivere sentendo una stretta alla gola che ti soffocava lentamente.

Quella visione meravigliosa che aveva ogni notte ormai, di loro due a baciarsi finalmente liberi sulla porta della loro casa vicino al mare lo tranquillizzò istantaneamente, era per avere quel momento che lottava da mesi. Non avrebbe mollato proprio ora.

Soprattutto dopo aver vissuto nella sua carne ciò che Crowley aveva provato, avrebbe dato qualsiasi cosa per poter stare con lui per sempre, per poter poggiare le sue labbra sulle sue, le sue dita nei suoi capelli rossi, per dirgli ogni giorno che lo amava da morire, che era al sicuro, che non gli sarebbe successo più niente.

Lo voleva disperatamente, e avrebbe avuto tutto quello, a costo di dare fuoco a quel finto mondo attorno a sé.

Così, sempre mostrando quel finto sorriso su una faccia di pietra, Aziraphale rispose in maniera molto calma a quelle provocazioni:

"Sei troppo curiosa, mia cara, e fai troppe domande... Se non ricordo male, tempo fa, molti angeli furono condannati dall inoppugnabile tribunale di Dio per aver avuto dei dubbi, delle questioni... Sono sicuro che nessuno dei due vuole che quel periodo orribile di terrore torni... Il Piano ineffabile non si può contrastare, mi risulta così almeno ,cara... Quindi, ti consiglio di cuore di essere più morigerata nelle tue azioni o ahimè, temo che dovrò denunciarti al Metatron per sobillazione... Lo stesso Metatron che, oh tu guarda, mi ha dato il.permesso di accedere a ogni stanza del Paradiso in qualità di fottuto Arcangelo supremo, mentre tu, mia cara, sei solo una mia sottoposta che non dovrebbe alzare troppo la testa... Ma siccome oggi è una bella giornata e sono di buonumore, farò finta che questa nostra conversazione non sia mai avvenuta se tu ora giri quei bei  tacchi /p>

p>grigi e ti levi dalla mia vista...per favore e grazie..."

Davanti a quelle parole calme ma di ghiaccio di Aziraphale, Uriel restò pietrificata, limitandogli a sussurargli un:"Non finisce qui... Arcangelo supremo..." e a lasciarlo lì davanti alla porta, il rumore dei suoi tacchi invase tutto il corridoio, mentre, prendendo il suo smartphone con le mani tremanti di rabbia, l angelo fece partire una chiamata, parlando sottovoce:

"Sono Uriel, Michele...no, non ho scoperto nulla... è intaccabile e più stronzo di quello che pensavamo... continuerò a tenerlo d occhio..." soffiandoci sopra subito dopo per chiudere la conversazione e andarsene via impettita.

"Com'è che dici sempre tu, Crowley? Vaffanculo, maledetti bastardi? Hai ragione, caro, è molto liberatorio...grazie di avermi reso forte e coraggioso ,amore ,solo tu potevi farlo..." Pensò Aziraphale soddisfatto, girando finalmente la chiave nella toppa ed entrando in quell' archivio, chiudendosi la porta dietro di sé.




Notes:

"E tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate"
(Apocalisse, 21,4)

 

Grazie a chiunque sta leggendo e apprezzando questa mia piccola fatica, come sempre ogni commento di qualsiasi tipo è veramente molto gradito!

Chapter 5: Una lezione sulla speranza, una piccola stella e una piuma sul cuscino

Summary:

Crowley e Anathema chiacchierano prima di dormire su ciò che avverrà in futuro e su quanta speranza ci vuole per affrontare tutto, Crowley riscopre un abilità che credeva persa per sempre e Aziraphale fa vista a entrambi durante la notte

Notes:

"You haven't changed
Stand in the light
I need to see you
Uncover my eyes

The tears coming down
Making lines on your face
One for each year now
That you've been away(...)

 

And if you wait for me,
I'll be the light in the dark if you lose your way
And if you wait for me,
I'll be your voice when you don't know what to say.

I'll be your shelter I'll be your fate,
I'll be forever, wait for me.
I'll be the last train, I'll be the last train home..."

(Last train.home, Ryan Star)

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text

Il letto lì nella camera degli ospiti del Jasmine Cottage di Anathema e Newt pareva decisamente morbido e comodo.

Forse un po' lezioso e frou frou, con quella testata di ottone antico e il copriletto dipinto con piccole roselline rosa e bianche.

Ma era un letto. In una casa.

E Crowley erano almeno due anni che non ci dormiva sopra un letto e anche tutta quella leziosaggine gli parve davvero grasso che colava.

Crowley rimirò giusto per un attimo quel letto e il mobilio essenziale ma curato di quella stanza, prima di affacciarsi un attimo alla finestra,scostando le bianche tende in pizzo macramè.

Era una sera pacifica in quel di Tadfield, l aria gelida e pulita accarezzava quella campagna spoglia e la luna brillava alta nel cielo, un unica palla bianchissima in un cielo nero punteggiato di stelle, era così bella che Crowley non potè non domandarsi se anche il suo Aziraphale la stesse guardando in quel momento , esattamente come stava facendo lui.

Proprio il suo Aziraphale che, quel giorno, seppur da lontano, era riuscito di nuovo a salvarlo da sé stesso, come aveva sempre fatto e come Crowley aveva sempre appassionatamente ricambiato, nel corso dei loro millenni insieme.

Più di seimila anni sotto lo stesso cielo insieme, a proteggersi, ad amarsi perdutamente...e neppure un minuto sotto lo stesso tetto.

Idioti, due idioti, non erano stati altro che due idioti.

E non erano state solo le loro rispettive fazioni a dividerli.

Paure, pregiudizi, difficoltà, incomprensioni, mancanza di comunicazione, tutto aveva contributo a non permettere loro di essere felici insieme.

E ora il suo Aziraphale era lontano da lui in Paradiso, anche se, dopo la loro riconciliazione della sera prima almeno lo sentiva di nuovo in qualche maniera vicino, e chissà quando finalmente avrebbe potuto abbracciarlo e baciare di nuovo quelle sue labbra che gli mancavano tanto, quando avrebbe avuto la libertà di amarlo, davvero.

Crowley chiuse gli occhi solo un momento, al ricordo delle parole del suo angelo, uscite fuori gracchianti dall' autoradio della sua Bentley la scorsa sera.

"Ti amo, ancora un po' di pazienza caro, presto saremo insieme, lo saremo per sempre, in una casa in riva al mare come vuoi tu... Quella casa che sognamo da tanto tempo...Per sempre, solo io e te..."

"Sarà come dici tu, angelo ...Buonanotte ...cerca di riposare un po'..." Sospirò, chiudendo la finestra e cercando di non fossilizzare la mente su quel sogno che era tanto bello e tanto, troppo, impossibile, almeno per il momento.

Con fare pesante,dopo essersi levato i suoi indumenti e aver posato gli occhiali scuri sul comodino, Crowley si recò sotto la doccia nel bagno vicino a quella stanza, gettandosi sotto l acqua calda e ringraziando di quel momento che non viveva da un pezzo, era comodo miracolare dei vestiti puliti ogni giorno indubbiamente, ma nulla era come un getto di acqua bollente per scrollare via di dosso la stanchezza di quella giornata.

Incredibile.

Nell' arco di nemmeno ventiquattro ore aveva, nell' ordine, rivisto appunto il suo angelo, rischiato di morire, stretto un alleanza con un arcangelo che si scopava il suo ex capo, analizzato un milione di profezie di una pazza psicopatica del Medioevo tutte ahimè fin troppo veritiere e iniziato a ipotizzare che forse tutti i torti non li aveva a pensare che la sua condanna fosse stata un tantino esagerata.

Era decisamente troppo da digerire per un solo giorno e per quella sua anima sempre tormentata e Crowley, per quello , forse rimase sotto la doccia più del dovuto.

In seguito, vestito con una maglia nera corta e un pantalone della tuta blu di Newt, si sedette sopra quel morbido letto, saltellando su quel copriletto col sedere in maniera forse un po' infantile, appurando che si, era davvero comodo e morbido e scoprendosi quasi a sorridere di quella piccola idiozia, finché non sentì bussare alla porta e non vide Anathema, vestita con camicia da notte e una vestaglia rosa, affacciarsi all uscio e rivolgersi gentilmente a lui:

"Tutto bene? Ti ho portato degli asciugamani puliti..."

"Oh ....grazie ...beh...non solo degli asciugamani...di...tutto..." Disse Crowley prendendo gli asciugamani dalle mani della ragazza e posandoli sul comodino, mentre lei gli si sedette a fianco sul letto:

"So tutto... so cosa ti è successo...è un piacere...finché resterai, sentiti come a casa tua..."

"Sei molto generosa, contando che stai ospitando quello che è un perfetto sconosciuto per te... Un demone, oltretutto... Sicuro che non ti faccio paura?" 

Davanti alla finta provocazione di Crowley, Anathema scosse la testa:

"No...il tuo angelo ti ha raccomandato tantissimo e inoltre so percepire le presenze negative attorno a me...hanno un aura nera e frastagliata...la tua invece è rossa fuoco, come i tuoi capelli... come quella del tuo angelo...sono le auree di chi è profondamente innamorato... E voi due lo siete l uno dell altro, per davvero..."

Crowley alzò solo per un attimo gli occhi al cielo, era impressionante come aveva sempre pensato di riuscire in quegli anni a nascondere ciò che provava per Aziraphale e invece aveva sonoramente fallito, visto che alla gente bastava un occhiata per capire cosa erano realmente loro due l uno per l altro:

"È veramente così evidente??"

Anathema gli rivolse un occhiata eloquente:

"Ho capito che voi due eravate una coppia fin dal nostro primo incontro, ricordi?"

Crowley sbuffò appena.

Come dimenticare, l aveva praticamente tirata sotto con la sua Bentley nella foresta li vicino, lei e la sua bici sgangherata, quel giorno in cui lui e Aziraphale rientravano dall ex ospedale di Tadfield mentre cercavano affannosamente l Anticristo.

"Si...mi spiace per la tua bici...E anche per il fatto che avrei potuto spaccarti qualche osso..."

Anathema scosse la testa bonariamente:

"Non preoccuparti...sapevo che non sarei morta...altrimenti sicuramente le profezie di Agnes me lo avrebbero rivelato..."

"Ti fidi davvero di quelle profezie, Anathema? Non pensi, scusa se te lo dico, che siano solo dei deliri di una matta psicolabile? Senza offesa per quel ramo della tua famiglia...

Anathema non rispose subito a Crowley, guardando davanti a sé le correnti di energia positiva danzare davanti a suoi occhi in quella notte serena.

Era tutta la vita che gestiva l eredità di Agnes e non aveva mai messo in dubbio ciò che diceva, anche se era un eredità pesante, era complicato per una bambina preferire lo studio di quel librone al gioco, ma era così, era sempre stata la sua vita, finché non aveva conosciuto Newt e solo per un attimo aveva provato cosa voleva dire essere libera, essere una donna come tutte le altre.

Sospirò profondamente.

"Mi fido delle profezie- rispose alla fine Anathema- ma sono la mia prigione da tutta la vita. Sono stanca, sai? Sono stanca di questa eredità, è troppo pesante per me, me la sono trovata, l ho accettata, la gestisco bene, ma non l ho mai voluta...a volte vedo i cani passeggiare per strada con il guinzaglio e non è così distante da ciò che sono io... Legata con questo catenaccio che non riesco a levarmi perché ogni volta succede qualcosa...Non so se puoi capire..."

Crowley annui, la capiva fin troppo bene.

Era tutta la vita che passava da un guinzaglio all altro, prima quello del Paradiso e ora quello dell in e anche lui si sentiva sempre soffocare, dentro quei mondi ai quali non apparteneva.

Solo con Aziraphale al suo fianco si era sentito libero, solo una volta aveva respirato a pieni polmoni, quando le loro labbra si erano incontrate per la prima volta in libreria sei mesi fa.

Era stato un momento devastante ma anche un momento di pura libertà, quel bacio che lo tormentava da quel giorno, perché gli mancava disperatamente la dolcezza di quelle labbra,il volto del suo angelo, il suo profumo di cielo:

"Ti capisco molto bene ... Sono stato un coglione... Tutti questi anni a vivere una vita del cazzo, con quattro certezze inutili alle quali mi sono aggrappato perché avevo una paura fottuta da quando...beh. ..da quando mi hanno cacciato dal Paradiso....Tutta una vita paralizzato dall angoscia...quando potevo avere Aziraphale, quando potevamo essere...beh... Un...gruppo di due...un noi...da molto più tempo... Ho avuto paura... Ho avuto solo paura... E ora siamo qui... Una nuova Apocalisse alle porte, un Salvatore che non si sa né quando nascerà né da chi e non so neanche come finiremo io e Aziraphale... Vabbè! Sai che c'è? Pazienza...se proprio dobbiamo morire, io e Aziraphale ,almeno spero che moriremo insieme...chissà che da qualche parte forse finalmente potremmo stare insieme..."

Anathema, a quelle parole, sorrise dolcemente:

"Non credo che morirete...leggi qui..."

E così dicendo, Anathema passò a Crowley un biglietto in quattro parti che lui, sorpreso, aprí e lesse:


Cercate, cercate colei col cuore candido come la neve

E l.abilita nelle sue mani

Cercate colei che tiene in grembo la Salvezza 

Solo lei potrà riportare al suo posto

La luce col buio 

Il Paradiso e l Inferno

E farà vivere angeli e demoni sotto lo stesso tetto in armonia e amore"


A leggere quelle parole, un piccolo squarcio di luce si accese nell' anima tormentata di Crowley, che restò a guardare quel bigliettino senza riuscire a proferire parola, mentre Anathema sorrise, davanti alla sua aura vermiglia che pulsava come un cuore sopra la sua testa.

Quel demone era veramente innamorato perso, nulla da dire e ardentemente ricambiato.

"Io...io...non so che dire..." Riuscì infine a balbettare Crowley, facendo come per ridare il biglietto ad Anathema, stupendosi quando lei si schernì:

"Tienilo tu..." Gli disse, facendogli scuotere la testa:

"No, Anathema, non posso, è tuo... è della tua famiglia..."

Ma Anathema sorrise e mise il foglietto tra le mani di Crowley, stupendosi di come le mani di un demone potessero essere così morbide e curate.

"Sono sicura che Agnes non si offenderà ... tienilo tu ... L hai ben visto, tu e il tuo angelo avete ancora un cammino lungo davanti prima che tutto si concluda...questo biglietto ti aiuterà quando ti sentirai che tutto sta andando a pezzi ... Rileggilo e ricordati che la notte lascia sempre lo spazio al giorno...l inverno lascia sempre il posto alla primavera... La Natura è una gran maestra, bisogna solo ascoltarla..."

Crowley rimase in silenzio, pensando a come il tempo gli era sembrata una dimensione infinita di infinita bellezza in quei momenti in cui era un angelo e si trovava in qualche parte del cosmo a creare le sue stelle e, come sempre da quel primo incontro, arrivava Aziraphale e loro due restavano insieme così, senza fare nulla, solo a parlare e meravigliarsi del cosmo davanti a loro, forse qualche volta si erano sfiorati la mano o le ali, niente di più, in ogni caso erano solo loro due e tutto era bellissimo, tutto era meraviglia, tutto era pace.

Perché era finito tutto così? Perché quel suo piccolo mondo felice si era ribaltato così malamente?

Sperava davvero che Anathema avesse ragione, l inverno e la notte per lui stavano durando ormai da più di seimila anni e gli mancava tremendamente la sensazione di calore che può dare il sole quando sorge.

Gli mancava la sensazione di calore che aveva avuto tra le braccia di Aziraphale, in quell' unico abbraccio che gli aveva dato quando si erano baciati, le sue mani sulle sue spalle e di nuovo quella sensazione di eternità che gli avevano strappato via, ancora e ancora...

Crowley sospirò, affranto:

"Speriamo sia come dici tu, Anathema...vorrei davvero avere ancora un po' di speranza..."

"Andrà tutto bene, vedrai, Crowley... E credimi, hai molta più speranza di quello che pensi di avere... C'è un santo, mi pare Sant Agostino, che dice sempre che la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle... E tu e il tuo angelo non solo.le.avete entrambe ma state mobilitando altri a fare lo stesso... è una catena di amore...e porterà frutto, vedrai..."

A Crowley venne da ridere, sapendo bene i trascorsi decisamente non da santo di Agostino, ma si trattene, non era il caso di fare discorsi frivoli. Si limitò a posare quel biglietto nella tasca della sua giacca, a rimettersi nel letto e a tirare su un angolo della bocca in quello che doveva essere un sorriso:

"Sarà così... Indubbiamente...Buonanotte e grazie ancora...davvero..."

Anathema sorrise e battè una mano sul dorso di quella di Crowley, mentre si alzò e si diresse alla porta:

"Figurati...davvero fai come fossi a casa tua, in frigo c'è acqua, latte e un po' di tisana e nella dispensa ci sono dei biscotti se ti viene fame o sete stanotte e se hai bisogno di qualsiasi cosa chiedi a me o Newt..."

Crowley si limitò ad annuire, non poteva dirle che spesso e volentieri la sua sete se la faceva passare con roba decisamente più alcolica e che non era granché avvezzo a mangiare, dalla caduta almeno era così, ma apprezzò comunque la premura:

"Va bene...grazie..."

Sulla soglia della porta, Anathema sospirò:

"Spero solo che il tuo angelo si ricordi della promessa che mi ha fatto...non sai quanto desidero una notte senza incubi... Ormai non me le ricordo neanche più..."

Crowley, che nel frattempo si era sdraiato nel letto, le sorrise, stavolta più di cuore:

"Non preoccuparti, se Aziraphale ti ha promesso quello, lo manterrà...lui mantiene sempre le sue promesse..."

Anathema sorrise appena, augurando la buonanotte a Crowley e lasciandolo da solo in stanza a rivolgere un ultimo sguardo alla luna bianchissima su in cielo.

Improvvisamente un piccolo pensiero forse sciocco gli attraversò la mente.

E se...chissà se ne era ancora capace...

Crowley si mise di nuovo seduto di scatto sul letto a gambe incrociate, le mani con le palme aperte davanti a sé.

Chiuse gli occhi e mormorò piano qualche formula che conosceva a memoria, muovendo le mani in una serie di mosse molto ben precise finché, con suo grande stupore e commozione, nelle sue mani non prese forma una piccolissima stellina, una minuscola stella fredda, la più bassa della classificazione stellare, ma dopo più di seimila anni che non ne creava una, si poteva classificare come enorme successo.

"Hey....ciao...sei bellissima..." Sussurrò Crowley, cercando di ingoiare il groppo che aveva in gola, mentre la stella davanti ai suoi occhi brillò intensamente, tutte uguali le donne di ogni specie, le fai un complimento e si emozionano.

"Ti devo dare un compito, vieni con me..."

E così, tenendo la sua stella ben salda sul palmo della mano, Crowley aprì la finestra, rabbrividendo appena, non sapendo se per il freddo o perche come sempre stava pensando al suo Aziraphale lontano:

"Guarda...la vedi lassù la Luna? Bene, proprio da quelle parti c'è il Paradiso...un manicomio di gente matta col botto, lascia perdere... Ma...in mezzo a quella gente c e un angelo biondo... Non puoi sbagliarti, è il più bello di tutto il Paradiso... Ecco, vai da lui e digli che....digli ...che mi manca tanto. Troppo. Mi manca ogni secondo, ogni momento. Mi manca che non riesco a respirare senza di lui, ma che non scapperò più via, resterò e combatterò e farò qualsiasi cosa perché possiamo restare insieme per sempre... Digli che è una promessa... Non una da demone, ma una promessa vera...Va bene? Vai ..."

E così, Crowley, con una piccola spinta gentile, lasciò andare la sua stella che volò leggera verso il Paradiso, mentre lui richiuse la finestra e si mise sotto le coperte, sapendo che il suo angelo non avrebbe mancato la promessa fatta ad Anathema.


E così avvenne, infatti.

Esattamente, come promesso da Aziraphale, quella notte fu serena per tutti gli abitanti del Jasmine Cottage, talmente serena che né Anathema né Crowley si accorsero della presenza di un angelo biondo, in divisa bianca e cravattino azzurro, che, alle tre di notte in punto, in quei venti minuti appena che aveva a disposizione per scendere sulla terra, si recò in quel cottage in spirito, andando prima nella camera della ragazza che dormiva pacificamente vicino al marito, posizionandosi seduto vicino a lei e toccandole piano la fronte con le dita, mormorando qualche preghiera affinché il sonno di Anathema fosse ristoratore e sia il corpo affaticato che la sua mente stanca trovassero beneficio da quella notte senza incubi ne visioni.

In seguito, quell angelo biondo si recò nella stanza degli ospiti, sedendosi sul bordo del letto e rimirando con devozione quel suo demone tanto amato che dormiva di un sonno profondo, più per l accumulo di stanchezza vissuto che per reale pace, l aura bianca che lo aveva contraddistinto fino a poco prima si colorò di un rosso acceso e invase tutta la stanza.

Tra le mani di quell angelo, una piccolissima stellina si accese di luce viva, appena si accorse di Crowley che dormiva come un sasso:

"Si, mia cara...so che è lui che ti ha creata...ti ha fatta bellissima, infatti..." le sussurrò dolcemente l angelo facendola rifulgere di gioia.

Subito dopo, la stellina si posò vicino al cuscino di Crowley, che neanche si accorse di quella luce, tanto dormiva profondamente e da lì fece un lungo balzo fuori dalla finestra per raggiungere il cosmo al quale apparteneva, mentre l angelo sospirò, probabilmente stava pregando dentro di sé di poter avere un giorno un letto tutto loro, dove ogni notte avrebbe tenuto stretto a sé il suo demone, non come ora dove poteva solo stampare nei suoi occhi quell immagine tanto bella e chinarsi a baciargli la fronte, sfiorandolo appena:

"Grazie Crowley caro, grazie di tutto... Mi manchi anche tu...non sai quanto...dormi sereno...sono sempre qui per te..."



"Guarda!!!!Guarda!!!! Newt, guarda!!!!"

Newt, davanti alle parole eccitare della moglie di prima mattina, tastò il comodino, si mise gli occhiali e la osservò di sbieco:

"Che succede, Any?"

Ma davanti ai suoi occhi ancora appannati gli giunse prima sfocata poi nitida l.immagine di una piuma, soffice e bianchissima, quella stessa piuma che Anathema gli stava sventolando davanti:

"L angelo! L angelo della mia visione! Aziraphale! È stato qui! L ho trovata sul mio cuscino!!!!"

Newt, alle parole della moglie, si mise a sedere e improvvisamente si accorse che quella notte era passata finalmente serena, senza urla, senza pianti, senza sua moglie tra le braccia a occhi sbarrati, tremando da capo a piedi.

"Hai... dormito bene, stanotte?" Le domandò premuroso, vedendola sorridere felice:

"Si... magnificamente..."

"Oh...Any...sono...davvero felice..." Sussurró Newt, baciando Anathema sulla testa, mentre lei scese giù dal letto e si recò nella camera di Crowley, urlando dalla porta:

"Il tuo angelo, Crowley! Il tuo angelo..."

"È passato vero? Anche da te..."

Anathema non rispose subito, dalla soglia della camera guardò quel demone sorridente seduto sul letto a gambe incrociate e sorrise.

Tra le sue mani spiccava la stessa piuma soffice e bianchissima che aveva lei e che Crowley teneva tra le mani quasi con la stessa reverenza con cui si tengono le reliquie,gli occhi gialli da serpente che brillavano di gioia.

"Ha mantenuto la promessa..." Sussurrò Anathema, gioiosa, mentre Crowley rivolse lo sguardo alla finestra, dove stava sorgendo un tiepido sole invernale, sorridendo e godendo di quel lievissimo tepore.

Forse avevano ragione tutti, la notte lascia davvero sempre posto al giorno e c era ancora una speranza.

"Non ne avevo dubbi.. te l'ho detto...È da Aziraphale...lui...mantiene sempre le sue promesse"







Notes:

...Non fermare quel tuo modo di riempire le parole
Di colori e suoni in grado di cambiare
Il mondo che non ero in grado di vedere
Ed è più dolce la paura se mi tieni in un tuo abbraccio
Riesco a sentire anche il profumo della notte
Mentre continui a sorprendermi
Disegna una finestra tra le stelle da dividere col cielo
Da dividere con me
E in un istante io ti regalo il mondo
Baciarti e poi scoprire che l'ossigeno mi arriva dritto al cuore
Solo se mi baci te
E non sentire
Bisogno più di niente...
(Una finestra tra le stelle, Annalisa)

Chapter 6: Amore vero e decisioni difficili

Summary:

Aziraphale e Crowley si riuniscono a Oxford, alla ricerca di materiale nascosto riguardante il secondo avvento...li,nei sotterranei dell universitá, una donna incappucciata e misteriosa chiama Crowley con quello che fu il suo nome da angelo e gli offre una possibilità di redenzione a patto che accetti il suo destino per la salvezza del mondo diventando Duca degli inferi... Crowley rifiuta con estrema rabbia la proposta ed esce fuori da quel posto, ferendosi nel sfogare la sua ira, mentre Azi lo segue, cercando di farlo ragionare.

 

Questa, paradossalmente, è la prima storia che ho scritto inerente a questa raccolta di pensieri, è nata come storia a sé per la challenge Advent Hurt e Confort del gruppo omonimo e....niente, si è decisamente evoluta diversamente!

Grazie come sempre a chi legge e vuole commentare, ogni parere è ben accetto!

Notes:

"Si dimentica forse una donna del suo bambino,

così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?

Anche se queste donne si dimenticassero,

io invece non ti dimenticherò mai.

Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani,

le tue mura sono sempre davanti a me."

(Isaia 49,15-16)

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text

"Bastardi!!!! Tutti quanti!!!!!Siete solo dei bastardi!!!!!"


La voce di Crowley era un tuono potente di ira che risuonò nello spazio verde fuori dalla maestosa università di Oxford, dove il demone si era recato come una furia, urlando e maledicendo tutto quanto attorno a sé.


Era bastato quello ad Aziraphale per corrergli dietro e rintracciarlo nello spazio esterno dell università, uscendo rapidamente dai sotterranei dove si trovavano in quel momento e congedandosi in fretta e furia da quella strana donna di verde vestita e incappucciata che aveva chiamato il suo amato con quel nome che non gli apparteneva più da tempo ma che lui non aveva mai dimenticato, anche se faticava ad ammetterlo, la J puntata del suo nome completo parlava decisamente più di mille discorsi:


Jehuradel.


L angelo creatore di stelle.


"Ti conosco molto bene, tu che ora ti fai chiamare Crowley... Eri una delle più belle creature di Dio..." Gli aveva sussurrato quella donna misteriosa e accattivante.


Era stato quello e la proposta di essere finalmente redento dalla sua condanna tornando agli inferi e accettando la proposta di diventarne Duca per contrastare definitivamente il secondo avvento e finalmente portare a compimento la sua parte nell' ineffabile piano di Dio per la salvezza del mondo ad aver acceso così tanto la sua collera.


Aziraphale, respirando affannosamente per la corsa, lo raggiunse fino su quel prato verde tagliato perfettamente, dove il suo amato demone stava illuminando lo spazio tutto attorno a sé, consumandosi tra scintille, urla e fuoco, i suoi inseparabili occhiali neri ridotti a un cumulo di pezzi per terra.


L angelo benedisse tra sé e sé che fosse domenica e non ci fosse praticamente nessuno in quell'università, in quell' ora chiara che prevedeva un plumbeo crepuscolo, mentre si avvicinò lentamente al suo amato, chiamandolo affettuosamente:


"Crowley... Crowley...mio caro...mio caro, ascoltami..."


Ma il demone non lo stava minimamente ascoltando, intento come era a urlare e a maledire:


"Bastardi! Dove eravate???? Dove eravate quando sono stato condannato per un dubbio, per una domanda???? Dove eravate quando prendevo fuoco lontano dalla volta celeste???? Perché???? Chi sei????? Chi sei????? Come fai a sapere chi ero????? Chi sei????? Cosa vuoi da me???? Donna, cosa vuoi da me?????"


"Crowley! Guardami! In nome di Dio, guardami!"


Disse risoluto Aziraphale, afferrando il suo demone per le spalle e costringendolo a fissarlo negli occhi.


Le scintille e il fuoco si spensero istantaneamente e tutto tornò calmo e silenzioso, mentre Crowley si sforzò, respirando affannosamente, di mantenere quel contatto visivo col suo angelo che gli ripeteva con gentilezza, come una cantilena:


"Respira, mio caro...respira profondamente... Respira e guardami, Crowley, guardami..."


Ma la furia del demone faticava a estinguersi, un lungo sibilo livido gli uscì di un fiato dalle labbra:


"Non accetteró angelo! Non costringermi, non dirmi un cazzo! Qualsiasi cosa, ma non quello! Piuttosto mi ammazzo! Mi butto in una pozza di acqua santa ma non torno all.Inferno! Va bene? Non voglio essere redento! Non ho nessuno a cui chiedere perdono! Nessuno! Non devo chiedere perdono di un cazzo di niente! Niente! È chiaro????? NIENTE!!!!!"


Aziraphale restò un attimo in silenzio, senza smettere di guardare Crowley in quegli occhi da serpente che aveva e cercando dentro se le parole giuste da dirgli.


Non aveva idea di chi fosse quella donna, ne come facesse a conoscere il passato del suo demone così bene, neanche lui aveva mai saputo il suo nome angelico, neanche dopo tutti quei secoli insieme. Ma aveva ragione, se volevano risolvere definitivamente quel mistero sul secondo avvento e su quella fantomatica madre del nuovo Salvatore, dovevano avere accesso a zone riservate sia del Paradiso che dell' Inferno. 


Zone che potevano raggiungere solo in veste di Arcangelo supremo e Duca degli inferi.

Del resto, in quelle due settimane a Tadfield dai coniugi Pulsifer,  Crowley aveva ricevuto la visita di Furfur, Shax e anche di Belzebù e tutti e tre gli avevano chiesto di prendere lui il comando.

E se i primi due li aveva liquidati velocemente, con Belzebù non ci era riuscito, l aveva almeno ascoltata, ma rifiutando comunque l offerta.


Aziraphale aveva provato anche in quel frangente a spiegarglielo, che è vero, se avesse accettato quella carica, si sarebbero di nuovo dovuti separare, ma sarebbe stato temporaneo e soprattutto tutto collideva a un bene superiore.


La grande battaglia del Secondo Avvento incombeva e loro avrebbero dovuto giurare fedeltà alle rispettive fazioni. Nessuno dei due voleva farlo. 


Crowley ormai era da tempo che non apparteneva più all Inferno, nonostante lo stesso appunto lo richiamasse continuamente, e Aziraphale interiormente aveva rotto col Paradiso nel momento stesso in cui aveva rubato il Libro della Vita per salvare il demone che amava con tutto se stesso.


Nessuno, neanche il Metatron, pareva essersi accorto di niente, il miracolo di mascheramento attuato con Muriel nella sua libreria stava funzionando, ma per quanto ancora??


Quanto ancora sarebbe riuscito a tenere una facciata di circostanza ai suoi piani alti?


Allo stesso tempo, Aziraphale sapeva che, in quel momento, Crowley non riusciva ad accettare tutto quello.


In quell' istante, tutti i seimila anni di emarginazione, diniego e sofferenza del suo amato, il ricordo della loro dolorosa separazione, il suo passato...tutte queste cose stavano uscendo fuori prepotentemente, stava letteralmente affogando nel suo stesso dolore.


E quando uno affoga, non stai a fargli una ramazina su quanto sia meglio saper nuotare: gli allunghi una mano e lo tiri a riva. In salvo.


 E così decise di fare Aziraphale:


"Crowley- gli disse perciò con voce calma ma risoluta- non ti ho detto assolutamente niente e non pretendo altro da te che non sia che tu ti possa calmare, per il tuo bene, mio caro...mio amore...adesso, per favore, torna in te... ci sediamo e mi mostri questa mano...e troveremo una soluzione...insieme...va bene? Va bene, caro?"


Alle parole del suo angelo, Crowley, sempre respirando affannosamente, gettò un occhio sulla sua mano destra completamente insanguinata, Dio.solo sapeva dove poteva essersi ferito, quando aveva fatto il diavolo a quattro in quello scantinato, mentre un conato di vomito gli salí in gola, facendogli voltare la testa di scatto e rimettere pesantemente, li su quel prato immacolato, riuscendo a calmarsi un po'solo quando senti una mano di Aziraphale sulla fronte e una attorno alla sua vita.


Cazzo se sto una merda e come sono caduto in basso, pensò Crowley,piegato in due, a guardare lo scempio che aveva appena fatto, gli occhi azzurri di quella donna ancora piantati nella sua testa...Chi era quella donna? E perché pareva lo conoscesse così bene? 


Uno sguardo così lo aveva solo Aziraphale nei suoi confronti, lo sguardo di chi, nonostante tutto, sapeva che poteva esserci ancora del bene in lui.


Era lo sguardo...di chi ti conosceva talmente bene da averti creato.


Di chi ti amava da sempre.


Di chi ti aveva disegnato sul palmo della sua mano.


Poteva essere...


No.


No, non poteva essere.


Crowley scosse la testa.


Figurarsi se Dio si sarebbe mai manifestato a lui, un rinnegato, un reietto, quel Dio tanto lontano e che tanto cercava da sempre nel suo cuore.



Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterci parlare insieme. Solo una volta. Solo un momento.


Aveva tante cose da chiedergli. 


Troppe.


Crowley sospirò, cercando rimettersi dritto:


"Mi spiace, angelo, non... è colpa tua..."


"Non preoccuparti, mio tesoro..."


"Temo di averti macchiato una scarpa..."


"Non è nulla...vieni qui...mio caro, vieni qui..."


E così dicendo, schioccando le dita per ripulire quel disastro, Aziraphale condusse piano Crowley su uno dei muretti che circondavano il prato verde li vicino a loro, facendolo sedere e mettendosi a fianco, prendendogli la mano ferita in una mano e poggiando l altra mano sulla sua fronte, parlandogli subito dopo tranquillamente


"Ora, respira, Crowley, solo questo...respira a fondo..."


Crowley ubbidí stancamente ai comandi del suo angelo, udendolo mormorare a occhi chiusi tutta una serie di preghiere che si rese conto di ricordare ancora fin troppo bene, preghiere che gli ricordavano quel passato che ancora lo tormentava.


Che gli ricordavano chi era stato.


E che ora non era più.


Non lo sarebbe mai più stato.


Crowley si sforzò di ricacciare quella sensazione dolorosa di angoscia in gola, ma non ci riuscì del tutto, due lacrime di rabbia pura, di delusione, di disillusione gli corsero veloci sulle guance, lacrime che asciugò ancora prima che toccassero terra.


Odiava da morire quella sua debolezza.


La odiava con tutto se stesso.


Erano anni ormai che odiava il riflesso di se stesso, di quello che era diventato.


Solo in quegli occhi azzurri del suo amato riusciva a guardarsi dignitosamente, gli unici occhi che sapevano guardare oltre quello che era.


Un rinnegato, un angelo caduto. Un disgraziato.


"Va meglio, caro?"


Sussurrò Aziraphale al suo amato, che annuì leggermente, guardando la ferita rimarginata sulla sua mano e sentendo che la nausea un po' lo aveva lasciato.


"Mpf...si...gra...zie... Angelo..."


"Non c e di che..." Rispose Aziraphale, sorridendo ma solo con la bocca, sentendo gli occhi pieni di lacrime quando vide Crowley, esausto, sdraiarsi su quel muretto e poggiare la testa sulle sue ginocchia, iniziando a parlare lentamente, scandendo ogni sillaba, come se fosse il racconto di un sogno, o meglio di un incubo:


"Ricordo tutto, angelo... Ho solo scelto di non ricordare, ma ricordo ogni cosa...Ma quando ho aperto quel faldone di Gabriele e ho visto cosa c'era dentro, tutto è tornato alla mente...Ricordo il giorno della mia condanna, il giudizio, le catene che mi stringevano i polsi... il momento in cui il tribunale di Dio ha strappato le mie ali, le mie ali così bianche, così perfette... Non ho mai avuto così tanto dolore come in quel momento, ho desiderato così profondamente morire e non mi è stato concesso...ricordo quando mi hanno lanciato giù e ho iniziato a precipitare sempre più in basso, senza un appiglio... Quando la mia pelle ha iniziato a prendere fuoco, a bruciare... Ricordo tutto ... Ricordo molto bene quando tutto ciò che conoscevo è finito per sempre... Quando... Non sono più stato quello che ero...quando quel cielo che ho amato tanto, che si è formato sotto le mie mani, si è spento davanti ai miei occhi...e da lì ci sono state solo oscurità e solitudine... E un unica luce, in tutta quella merda: tu, angelo. Tu."


Quelle parole di Crowley, quel sussurro impercettibile e doloroso, furono come una coltellata in pieno petto per Aziraphale.


L angelo sospirò forte, con una mano sulle sue spalle nere e una a carezzargli i capelli rossi,mentre grosse lacrime scivolarono sulle sue guance,senza che poté minimamente trattenerle...ricordava molto bene anche lui, tutto, ricordava le suppliche, le grida di dolore, quelle urla di quegli angeli che venivano condannati uno per uno...non era neanche riuscito ad assistere a quell' ingiustizia.


Vigliacco.


Era stato solo un vigliacco.


Con la voce rotta, Aziraphale sussurrò:


"Mi dispiace Crowley...mi dispiace tanto...mio caro...mio amore ...avrei potuto fare qualcosa... E non lo ho fatto... Non ho potuto...o non ho voluto, non lo so... Io...forse ho solo avuto paura...e... Ho permesso che ti succedesse tutto questo... Perdonami, ti prego, perdonami..."

Crowley, a quelle parole, rialzò lentamente la testa, rimettendosi seduto e guardando negli occhi il suo angelo, quegli occhi così buoni e sinceri...era sempre stato così, Aziraphale, senza filtri, sempre così dannatamente sincero, tanto che la prima volta che dovette mentire per salvare i figli di Giobbe pensò automaticamente di essere dannato, ancora sorrideva Crowley al pensiero di lui seduto sulla spiaggia, aspettando quella stramba condanna che, ovviamente, non arrivò.


"Angelo mio... Aziraphale...- sussurrò appena Crowley, poggiando una mano sul viso del suo angelo, asciugandogli le lacrime e sentendo la sua mano bianca e pura sopra la sua- cosa avresti potuto fare? Non avresti potuto impedire quello che è successo... Neanche se avessi voluto...."


Ma Aziraphale scosse la testa, stringendo forte la mano del suo demone sulla sua guancia:


"Avrei...potuto dannarmi...anche io con te... Avrei potuto... Io...ne sono sicuro...già ti amavo... È dal nostro primo incontro, quando tu hai creato quelle nebulose meravigliose, che ho capito di essermi innamorato di te..."


Fu il turno di Crowley di scuotere la testa con mestizia, ricordando quel momento felice in cui lui e Aziraphale si erano incontrati in quel cielo scuro che poco tempo dopo si era illuminato di luce e di colore... Come gli era sembrato tutto così eterno, così meraviglioso in quel momento...


"E a quale pro? Cosa sarebbe cambiato, angelo mio? Sei troppo buono e troppo puro, sia per questo mondo che per il Paradiso...a volte mi domando se tu, talmente buono così, non sia solo il riflesso di un sogno nella mia vita..."


"Sono più che sicuro di essere reale...di essere vivo, soprattutto quando sono accanto a te..." Sussurrò Aziraphale poggiando piano la sua fronte su quella del suo amato...per lungo tempo i due rimasero così in silenzio, finché non fu proprio l angelo a riprendere la parola:


"Forse sarò troppo buono, ma non sono stupido, Crowley, e farò quanto possibile e anche l impossibile per giungere a fondo di questa storia... Se la tua condanna è ingiusta, devi avere giustizia, mio caro, devi avere il tuo riscatto..."


Crowley sospirò. 


Il suo amato angelo era sì tanto buono, ma anche dannatamente cocciuto, se si metteva in testa una cosa non c era verso di distoglierlo da quel pensiero... Da quando Gabriele e Belzebù gli avevano messo in testa quella possibilità riguardi alla probabile ingiustizia della sua condanna, Aziraphale ci aveva letteralmente perso il sonno... Era andato in Paradiso apposta di nuovo, per quello. Erano rimasti separati per così tanto tempo. Era stato peggio dell Inferno. Ma lui continuava imperterrito su quella strada, nonostante la sua poca convinzione sulla veridicità di quella situazione:


"Non dannarti per queste stronzate, angelo..."


Ma gli occhietti azzurri di Aziraphale a quelle parole lo squadrarono risoluti;


"Lo voglio fare, per te!"



Crowley sospirò ancora:


"Va bene...va bene, Aziraphale, come credi...."


E dicendo ciò, Crowley riappoggiò un'attimo la fronte su quella del suo amato, chiudendo gli occhi al tocco della sua mano sulla sua guancia, l unico tocco che amava, che sapeva di casa:


"Forse ...ho solo paura, angelo, tutto qui... Ho paura, mi sento morire al pensiero di tornare all inferno... In quei corridoi bui, in quell' oscurità, in mezzo a tutta quella gente che neanche conosco, che ti ammazzerebbe se potesse..."


Aziraphale sospirò ancora, capiva bene cosa stava provando il suo demone, era la stessa cosa che ormai provava lui in Paradiso: si sentiva soffocare.


Tutto quel biancore, quella luce rarefatta, quella mancanza di colore lo faceva annaspare come un pesce fuori acqua.


Non apparteneva più a quel mondo da molto tempo, lo sapeva.


Il suo mondo era la terra ormai e quel demone di nero vestito, con la chioma rosso fuoco e quegli occhi gialli che gli avevano rapito il cuore da molto tempo ormai.


Ma doveva restare la ancora per un po', per Crowley, per risolvere tutto. Non avrebbe mollato. E se ora Crowley non se la sentiva, doveva essere lui forte per due.


Lo avrebbe fatto, perché lo amava così tanto, più dell universo, più di tutto.


Con tenerezza, Aziraphale bacio sulla fronte il suo amato e gli sussurrò:


"Non devi prendere ora una decisione, Crowley, non sei in.condizione di poter pensare ora, sei troppo sconvolto, caro...Ora andiamo a casa, devi riposare...domani mattina andrà meglio, vedrai..."


Crowley restò un momento in silenzio. Era tutta la vita che cercava un modo di fuggire, di scappare, di andare via, di prendere quel suo angelo che amava più della vita e portarlo via, lontano, ma ogni volta che anche solo pensava quel proposito succedeva qualcosa che rischiava ogni volta di dividerli per sempre.


Adesso basta, pensò.


Devo combattere, se voglio restare con Aziraphale per sempre.


Guardò il suo angelo, avvolto nella divisa bianca di futuro arcangelo Supremo e capi che, a modo suo, quella piccola anima candida stava combattendo per lui, in un posto che non gli apparteneva più, solo per averne uno, dove poter essere insieme, per sempre.


Essere finalmente un Noi.


Crowley sospirò.


"Va bene...tieni..."


E così dicendo, in una sola mossa fulminea, Crowley mise le chiavi della Bentley tra le mani di Aziraphale che restò a guardare quel mazzo tintinnante scuro, a bocca aperta, balbettando appena un:


"Da...da...davvero? Perché?"


Crowley sbuffò appena...se pensava che solo fino a poco tempo fa aveva seriamente faticato a lasciargli guidare la sua amata automobile per quello strano sopralluogo a Edimburgo... E ora invece gliela consegnava pure spontaneamente...come era cambiato.


Come erano cambiati in tutti quei secoli, loro due.


 E lo avevano fatto insieme.


"Perché...non sono in grado di guidare, messo di merda così... E perché... mi fido di te, angelo, più di qualsiasi altra persona al mondo... Lo sai... Ma ti avviso... Si ascolta la musica che dico io, non le tue stronzate classiche, chiaro?"


A quelle parole Aziraphale semplicemente sorrise, sussurrando un:"Grazie..." Al suo compagno millenario, vedendo finalmente anche su di lui una curva simile a un sorriso spuntare sul suo viso e una consapevolezza maggiore nel suo sguardo.


Non ebbero più bisogno di dirsi nulla, ne in quel momento in cui Aziraphale strinse la mano di Crowley tra le sue, ne quando, tenendogli un braccio attorno alla vita e sentendo il suo lungo le spalle, lo accompagnò a quella che ormai era la loro auto.


Sarebbe costato molto a entrambi, ma era giusto così.


Il suo Crowley aveva preso la sua decisione.


Lo sapeva, lo sentiva dentro il suo cuore che era così.


E lui era rimasto al suo fianco, semplicemente, senza forzarlo, senza pretendere, solo lì accanto a lui, a dargli forza, a sorreggerlo in quel cammino che ancora era così lungo, così duro, ma che li avrebbe portati finalmente alla felicità, quella più pura e perfetta, la loro.


Forse è davvero così che si fa, quando si è veramente innamorati l uno dell altro.


E, Aziraphale ne era certo, loro, indubbiamente e incredibilmente dopo tutti quegli anni, dopo tutti quegli ostacoli, nonostante le difficoltà,lo erano. 


Lo sarebbero sempre stati.



Notes:

"Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo - dice il Signore - progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza."

(Geremia,29.11)

Chapter 7: La strada più difficile

Summary:

È passato un mese dal fugace incontro di Aziraphale e Crowley a Oxford, entrambi hanno accettato con dolore le rispettive cariche(Arcangelo supremo e Duca degli Inferi) per cercare di risolvere la questione del Secondo Avvento.
Crowley, seguendo una vecchia profezia di Agnes, si reca a Londra, incontra Beelz e decide di ritornare, dopo molto tempo, nella libreria di Aziraphale, gestita momentaneamente da Muriel.

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text


Capodanno 2024, Soho(Londra)



Diario di Anthony J Crowley, Inferno, 1 gennaio 2024


Angelo mio, buon anno nuovo.

Spero tu sia sopravvissuto a quei cazzo di festeggiamenti celestiali che avrete fatto lassù, posso solo immaginare.

Cori angelici diretti da Saraquel, il mortorio del White party paradisiaco, niente danze o affini perché sono immorali, uno spasso guarda.

Dimmi che almeno Michele si è ubriacato per favore...

Qui all Inferno come sempre c e stato un casino indecente, musica sparata, risse, gente mezza rovinata, tutto nella normalità.

A mezzanotte sono riuscito a uscire fuori da quella bolgia e sono andato al nostro parco, sulla.nostra panchina, a guardare la luna, illuminata da quei cazzo di fuochi d artificio degli umani e ti ho pensato, come faccio sempre, angelo mio. 

Sto malissimo al pensiero di questo ulteriore capodanno divisi, non mi frega un cazzo di Capodanno come festa, mi frega di stare con te, mi frega di poter finire e iniziare l anno con te, a bere e baciarci, solo noi due.

Chissà quando mai accadrà...

Mi sembra ancora così strano essere di nuovo in questo posto di merda, in più come Duca, a dover gestire i cazzi di mezzo Inferno, sono tutti fuori come i balconi per questo nuovo Avvento, esagitati come i bambini ai compleanni in overdose da zucchero e allo stesso tempo terrorizzati, perché sai com e, non piace a nessuno il pensiero di morire, puoi immaginare che clima tranquillo che c.e.

Follia.

Lo faccio solo per te, per noi, come tu sei su al servizio del Metabastardo.

Lo faccio solo perché mi fido di te, più di qualsiasi persona al mondo, più di Dio stesso.

Qui tutto è esattamente come l ho lasciato due anni fa: rumore, fracasso, luci protoscopiche, sovraffollamento di gente di merda, cibo pessimo.

L'unica nota buona è il mio galoppino.

Angelo...non indovinerai mai chi cazzo è!

Hai presente il terzo bambino nato nel convento delle Suore Chiacchierone che doveva essere scambiato con l Anticristo?

Quello che è sparito e non si sapeva dove era?

Bene.

È stato preso da quel coglione di Hastur e portato qui all Inferno.

Pensa che sorte di merda gli è capitata.

Ora ha sedici anni e si vede bene che è cresciuto con ben poche carezze, giochi, tenerezze, sicurezze tutte quelle cazzate che devono aver i bambini, si vede che è cresciuto senza una mamma, un qualcuno che lo abbia amato incondizionatamente.

Tutto sommato però è simpatico ed è in gamba, quel che gli dici di fare lo fa, ed è pure lesto.

Tutti i giorni si inventa un modo idiota di salutarmi, da vostra Malvagità a sua Depravazione, io lo mando a fare in culo e tutto procede bene.

È lui che mi sta aiutando con la ricerca di materiale per smascherare i piani dei tuoi capi, qualcosa abbiamo trovato, lo sai, ma è ancora troppo poco.

Vorrei davvero credere, come mi dici sempre, che la mia condanna è ingiusta, angelo, ma non ci credo, sono troppo disilluso. Ma so che hai bisogno di me e io non ti mollo, lo sai.

Oggi stesso mi recherò nella tua libreria, esattamente come dice la profezia di quella matta col botto di Agnes, ci sono già stato altre volte lo sai, ma senza di te...non è lo stesso, Aziraphale.

Mi manchi, angelo mio. Mi manchi disperatamente.

Ogni volta che mi capita di dormire, sogno regolarmente quella casa che avevano visto vicino alle Seven Sisters nel South Down quella notte nel 1941, ti ricordi?

Si, so che cazzo è successo...ma non posso farci niente, mi è rimasta dentro quella casa.

Sogno io e te lì dentro, la tua libreria, il tuo pendolo, i lampadari a goccia, le tue cazzate retrò che odio, ma amo allo stesso tempo.

Perché amo te, angelo.

Ti amo più di tutto, più di tutti... Ti amo sempre.

Questo non cambia né cambierà mai.

Sei sempre stato la mia luce, la mia unica luce in un mare di buio.

Chissà se mai riuscirò a farti leggere queste stronzate... La prima lettura demoniaca della tua vita, sai che assurdità...

Per sempre tuo.

C.





"Ma come cazzo ti sei conciato?"

Disse Nina con fare perplesso a quel suo strano amico con la chioma rosso fuoco, vestito con un completo nero lungo a collo alto, una specie di divisa militare di altri tempi, con un lungo mantello nero e rosso e una spada sul fianco sinistro, solo gli occhiali neri, onnipresenti sul suo viso, erano sempre quelli.

Crowley, seduto scomposto sulla sedia di uno dei tavolini del suo caffè, scrollò la testa:

"Divisa da Duca dell Inferno...una promozione... Pensa che culo..."

Nina sospirò, quel Crowley era la persona più strana e bizzarra che conoscesse al mondo, faceva veramente il palo perfetto con quel suo compagno biondo, Aziraphale, che era da un pezzo che non si vedeva in zona e Dio solo sapeva quando Crowley ne aveva patito, quante volte lo aveva visto nel suo locale con lo sguardo perso nel vuoto, in direzione di quella libreria dove da qualche mese, c era una ragazza con i capelli corti e neri sempre vestita di bianco anche lei, una tipa a posto, forse un po' strana anche lei, ma a quanto pare lo erano tutti, in quel quartiere.

Tutti tranne la sua amica Maggie, la proprietaria del negozio di dischi poco distante da li.

Maggie era l unica a posto...

"Per favore, portami il solito...facciamo due..."

La voce di Crowley la riscosse dai suoi pensieri:

"Due tazzone con sei espresso?? Perché due??"

A quella domanda Crowley fece un gesto con la mano verso la porta, dalla quale entrò una giovane donna, vestita con un tailleur maschile nero e bianco, i capelli corti a spazzola neri e una visibile bruciatura sul viso.

"Il secondo per la mia amica..offro io..."

"Che adulatore..." Mormorò Belzebù in modo canzonatorio, sedendosi a tavolo con lui e confermando l.ordine a Nina con un cenno della testa 

"Solo perché sono lieto di rivedere una vecchia amica... Sempre buone parole per me, eh, Lord Belzebù? " Rispose con lo stesso tono Crowley, mettendosi seduto in una posizione migliore, sistemandosi con i gomiti sul tavolo.

Beelz gli lanciò un occhiata eloquente, iniziando a sorseggiare il caffe che le era arrivato in quel momento.

"Solo buone.parole. per il nuovo Duca dell Inferno... congratulazioni... Ero presente alla tua cerimonia di investitura...molto solenne direi..."

Crowley sbuffò, contrariato, al ricordo di quel.momento avvenuto un mese fa.

Lui e Aziraphale si erano di nuovo dovuti separare, il suo angelo era alla guida della sua Bentley quando si fermò davanti a quella che era la sua libreria, dopo aver lasciato Oxford, le ricerche sul secondo Avvento e quella.donna misteriosa che ancora lo tormentava nei suoi pensieri.

Erano rimasti in silenzio tutto il tempo, un silenzio pacifico e pieno di amore, la mano di Crowley stretta in quella di Aziraphale lungo tutto il tragitto mentre il suo angelo guidava sotto il limite di velocità come sempre, con lui, riverso contro il sedile, che sonnecchiò appena, era ancora troppo provato per riuscire a dirgli qualcosa, già avergli lasciato di sua spontanea volontà la guida della sua auto adorata era la prova che era fisicamente e mentalmente a pezzi.

Non ci fu bisogno di parlare, sapevano cosa sarebbe successo da lì a poche ore, lo avevano deciso insieme:a mezzanotte di quello stesso giorno, Aziraphale sarebbe diventato ufficialmente Arcangelo supremo e Crowley Duca dell Inferno, tramite cerimonia solenne da ambo le parti.

Era una decisione pesante, terribile, una decisione che li avrebbe divisi ancora e, dopo la gioia di quel loro ritrovarsi, anche se solo per poche ore, era un pensiero insostenibile per entrambi, ogni volta lasciarsi era sempre peggio, una lenta tortura che li consumava.

Ma Aziraphale aveva ragione, non erano liberi e quel sacrificio era necessario per capire che cosa impedisse loro di amarsi, di stare insieme, di essere quel Noi che tanto desideravano.

Dovevano purtroppo andare a fondo di quella questione e potevano farlo solo con quelle cariche.

La Bentley si fermò placida proprio contro il marciapiede, mentre dall autoradio, per ferreo volere di Crowley, risuonarono i Queen e la voce profonda di Freddie:



....I'm just the shadow of the man I used to be

And it seems like there's no way out of this for me

I used to bring you sunshine

Now all I ever do is bring you down

Mmm, how would it be if you were standing in my shoes?

Can't you see that it's impossible to choose

No, there's no making sense of it

Every way I go I'm bound to lose

Oh-oh, yeah

Too much love will kill you

Just as sure as none at all

It'll drain the power that's in you

Make you plead and scream and crawl

And the pain will make you crazy

You're the victim of your crime

Too much love will kill you every time...


I due si lanciarono un unico sguardo eloquente davanti a quelle parole, sperando vivamente che non fosse una tremenda profezia quella canzone, finché Azi non prese e non baciò la mano di Crowley, sentendo le lacrime scendere dagli occhi sulle guance, rammaricandosi di potergli baciare solo quella sua mano stupenda e non le labbra, altrimenti sapeva che avrebbe perso la testa e proprio in quel momento, ancora per la sua salvezza, non poteva permetterselo.

"Crowley caro, abbi cura di te... Ci rivedremo vedrai...molto prima di quello che credi..."

Crowley annuì piano, guardando negli occhi quel suo angelo tanto amato, quegli occhi che erano colorati di viola da sei mesi e che gli spezzavano il cuore ogni volta.

Lo pensava da sempre che non aveva bisogno del Paradiso, tutto il cielo del mondo per lui era dentro gli occhi di Aziraphale e ora anche quella luce gli era stata strappata via.

"Anche tu, angelo mio... Non farti cambiare da quei figli di puttana ... Resta quello che sei..."

"Che cosa sono?"

"Un adorabile bastardo che vale la pena di conoscere..."

Aziraphale si ritrovò a sorridere in mezzo alla lacrime e ai singhiozzi:

"Anche tu resta quello che sei, caro, resta una brava persona... molto più, resta la persona meravigliosa che sei..."

Crowley alzò un angolo delle labbra in quello che doveva essere un qualche sorriso, non riuscitissimo, ma ci provò:

"Va bene... Dobbiamo andare...Ciao anche a te, bimbetta mia... Fai la brava...Aspettami parcheggiata qui...prima o poi torno..."

La Bentley lo salutò con un rombo triste, mentre Crowley le fece una carezza sulla porta e fece scivolare via lentamente la.mano da quella di Aziraphale, uscendo dalla porta della sua auto, indossando gli occhiali scuri e attraversando la strada in direzione del Dirty Donkey, il pub da dove partiva l ascensore che portava o al Paradiso amo all Inferno.

Mentre chiamò proprio il suo piano, Crowley si sentì chiamare dalla sua Bentley da Aziraphale, si voltò e ringraziò di avere gli occhiali che nascosero la quantità infinita di lacrime che gli scesero giù rapide quando il suo angelo gli urlò:

"Sei la mia famiglia, Crowley! Non dimenticarlo.mai...ti prego..."

"Anche tu..." Riuscì a dire in qualche maniera con la voce strozzata, ma sapeva che Aziraphale lo aveva sentito, si sentì accarezzare dal suo sguardo finché le porte dell ascensore non si chiusero dietro le sue spalle.

Solo li, chiuso in quella cabina, Crowley si concesse il lusso di crollare, lanciando gli occhiali in un angolo e poggiando la schiena contro la parete, cadendo seduto con la testa tra le gambe, rimanendo così, fino a che non tornò all Inferno.

La cerimonia quasi non se la ricordò, tanto era sopraffatto da tutto, aveva un vago ricordo di lui dentro una grande sala nera e rossa, con tutti i demoni dell' Inferno a fare cerchio che si erano affollati letteralmente ovunque per guardarlo, in ginocchio davanti a Satana in persona, nella sua possente figura con le ali che si espandevano lungo tutto il perimetro della sala, che gli fece tutto un discorsone su cosa sarebbe stato il suo ruolo e il fatto che ora da Duca avrebbe dovuto proteggere la sua famiglia infernale e tante altre belle cose, il rullo dei tamburi, la musica assordante e il frastuono della gente che invocava il.suo nome che gli rimbombó nella testa, lui che veniva spogliato li davanti a tutti dei suoi soliti vestiti per indossare la divisa da Duca, le sue ali che diventarono più ampie del solito, nere e lucenti come il petrolio, Satana che gli aveva messo una mano sulla testa, lo aveva chiamato figlio prediletto, una qualche cazzata del genere e poi una serie di demoni che lo avevano sollevato, chi da una parte chi dall' altra, chi lo teneva per la schiena, chi per le spalle , chi per le gambe lí disteso in aria, mentre venne portato in trionfo e la folla lo acclamò a viva voce:

"Crowley!!!! Crowley!!!! Crowley!!!! Crowley!!!!!"

Fu una scena da film, da celebrità, forse se fosse stato come loro l avrebbe apprezzata, si sarebbe gasato, si sarebbe sentito un figo.

Ma lui non era come loro, l unica cosa che provò fu una nausea terribile, un sovraccarico emozionale tremendo e il suo pensiero fu rivolto unicamente ad Aziraphale, che stava subendo la sua stessa tortura, in quel momento quasi sicuro era diventato Arcangelo supremo. 

Li,mentre ancora si trovò sdraiato sospeso per aria, con quella cacofonia di urla continue, le luci lampeggianti che lo stordirono, quella sensazione di dissociamento da tutto, Crowley chiuse gli occhi e pensò al suo angelo, immaginó la sua divisa bianca e blu, il Metatron che gli ungeva la fronte con l.olio.santo.degli angeli, I cori di vittoria delle schiere dei serafini, le sue ali dorate e fulgide, i suoi occhi viola, e solo in quel momento riuscì, pure in quel caos, a trovare un po' di pace, seppure nell'.angoscia più totale.

Era una prospettiva terrificante per entrambi, sapevano bene entrambi a cosa andavano incontro, tutto poteva crollare da un momento all altro, ritorcersi contro di loro in modo orribile e far male e perseguitarli fino alla fine dell'eternità, ma loro due si amavano, troppo, e quella strada, anche se era orrenda e difficile, era l.unica.strada che ora potevano e dovevano.percorrere, purtroppo, per risolvere tutto.

"Sai bene il perché lo faccio... E, come ho detto a Gabriele, vi state espondendo troppo... siete già stati tacciati di tradimento... Se viene fuori che ci state aiutando, vi ammazzeranno, i vostri nomi verranno portati via dal Libro della Vita...Non.ti conviene, Lord Belzebù..." Disse Crowley rammaricato, riscuotendosi da quei ricordi, rivolto a Beelz che lo squadrò decisa:

"Crowley ...tu e Aziraphale avete rischiato la vostra vita per proteggere Gabriele, mesi fa, ciò che stiamo facendo è il.minimo...non ringrazieremo mai abbastanza... A tal proposito, tieni..."

E con un gesto rapido, Belzebù sporse una piccola cartellina a Crowley, che provvedette con un rapido gesto della mano a fare sparire da lì e portarla ben nascosta dentro la sua Bentley, parcheggiata poco distante da lì.

"È quello che penso?" Domando Crowley a Beelz che annui e gli parlò sottovoce:

"Si... È un rapporto che testimonia ciò che stiamo sospettando: il Metatron è coinvolto in qualche traffico losco...a quanto pare ha messo la firma su circa 102938 condanne di angeli che, a posteriori, sono risultate ingrandite o ingiuste... Senza ovviamente chiedere consulto a Dio...ha falsificato la sua firma..."

"Maledetto bastardo..." Sibilò Crowley, pensando che Agnes, quella vecchia strega tutta matta, lo aveva previsto, ricordava molto bene quando lui, Anathema e Newt avevano studiato quelle nuove profezie una per una a casa loro a Tadfield, in quel due settimane in cui aveva avuto una parvenza di casa, un letto e il suo angelo che veniva a trovarlo ogni notte nei suoi sogni.

Era stata una parentesi felice, in mezzo a tutta l.oscuritá in cui era ripiombato ora.

"L unica cosa- riprese Beelz- è che ci sono due pagine strappate e proprio non si capisce a cosa portino, sembrano pagine di un rapporto ufficiale..."

"Temo di sapere dove si trovino...leggi qui..."

E con un gesto rapido, Crowley sporse un fogliettino a Belzebù, che lo aprì perplessa e lo lesse:


La Voce di Dio nasconde un segreto di malvagità

Dentro la casa di lettura

Dell angelo biondo che fu costretto ad abbandonarla


"Ma che cos e?" Chiese Beelz sempre più perplessa a Crowley che spiegò:

"Le belle e accurate profezie di Agnes Nutter, una delle ultime streghe su questa terra, mandata a rogo da tal Non-Commettere-Adulterio Pulsifer... A quanto pare aveva il cazzo di dono della preveggenza, ha previsto tutto, TUTTO, Lord Belzebù...la vecchia Apocalisse, ogni evento che è successo... E anche ora sta azzeccando tutto..."

"Quindi pensi che questo documento sia nella libreria di Aziraphale? Ma non è un po' ovvia come.cosa?" Domandò Beelz perplessa a Crowley che annui:

"Proprio perché è ovvia...nessuno sarebbe andato a cercarlo lì dentro..."

"Ma tu te la senti di entrare lì dentro di nuovo?"

Crowley non rispose subito alla domanda di Beelz, guardando quel locale retrò dalle vetrate della finestra del Give me coffee or give me death, provando un mix di sentimenti talmente diversi e talmente contrastanti che era difficile sciorinarli.

Dolore, nostalgia, tenerezza, amore...tutto si mescolò dentro il suo animo lasciandogli un retrogusto dolceamaro, difficile da buttare giù.

Era già andato altre volte in quella libreria, ma era rimasto sulla soglia senza trovare il coraggio di entrare in quel posto che era stata la cosa più simile a una casa per lui in quegli anni, era rimasto seduto sugli scalini, con Muriel che gli aveva portato tazze e tazze di thè, quella strana ragazzina ingenua e dolce, che in qualche maniera, però, lo aveva capito, in qualche maniera gli era rimasta vicino.

Non era mai stato arrabbiato con lei, del resto, lei era solo una pedina di quel gioco maledetto al quale stavano partecipando tutti loro senza volerlo fare, semplicemente trascinati da quella corrente senza sosta.

"Devo farlo...o non verremo mai a capo di questa storia...Lord Belzebù, ho avuto paura per tanto, troppo tempo e questa paura ha fatto si che Aziraphale venisse portato via da me e a questo casino qui di questo Secondo Avvento...sono stufo che la nostra vita sia decisa dall alto, come se fossimo marionette del peggior spettacolo esistente... Voglio solo essere libero con lui... Non voglio avere paura del mio o del suo nome cancellati dal libro della Vita ne voglio aspettare la nascita di questo fantomatico nuovo Salvatore... Voglio fare la mia parte,come la sta facendo Aziraphale...non fuggirò più..."

Beelz annui convinta e allungò una mano sul tavolino per stringere quella di Crowley:

"Così parla un Duca...e chiamami Beelz...non sono più il tuo capo, ormai..."

Crowley sorrise di un sorriso sghembo, trangugiò il suo caffè in un sorso e si alzò in piedi:

"Va bene...ora vado...grazie...ehm... Beelz...ci si vede ... Salutami il tuo fottuto arcangelo..."

"Lo farò...buona fortuna..." Sorrise divertita Beelz, guardando la figura scura di Crowley salutare Nina e uscire fuori dalla porta.

Li, sul ciglio della strada, Crowley respirò a fondo più volte, finché non si fece coraggio, attraversò la strada e arrivò davanti alla porta della libreria di Aziraphale, sentendosi girare la testa, fin da lì fuori poteva sentire il profumo di libri e della colonia di Aziraphale, l avrebbe riconosciuto ovunque, letteralmente.

Crowley si sentì stordito dai ricordi, da quante volte era entrato lì dentro, in quel covo di cianfrusaglie vintage, di statue idiote, con i divanetti rococò, la scrivania di legno con la penna a calamaio, quella statua a forma di cavallo dove lui metteva sempre i suoi occhiali scuri, perché solo lì si sentiva al sicuro e protetto, ovunque c era il suo angelo era così.

E ora che lui non era più lì, si sentiva disarmato e nudo, completamente in balia di tutto.

Si fece forza e suonò il campanello, finché la figura minuta di Muriel, il suo abito bianco e lungo e i capelli neri corti non comparve sulla soglia della libreria:

"Salve, salve, salve, libreria di Az... Crowley???? Ma che..." Balbettò Muriel davanti al suo amico vestito in quella maniera.

Crowley sospirò bonariamente, facendo una finta posa da gradasso:

"Benvenuta a cospetto del Duca dell Inferno, bimbetta...e no, non è Carnevale, magari..."

"Oh, caspiterina, ma allora è vero! Mi era giunta voce che fossi Duca, ma non sapevo se fosse vera o meno... beh, congratulazioni !!!! È una bella cosa...no, non lo è? /p>

Lo è o non lo è? Sono un po' confusa..." Disse Muriel, battendo le mani ma cambiando espressione davanti alla faccia decisamente scocciata di Crowley:

"È una cosa necessaria... Senti...posso entrare? Devo cercare una cosa...ti spiego dentro..."

Muriel guardò quel suo strano amico, mai più avrebbe pensato che sarebbe diventata amica di un demone, le avevano sempre detto che i demoni erano rinnegati, angeli ribelli che avevano avuto la loro giusta condanna, persone da evitare...Ma Crowley... Crowley era diverso, era buono, era gentile anche se scontroso e amava la terra, i suoi abitanti, amava tutto ciò che c era...più lo conosceva, più si rendeva conto che i suoi pregiudizi stavano cadendo uno dopo l altro.

"Te la senti?" Gli domandò, vedendolo annuire pesantemente:

"Si...me la sento..."

Muriel annui a sua volta.

"Va bene allora...vieni..."

E così dicendo, Muriel aprì la porta, fece entrare Crowley e la porta si chiuse dietro di loro con un leggero scampanellio.




Notes:

…Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.

Due strade divergevano in un bosco ed io –
io presi quella meno battuta,
e questo ha fatto tutta la differenza.

(Robert Lee Frost)

Chapter 8: La vera battaglia

Summary:

Crowley e Muriel nella libreria di Aziraphale scoprono un segreto non da poco riguardo al secondo Avvento, Aziraphale in paradiso teme che i suoi piani per salvare Crowley possano cedere da un momento all altro e Sebastian, per la prima volta nella sua vita, si sente amato incondizionatamente

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Questa storia partecipa alla Challenge I tre giorni della merla del gruppo Non solo Sherlock su Facebook 



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"Come stai?"

La voce di Muriel giunse ovattata agli orecchi di Crowley, li in piedi fermo dentro la libreria del suo angelo, senza di lui.

Si sentì di nuovo in apnea, in totale mancanza d aria, si sentì come se fosse entrato in chiesa bestemmiando o come se stesse ballando nudo sopra il tappeto del Dalai Lama.

Aziraphale non c era, non era fisicamente presente li, ma tutto in quella libreria, tutto, ogni singolo centimetro parlava di lui, dalle migliaia di libri ovunque all orologio a pendolo, all appendiabiti, alle statue, ai divanetti e alle poltrone fino ad arrivare alla sua scrivania assurdamente in disordine perché aveva dovuto lasciarla in quattro e quattr otto.

A Crowley pareva quasi di vederlo aggirarsi di nuovo in mezzo a quel mobilio rococò, a quegli scaffali, lui, i suoi abiti bianchi, il suo panciotto, l anello al dito, il suo orologio da taschino.

Semplicemente lui, il suo Aziraphale, che non era lì, nella sua libreria tanto amata, che custodiva come una reliquia.

Quella libreria che era stata il suo rifugio per anni e che ora gli parve lo avesse colpito con un pugno sotto le costole, da quanto male aveva.

Un nodo gli serrò la gola e lo stomaco, mentre cercò di riprendere fiato, levandosi gli occhiali neri dal volto.

"Sto...Non lo so. Non so come sto, Muriel. Non riesco a spiegare... è... è...troppo..." 

Rispose semplicemente Crowley, girandosi verso Muriel dietro di lui che trasalì appena nel vedere le sue iridi diventate nerissime, tanto che quasi non si poteva distinguere la pupilla dalla parte colorata:

"Oh Crowley...i tuoi occhi..." Riuscì a sussurrare appena la ragazza, mentre Crowley alzò le spalle, con sarcasmo.

"Tutti gadget della mia promozione a Duca...ali nere, occhi neri, divisa nera...tutto nero, evviva... Dicono che snellisce, sarà vero..."

Muriel sorrise di un sorriso amaro, prendendo una.mano di quel suo strambo amico, poteva solo immaginare il perche del suo enorme turbamento:

"Aziraphale ti ama, Crowley, fidati. C e sicuramente un motivo del perché è andato via così, ma non è perché non ti ama..."

Crowley sospirò, stizzito:

"So perché Aziraphale è andato via...non è lui il problema, non lo è mai stato...è tutta la situazione che lo è... Questo cazzo di sterminio spacciato per Secondo Avvento, questa Madre di questo fantomatico nuovo Salvatore che ancora non si trova... Sai che il Metatron del cazzo ha siglato una marea di condanne di gente come me senza che fossero vere?? Lo sai cosa vuol dire?? Gente condannata all Inferno per niente!!!! NIENTE!!!!! Gente torturata, bruciata a cui hanno strappato le ali e la dignità per niente!! Le mani di quel Metabastardo sono sporche di sangue!!!!! Sangue innocente, cazzo!!!!!"

Solo allora Crowley si accorse di aver alzato troppo la voce, dal rimbombo dell eco fin sul soffitto della libreria a Muriel vicino a lui che lo guardò atterrita, per poi scoppiare a piangere subito dopo:

"Mi...mi...dispiace...mi dispiace tanto.... Crowley...io non lo sapevo...io non sapevo...io ho sempre...solo pensato di fare la cosa giusta... Di seguire...le persone giuste...Il Me...Metatron mi è sempre...sembrato solo ....severo....io non sapevo....io non sapevo..."

Crowley sospirò, sentendosi pure un po' stronzo, alla fine quella ragazza non ne aveva colpa, era troppo buona e ingenua per quel mondo e per quello di sopra, esattamente come il suo angelo.

Con una mano quindi si tirò Muriel a sé, abbracciandola e sussurrandole:

"Su su, bimbetta...shhhhh...shhhhh... Non è il caso di piangere... Nessuno di noi, neanche io, poteva sapere le malefatte di quella bestia... Siamo qui apposta tutti per evitare che possa fare ancora del male..."

Muriel tirò su col naso, asciugandosi gli occhi e annuendo:

"Come posso aiutarti?"

"In due modi. Il primo: dimmi dov è il Libro della vita, dove l avete nascosto tu e Aziraphale... mi serve saperlo nel caso succeda qualcosa..."

Muriel sbiancò a quelle parole:

"Non...non posso scogliere il miracolo, Crowley...se lo sciolgo...ci scopriranno..."

"Non voglio che lo sciogli...toccami la.mente, la schermerò...fidati a nessuno di quegli stronzi maledetti su in alto frega qualcosa di cosa penso... Sono il fottuto Duca degli Inferi, parlano parlano ma.mi temono, lo so...Non mi frugheranno i pensieri... Non voglio né il.male tuo né tanto meno quello di Aziraphale...lo sai..."

Muriel ispirò ed espirò due volte, prima di annuire. 

Ormai aveva imparato a conoscere Crowley, per quanto fosse scontroso e sarcastico, sapeva che era intimamente buono, sapeva che voleva solo fare del bene, nonostante la sua condizione di demone, una condizione che per inciso lui non aveva mai voluto.

Sapeva che doveva fidarsi di lui, anche se, non lo negava, aveva molta paura.

Una sola mossa falsa, e gli allarmi del Paradiso sarebbero suonati tutti insieme e la loro vita sarebbe stata spazzata via.

Allo stesso tempo però, sapeva che quell informazione era al sicuro con lui.

"Va... Bene... Vieni qui..."

Così, sollevandosi sulle punte dei piedi, Muriel prese il viso di Crowley tra le mani e gli toccò la fronte piano, mentre entrambe le loro menti si toccarono e Crowley schermò immediatamente la sua con uno dei più potenti miracoli di schermatura che conosceva, uno dei lussi di essere un Duca, poteri maggiori e soprattutto libertà totale di usarli.

La connessione tra le loro menti creò una piccola scintilla di luce che si espanse in tutta la libreria come se all improvviso si fossero accese di colpo tutte le luci e, così come si creò, quella luce si spense di colpo, mentre l immagine del nascondiglio del Libro della vita si formò nitida nella mente di Crowley che provvedette a nasconderla in un luogo sicuro della sua memoria.

"Ok...ok... Ho visto il posto...va bene...grazie Muriel...stai tranquilla...siete al sicuro..." Disse Crowley quando la connessione venne interrotta, prendendo una delle mani di Muriel tra le sue, mentre lei annui ancora:

"Bene...Cos altro posso fare?"

"Aiutami a cercare le pagine mancanti di questo rapporto...sono nascoste qui, io lo so... Aziraphale non sa che questa cosa è qui...molto probabilmente quando gli hanno dato in custodia questa libreria c era già dentro... L hanno messo qui perché nessuno lo avrebbe mai trovato, tanto meno lui..."

E così dicendo, Crowley manifestò con un gesto della mano ampio quelle pagine mancanti che gli aveva trovato Beelz, mentre Muriel le lesse con attenzione e perplessità:

"Non saprei dire dove sono...ma so che c e una zona dove Aziraphale tiene tutti questi documenti, è una specie di archivio...vieni con me..."

Muriel, a quelle parole, si girò e facendo strada a Crowley, lo portò al piano sopra della libreria.

Camminarono lesti sopra l ampia scala a chiocciola, passando vicino a quel grosso lampadario a goccia che Aziraphale aveva fatto scendere per illuminare la sala a festa durante quel ballo in costume organizzato mesi fa proprio li tra i libri e le colonne, in cui lui e Crowley avevano ballato insieme, si erano sfiorati le mani per la prima volta in millenni non in amicizia, ma con un intento diverso, molto più profondo.

Crowley restò solo un momento a osservare quelle gocce rifulgere alla luce del giorno, mandando giù il groppo in gola nel ripensare a quel momento piccolissimo di felicità che avevano vissuto, al sorriso del suo angelo mentre si muovevano a ritmo insieme, alla dolcezza di quella mano morbida e curata sulla sua.

Cosa avrebbe dato, solo per poterla tenere ancora una volta tra le sue, quella mano, per sempre, per l eternità...

"Crowley..." Lo chiamò Muriel dolcemente, riscuotendolo dai suoi pensieri.

"Si, arrivo..." Rispose Crowley, recandosi in quella stanza della libreria con la ragazza, piena zeppa di faldoni.

Le successive ore le trascorsero entrambi a sfogliarli uno per uno, senza successo, quel documento pareva essere scomparso, volatilizzato letteralmente nel nulla.

"Eppure, la profezia di quella pazza di Agnes Nutter è chiarissima...la voce di Dio nasconde un segreto nella casa di lettura dell angelo biondo...questa è la casa di lettura di Aziraphale...quante altre c'è ne sono al mondo?" Sbottò Crowley spazientito, allungando quel biglietto a Muriel che lo lesse attentamente:

"Crowley...io penso che dobbiamo cercare nel posto dove Aziraphale leggeva di solito! La casa di lettura è quella! Sicuramente non leggeva in archivio!"

Crowley pensó un attimo, poi si illuminò:

"La scrivania! Aziraphale leggeva alla scrivania, sempre!"

La scala venne fatta a rotta di collo da entrambi, la scrivania raggiunta di corsa e i cassetti, con buona pace di Aziraphale, divelti uno per uno, finché proprio lì, sul fondo dell ultimo, non apparve, piegato in quattro parti proprio quel rapporto, che Crowley prese e lesse, li seduto su quel pavimento con Muriel:


 "Io, il Metatron, rappresentante della voce di Dio in terra, certifico che i grandi piani per il Secondo Avvento stanno per compiersi.

La falce sugli angeli ribelli che hanno alzato la testa davanti all ineffabile piano di Dio si è già alzata senza http://xn--piet-3na.e.continueremo.la/ stretta nel nostro santo paradiso fino a giugno 2024, dove la Seconda venuta si compirà..."


"Aspetta...aspetta...come giugno 2024????? È appena tra sei mesi!!!!!" Saltò su Crowley, seguito da Muriel che balbettò:

"E adesso? Adesso che facciamo?"

Crowley restò in silenzio un attimo, pensando a un idea:

"Devo... conferire con gli altri Lord infernali... Dobbiamo creare delle alleanze e fare fronte comune...Qui non è più una battaglia tra Paradiso e Inferno, Muriel...e probabilmente non lo è mai stata... è una battaglia tra tutti noi e i piani alti... Qui è una battaglia per evitare la fine del mondo definitiva, la fine di tutti noi...ascolta...Fai arrivare un messaggio ad Aziraphale..."

E così facendo, Crowley cercò freneticamente un foglio e una penna su quella scrivania, trovandoli, scrivendoci sopra due righe veloci, piegando il foglio in quattro e dandolo a Muriel:

"Muriel...dallo direttamente ad Aziraphale, non darlo a terzi, non fare conto su nessuno...a lui, in mano sua! Non preoccuparti, ora quando esco, siglerò questo posto anche con un mio miracolo, meglio essere cauti... Farò di tutto per proteggere anche te...non preoccuparti..."

Muriel prese il foglietto, lo mise nella tasca del suo giacchino bianco, annui e prese le mani di Crowley:

"Anche io farò di tutto per proteggere te, Crowley.. è quello che fanno gli amici..."

In quel.momento, un colpo alla finestra fece trasalire entrambi, ma quando capì chi diede quel colpo, Crowley sospirò:

"Sebastian..."

"Chi?"

"Il mio cazzo di galoppino...Entra!"

La porta si aprì con il suo solito scampanellio e un ragazzo di circa sedici anni, vestito con giacca e pantaloni di pelle nera, con lunghi anfibi borchiati, labbra e occhi neri truccati di nero e capelli anch essi neri lunghi fino alle spalle entrò di gran carriera, parlando divertito a Crowley:

"Buon pomeriggio, sua Ostilità, mi stavo domandando dove cazzo fossi finito e quanto durasse una pausa caffè..."

"Ti chiamano così, all Inferno?" Domandò esterefatta Muriel a Crowley, che alzò le spalle sarcasticamente:

"Solo lui perché è un coglione... Sebastian, non sei al mio servizio per farti i cazzi miei, qui ci sono problemi seri... Ergo, ora vieni con me..."

"Ah ok...lei chi è?" Domandò Sebastian rivolto a Muriel, che gli allungò una mano:

"Sono Muriel, gestisco la libreria del si..."

"Del shhhh, a lui non interessa... Vieni, Sebastian, io e te ora si fa un giro a Edimburgo da lord Sabnock ..."

Disse Crowley, spezzando la presentazione di Muriel e la stretta di mano che si erano appena scambiati lei e Sebastian, trascinando il suo segretario verso la libreria tirandolo per il bavero della giacca, mentre lui balbettò:

"Lo...Lord Sabnock?????? Il rappresentante dell Inferno a Edimburgo???? Quel lord???? E perché????"

"Ti spiego in auto...vieni..." Rispose asciutto Crowley già con un piede sulla porta, girandosi vero Muriel:

"Ricorda ciò che ti ho detto..."

"Si, anche tu...tieni, a proposito..."

E così dicendo, Muriel allungò un libro a Crowley,non un libro qualsiasi, ma una ristampa del 1941 di Orgoglio e Pregiudizio, con un segnalibro in un punto preciso.

"Aziraphale mi ha detto di dartelo, la prima.volta che ti avrei visto...gli manchi veramente...mi devi credere..."

Crowley prese il libro, sospirando malinconicamente:

"Lo so... Quando lo vedi...digli che mi manca anche lui. Tremendamente"

Muriel annui e si rivolse a Sebastian:

"Aspetta, tieni una cosa anche tu..."

E, così dicendo, Muriel allungò un sacchetto di biscottini a Sebastian che li prese come si può prendere qualcosa di prezioso, restando senza parole:

"Grazie... Io... Perché?"

"Perché sei entrato per la prima volta qui..."

"Ma...io...non ho comprato niente..." Balbettò Sebastian, con Muriel che alzò le spalle sorridendo:

"Mica volevo che comprassi...a presto..."

Sebastian restò di stucco, cercando di rispondere come poteva a Muriel che li stava salutando sventolando la mano, mentre Crowley lo trascinò dove era parcheggiata la sua Bentley dopo il suo ultimo incontro con Aziraphale, lo sedette senza troppa grazia sul sedile del passeggero, schioccò le dita verso la libreria e si mise alla guida, mentre lui continuava a guardare quel pacchetto sulle sue gambe come se fosse chissà cosa:

"Mi ha regalato dei biscotti, capo... Quella tua amica...mi ha regalato dei biscotti..." Balbettò Sebastian verso Crowley, che alzò le spalle, rimettendosi gli occhiali scuri:

"Mh...e allora? Mangiali se hai fame, ma non fare briciole sulla mia Bentley o le raccogli con la lingua..."

Ma Sebastian scosse la testa, melanconico:

"Non ho fame...io... semplicemente...non sono abituato....non ho mai ricevuto niente di gratuito così...sai...come vanno le cose all Inferno... Nessuno fa niente per niente... Ti sei...mai sentito amato e basta, per quello che sei, incondizionatamente, solo per il solo fatto di esistere? No, perché, a me, tranne da quando sto con te che in qualche maniera mi rispetti, non mi è mai successo..."

Crowley non rispose subito, li seduto sulla sua Bentley, mentre apri il libro datogli da Aziraphale alla pagina dove c era il segnalibro.

Lesse le parole che il suo angelo aveva sottolineato a matita e poco non ci mancò che non scoppiò a piangere li davanti a Sebastian.

Si ricompose e semplicemente sussurrò, posando il libro sul cruscotto e accendendo l auto:

"Si, mi è successo...di sentirmi così ... bene, mettiamoci in viaggio...siamo nei guai, mio caro, guai seri...se non li risolviamo...moriremo tutti, stanne certo..."

**************************



*****Diario di Aziraphale Fell, Paradiso, 1 gennaio 2024


Crowley caro, buon anno nuovo, sperando davvero lo sia.

Ho letto il messaggio che mi hai fatto arrivare Muriel, ti ringrazio tanto, è solo la conferma dei sospetti che purtroppo ho e che diventano sempre più evidenti che c e sotto qualcosa che ancora non riesco a decifrare del tutto, anche se ora sono diventato Arcangelo Supremo, non per mio volere, lo sai.

È da qualche giorno che la gente qui parlava a mezza bocca, bloccandosi quando mi vedono arrivare, ma li sentivo sussurrare in continuazione del fatto di un probabile anticipo della seconda venuta.

In.questi giorni, so che il Metatron dovrebbe conferire con Dio per la scelta della madre del nuovo Salvatore, ma di questo non so nulla, francamente, caro, neanche lui parla con me di queste cose, da quando gli ho parlato chiaramente dopo esserci incontrarti, i nostri rapporti sono cordialmente freddi, ma non mi importa caro, non mi importa di nessuno qui dentro, mi importa solo di me e di te, mi importa che tu possa essere salvo, mi toglie il sonno questo pensiero.

Per ora nessuno chiede del Libro della vita, spero davvero possa continuare così.

Caro...ti ho pensato così tanto a mezzanotte di un mese fa, ho pensato a te diventare Duca dell Inferno per amore mio, ho pensato a cosa avrai dovuto sopportare ,è stata l unica cosa che mi ha permesso di sopravvivere alla mia investitura.

Credimi, se mi avessero preso, legato e gettato così in una qualsiasi pozza d acqua per farmi morire lentamente, annegato, con l acqua nei polmoni, forse sarebbe stato meno soffocante.

Quanto bianco c e qui in Paradiso mio caro, quanto bianco, quella notte persino di più, sembrava quel verso della Sacra parola, hai presente: 


"...Se dico: «Almeno l'oscurità mi copra

e intorno a me sia la notte»;

nemmeno le tenebre per te sono oscure,

e la notte è chiara come il giorno;

per te le tenebre sono come luce..."**


Solo che normalmente quelle parole dovrebbero rassicurare, confortare, nel mio caso mi sono sentito morire.

Sicuramente anche tu hai vissuto la stessa cosa mia, quando sei diventato Arcangelo supremo anche tu, ai tempi.

La grande sala delle grandi occasioni luminosa da fare male agli occhi, uno stuolo di angeli di tutti i tipi, dagli amanuensi alle Dominazioni, tutti attorno a te, i piu giovani di loro che muovevano con fare oscillante i turiboli, c era tanto di quell' incenso tutto attorno da dare la nausea, mentre i serafini intonavano i canti di vittoria dei consacrati, un unica voce che è riuscita solo a stordirmi, tutto il tempo:


...Tu che abiti al riparo dell’Altissimo

e dimori all’ombra dell’Onnipotente,

dì al Signore: “Mio rifugio e mia fortezza,

mio Dio, in cui confido”.

(....)

Solo che tu guardi, con i tuoi occhi

vedrai il castigo degli empi.

(...)

Lo salverò, perché a me si è affidato;

lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.

 Mi invocherà e gli darò risposta;

presso di lui sarò nella sventura,

lo salverò e lo renderò glorioso.

Lo sazierò di lunghi giorni

e gli mostrerò la mia salvezza...***


E credimi, Crowley caro, non c e stato un solo momento in cui non ho pensato a te che ti sei affidato a me, che credi in me, che mi sostieni sempre, nonostante tutto, ho pensato a quella nostra litigata durante la prima Apocalisse nel gazebo del St James' park, mio caro, sapessi quanto ancora mi brucia dentro averti rifiutato quel giorno, la cecità che ho avuto nei tuoi riguardi mi fa ancora così male. Crowley, perdonami ti prego, perdonami tutto quanto.

Ho guardato, durante tutta la mia investitura, le mani del Metatron che leggevano la preghiera per chi si consacra al Paradiso come stavo facendo io, le mani che mi hanno unto la fronte con l olio santo, che si sono appoggiate sulle mie spalle subito dopo per darmi il benvenuto nella mia nuova carica, quelle stesse mani che hanno condannato angeli come te a tormenti indicibili, quelle mani piene di sangue innocente e ho provato tanta di quella nausea che mi sono dovuto sforzare di restare saldo in ginocchio e non dare di stomaco li, davanti a tutti, al solo pensiero di cosa ti è successo, Crowley ,per colpa loro, per colpa di tutte quelle mani che subito dopo ho dovuto stringere, una dopo l altra, mani tutt altro che sante, caro.

Pagheranno tutti, te lo garantisco, i loro reati verranno alla luce, nessuno resterà impunito.

So del miracolo di protezione che hai fatto alla libreria, grazie tesoro mio, non metterti nei guai per favore.

Cerca di mangiare ogni tanto, caro, cerca di dormire, ti penso notte e giorno,penso al bacio che ci siamo dati in libreria, non ho pace nel saperti lontano da me.

Mi manchi terribilmente, non abbiamo mai passato un solo Capodanno insieme, un solo momento sotto lo stesso tetto insieme, e inizio a non farcela più a stare senza di te, ho tenuto duro tutti questi anni, cercando di nascondere cosa provavo.per te, di fare finta che non fosse vero che sono innamorato di te, perdutamente, ma è così, lo sono e voglio stare col mio compagno, voglio essere come tutte le coppie del mondo, voglio poter vivere tutti gli anni e i secoli che vivremo insieme.

Resistiamo ancora un po', Crowley caro, ti prometto che non mollerò un solo momento, non l ho mai fatto.

Ora desidero incontrare il sergente Shadwell e Shax, sono sicuro che loro possano aiutarmi a recepire dei dettagli che ancora mi mancano.

Mio caro, in che guaio ci stiamo cacciando? Perche è tutto così nascosto? Perché nessuno qui parla chiaramente? Chi porterà il nuovo Salvatore nel mondo?

Vorrei poterti dare una spiegazione esauriente.

Vorrei davvero capirci di più.

L unica cosa che so è che ti amo.

Ti amo così tanto, così immensamente che sono disposto a qualsiasi cosa per te.

Anche a dannarmi, a morire, se sarà necessario.

Farò qualsiasi cosa perché tu possa avere giustizia, perché tu possa vivere libero sulla terra, nel.mondo che ami, che amiamo, che sarà sempre nostro, vada come vada.

Abbi fede,mio caro. Tutto concorre al bene, anche in questi tempi duri, ne sono sicuro.

Sei la mia luce, lo sei sempre stato, sei la mia fede, la mia speranza e tutta la bellezza del mondo.

Non scordare mai tutto questo.

Tuo per sempre e da sempre.

A.*****


**Salmo 136

*** Salmo 91

Notes:

...E che ne sanno
Gli altri che ti guardano
Non ti guardano come ti guardo io
Anche se ti mancano
Non ti mancano come ti manco io
Che non sono gli altri, sappiamo entrambi
Che c'è un filo rosso che ci unisce
Che non si vede, si capisce
Questo amore ci fa dormire male cinque ore
Pensarci tutte le altre diciannove
E, giuro, non ne posso più di fare a meno di te
E passare da fare tutto a un tutto da rifare
Ma guardaci adesso, che cosa siamo diventati
Da sconosciuti a innamorati...
(Il filo rosso, Alfa)

Chapter 9: La matassa si dipana

Summary:

I piani per il Secondo Avvento fervono, Dio nel suo ufficio, da brava croupier, gioca con le carte della sorte di tutti loro, Nina e Maggie aiutano Muriel molto indisposta e Shax, a casa del sergente Shadwell e Madame Tracy, trova finalmente un pezzo importante di questo puzzle che si sta creando davanti agli occhi di tutti...

Chapter Text

Paradiso, ufficio di Dio, gennaio 2024


"Ne è sicura, vostra Onnipotenza?"

La donna in tailleur bianco dietro una scrivania di vetro annuì all angelo davanti a sé, alzandosi lentamente in piedi e avvicinandosi a un fascicolo su un tavolo poco distante da lei

"Si, è questo il.mio.volere...sará lei la Madre che stiamo cercando..."

"Ma...vostra Onnipotenza... il Metatron..."

All udire quel nome di quel suo sottoposto che aveva giocato un po' troppo a fare Dio, la donna fece una smorfia contrariata.

"Non mi interessa cosa dice il Metatron...lui è un mio sottoposto... Questo è il mio volere...Il Piano si sta svolgendo in maniera perfetta...tutte le carte sono posizionate in modo che tutto vada come deve andare... Fidatevi di me... Sono o non sono l.Alfa e l Omega? Il principio e la fine?"

L angelo davanti a lei si limitò ad annuire:

"Si, vostra Onnipotenza..."

La donna in tailleur bianco annuì, congedando l.angelo e inserendo la cartella della Madre dentro il suo fascicolo, richiudendolo con soddisfazione.

Sapeva perfettamente cosa stava facendo.

Tutto procedeva nella giusta maniera e ogni cosa stava andando a suo posto.

Per tutti.


*********************************



Aprile 2024, Soho, London



"Nina..."

La voce di Muriel, strascicata e flebile sulla porta del suo locale, fece girare di scatto Nina dal bancone, dove era intenta a servire un paio di clienti.

"Muriel...che ti prende..." Sussurrò Nina, vedendo la giovane nuova proprietaria di quella che per anni era stata la libreria di Aziraphale, appoggiata allo stipite della porta, intenta a sorreggersi a stento.

"Non...sto..." 

E con un gesto secco della testa, Muriel rimise pesantemente in un angolo della strada, mentre Nina scavalcò due clienti per correre da lei, mettendole una mano sulla fronte e una sulla vita.

"Tesoro, tutto bene? Vuoi un caffè? Caldo, senza zucchero e un goccio di latte...ormai so come lo vuoi..."

Muriel sorrise appena davanti alla premura dell amica, ma scosse violentemente la testa.

"No...no.... Sono due mesi che sto così... Ho tantissima nausea ogni giorno... E mi gira la testa, mi gira così tanto la testa... Finora sono riuscita a sopportare un po'...ma oggi, oggi è orribile...mi sembra di essere...beh..."

E con le mani, Muriel fece il gesto di essere sheckerata come un cocktail, mentre Nina annui e la prese sottobraccio.

"Va bene...vieni...vieni con me, così non puoi stare in libreria... E io ho il locale pieno, davvero non riesco a fare nulla...ti porto da Maggie, ti aiuterà vedrai..." 

Muriel annui, mentre Nina, con alcuni gesti delle mani, fece intendere alla sua cameriera che si sarebbe allontanata un attimo e, tenendo Muriel sottobraccio, andò a suonare al negozio di Maggie, intenta a spolverare alcune mensole con quei vecchi dischi che ormai non comprava più nessuno praticamente in quel negozio quasi sempre vuoto, ma che lei si ostinava a tenere costantemente aperto, nonostante tutto:

"Maggie... Ho bisogno di una mano..." Sussurrò Nina alla sua amica, che, appena aprì la porta, impallidì:

"Oh cielo, che succede????"

"Muriel non sta bene...ha dato di stomaco e le gira la testa...hai un divano da qualche parte? Un letto?"

Maggie annuì, indicando una porta al fondo del negozio:

"Venite...vi porto a casa mia..."

E, così dicendo, Maggie apri quella porta e sorreggendol Muriel con Nina, le fece salire le scale per condurla nel suo piccolo appartamento, luminoso e colorato come lei, fin nella sua cameretta dove la fece togliere le scarpe e la giacchetta bianca e la fece sdrairare sul letto sopra un piumone pesca.

"Ecco qui...sei tanto pallida, Muriel cara...come ti senti...vuoi un thè caldo? Vuoi qualcosa?" Sussurrò Maggie a Muriel, inginocchiata vicino al bordo del letto, mentre la ragazza scosse la testa.

"No, grazie davvero...mi sento lo stomaco sottosopra...scusami il disturbo, Maggie..."

"Nessun disturbo, cara...ora riposa ... Puoi stare qui tutto il tempo che vuoi..." Sussurrò Maggie dolcemente, mentre Nina annui:

"Vado io a mettere un cartello fuori dalla libreria, dicendo che oggi è chiusa, non preoccuparti..."

"Grazie...perché davvero non mi reggo in piedi...sto proprio male...Oh no...mi viene da..." Balbettò ancora Muriel, che venne soccorsa immediatamente dalle due donne che la fecero rimettere in un catino che si materializzò quasi per magia nelle mani di Nina, tanto fu recuperato prontamente.

"Tesoro...ma hai mangiato qualcosa che non va per stare così male? Magari qualcosa che ti ha un po' intossicato..." Le disse dolcemente Muriel aiutandola a ripulirsi le labbra.

Muriel scosse la testa e Nina rispose al posto suo:

"Non penso, ha detto che sono due mesi che sta così...in effetti è un pezzo che non ti vedevo molto in forma..."

Maggie, a quelle parole, restò un po' in silenzio finché non sbarrò gli occhi:

"Tesoro...non è che sei incinta?"

Muriel strabuzzò fortemente gli occhi:

"No... cioè, non credo io...non ho mai avuto un uomo... beh... Vero che qualche secolo fa, sono riusciti a fare ugualmente, quando nacque Gesù...lo sapete, Maria, sua madre, non viveva ancora con suo marito Giuseppe... Ma io...beh...non credo..."

Nina e Maggie si guardarono un attimo negli occhi e convennero che era una giusta affermazione, vero che Muriel era un angelo, nel senso stretto del termine, ma magari questa volta le cose erano decisamente diverse.

"Va bene... tranquilla...magari è solo un po' di malessere...un intolleranza, chi lo sa...ora riposa...appena starai meglio, andiamo dal dottore..." Disse Nina a Muriel che annui, riuscendo fortunatamente ad appisolarsi.

Solo in quel momento, Nina guardò Maggie con riconoscenza 

"Grazie...per tutto...."

Maggie sorrise e allungò una mano, sfiorando quella di Nina:

"Figurati...ci sono sempre per te, Nina...lo sai... Sei mia amica..."

Nina sospirò forte a quelle parole dolcemente rassegnate di Maggie, cercando di ignorare come ogni volta il cumulo di pensieri e sensazioni che aveva in presenza di quella ragazza bionda vestita anni 50, davanti al suo sorriso dolce e laccato di rossetto rosso, ai suoi occhi buoni.

Sapeva bene che Maggie non provava solo amicizia per lei, ma si doveva rassegnare.

Loro due sarebbero rimaste solo amiche.

Non voleva un altra relazione, quegli anni orrendi con Lindsay le erano bastati.

Ma non potè non prendere la sua mano nella sua, aveva tanto bisogno del calore di quella mano che le giungesse al cuore, come sempre, perché, nonostante tutto, ora Maggie era importante per lei e solo lei la rassicurava, come poche persone al mondo.

"Lo so, Maggie...lo so..."


*****************************


"Tracy! Vai tu ad aprire, donna!"

Lo scampanellio continuo in quell' appartamento di Londra scocciò notevolmente il sergente Shadwell, intento in quel momento a rollarsi l ennesima sigaretta in panciolle sul divano in mutande:

"Oh mio caro tesoro, vorrei davvero, ma sto pulendo le barbabietole per pranzo, non riesco proprio..." Cinguettò dalla cucina la moglie Tracy, intenta a tagliare a pezzi piccoli delle barbabietole rosse e a ripassarle in padella, mentre la radio trasmetteva un concertino jazz facendola muovere a ritmo di musica, lei e i suoi capelli color arancione.

Shadwell sbuffò pesantemente e, con la sigaretta accesa penzolante dalle labbra, si trascinò verso la porta, grattandosi il sedere e mormorando una serie di imprecazioni sottovoce, alzando il tono quando aprì la porta:

"Chi dannazione è a que..."

La frase si smorzò sulle sue labbra quando, davanti alla porta, si ritrovò una donna elegantemente vestita con un tailleur rosso cangiante con un grosso fiocco sul petto, le mani guantate che reggevano una deliziosa borsetta e un grazioso cappellino in testa che lo saluto cordialmente:

"Buongiorno, sergente Shadwell!"

Paradossalmente quelle buone maniere accesero la collera del sergente che saltò su:

"Come dannazione sai chi sono io, eh? Chi ti conosce? Sei una spia dello sporco governo britannico? Tutte uguali, voi infingarde puttane di Babilonia..."

Ma Shax, senza minimamente scomporsi davanti alla verve di Shadwell rispose serenamente:

"Spiacente, ai tempi non esercitavo... Posso entrare? Devo conferire con lei di una questione molto importante..."

"Riguardo a cosa, lurida meretrice?"

"La fine del mondo..."

"Oh..."

A quelle parole, Shadwell si appoggiò sullo stipite della porta, si grattò ancora una volta la schiena, tirò una boccata alla sigaretta e le domandò serafico:

"Quanti capezzoli hai?"

Shax sospirò. Ancora non gli era passata quell' ossessione per I capezzoli al sergente.

"Lo veda lei stesso..."

E con un gesto preciso e rapido, Shax si sbottonò la parte sopra del vestito, scoprendo due seni sodi provvisti ciascuno di un capezzolo solo.

Shadwell a quella vista restò di sasso, limitandosi a farle un gesto per farla entrare in casa.

Shax, sempre imperturbabile, si rivestì, si pulí le scarpe col tacco sullo zerbino ed entrò in quel appartamento stile anni 70, pieno di tendine a catenella alle porte, lampade di dubbio gusto e decisamente pacchiano e peluche in ogni angolo:

"Chi era, caro? Oh, buongiorno...ci conosciamo? Come possiamo aiutare?" Disse Tracy, serenamente, uscendo dalla cucina e pulendosi le mani sul grembiule.

Shax le sporse una delle sue mani inguantate, che Tracy strinse nelle sue:

"Mi chiamo Shax, signora, sono una rappresentante dell Inferno sulla terra..."

"Una rappresentante dell Inferno?????? A casa nostra?????? Maledetta infingarda sgualdrina!!!!!" Saltò su Shadwell, come se qualcuno lo avesse punto con uno spillone, recuperando subito dopo un fucile che teneva sempre a disposizione e puntandolo contro Shax, venendo però rimbeccato dalla.moglie:

"Oh caro! Non essere ridicolo! È un mestiere.difficile..."

"La ringrazio della.comprensione..." rispose Shax, che non si era scomposta minimamente davanti alla.furia del sergente.

"Di nulla,cara...posso offrirle un bicchiere di vino?"

"No, grazie, di solito non bevo né mangio..."

"Non le dispiace se me ne preparo uno io?"

"Affatto..."

"Bene, si metta comoda così nel frattempo ci racconta tutto..."

E così dicendo, Madame Tracy si recò ondeggiando quasi in cucina, mentre Shax si sedette in maniera composta sul divano, la schiena dritta e le mani sulla borsetta, squadrando divertita Shadwell che non aveva ancora abbassato l arma che le stava puntando, mormorando frasi sconnesse come:"Una puttanella dell Inferno qui, a casa nostra, di persone per bene...ah ci fosse ancora l Inquisizione! Dicci cosa vuoi da noi, prima che ti mando all altro mondo!"

"Vengo proprio da lì, sergente, e non è un bel mondo glielo garantisco...in ogni caso... Sono qui perché proprio lei può darmi una mano..."

"A fare cosa?" Sibilò Shadwell, mentre Tracy si era seduta su una poltrona accanto a lui, sorseggiando il suo vino e sussurrandogli:

"Shhhh caro, non esagerare..."

Shax, continuando a restare imperturbabile, iniziò a spiegare:

"Bene... Dovete sapere che ai piani alti del Paradiso si sta tramando una cosa chiamata Secondo Avvento, nel quale è previsto uno sterminio di angeli e demoni ribelli..."

"Un altra Apocalisse? Oh, che seccatura..." Disse Tracy, sconvolta, aggiustandosi una ciocca di capelli, mentre Shax annuì:

"Esatto... Ormai non è più una battaglia tra Paradiso e Inferno, ma una battaglia tra le nostre fazioni e i piani alti che fanno il brutto e il cattivo tempo sulla nostra vita ... A quanto pare, il Metatron, che è praticamente il braccio destro di Dio, potrebbe avere ingigantito la condanna dell.attuale Duca dell Inferno, tal Anthony J Crowley..."

A quelle parole, Shadwell si rizzò sul divano:

"Il delinquente con gli occhiali da sole????? È un capo dell Inferno????"

"È secondo solo a Satana..."

"Oh, dannazione...dannazione..." Blaterò ancora Shadwell, mentre Tracy sussurrò:

"Caro, lascia finire la nostra ospite..."

Shax si schiarì la voce e proseguì:

"Come dicevo, stiamo cercando le prove di tale fatto per portarle a cospetto di Dio e fare si che il Metatron venga declassato e questa follia non venga messa in atto... Stiamo rivoltando da capo sia il Paradiso che l Inferno e non si trova, assolutamente...così abbiamo deciso di cercarlo qui sulla terra...e temo, signor Shadwell, che lei possa avere questo fascicolo per sbaglio in mezzo a tutti i suoi fascicoli di condanna alle streghe..."

"Ma questo non è..." Balbettò Shadwell, venendo interrotto da Tracy che cinguettò convinta:

"Oh, abbiamo una libreria intera piena di questi fascicoli! Proprio di là! Venga cara, controlliamo subito..."

Ci volle più di un ora a guardare ogni registro possibile e immaginabile, ma alla fine proprio Shax trovò quello che cercava.

"Incredibile...abbiamo avuto noi un documento del genere...per quale motivo ...." Domandò Tracy spiazzata a Shax che spiegò:

"Nessuno avrebbe mai avuto l ardire di cercare qui da voi...e cazzo, direi che lo hanno incastrato molto bene, altroché, il signor Crowley...Sergente Shadwell? Ho bisogno di lei...mi deve accompagnare in un posto..."

"E quale sarebbe?" Domandò Shadwell, sempre più scioccato dalla piega che stava prendendo quella strana giornata.

"Le Seven Sisters nel South Downs... Devo incontrare una persona...tal Aziraphale Fell, sicuramente lo conosce anche lei..."

A quelle parole, Shadwell si illuminò:

"Come no...la checca del sud! Quanto tempo!"

Chapter 10: Cosa è successo nel 1941?

Summary:

Crowley e Aziraphale, dopo mesi che non sono riusciti a incontrarsi, presi dalle rispettive cariche e dal cercare di stanare l imminente secondo Avvento, si danno appuntamento alle Seven Sisters nella Contea del South Downs, dove, nel 1941, il loro rapporto subì un brusco stop.
Ma cosa successe mai in quell' anno?

Chapter Text

...There's no chance for us

It's all decided for us

This world has only one sweet moment

Set aside for us

Who wants to live forever?

Who wants to live forever?

Who?

Who dares to love forever? (Oh, whoa!)

When love must die

But touch my tears with your lips

Touch my world with your fingertips

And we can have forever

And we can love forever

Forever is our today....

Al suono di quella canzone di Freddie tanto amata da Crowley, anche se ora come ora gli causava più angoscia che altro ascoltarla, lui spense la sua Bentley, uscendo dall auto con i suoi occhiali dal sole.sul.viso, la lunga divisa nera da Duca che sventolava al vento che imperversava su quella scogliera. Aveva detto a Sebastian di prendersi un giorno libero, dopo quasi tre mesi a girovagare in lungo e in largo dalle varie autorità infernali e ora era lì, davanti alle scogliere bianco sale della contea del South Downs.

Le Seven Sisters.

Crowley si domandò in tutta onestà perché Aziraphale avesse scelto quel posto come incontro ufficiale tra loro due come rappresentanti delle loro fazioni, quel suo angelo cosi tanto amato che era sempre così lontano da lui, sempre di più, almeno fisicamente erano almeno cinque mesi che non si vedevano più e lui non era neanche più comparso nei sogni se non per un momento fugace, per dargli proprio quello strano appuntamento.

Sapeva bene cosa rappresentava quel posto per loro.

Sapeva bene cosa era successo quella notte del 1941.

E allora perché? Perché di nuovo in quel posto?

Soprattutto...come avrebbe reagito al vedere il suo angelo, dopo tutto quello tempo?

Crowley sali sulla scogliera, respirando a pieni polmoni l aria pura e salmastra della zona che gli scompigliava piano i capelli, lo sguardo spaziò sull Oceano davanti a sé, sulle sue mille sfumature di verde e blu,per poi finire inevitabilmente su una casetta con le pareti di colore giallo acceso, che contrastava con le altre quattro o cinque casette tutt' attorno a loro, con i mattoni di coccio, con quel piccolo patio un po' rovinato e quel giardino così incolto, erano veramente secoli che nessuno ci aveva più messo mano e si vedeva.

In lontananza, si stagliava la figura di un piccolo paese e tutto attorno campi verdissimi e incontaminati.

Quella casa che, stranamente, nessuno aveva mai comprato, era rimasta esattamente così, invenduta e rovinata.ormai da tutti quegli anni di incuria.

Quella casa che non aveva mai smesso di sognare nel corso di quegli anni perché, per un solo momento, un solo fugace momento del cazzo, Crowley ci aveva sperato che potesse diventare casa loro.

Il loro rifugiò nel mondo.

Per un attimo, un solo fugace attimo, aveva sperato che Aziraphale potesse diventare suo marito...

E invece, gli era rimasto solo il ricordo amaro di una notte di litigi e di un anello che aveva preso il volo lungo quella scogliera, in un moto di rabbia e chissà dove diavolo fosse finito ormai...

Crowley chiuse gli occhi, sentendo la ruota del tempo girare davanti a sé, uno dei suoi tanti nuovi poteri come Duca infernale...i secoli che aveva vissuto si dipanarono davanti a lui come un rotolo di una pergamena, il vento si alzò più selvaggio scuotendo ferocemente i suoi vestiti, in un attimo il cielo si oscurò e davanti a lui, come se fosse una visione al cinema, comprave la sua Bentley nera, con a bordo lui e Aziraphale, vestiti proprio come negli anni 40, in una notte lontana.

"Ma che cazzo..." Sussurrò Crowley in puro spirito, bloccandosi davanti alla voce del suo Aziraphale che parlò:


"Mio caro, dove mi hai portato? Hai sempre delle sorprese incredibili..."

La voce di Aziraphale, li seduto sul sedile del passeggero, era un trillo vibrante di gioia, le sue mani quasi non riuscivano a stare ferma sul suo grembo, tanto tremavano dall eccitazione.

Crowley, sistemandosi il cappello sulla testa, sorrise,spegnendo l auto in.quella.stradina buia, dopo aver guidato per un ora e mezza buona, dopo aver lasciato Londra e la sua vita notturna, fatta di spettacolini in teatro, tutto per dimenticare l orrore della guerra che imperversava selvaggiamente ai loro fianchi.

"Ora vedrai, angelo...abbiamo passato una splendida serata, mi sembra un bel modo di concluderla..."

Lo sarà davvero, pensò Crowley, toccando l anello bianco nella sua tasca dei pantaloni, quell' anello che aveva comprato di nascosto dal suo angelo, troppo impegnato a gironzolare in quel negozio di arti magiche prima di quello sciocco spettacolo che doveva presiedere, emozionato come un bambino in un negozio di giocattoli. Lo aveva osservato girare felice tra gli scaffali, con gli occhi che gli brillavano, sentendo un calore nel petto così grande, così profondo, e proprio lì aveva preso quella decisione.

Voleva sposare Aziraphale. Voleva essere suo marito, per sempre.

Lo potevano fare, non col canone umano, che non permetteva il matrimonio tra uomini, veniva considerato peccato.

Ma col Sacro giuramento delle creature immortali come loro, si.

Bastava confessare davanti al cielo, alla terra, al inferno che quella persona tu l hai scelta per sempre come tuo compagno di vita e bum! Fatta, siete legati per sempre, un vincolo eterno, indissolubile.

Oh, del resto, erano davvero molti secoli che viveva praticamente da solo e se pensava a come potesse essere un compagno di vita, uno con cui condividere tutto,Aziraphale era la persona che più di tutte si avvicinava a quell' idea.

In fondo, andavano d accordo, condividevano tutto, forse...forse erano davvero innamorati l.uno dell altro, quella sera dopo il suo spettacolo di magia, passata a bere e parlare, parlare e bere gli aveva fatto credere ciò, l aveva sentita una corrente forte di qualcosa che non sapeva spiegare e che li univa a doppio filo da sempre.

"Sono così curioso, caro..."

"Allora...vieni, vieni con me..."

E dicendo ciò, Crowley scese dall auto, apri con galanteria la porta del suo angelo e lo fece uscire proprio davanti a quella casetta gialla, poco distante dal mare.

Aziraphale la guardò ammirato:

"Oh caro, che deliziosa casetta! Tutta gialla! Il mio colore preferito!"

"Lo so, angelo...conosco tutti i tuoi preferiti..." Sussurrò Crowley, avvicinandosi ad Aziraphale, sfiorando una delle sue mani e facendolo.avvampare, mentre il suo angelo si tolse il suo cappello dalla testa per tenerlo in mano

Era una serata così bella, così pacifica, si udiva solo il mare in lontananza e la luna era una palla bianca meravigliosa su nel cielo.

"E perché siamo qui davanti a questa casa..."

"Perché voglio comprarla, angelo"

Aziraphale guardò di sottecchi Crowley, decisamente quella sì che era una rivelazione, aveva sempre pensato che lui amasse gli appartamenti di lusso, la vita di città.

"Tu, caro????? Davvero?"

Stavolta fu il turno di Crowley di arrossire violentemente.

O ora o mai più pensò. Decise che doveva dire tutto quello che doveva dire in un unico momento, o altrimenti non c'è l avrebbe mai fatta, sarebbe svenuto lì seduta stante.

"Si... perché...vorreiviverequiconteangelo..."

Ad Aziraphale mancò il respiro, davanti a quelle.parole.del suo amico, di quel demone che era così importante per lui, da così tanto tempo che non sapeva più distinguere la sua vita divisa dalla sua, quel demone che aveva rischiato la sua vita per ridargli una borsa di libri preziosi per lui proprio poche ore fa, che lo aveva salvato da.quei.nazisti che imperversavano ovunque in quel periodo di guerra e restrizioni come un cancro devastante.

Quel demone che...che...forse amava davvero. 

Lo amava, con tutto il cuore e tutta l.anima. Esattamente per quello che era.

"Io...oh, caro...oh, davvero?" Balbettò dolcemente Aziraphale, davanti a Crowley che annui, il suo cuore che rimbombava nel suo petto come un tamburo.

"Si...angelo... Senti...sono millenni ormai che si gravità l uno a fianco dell altro... Forse è ora di mettere radici, forse è ora di diventare qualcosa in più di due amici... Io...beh...io...."

E così dicendo, Crowley fece per inginocchiarsi ma l aria improvvisamente in quella zona divenne irrespirabile, una cappa nera che gli levò il fiato, facendolo cadere dritto svenuto per terra, a due passi dalla sua Bentley, il suo cappello che rotolò poco distante da lì.

Aziraphale, anche lui fortemente intontito da quell' aria orribile, vide Crowley ai suoi piedi, pallido come un cencio, e si sentì morire:

"Crowley!!!!!! Crowley!!!!!" Lo chiamò disperato, lanciandosi su di lui per sentire se respirasse, ma una voce alle sue spalle lo raggelò:

"È ancora vivo...per poco tempo..."

Ad Aziraphale sali una nausea terribile, davanti a quelle.voci meliflue alle sue spalle. Sapeva benissimo a chi appartenevano:

"Michele... Uriel...Sandalphon..." Disse gelidamente Aziraphale, sempre.restando.a.fianco.del.suo Crowley e girando lentamente la testa verso quelle figure di bianco vestite che comparvero davanti a lui.

Era come un sogno terribile che si ripete, più cercavano di allontanarsi dalle reciproche fazioni e più loro gli stavano addosso, prima l Inferno, con Furfur e quegli strani zombie che si erano catapultati nel suo camerino post spettacolo come furie, era riuscito per miracolo a salvare quella foto che ritraeva lui e Crowley insieme, quella foto che ora era nel taschino della sua giacca, al sicuro.

E ora...ora il Paradiso.

Non c era pace. Per nulla.

"Che piacere rivedersi Azraphel... chi non muore si rivede..." Sussurrò Sandalphon, mentre Michele riprese, squadrandolo.con lo stesso trasporto con cui si guarda una cimice:

"Da che parte stai, Azraphel? Mi risulta che tu appartieni al Paradiso...sei qui sulla terra per controllare le mosse del.nemico, non per sollazzarti con lui al chiaro di luna..."

"Non stavamo facendo nulla di male...stavamo solo... parlando..." Spiegò in maniera asciutta Aziraphale, celando quanto più possibile nel suo cuore le parole che Crowley gli aveva detto, mentre Uriel riprese:

"Eppure a noi risulta che vi incontrate spesso e volentieri...con atteggiamenti che fanno pensare che siate una coppia, quasi..."

Michele, a quelle parole, lo squadrò con disgusto, mentre Aziraphale non provò neanche a spiegarsi, avrebbe solo peggiorato le cose, lo sapeva:

"Sei la vergogna della tua famiglia celestiale, Azraphel... Sei chiamato a restare nei ranghi del Paradiso, al quale appartieni...Tu e quel demone siete nemici ereditari, non siete fatti per stare insieme, siete esattamente come l olio e l acqua..."

"Questo non è vero..." Balbettò Aziraphale, pensando che, mai con nessuno si era sentito visto, considerato, amato, preso sul serio come quando era con Crowley, stare con lui era come unire le ostriche allo champagne, era semplicemente una meraviglia.

Così, diviso come quando cerchi di mischiare un liquido grasso come.l.olio all acqua, si sentiva proprio in Paradiso, con loro.

Ma Michele lo zittì immediatamente con un gesto della mano:

"...Quindi, o questa frequentazione con quel demone finisce ora, o prenderemo seri provvedimenti... "

E Michele, con un gesto solenne, alzò una mano verso il cielo tirandola giu e fece il gesto di schioccare le dita, venendo fermata dall urlo disperato di Aziraphale che la blocco con una mano:

"No!!!!!! No!!!!!! Non potete, no!!!!!!!"

"Non possiamo????? Oh mio caro, stupido e ingenuo Azraphel... basta uno schiocco di dita e il tuo demone smette di esistere seduta stante, il suo nome viene immediatamente cancellato dal libro della Vita...per sempre... A te la scelta...."

Aziraphale ispirò ed espirò a fondo, guardando quella casetta gialla e il suo Crowley ancora incosciente per terra, livido e gelido al tocco delle sue dita, i suoi occhiali neri poco distanti dal suo volto e provò la cosa più simile a una rabbia cieca, a un dolore sordo che gli pugnalò il cuore così forte che, se solo fosse stato vero, i suoi vestiti beige si sarebbero macchiati istantaneamente di sangue.

Per una volta che aveva avuto un desiderio, un sogno, una piccola speranza di un futuro col suo demone...col suo amore...

Improvvisamente quella speranza gli veniva strappata via, come quando dai un lecca lecca a un bambino, gli concedi di dargli due leccatine e poi glielo butti via, strappandoglielo.dalle.mani.

Allo stesso tempo, la vita di Crowley era più importante di qualsiasi cosa, piu importante persino di sé stesso.

"Mi odierà...mi odierà e non vorrà vedermi mai più..." Pensò affranto Aziraphale, grosse lacrime di rabbia gli scivolarono dagli occhi sulle guance mentre sussurrò:"E sia...farò come dite...ma risparmiate la sua vita... Vi prego..."

Michele sogghignò appena, conscia di aver beccato quel miserabile nel suo punto più debole.

"Bene...questo incontro tra di noi non è mai successo...ricorda, Aziraphale, ciò che ci siamo detti...au revoir, Azirapapa... addirittura mago ora, questa poi...ridicolo..."

E dicendo così, ridendo sguaiatamente con i suoi galoppini, Michele si dileguò, lasciando Aziraphale distrutto, in ginocchio con la terra sotto le mani, a singhiozzare violentemente di amarezza, finché l aria non tornò fresca e limpida e Crowley non si riprese, riaprendo gli occhi e mettendosi seduto:

"Oh, cazzo...che mi è preso..."

Ad Aziraphale scoppiò il cuore di gioia a vedere il suo Crowley riprendere colore e conoscenza, ma si trattenne, doveva proteggere il suo Crowley, doveva farlo a ogni costo.

Si asciugò le lacrime e replicò freddamente;

"Sei solo svenuto ... Avrai bevuto troppo...come tuo solito..."

Davanti al tono gelido di Aziraphale, Crowley si raggelò.

"Angelo...ma...che succede..."

"Non chiamarmi così! Non sono il tuo...animaletto da compagnia...noi siamo nemici ereditari! Un angelo e un demone! E tali resteremo fino alla fine dei tempi, Anthony J Crowley..."

Crowley sbiancò, tirandosi lentamente su in piedi, davanti alla faccia di pietra di Aziraphale, al suo tono potente:

"Che cazzo ti sta prendendo, Aziraphale... Che cosa è successo? Parlami!!!!!"

"È successo che noi non dovremmo stare insieme, ecco che è successo! Noi siamo.come.l.olio.e.l acqua! Dobbiamo smetterla di sollazzarci e restare ognuno nelle proprie posizioni!"

Le urla di Aziraphale rabbiose raggiunsero quasi il cielo, mentre Crowley si sentì morire, cosa era successo a quel suo piccolo angelo biondo davvero non sapeva spiegarlo. Fino a due minuti fa era tutto un caro di qui e caro di là.... E ora...

"Qualcuno dei tuoi capi del cazzo è venuto a rompere i coglioni? Parlami, dannazione!" Sbraitò Crowley, più di disperazione che di vera rabbia, con Aziraphale davanti a lui che si infervorò, i toni tra i due si accesero immediatamente:

"Non parlare così della mia fazione!"

"Parlo quanto voglio della tua fazione di merda!"

"Non ti permettere! Noi siamo un popolo di luce, di verità...siete voi che avete deciso di allontanarvi da tutto ciò!!!"

"E ne avevamo le nostre buone ragioni!"

"In ogni caso, non intendo più avere un rapporto con te! Ora se vuoi scusarmi, chiamerò un taxi..."

Crowley, davanti alla risolutezza di Aziraphale, cedette.

Era successo qualcosa, ma quell idiota di un angelo non voleva parlarne.

E a un certo punto, chissenefrega!

Se, dopo tutti quegli anni insieme, ancora non lo riteneva degno di stima, non era di certo intenzionato a passare la sua vita con lui.

Stupido a pensare di volerci vivere assieme. Stupido a pensare di averlo voluto sposare...

Che andasse a farsi fottere.

"Guarda... Aziraphale...solo perché sono un signore, ti riaccompagnerò a casa... Dopo le nostre strade si divideranno per sempre..."

"Perfetto..." Mormorò Aziraphale, sedendosi al posto del passeggero, pregando di non morire di dolore proprio in quel momento, mentre Crowley, prima di entrare in auto, imprecò ferocemente e lanciò via quell' anello tanto desiderato.

Non voleva più vederlo, non voleva averci più niente a che fare.

Il tragitto verso Londra avvenne nel più totale silenzio, fin quando la Bentley non si parcheggiò vicino alla libreria.

Aziraphale guardò la portiera della macchina, la porta della sua libreria, tutto pur di non guardare in faccia Crowley.

Non poteva permetterselo.

Se solo lo avesse guardato, lo avrebbe baciato, avrebbe ceduto.

Ne andava della sua vita.

"Addio...allora..." Disse in un soffio Aziraphale, uscendo rapidamente dalla portiera del auto per correre dentro la sua libreria. 

Solo in quel momento, da solo, nel silenzio di quel posto tanto amato, Aziraphale si lasciò andare, cadendo prima in ginocchio poi sdraiato in posizione fetale, singhiozzando tutte le sue lacrime di dolore e disperazione, la loro foto insieme stretta forte sul cuore.

Non sapeva che anche Crowley stava facendo lo stesso, la fronte sul volante della sua auto, grosse lacrime che gli scivolarono dagli occhi sulle guance.

Non fu una notte serena, per nessuno dei due.




Crowley, appena quella visione finì, cadde in ginocchio, pesantemente, sentendo la testa che girava terribilmente, come se fosse salito su una di quelle orrende giostre che ti danno la nausea.

Lo sapeva. 

Lo sapeva che era successo qualcosa quella notte.

Avrebbe dovuto intuirlo.

Le urla di Crowley, scomposte e furibonde, giunsero fino al cielo mentre maledisse con tutto se stesso tutto il piano in alto e anche quello in basso per tutto ciò che lui e Aziraphale continuavano a vivere, loro due che volevano solo amarsi per sempre.

E maledisse anche se stesso, per non aver capito, per aver lasciato andare via il suo angelo, per quell' anello lanciato via in un moto di rabbia...

"Crowley..."

La voce di Aziraphale, che stava risalendo in quel momento la scogliera, nella sua divisa bianca e blu, lo riscosse da quei pensieri.

"Aziraphale..." Sussurrò Crowley, rialzandosi in piedi a stento e sentendosi vacillare davanti al suo angelo che gli si avvicinò sorridendo commosso.

L avevano spacciato per incontro con la controparte ed entrambe le loro fazioni ci avevano creduto.

In fondo, formalmente, erano solo un Arcangelo supremo e il Duca dell Inferno che si incontravano sempre per chiarimenti sulla battaglia imminente.

In teoria, era proprio così.

In realtà, entrambi sapevano bene che non c'era nulla di formale, a dire il contrario di quello che sembrava fu il battito del loro cuore che rimbombò dentro la loro testa come un tamburo quando si ritrovarono vicini, fu il sorriso che ebbero quando si videro e le mani che si strinsero con più tenerezza di quanta non si dovrebbe dare a quello che dovrebbe essere un tuo nemico, fu quella sensazione che avevano sempre di stare bene solo quando erano entrambi vicini a una persona in particolare, l uno per l altro.

Rimasero senza parlare per un bel pezzo, li in piedi con le mani nelle mani dell altro, li davanti a quella enorme distesa verde e blu, non c era bisogno di parole, entrambi sapevano cosa erano l uno per l altro,  non si vedevano da così tanto tempo e ogni volta si mancavano un po' di più, ogni volta era sempre più dura lasciarsi.

"Mio caro...come stai?" Sussurrò Aziraphale dolcemente a Crowley che sospiró, la voce roca in gola che uscì gracchiante e dolorosa:

"Angelo...io...ti devo chiedere scusa..."



Chapter 11: Un chiarimento a lungo atteso

Summary:

Crowley e Aziraphale si rivedono e finalmente riescono a chiarirsi, non solo su ciò che accadde nel 1941, ma anche sul ciò che ha portato Crowley a essere condannato...in seguito scoppia un temporale, i due trovano riparo sotto la tettoia di quella che sarebbe dovuta essere casa loro e...si sa come funzionano i momenti Vavoom....
Nel frattempo il Metatron e Michele hanno dei progetti tutt'altro che santi...

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

"Caro, per cosa devi chiedermi scusa?"

Crowley sospirò alle parole del suo angelo girandosi a guardare il mare da quella.scogliera sul mare nella contea di South Downs, sciogliendo la stretta delle sue mani dentro quelle di Aziraphale.

Il vento quel giorno era più forte del solito e scompigliava loro i capelli, il mantello nero di Crowley e la coda della divisa bianca di Aziraphale sbattevano contro il.loro.corpo.

Davanti a loro, il.mare era scosso dalle onde, schizzi di spuma biancastra arrivarono fin da loro, senza arrivare a toccarli, una distesa di diverse gradazioni di colore blu che si perdeva per miglia e miglia mentre grosse nuvole scure piene di pioggia iniziarono a riempire il cielo.

"So cosa è successo quando ...beh...hai rifiutato la mia proposta di vivere insieme a me nel 1941... Ho avuto una...specie di visione... E ho visto tutto..."

Aziraphale non rispose subito, non riuscendo a staccare gli occhi da Crowley nella sua divisa da Duca tutta nera, davanti a quegli occhi colore del petrolio che lo distruggevano dentro, ricordava molto bene come erano, aveva dipinto tutta la sua libreria con quella tonalità di giallo.

Nonostante tutto ciò, era sempre meraviglioso, il suo demone amatissimo.

E il cuore gli faceva male da morire al pensiero di dover restare così formalmente lontani, quando l unica cosa che volevano era abbandonarsi.l.uno tra le braccia dell altro.

Il loro sguardo si staccò dal mare per dirigersi verso quella piccola casa poco distante dalla spiaggia, l unica ancora con le pareti gialle, nonostante ormai fosse sbiadita nel corso degli anni.

"Perdonami tu, caro...Mi fa male il cuore se penso a cosa è successo tra noi quella notte..."

Il tono sinceramente addolorato di Aziraphale sciolse il cuore demoniaco di Crowley che si commosse profondamente:

"Non è colpa tua, angelo... È colpa loro, di quei bastardi che hai su in alto..."

Lo sono davvero, pensò Aziraphale, pensando a ciò che Shax gli aveva dato con Shadwell pochi minuti prima.

Il foglio della motivazione della.condanna.di Crowley.

Era rimasto a guardare quel foglio, leggendo e rileggendo quelle righe, tremando da capo a piedi, la profezia di Agnes Nutter che Anathema gli aveva consegnato in uno dei loro ultimi incontri gli bruciava nella tasca della giacca.

Lei gli aveva detto di stare tranquillo, che tutto si sarebbe risolto per loro, ma dopo quelle parole, le certezze di Aziraphale stavano vacillando sempre di più:


"L angelo biondo come araba fenice

Morire e rinascere 

E forse perdere tutto

Per amore del Duca ingiustamente condannato"


Aziraphale sospirò. Non sapeva cosa pensare di quella profezia ma non gli importava di morire, onestamente. Gli importava di morire senza aver fatto il possibile per salvare il suo unico amore, senza aver ottenuto giustizia per lui.

'L.ho bloccata, sai..." Balbettò Aziraphale, vedendo Crowley guardarlo perplesso:

"Prego?"

"L ho bloccata...quella che doveva essere la nostra casa...ho fatto un miracolo prima che tu mettesti in moto la Bentley quella notte... Ho fatto in modo che nessuno voglia mai comprarla,finche uno di noi due non lo farà... In qualche maniera...ci ho sempre sperato...non ho mai dimenticato quella notte..."

Crowley non riuscì a parlare, si sentì il cuore in tumulto, un dolore sordo che gli strinse la gola al pensiero di cosa sarebbe potuto essere e non fu tra loro, al pensiero di tutti quegli anni a cercare di odiare Aziraphale, senza mai riuscirci.

"Mi dispiace, angelo...io...mi dispiace così tanto...mi sei mancato... In tutti quei anni che siamo stati divisi... è stato come avere il cuore strappato via dal petto..." Sussurrò Crowley, baciando piano le mani del suo angelo, che sussultò dolcemente, preso alla sprovvista, guardando il suo demone nei suoi occhi di petrolio.

Non voleva che quell ombra di quella notte offuscasse la bellezza e la purezza di quello che erano sempre stati.

Voleva solo ricordare le cose belle che loro due avevano vissuto, soprattutto ora che voleva andare a fare una delle cose più rischiose che potessero esistere al mondo...


"Un confronto con Dio???? Tu sei pazzo, Arcangelo supremo... Non sai a cosa vai incontro..."

Il tono scandalizzato di Shax fece alzare gli occhi al cielo ad Aziraphale, li in piedi sulla spiaggia con quella donna tanto complicata e allo stesso tempo importante per la missione che stava portando avanti.

Vicino a loro, Shadwell, seduto su un tronco di legno marcio, stava fumando e pulendo la sua carabina.

"Non ho alternativa... So bene che le vostre forze infernali si stanno armando e non accettano una tregua e così è da me...se vogliamo che questa storia finisca e nessuno rischi la vita, devo andare a parlare con i piani alti...senza nessuno che interferisca tra noi... Ci andrò con Gabriele... Qui non è più una battaglia tra le nostre fazioni! È un problema che va disinnescato all origine!"

A quelle parole, Shax reagì con un gesto di stizza:

"Ah quel maledetto Arcangelo... L amore veramente vi sta offuscando la testa...sapete bene che Dio non concede grazie in maniera gratuita!"

"Lo so..."

"Vi farete ammazzare!"

"So anche questo..."

"Beh...se c e una battaglia in corso, contate pure su di me! È tanto tempo che non impallino qualcuno..." Disse Shadwell, alzandosi in piedi con la carabina in spalla, lanciando la cicca per terra.

"E se posso dire una cosa, questa checca ha ragione per una volta, sono io il primo che ama battagliare, ma il pesce puzza sempre dalla testa..."

Aziraphale sospirò, non amava essere chiamato in quel.modo orribile, ma sorvolò, non era in quel momento la cosa più importante:

"Grazie signor Shadwell, avrò sicuramente bisogno di lei..."

Shax, davanti alla determinazione di Aziraphale, cedette. Chi se lo aspettava che quel piccolo angelo biondo fosse così risoluto, avrebbe sempre scommesso sul contrario.

Forse poteva quasi capire il perché il grande Duca dell Inferno era così perdutamente innamorato di lui.

"Non lo stai facendo solo per Crowley, vero, Arcangelo supremo?"

Aziraphale non rispose subito, guardando il mare davanti a sé lambire lento quel tratto di rena.

"Lo faccio per Crowley...per me...per te...per tutti...perché nessuno di noi possa più sentirsi incatenato in un ruolo che ti toglie il fiato e ti impedisce di vivere... Perché ognuno di noi possa essere libero di essere quello che è o di amare chi desidera... Perché nulla è più importante della libertà..."

Shax sorrise appena, allungando una mano che Aziraphale strinse, in quella strana connessione che avevano creato tra di loro in quei mesi:

"Mi spiace per quello che è successo a Crowley...non se lo meritava... Era un pezzo grosso del Paradiso, e amava così tanto le sue stelle..."

Aziraphale chiuse gli occhi, stringendo le.labbra, il foglio nella sua mano si accartocciò appena.

"No...non lo meritava..."





"Caro...abbiamo sbagliato entrambi... Per favore, non pensiamoci più...sono qui anche perché finalmente ho il foglio della tua condanna, Crowley...e avevo ragione... è ingiusta..."

Crowley, a quelle parole, spalancò gli occhi, tremando da capo a piedi, il mondo stava di nuovo girando vorticosamente attorno a lui:

"Il...ma come..."

Ma la voce gli mori in gola, mentre Aziraphale gli rispose dolcemente:

"Crowley...non sei stato condannato per una domanda...sei stato condannato per omicidio..."

A quelle parole, Crowley sbiancò violentemente.

Un ricordo orribile si dipanò nella sua mente, riguardante la rivolta che era scoppiata in Paradiso, la lotta tremenda che avevano fatto e...dal niente...quel piccolo angelo castano, un amico, che gli fece scudo col suo corpo e venne trapassato, cadendo tra le sue braccia, pieno di sangue... E subito dopo, l arresto, la prigione, la condanna...il suo mondo che finiva per sempre...

In pieno panico, Crowley iniziò a biascicare, gesticolando furiosamente:

"Cazzo no....no....No! Angelo, no! Io...io....Cazzo io, non ho mai toccato nessuno, mai!!!!!!! Eprahim non è morto a causa mia, non puoi credere a questo! Lui mi ha fatto da scudo col suo corpo, è morto tra le mie braccia ma non per colpa mia!! Non dormo già abbastanza la notte per questa colpa che ho, da sempre!!!!! Perché Eprahim è morto per difendere me!!!! Se ci credi, porca troia, sei solo un..."

Ma Crowley non finì di parlare, le sue mani erano di nuovo tra quelle di Aziraphale, strette nelle sue, mentre lui gli sussurrava piano di stare tranquillo, che andava tutto bene, che lui era lì per lui.

A Crowley scese più di una lacrima, tanto era sopraffatto da tutto quello che stava provando in quel.momento.

Rabbia, delusione, disillusione, disperazione, angoscia. E amore, tanto tanto troppo amore per il suo angelo e le sue mani che amava tanto, così calde, sulle sue che erano diventate due pezzi di ghiaccio.

"Crowley.. caro...mio caro...so che non sei stato tu. Lo so. Non ho bisogno di nessuna spiegazione..." Sussurrò dolcemente Aziraphale a Crowley che sbraitò:

"Come fai a fidarti di me? Sono un demone, ti potrei mentire..."

"Gli occhi che hai, caro. Gli occhi. Quelli non mentono mai"

Crowley a quelle parole piene di amore sentí le ginocchia cedere e cadde in ginocchio, con la testa sul ventre di Aziraphale, le sue braccia attorno alla sua vita, le braccia di lui sulla schiena, mentre lo carezzava piano con una mano sui suoi capelli, riuscendo appena a balbettare:

"Perché una cosa simile? Perché a noi due? Perché una cattiveria di questo tipo?"

Aziraphale non riuscì a rispondere subito, era troppo impegnato a cercare di calmare la sua rabbia nei confronti di quei piani alti che ormai odiava con tutto se stesso, che gli avevano inculcato delle nozioni orribili, che lo avevano tenuto bene chiuso in una bella prigione d' oro, nella quale era stato anche felice di restarci assurdamente.

"Non lo so, caro... So solo che farò di tutto perché tu abbia giustizia...te lo prometto..."

"Ormai... è tardi...angelo...per favore...non fare nulla, non metterti nei guai...per me..." Balbettò Crowley pensando che, onestamente non gli importava nulla di essere redento, gli importava solo che il suo angelo non morisse, che restasse con lui, stretto in quel momento per sempre.

Aziraphale stette per rispondere, ma proprio in quel momento quelle grosse nubi nere riversarono una quantità enorme di pioggia spiazzando completamente sia Aziraphale che Crowley, che sussurrò al suo angelo:

"Senti, angelo...ti va una piccolissima pazzia? Ti fidi di me?"

Solo quando vide il suo angelo annuire, Crowley lo prese per mano e insieme raggiunsero correndo la veranda di quella casa tanto amata, esattamente come recitava quel cliché da film.di Richard Curtis, film che Crowley amava tanto:


"Fai inzuppare le persone, falle riparare sotto un tetto e Vavoom è fatta!"


Appena si trovarono sotto quella tettoia mezza rovinata, mentre la tempesta imperversava dal di fuori, Aziraphale e Crowley, in piedi attaccati alla porta verde in contrasto con i muri gialli, vicini vicini, risero e risero così tanto per via di quella corsa scapestrata, finalmente di cuore, dolcemente complici come lo erano sempre stati fin dal loro primo incontro, dopo tutti quei tempo senza farlo insieme, finché le labbra di entrambi non furono di nuovo vicine, troppo vicine, talmente vicine che Aziraphale inizialmente si ritirò, sospirando un:

"Caro...oh caro ..se tu mi baci adesso ... perdo il controllo di me...non riuscirei più a proteggerti..."

A quelle parole, che pur sapeva essere a fin di bene, Crowley sbottò:

"Angelo... è proprio lì il problema! Abbiamo perso seimila anni a proteggerci...e ci siamo dimenticati la cosa più importante...ci siamo dimenticati di amarci!!!! Tra due mesi potremmo morire, angelo... Ci siamo fatti un culo così per cosa? Solo per vederci annientare a vicenda...cosa può succedere...se per una volta siamo solo...Noi? Non un Arcangelo Supremo...ne un Duca dell Inferno...solo Aziraphale e Crowley che si amano e basta...Perché è così cazzo!! È così, lo sai che è sempre stato cosi...Sono seimila anni che è cosi, sono seimila anni che ci amiamo, cazzo, io ti amo più della vita e anche tu, lo so, ci siamo lasciati, ci siamo ritrovati, abbiamo cercato di fare finta di niente per secoli...non ha funzionato, io ti amo! Ti amo! Ti amo da impazzire, ti amo da sempre....se devo morire in questa guerra di merda, voglio essere tuo per sempre... Solo per una notte, una sola stramaledetta notte...Fermo il tempo, nessuno saprà niente... Guarda!"

E con un solo gesto della mano, dal basso verso l alto, Crowley fermò il tempo attorno a quella casa, che si chiuse in una corrente spazio temporale tutta sua, come se fosse diventata una di quelle palle di vetro con dentro la neve che vendono come souvenir.

"Nessuno ci vedrà...ci inventiamo un balla qualunque per il ritardo che faremo, tanto peggio di così...Angelo...'Ho lottato invano, non c'è rimedio, non c e alcun modo di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami...'"***

A quelle parole, Aziraphale si illuminò, col cuore che gli batté talmente forte nel petto da sentirlo rimbombare fin nella testa:

"Alla fine hai letto il libro di Jane che ti.ho fatto avere..."

"Si...e scriveva pure bene!!!! Chi se lo aspettava..." 

Aziraphale senti le lacrime scivolare dagli occhi alle guance, fissando le labbra del suo Crowley, quelle labbra che ricordava così perfettamente, nonostante le avesse baciate una volta sola.

Si rese conto che c era una cosa che desiderava con tutto se stesso, ardentemente, con ogni parte di sé: riavere quelle labbra sulle sue.

Aveva ragione Crowley, potevano morire da lì a poco, soprattutto lui, con quel proposito che aveva in testa.

Non sarebbe morto con quel rimpianto nel cuore.

Al diavolo tutti.

Avevano già rubato.loro il.loro primo bacio, il loro primo abbraccio.

Non avrebbero rubato.loro più niente.

Aziraphale sospirò profondamente e sussurrò:

"Sai cosa? Hai ragione caro...Hai ragione..."

E, subito dopo, con un gesto deciso ma dolce allo stesso tempo, Aziraphale afferrò il viso del suo amato demone tra le mani e lo baciò di nuovo , finalmente, a lungo, su quelle labbra che erano solo sue, quelle labbra che aveva così tanto desiderato baciare, che non aveva mai dimenticato, che aveva sognato per notti e notti, con gli occhi chiusi, sussurrandogli tra un bacio e l altro che lo amava, lo amava, più di qualsiasi cosa, più della vita, che aveva sempre amato solo lui, nessun altro al mondo, abbandonato nelle braccia di Crowley che stava rispondendo a quel suo bacio tanto intensamente, perso in quelle braccia che sapevano di porto,di arrivo, di quotidianità, di dolcezza, di casa semplicemente, con i vestiti e i capelli bagnati, la tempesta che imperversava fuori e che pareva quasi proteggerli da tutto e non gli importò di perdere la testa, sapendo di essere al sicuro, o di sentire.le gambe molli o il cuore che gli stava esplodendo nel petto come una supernova, anzi lasciò che tutto il suo corpo perdesse il controllo stretto a Crowley che gli stava tenendo le sue mani ben salde sulla sua schiena,trascinandolo dentro casa chiudendo con un calcio la porta dietro di loro, proprio mentre la giacca di Aziraphale veniva sbottonata, il mantello di Crowley cadeva leggero a terra.e le labbra di Crowley scivolarono giù sul suo collo.

Erano pronti a giurarlo anche davanti al cielo e all Inferno se necessario, non si erano mai amati con così tanta ferocia e disperazione.


*******************


"Signore?"

Il Metatron, da dietro la sua scrivania, alzò gli occhi dal plico di fogli che teneva davanti a sé per guardare negli occhi Michele oltre il tavolo.

"Che succede?" 

"Guardi cosa abbiamo trovato..."

E, con un gesto rapido, Michele posò sulla scrivania una serie di foto di Aziraphale e Crowley davanti alla porta di quella casa nel South Downs, poco prima che Crowley fermasse il tempo.

Il Metatron squadrò quelle foto con profondo disgusto, sbottando un:

"Bastardo...fraternizzare col.nemico, addirittura..."

"Non sta solo fraternizzando...sono innamorati... Lo sapevo che non dovevamo fidarci di lui... Ora cosa facciamo?" Domandò Michele al Metatron, che rimase un secondo in silenzio, un ghigno malefico gli si creò sul volto.

"Vorrà dire che anticiperemo questo Secondo Avvento, caro Michele... E daremo una bella lezione a quel piccolo bastardo...una lezione che non dimenticherà tanto facilmente... Pensa di averci gabbato...non è così... E la vita sua e di quel demone bastardo sarà rovinata...per sempre!"

E subito dopo quelle gelide parole una risata maligna e selvaggia da parte di entrambi fece tremare le vetrate immacolate del Paradiso.

Non

 c era assolutamente nulla di santo in quel finto momento ilare.




***estratto di Orgoglio e pregiudizio 

Notes:

"...Tossing, turning
Struggled through the night with someone new
And I could go on and on, on and on
Lantern, burning
Flickered in the night, only you
But you were still gone, gone, gone
In losing grip
On sinking ships
You showed up just in time
This love is good
This love is bad
This love is alive back from the dead,
These hands had to let it go free, and
This love came back to me, ol..."
(This love, Taylor Swift)

Chapter 12: Scuse e promesse

Summary:

Crowley e Aziraphale hanno passato la notte insieme, si può intuire in che modo
Il mattino dopo, seduti nella cucina in quella che doveva essere la.loro.casa, i due continuano a chiarirsi a cuore aperto e iniziano a progettare la loro eventuale vita lì dentro, ma un ombra scura incombe su di loro...

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text


"Buongiorno caro...oh...e questo cos e?"

Crowley, seduto in quel tavolo spoglio di quella cucina spoglia di quella casa completamente dimessa e lontana dal mondo in quella contea inglese vicino al mare, vestito solo con dolcevita nero e pantaloni scuri, si girò sorridendo verso il suo angelo, appena sceso dalle scale che portavano alla camera al piano di sopra, anche lui solo in camicia e pantaloni chiari, per fortuna senza ne cravattino, ne farfallini vari.

"Oh, buongiorno angelo, ho solo pensato che poteva farti piacere fare colazione... A quanto pare c è una pasticceria proprio qui nel paese vicino..."

Aziraphale restò a contemplare commosso con una mano sul.petto le due tazze di thè con la teiera sul tavolo e un vassoio di morbide eclairs piene di crema.

La casa era effettivamente piena di polvere, ma il tavolo era pulitissimo e non c era per nulla odore di chiuso, poteva tranquillamente immaginare fosse per merito di un piccolo miracolo del suo amato.

"Caro...le mie preferite...te lo sei ricordato..."

Crowley gli lanciò un occhiata molto eloquente e divertita:

"Mi ricordo tutti i tuoi preferiti, angelo, dopo tutto questi secoli insieme...cosa credi..."

"Ma quando sei uscito? Non ti ho davvero visto andare via e rientrare..."

"Perché dormivi..."

"Dormivo????"

"Come un piccolo ghiro in una quercia, ogni tanto capita anche a te, cosa credi...russavi pure..."

Aziraphale scosse la testa sedendosi vicino al suo amato, che provvedette a versargli una tazza di thè.

Dopo quella splendida notte insieme, quella mattina era una conclusione meravigliosa , un lungo filo rosso che era partito da quella camera raffazzonata al piano di sopra, con appena un letto, un materasso e delle lenzuola vecchie e ora proseguiva li, in quel momento così normale e allo stesso tempo così speciale.

C era così tanta profonda intimità, in quei discorsi tra loro due finalmente sereni, senza un filo.logico, in quei silenzi pieni di pace, in quelle mani che si stringevano sopra il tavolo.

Era tutto così bello, così celestiale, era il primo momento che vivevano come coppia in una casa, non in luoghi neutri come la libreria o al tavolo di un ristorante o di un bar.

Eppure.

Eppure Aziraphale le aveva notate, ieri notte, quelle cicatrici orribili sulla schiena del suo Crowley, mentre, entrambi nudi, lo aveva tenuto stretto contro il suo petto, delle lunghe strisce rosse e profonde, qualcuna ancora sembrava appena fatta, tanto la carne, li sotto le sue ali nerissime che giacevano a riposo sopra il suo corpo, si poteva quasi toccare a mani nude.

Nella sua mente si aprirono tutti i peggiori scenario possibili di cosa poteva aver vissuto il suo Crowley, quando sparí davanti ai suoi occhi nel cimitero di Edimburgo,e furono tutti pensieri orribili che solo materializzarli nella sua testa lo annientarono, si sentì strappare via l anima dal corpo.

"Cosa ti hanno fatto, amore mio?" Sussurrò Aziraphale in un unico sibilo vibrante di dolore, sentendosi la testa pesante, il cuore stracciato, un profondo senso di colpa che lo invase completamente.

Ecco perché il suo Crowley, dopo quella notte insieme nel 1827, aveva quasi smesso di sorridere, diventando sempre più cupo, sempre più diffidente.

Ecco perché gli aveva chiesto l acqua santa.

Ecco il perché di tante, troppe cose.

Aziraphale pianse a lungo, quella notte di nascosto dal suo amato, lacrime di rabbia che gli consumarono le guance, mentre aveva provveduto a guarire quante più cicatrici possibili, non era riuscito a sanarle tutte, c erano maledizioni infernali che non riusciva a spezzare nemmeno lui.

Era il minimo che potesse fare, dopo quella notte intensa e piena di amore che avevano appena vissuto, dove si erano amati finalmente, dopo tanti troppi millenni che desideravano farlo, con tanta dolcezza e tanto desiderio, sulle note di una di quelle canzoni che Crowley amava tanto e che aveva fatto suonare con un qualcosa del suo cellulare, con quelle parole che sembravano plasmate su di loro:


You and me

We are destined

You'll agree

To spend the rest of our lives

With each other

The rest of our days

Like two lovers

Forever - yeah - forever


My bijou...



Era il minimo, dopo tutti quegli anni di devozione totale che avevano avuto e che avevano ancora uno per l altro.

E, sia dopo quella scoperta orribile e sia dopo la verità sulla condanna di Crowley, Aziraphale era sempre più convinto di cosa voleva fare, dell appuntamento che voleva richiedere a Dio, anche se sapeva che era una mossa azzardata e ad alto rischio, anche se sapeva che c'era una possibilità che andasse tutto male, anche se sapeva che quello che stava vivendo, probabilmente, se tutto sarebbe andato male, sarebbe stato l ultimo suo momento con Crowley.

Per questo, quella.notte, lo tenne così stretto a sé da poter contare tutte le sue costole sotto le sue mani, con le sue lunghe ali dorate che lo coprirono dolcemente e il viso affossato nel suo collo, finché, evidentemente, il sonno che lo coglieva raramente e l angoscia non lo vinsero e si addormentò di un sonno inquieto,doloroso e per nulla riposante.

Ora c era solo più ancora una cosa che ad Aziraphale non andava ne su ne giù, nonostante quel momento felice, che lo faceva soffrire.

Il sole, post tempesta, era luminoso già nelle prime ore di quel mattino e illuminò dalla finestra dietro di loro tutta quella cucina dove Aziraphale sospirò profondamente, stringendo forte la mano del suo demone e dicendogli tutto di un fiato:

"Crowleypuoiperdonarmi? Ti prego..."

Crowley rimase decisamente perplesso davanti a quelle scuse, riuscendo a biascicare giusto un:

"Aziraphale...non devo perdonarti nulla .."

Ma Aziraphale scosse la testa, continuando il discorso:

"Si invece...mi devi perdonare tutto...non solo quello che è successo nel 1941...ma tutti questi anni in cui ho dovuto tenerti lontano da me per paura che ti succedesse qualcosa, mi devi perdonare quando non sono riuscito a farti venire a vivere da me quando l Inferno ti ha tolto l.appartamento dove abitavi e non ti ho dato un posto dove stare, mi devi perdonare quando ho dovuto lasciarti per andare in Paradiso e tentare di risolvere una volta per tutte, per tentare di creare un posto dove poter stare insieme... Mi devi perdonare...tutte le volte che ti ho considerato un nemico...tutte le volte che ho pensato che la mia parte fosse migliore della tua...mi sento così in colpa per tutto... Mi devi perdonare quello che ti ha fatto l Inferno e che io non sono riuscito a evitare... Ho visto cosa ti hanno fatto, Crowley... E io...non ho potuto evitarlo...ho visto le cicatrici sulla tua schiena questa notte...Tu sei sempre stato la mia casa, la mia famiglia, il mio rifugio...Il mio tutto, l amore della mia intera esistenza...ma ci ho messo così tanto a capirlo... perdonami, caro... perdonami..."

Crowley non riuscì quasi a parlare, aveva gli occhi pieni di lacrime.

Si era accorto.immediatamente quella mattina, quando si era svegliato, del tocco curativo di Aziraphale, per la prima volta in tutti quegli anni non fu doloroso spiegare le sue ali per sgranchirle ne fu doloroso alzarsi da un letto.

Il ricordo di quei lunghi giorni di torture continue li chiuso nei sotterranei dell Inferno solo per aver fatto una buona azione, per aver impedito a una ragazza di suicidarsi lì a Edimburgo, erano ancora ricordi fin troppo vividi, ma non si era mai pentito di cio che lui e Aziraphale avevano fatto, forse era proprio quella la sua vittoria, non essere mai diventato come loro.

Vero, in quell' occasione era strafatto di laudrano, ma in ogni caso lo avrebbe fatto comunque, lo sapeva.

In quel.momento, li col suo angelo in lacrime davanti a lui, Crowley si sentì sopraffatto e riuscì solo più a sussurrare: "Angelo...angelo... Vieni qui..." girandosi verso Aziraphale e prendendogli piano il viso tra le mani:

"Angelo....punto uno, non sei stato tu ... Guardami! Non sei stato tu, va bene? Ficcatelo in testa...e soprattutto...quello che mi hanno fatto non lo avresti potuto impedire in nessuna maniera... ti avrebbero fatto del male e credimi, per me sarebbe stato cento volte peggio...e poi, guarda che non hai sbagliato solo tu...sono stato anche io bloccato da tante paure, da tanti pregiudizi, ho sempre e solo pensato a scappare via, senza affrontare ciò che ci impediva di stare insieme una volta per tutte... Mi sono creato una vita piccola e fragile con quattro certezze del cazzo perché avevo paura che, al minimo cambiamento, tutto sarebbe sparito e non avrei saputo reggere niente...Ho avuto una paura fottuta, ridicola quasi, non ho pensato che ero, sí, relativamente tranquillo in quel modo, ma non eravamo completamente l uno per l altro come ora... L hai ben visto, ho dovuto rivivere tutto quello che ho vissuto con... beh ...la condanna e tutto quanto, tutta quella merda che mi bloccava per stare con te ed è stata dura, l ho evitato per tanto tempo... Ho pensato di non essere abbastanza per noi due... "

"Amore, ma questo non devi neppure pensarlo..." sussurrò Aziraphale scuotendo la testa tra le mani del suo demone che sospirò e riprese:

"Lo so...ma erano le mie sciocche convinzioni alle quali ero aggrappato come una cozza su uno scoglio...Idiotamente lo so...Abbiamo sbagliato tutti e due... anche per amore, certo, ma non c'è solo una colpa... quindi non farti del male, per favore, angelo...va bene... Va bene????"

Aziraphale sospirò forte, poggiando la testa sul suo petto e sussurrando appena: "Non merito il tuo amore..."

"Lo hai...- rispose semplicemente Crowley, stringendo Aziraphale a sé - non è questione di merito... Sei tu, angelo. Sei semplicemente tu. Sei sempre e solo stato tu, per me..."

Aziraphale sentì le lacrime correre dagli occhi lungo le guance.

Benedetto il giorno in cui in quel cosmo buio aveva sentito la voce del suo Crowley chiamarlo da lontano, benedetta la pergamena che si era ritrovato in mano e quel sorriso che gli aveva fatto girare la testa istantaneamente.

Allo stesso tempo però maledetti chiunque gli stava impedendo di vivere quel sorriso, che lo aveva spento per un po', maledetti chiunque stava impedendo loro di essere felici e basta:

"Anche tu per me...solo e sempre e tu... Non ho mai amato nessuno altro...neanche per sbaglio..."

'"Lo so... neanche io. Te lo giuro..." Sussurrò piano Crowley con la fronte poggiata sulla testa di Aziraphale, respirando finalmente quella sensazione totale di serenità,nel sapere che ogni barriera che li aveva involontariamente divisi ora era crollata.

I due restarono in silenzio per un bel po', semplicemente vicini così, col the nelle loro tazze che si raffreddò inesorabilmente, finché Crowley non capì che forse era il momento di alleggerire un po' quella situazione:

"Senti...angelo... Visto che ...a quanto pare questa casa come dire...chissà...in futuro...magari...beh...hai capito... comunque...come te la immagini?"

Aziraphale sollevò la testa per guardare dall isola di quella cucina l open space praticamente vuoto davanti a loro, l unica cosa presente in quello spazio era una libreria sgangherata e momentaneamente inutilizzabile lungo tutta una parete e finalmente sorrise:

"Beh...-mormorò- prima di tutto sistemerei quella libreria... È bellissima, ma tutta distrutta..."

Crowley scosse la testa, divertito:

"Ci avrei giurato...e poi?"

"Beh...poi...io ho sempre amato le tende di pizzo bianco alle finestre... E ho visto di recente un quadretto con un disegno di due usignoli in un negozio poco distante da qui, nel paese vicino alla spiaggia dove ho incontrato Shax e Shadwell...l ho comprato e lo darò a Muriel da tenere in libreria. Perché ho sempre pensato che sarebbe stato bello vederlo appeso...beh...nella nostra cucina..."

Crowley sorrise, lasciando parlare il suo angelo, finalmente rasserenato, sapeva bene che su tre cose diventava adorabilmente logorroico: i dolci,i libri e le chiacchiere di arredamento.

E così, i due parlarono a lungo su come arredare quella loro casa immaginaria, e quei pensieri erano così tanto belli e li riempirono di così tanta gioia che il tempo volò senza che se ne accorgessero.

Decisero tutto insieme, veramente tutto, alzandosi in piedi e passando di stanza in stanza.

Decisero il colore di ogni parete, la forma del divano, il colore del copriletto e la disposizione dei vestiti negli armadi, progettarono la serra e l orto di Crowley e molte altre cose ancora, finché non si ritrovarono in piedi, nel mezzo di quel salotto spoglio, tenendosi le mani e sorridendo, felici di quello sprazzo di libertà:

"Bene, angelo... è tutto deciso... Risolviamo in fretta questa cazzata di Secondo Avvento, cerchiamo di non morire e poi verremo a vivere qui insieme...va bene?"

A quelle parole di Crowley, Aziraphale si rabbuiò, stringendo più forte le mani del suo amato e distogliendo lo sguardo.

Il tono di voce che ebbe subito dopo fu solenne, il tono che aveva quando non ammetteva repliche:

"Crowley... Se dovessi morire, voglio che vieni tu qui. Anche da solo"

Crowley dovette un secondo ricordarsi come si respirava davanti a quell affermazione di Aziraphale, che ora stava fissando il vuoto davanti a sé, con quell' ombra davanti agli occhi, un misto di dolore, dolcezza e rassegnazione.

Perché aveva detto una cosa simile? Come poteva...anche solo pensarla?

"Angelo...non dire così...ce la faremo..." Sussurrò appena Crowley, ma Aziraphale riprese, deciso:

"Potremmo farcela , come no... Se io non dovessi farcela, vieni a vivere qui..."

"Angelo..."

"Non sono riuscito a darti una casa in questi due anni e questa casa è bloccata dal 1941, esattamente come la prima volta che l abbiamo vista... Se dovessi morire, tutto ciò che voglio è saperti al sicuro..."

Davanti a quel tono così risoluto, così accorato, così pieno di rimpianto di Aziraphale, Crowley si sentì cedere il terreno sotto i piedi:

"Mi stai mettendo ansia, Aziraphale..."

Ma Aziraphale prosegui, con tono perentorio:

"Promettimi che verrai qui, in qualsiasi maniera vadano le cose, Crowley! Promettimelo!"

"Angelo ..."

"Promettimelo, Crowley!"

Crowley si zittì, davanti al volto di pietra del suo angelo, ai suoi occhi luccicanti e pieni di fuoco.

Non sapeva il perché di quel discorso del cazzo, ma sapeva che non poteva proseguire oltre, ne tentare di farlo ragionare in qualsivoglia maniera, lo conosceva molto bene.

Probabilmente aveva solo paura, niente altro.

Sperava fosse solo per paura quel discorso delirante.

Sperava davvero che non sentisse altro, che non percepisse una fine diversa per tutti e due, che non stesse pensando una qualche cazzata per salvarlo.

"Lo prometto..."sussurrò quindi Crowley, stringendo forte le mani del suo angelo, che quasi sospirò di sollievo, poggiando la testa sulla sua spalla e lasciandosi abbracciare forte, a lungo, finché Crowley non guardo fuori dalla finestra, il sole era alto nel cielo e il suo tempo sulla terra sì era già prolungato troppo:

"Devo... Andare...Angelo mio..."

"Si...anche io... Anche io, caro... Facciamo come abbiamo detto..."

"Chiamami se hai bisogno, lo sai...lo sai che vengo subito da te..."

"Si...lo so...lo so, caro... Abbi cura di te..."

Con un gesto della mano, fecero riapparire le loro divise da Arcangelo e Duca sopra i loro corpi e si baciarono di nuovo con tanta dolcezza, come se sentissero che per molto tempo non lo avrebbero potuto fare, finché Crowley con un ultimo sguardo a quel suo angelo che tanto amava, sciolse con un gesto il blocco del tempo che li aveva protetti e, uscendo da quella casa, si recò verso la sua Bentley, parcheggiata poco distante.

Appena la mise in moto, subito dall.autoradio partirono i suoi Queen:


...I guess we drift alone in separate ways

I don't have all that far to go

God knows I learnt to play the lonely man

I've never felt so low in all my life

We were born to be just losers

So I guess there's a limit on how far we go

But we only have one more day together so

… Love me like there's no tomorrow

Hold me in your arms, tell me you mean it

This is our last goodbye and very soon it will be over

But today just love me like there's no tomorrow...


"Ti prego, Freddie non ti ci mettere anche tu ..." 

Sbottò malamente Crowley, ripartendo verso quello che ora era il posto dove viveva, sentendosi l anima completamente devastata e troppi pensieri che non riusciva davvero ad acquietare.

Notes:

"...And after six thousand years, if the world disappears
I'd fight angels and demons to find you, my dear
I hear heavenly sounds in my head when you're near
I'm alright now you're here..."
(Come with me, Chxlotte)

Chapter 13: A riveder le stelle

Summary:

Crowley, rientrato all Inferno, parla a cuore aperto a Sebastian del suo passato, dei suoi piani e di ciò che prova per Aziraphale, ricevendo un inaspettato appoggio da parte del suo segretario e un regalo inaspettato da parte del suo angelo, ma una notizia terribile scombina tutti i loro piani...

Notes:

"...Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo,

salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle"
(Dante Alighieri, Inferno, canto XXXIV)

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text


"Quindi come è andata...con Lei?"

Azraphel si voltò a guardare circospetto Crawley, seduto vicino a lui sul muro dell Eden celeste, in quella sera calma e tranquilla li nel deserto, i loro vestiti nero e bianco che si muovevano leggeri in quella brezza notturna che, almeno al buio, mitigava sempre il gran caldo che di giorno era costante, le loro ali morbidamente a riposo.

"Riguardo a cosa?"

"Riguardo alla questione della spada...che hai donato a quella coppia..." 

"Ah... uhm...non mi ha detto nulla di che..."

Crawly lo squadrò perplesso, salvo poi alzare le spalle:

"Buon per te..."

Azraphel guardò quel suo...amico? Non sapeva neanche lui bene come definirlo, ma sicuramente non poteva definirlo nemico, non lo odiava, non gli importava che fossero nemici ereditari.

Non lo odiava e proprio non riusciva a farlo.

Ricordava molto bene l.angelo che era stato, anche se ora era solo un ricordo lontano, ma i suoi occhi buoni e il suo sorriso tradivano l.indole demoniaca che ora aveva.

Azraphel si chiese cosa stesse pensando, in quel momento di silenzio che era caduto tra loro,forse si stava chiedendo il perché lui fosse stato graziato, come mai questa distinzione così dolorosa.

Lui, per una sola domanda, condannato

Lui, per una spada donata, riscattato.

"È una splendida serata, non è vero? Guarda quante stelle..." Disse Azraphel, cercando di spezzare quel momento che non sapeva gestire, quell' imbarazzo che correva tra loro.

Crawly annui:

"Si, un po' di pace... finalmente... È stata una giornata lunga...il Male non dorme mai..."

Strano, pensò Azraphel ,non ha nominato le stelle, quelle stelle che tanto ha amato, che amava creare nelle sue giornate come angelo.

Quanto gli mancavano quei pomeriggi passati insieme e lo scintillio del suo sguardo quando una stella prendeva forma tra le sue mani piene di luce...

"Si...e guarda lassù! Che splendide costellazioni... Guarda quella la, che forma strana! Sai dirmi come si chiama?" Domandò Azraphel, con la voce che tremava quasi dall eccitazione, vedendo Crawly quasi ritirarsi in sé stesso:

"Non saprei..." Balbettò quel demone vicino a lui, mettendo Azraphel in agitazione:

"Ma come... è quella la, guarda! Non la vedi?"

Solo allora, i terribili sospetti di Azraphel si fecero concreti quando guardò gli occhi a guisa di serpente giallo oro di Crawly e desiderò quasi scomparire, morire, lanciarsi giù da quel muro quando capì tutto, quando la voce di Crawly giunse lontana al suo orecchio, come un triste eco:

"Non posso più vederle... Le stelle, intendo. Il cielo per me è buio...da quando sono stato condannato..."

I serpenti non possono vedere le stelle, pensò Azraphel, sentendosi svenire sempre più, quando avrebbe voluto scomparire dentro la sua tonaca bianca:

"Mi dispiace... Crawly...perdonami..." Balbettò appena, la voce ridotta a un sussurro lieve di colpa.

Crawly scosse la testa:

"Non lo.sapevi... non potevi saperlo..."

"Non si può fare...niente???? Domandò Azraphel a Crawly che scosse appena la testa

"Sono Dio in persona o al.limite un arcangelo supremo possono togliermi questa maledizione, ma come puoi immaginare, non ne sono intenzionati....ora scusami, devo andare...alla prossima, Azraphel, angelo guardiano..."

E così dicendo, Crawly riprese la sua forma di serpente e strisciò via lentamente, lasciando Azraphel li seduto col cuore pesante.

Non ne era sicuro, ma gli era sembrato di aver visto il suo amico piangere.







"Oooooh, bentornato, vostra Irascibilità,mi stavo preoccupando..."

Crowley, rientrato nel suo ufficio all Inferno, dopo aver dato ascolto ad almeno mille demoni che avevano richiesto il suo aiuto, alzò gli occhi al cielo davanti all ennesima idiozia di Sebastian, intento a pulire gli scaffali pieni di libri proibiti e registri, sbottando un

"Vai a fare in culo..." 

Sebastian sorrise, davanti a quel giochetto idiota tra lui e il suo padrone, riprendendo:

"Scherzi a parte, è andata bene?"

"È stata una riunione molto lunga..." Disse laconico Crowley, sedendosi pesantemente e in maniera scomposta sulla sua poltrona:

"Mh...e avete chiarito? Intendo...tu e la controparte..."

Crowley non rispose subito, restó un attimo a guardare il vuoto, pensando agli occhi viola del suo Aziraphale, alle sue mani sul suo corpo quella notte, a tutti i baci che si erano dati, a quel cielo che si era di nuovo aperto davanti ai suoi occhi grazie a lui.

Chi l avrebbe mai detto che il suo angelo era così abile a fare certe cose...

"Forse si..." Rispose alla fine abbastanza sinceramente.

Sebastian annuì compiaciuto:

"Mh...bene... Vuoi un dolcetto?"

Crowley strabuzzò gli occhi davanti a un vassoietto di dolcetti che troneggiava sulla sua scrivania:

"E questi? Da dove vengono?"

"Me li ha dati Muriel..."

"Muriel??????"

A quelle parole, Sebastian si raggelò, un libro gli cadde dalle mani sul pavimento, quel rumore rimbombò per tutto l ufficio.

Solo in quel.momento capì cosa aveva detto, maledizione a lui che non stava mai zitto.

Si girò a guardare il suo capo, che lo guardava perplesso, con gli occhiali neri che vennero appoggiati sulla scrivania.

"Si...beh...tu non c eri e io mi sentivo...un po' solo... Lo so che è stupido... Ma a volte è così...quindi sono andato da lei...ogni tanto ci vado quando tu non ci sei... Lo so che è un cazzo di angelo, lo so! Ma con lei mi sento a casa, mi sento buono...non faccio niente di male, lo lo giuro! Ci prendiamo il caffè con i biscotti... oltretutto ultimamente non sta tanto bene, dice che ha la nausea e le gira la testa...volevo solo starle vicino... Mi manca una famiglia...mi manca una qualche sorta di mamma... E lei è così dolce che, se proprio non può essere una mamma, è come se fosse...una sorta di sorella...Lo so che è stupido...ti prego, non punirmi..."

Crowley guardò gli occhi terrorizzati di Sebastian, intento a proteggersi con le mani alzate e sospirò,lo capiva molto bene, era solo un ragazzo cresciuto allo sbando, che non aveva mai ricevuto amore e Muriel era decisamente quel tipo di persona che l amore lo donava a piene mani.

Si domandò perché Muriel non gli avesse detto che stava male, quel Secondo Avvento stava fagocitando letteralmente tutti nel suo vortice.

Domani l avrebbe chiamata, assolutamente:

"Sebastian ...non voglio punirti..." Disse Crowley in maniera calma, mentre Sebastian abbassò le mani dal volto, strabuzzando gli occhi:

"Ah no?"

"No...non ne ho motivo, non hai fatto niente di male..."

"Ma ho fraternizzato con un angelo, con un nemico...ma lei è tanto buona,davvero..."

Crowley sospirò, indicando una sedia davanti a lui e facendo segno a Sebastian di sedersi:

"Sebastian...se ti dico una cosa mi giuri che non la dici veramente a nessuno? Ne va della mia e della tua vita..."

Sebastian annuì vigorosamente e si sedette sulla sedia, con Crowley che si sporse verso di lui, parlandogli sottovoce:

"Uno, sono anche io amico di Muriel...due...sono seimila anni che fraternizzo con un angelo...anzi....ne sono innamorato..."

A quelle parole, a Sebastian crollò letteralmente la mascella per terra:

"Quindi...vuoi dire...che la controparte..."

"Mh...mh..."

"E quindi....oh cazzo, ieri notte...Oh, vostra Oltraggiositá! Ci avete dato dentro, bravo!"

"Questi non sono affari tuoi...- ribattè Crowley divertito, proseguendo però seriamente - questi però lo sono...finora ho dovuto dirti poco e niente e tu hai sempre obbedito senza fiatare... è giusto che tu sappia tutto..."

E così Crowley raccontò a Sebastian della sua nascita come angelo, della sua condanna, ripercorse tutto il suo cammino con Aziraphale, i piani nefasti dei piani alti.e ciò che lui e Aziraphale stavano cercando di fare per.scongiurare quella nuova Apocalisse.

Parlò a lungo, mentre Sebastian lo ascoltò seduto composto a bocca aperta, esordendo solo alla fine.con un:

"Wow... decisamente è una storia incredibile..."

"In.un.certo senso lo è... " Disse Crowley, guardando solo per un attimo il vuoto davanti a sé:

"Quindi... Se la tua condanna è ingiusta, potresti tornare angelo?????"

Disse Sebastian.concitato, beccandosi un occhiataccia da Crowley:

"No...e non lo vorrei neanche..."

"Ma...ma...smetteresti di essere un demone! Di essere condannato! Smetteresti di avere a che fare con questa feccia di merda!"

Crowley sospirò, sporgendosi verso Sebastian e parlandogli con calma:

"Sebastian... La feccia che c'è qui è la stessa che c e in Paradiso...non c e nessuno solo buono e nessuno solo cattivo, siamo fatti di luce e ombra alla stessa maniera, siamo noi a decidere a quale parte appartenere. Cerca di capire: non è un problema che io sia un demone ora, come non è un problema per nessuno di noi essere quello che si è...il.problema non è tra le nostre fazioni...il problema è tra noi e loro dei piani alti... Sono loro il vero problema... Ci ho messo tanto anche io a capirlo...ma è così..."

La mascella di Sebastian era sempre più per terra:

"Ma... capo...se non ci fossero due fazioni, tu potresti amare il tuo angelo... Se scoprono cosa hai fatto ieri notte, ti ammazzeranno?"

Crowley sospirò profondamente:

"Lo so...ma non posso rinnegare ciò che provo per Aziraphale, se lo facessi rinnegherei tutto me stesso, tutta la mia vita...lo capisci? Non potrei mai farlo... Siamo qui anche per questo...perché ognuno deve essere libero di essere quello che vuole...e amare quello che vuole..."

Sebastian, a quelle parole, si lasciò andare sulla sedia, era la prima volta che sentiva quelle parole all Inferno, dove tutti se ne fregano altamente di tutti quanti e pensavano solo ai loro interessi.

Non aveva mai trovato nessuno che la pensasse come lui, che desiderasse solo essere amatom

"Lo capisco...penso allora che sia del tuo amato quel biglietto per te sulla tua scrivania..."

Crowley guardò dove aveva puntato la testa Sebastian, trovando un foglio piegato in quattro parti.

Lo aprì e lo lesse, vedendo la calligrafia perfetta del suo angelo, quel corsivo impeccabile che aveva sempre:


“E’ un amore impossibile” – mi dici.

“E’ un amore impossibile” – ti dico.

Ma scopri che sorridi se mi guardi,

e scopro che sorrido se ti vedo.

“Di notte” – tu confessi – “io ti penso… Ti penso giorno e notte, e mi domando se stai pensando a me, mentre ti penso.

… La società, le regole, i doveri… ma tremi quando stringo le tue mani.”

“Meglio felici o meglio allineati?”

– Ti chiedo.-

E il tuo sorriso accende il giorno, cambiando veste ad ogni mio pensiero.

“Questo amore è possibile” – ti dico.

“Questo amore è possibile” – mi dici."

(Sesto Aurelio Properzio)


Ti penso anche io, giorno e notte, fino a quando non potrò tenerti stretto a me, per l eternità.

È ciò che spero di più in assoluto.

Da sempre e per sempre tuo, 

A.


PS: stanotte guarda il cielo. Fidati di me"


"È suo, vero? Si vede da come hai sorriso, vostra Malignità..." Disse Sebastian, sorridendo sornione davanti agli occhi di Crowley che diventarono due luci abbaglianti sul suo volto, mentre sospirò dolcemente, sentendosi persino cretino da quanto era innamorato.

"Si...si, è suo..."



*****************


Quella notte, Crowley si accertò che Sebastian si fosse addormentato nel rozzo giaciglio che aveva in una delle sue stanze, attraversò rapido quei corridoi scuri dell Inferno, superando qualche demone che ciondolavan apatico qui e là, e uscì fuori lasciando alle spalle la musica sempre troppo alta di quel posto.

Si ritrovò in uno dei suoi,anzi, in uno dei luoghi preferiti suo e di Aziraphale, il St James Park.

Con passo rapido, Crowley raggiunse la loro panchina, proprio quella davanti allo stagno delle anatre e si sedette, sistemando la sua uniforme alla bene in meglio e per lungo tempo restò a guardare lo stagno nero davanti a sé e le piccole rientranze nella terra dove le anatre stavano dormendo, si rimirò le mani, tamburellò le dita sulla panchina, qualsiasi cosa pur di non alzare gli occhi in alto

Si era già sentito trapassare il cuore una volta, quando aveva visto quel cielo nerissimo sopra di lui, senza più neanche una stella, il giorno della sua condanna.

Non avrebbe retto di nuovo, si era ormai abituato al buio, alla tormenta, all oscurità.

Eppure.

Eppure, Aziraphale non gli aveva mai mentito, non lo aveva mai deluso.

Se gli aveva detto di fare così, c era sicuro un motivo.

Crowley sospirò, una, due, tre volte, chiuse gli occhi, alzò la testa e li apri, quelli stessi occhi che si inumidirono di lacrime di gioia istantaneamente.

Davanti ai suoi occhi,infatti, l intera volta celeste era ricoperta di nuovo di stelle luminose e stupende, che quasi tintinnavano con gioia nel buio quasi fossero quei cinquecento milioni di sonagli di quella storia di un piccolo principe che gli aveva letto Aziraphale tempo fa.

Era troppo per lui, quelle stelle meravigliose gli erano mancate da morire.

Era convinto di averle perse per sempre e invece, non solo sapeva ancora costruirle, ma le poteva rivedere di nuovo.

Era tutto troppo bello, troppo...

"Grazie Aziraphale...angelo mio...amore mio..." Riuscì a balbettare Crowley in un soffio, in quel momento magico che venne bruscamente interrotto da due voci che lo chiamavano insistentemente:

"Crowley???? Crowley?????"

Crowley si asciugò le lacrime e si alzò in piedi, riconoscendo nel buio le figure concitate di Belzebù e Sebastian, iniziando a sentirsi inquieto, se quel ragazzino non lo chiamava con quei nomiglioli sciocchi è perché qualcosa non andava.

"Beelz? Sebastian? Che succede?" Domandò Crowley a entrambi, vedendoli riprendere fiato davanti a lui, mentre Sebastian attaccò, balbettando:

"Il libro...della vita..."

A Crowley si gelò il sangue, istantaneamente.

"Che stai dicendo?" Mormorò Crowley, angosciato, mentre Beelz riprese, aiutata da Sebastian;

"Il Paradiso...ha anticipato il secondo Avvento...me lo ha detto Gabriele...hanno scoperto... Che hanno preso il libro..."

"All Inferno...sono tutti impazziti! Una delegazione...di angeli sta andando...nella libreria! Muriel è in pericolo!"

Crowley si sentì morire, al pensiero di tutto quello che stava succedendo, volle strapparsi i vestiti, cadere a terra, urlare.

Erano arrivati a tanto così, tanto così dal farcela...

Merda.

Merda.

Erano tutti nella merda

Soprattutto Aziraphale e Muriel, che avevano nascosto quel libro.

Pazzo, il suo angelo era stato un pazzo, e ora rischiava di perderlo per sempre....

Doveva riflettere e non farsi prendere dal panico.

Imprecando a mezza bocca, Crowley rimase un secondo in silenzio, finché non ebbe un idea.

Folle, assurda, bislacca e quanto altro, ma era l unica che aveva e al momento era sprovvisto di altre idee:

"Bene...sulla Bentley forza! Andiamo alla libreria! Tu, Sebastian, ti occuperai di Muriel, io e te Beelz prenderemo il libro della Vita...lo porteremo via di qui... Tanto peggio di così, non può andare..."

Sebastian e Beelz annuirono, mentre tutti e tre con uno schiocco di dita di Crowley si ritrovarono sulla sua auto, parcheggiata fuori dal parco, mentre lui diede gas e partirono a rotta di collo verso Soho, in direzione della.libreria di Aziraphale.









Notes:

E sei tu che mi inietti nel sangue il destino
E accompagni i miei passi come fossi un bambino
Sei la cosa più bella che ho sempre difeso
E hai sconfitto i miei dubbi quando io mi ero arreso
Che ci vuole una forza incredibile per dire buongiorno
Mentre provi a vagare fra te e chi sta intorno
Mi hai visto credere in me e poi non crederci più
Ma l'insistenza di esistere appesi ad un filo sottile
Sei tu
Che attraversi il mio ossigeno quando mi tocchi
Sei tu
Il mondo che passa attraverso i miei occhi
(...)
Prendi ancora se vuoi la mia rabbia in affitto
La distanza fra un uomo che ha vinto ed un uomo sconfitto
Sei tu
Che attraversi il mio ossigeno quando mi tocchi
Sei tu
Il mondo che passa attraverso i miei occhi
Sei tu....

(Sei tu, Fabrizio Moro)

Chapter 14: Il dado è tratto

Summary:

Aziraphale e Gabriele si recano a cospetto di Dio, chiedendo la fine del.Secondo avvento e soprattutto l.immunitá di Crowley e Belzebù...Dio accetta, ma a una condizione....

Chapter Text

"Aziraphale..."

Aziraphale trasalì appena, sentendo la voce di Gabriele dietro di lui, lo aveva raggiunto davanti alla porta dell ufficio di Dio, finalmente erano riusciti a trovarlo, senza il Metatron, senza intermediari, senza nessuno.

"Dimmi, Gabriele..." Rispose Aziraphale cercando di concentrarsi su ciò che Gabriele gli avrebbe detto da lì a poco e non sull emozione che provava dentro al pensiero che il suo Crowley aveva ricevuto quel suo regalo, che gli aveva fatto una notte fa, con tutto l amore del mondo, mentre lo teneva stretto a sé e curava tutte le sue cicatrici.

Per un attimo, un solo fugace attimo leggero, benedisse il fatto di essere diventato un arcangelo supremo, solo per aver potuto togliere quell' assurda, ingiusta maledizione al suo amore, per avergli permesso di rivedere le sue stelle, di nuovo, quelle stelle che tanto amava.

Se lo meritava, più di ogni altra cosa al mondo.

"Mi dispiace cosi tanto...di tutto... Mi spiace per ciò che ti ho fatto vivere quando eri sotto il mio comando, per tutte le prese in giro, per le cattiverie, per averti disprezzato spesso e volentieri, per aver pensato che eri un idiota ad esserti innamorato di un demone... Ho tentato addirittura di ucciderti nel fuoco infernale...e nonostante tutto, quando mi sono trovato nei guai...tu non hai esitato ad aiutarmi... Ti sono riconoscente e... Ti devo delle scuse. Molte, moltissime scuse...per tutto..."

Aziraphale restò un attimo in.silenzio, pensando che forse aveva aiutato Gabriele non tanto per mero altruismo, quanto perché sapeva bene di cosa era capace il Paradiso, purtroppo.

Gabriele si era comportato male con lui, perché era stato vittima anch egli di quel sistema corrotto, bigotto e malvagio, non certo perché lui fosse cattivo, lo aveva visto con i suoi occhi il cambiamento che aveva avuto, anche grazie all.amore per Belzebù.

Come può cambiare l.amore, davvero...

Sorridendo, Aziraphale allungò una mano verso Gabriele, dicendogli serenamente:

"Beh...come dice la Sacra parola: Non ricordate più le cose passate,

non pensate più alle cose antiche!Ecco, faccio una cosa nuova:

proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?*... Questa cosa nuova è già iniziata, Gabriele... è già tra noi... lasciamo tutto alle spalle...sono io che ti sono grato per l aiuto che mi stai dando...per me e per Crowley...per tutti...."

Gabriele sorrise di rimando e strinse la mano che Aziraphale gli stava porgendo con profonda stima e gratitudine.

"Si, amico mio... è già iniziata... bene... siamo qui..."

Aziraphale annui, davanti a quella porta bianca, gli sembrava incredibile essere riuscita a trovarla, gli sembrava impossibile da lì a poco vedere finalmente Dio in persona.

Aziraphale guardò un attimo Gabriele, prese coraggio e bussò tre volte.

Dall interno, una voce di donna calda e risoluta parlò loro:

"Azraphel e Gabriele...vi attendevo...entrate..."

Aziraphale e Gabriele si guardarono ancora prima di fare un passo e recarsi all interno di quella stanza stranamente buia, composta solo.di due tavoli, uno grande e uno piccolo, dove al tavolo grande stava seduta nella penombra una donna alta e slanciata, con i capelli corti e lo sguardo tagliente, anche se non visibile nel buio.

"Bene bene....l.arcangelo guardiano dell Eden e l ex arcangelo supremo.che ha portato a Maria la lieta novella della sua gravidanza al tempo che fu... Che cosa desiderate?"

Ad Aziraphale iniziarono a tremare le gambe davanti a quella voce così risoluta che gli rimbombò dentro, ma si fece forza e parlò a sua volta:

"Siamo qui, vostra Onnipotenza, per chiedere la fine di questo Secondo Avvento e soprattutto la salvezza della vita del demone Crowley e del demone Beelzebu...abbiamo le prove della loro innocenza..."

A quelle.parole, la donna dall altra parte della scrivania.fece.un ampio gesto con la mano di negazione:

"Perché dovrei farlo? Non ho scelto io di condannarli...sono loro che si sono inflitti la condanna con le loro stesse mani... E inoltre non si può fermare il secondo Avvento... è tutto scritto nel Piano.ineffabile.... ogni cosa ha un suo perché nel mio piano...."

"Le domando scusa... Di questa cosa posso dubitare fermamente...quale posto poteva avere nel Suo piano divino la morte di tantissimi bambini annegati durante il Diluvio? O la strage degli innocenti dopo la nascita di Gesù? Perché questo? Perché la sofferenza delle persone quando con.un gesto della sua mano tutto si fermerebbe..." 

Alle parole risolute di Aziraphale, la donna si alzò in piedi nell' oscurità, rispondendo seccamente:

"Osi sfidare il.volere di Dio, guardiano Azraphel????? Bada.bene, non scatenare la mia.ira.... non hai motivo di dire a Dio, il Principio e la fine, l Alfa e l.Omega, cosa fare! Ho dato a tutte le creature il.libero arbitrio, la possibilità di scelta del bene e del.male...sta a loro decidere come comportarsi....e i vostri cari amanti hanno fatto esattamente lo stesso!"

"Si sono lasciati ammaliare da delle lusinghe di Lucifero...non era loro.intenzione diventare demoni! Non possono tutti loro morire per uno sbaglio, sono già stati condannati tutti! E Crowley e Belzebù...erano le più belle creature del Paradiso...le tue più belle creature... E lo sai bene...e soprattutto...sono innocenti! Guardate voi stessa!"

E dicendo ciò, Gabriele miracolò un plico di fogli che posò sulla scrivania, riprendendo:

"Queste sono le prove dell innocenza di Belzebù e Crowley...sono stati ingiustamente condannati...e vogliamo dare loro giustizia e salvezza... Il Metatron ha gonfiato moltissime condanne di moltissimi demoni dell' Inferno...a sua insaputa! Non può restare indifferente a ciò!"

La donna lanciò un occhiata distratta al plico di fogli sulla sua scrivania, riprendendo

"Mi informerò sui trascorsi del Metatron e valuterò il da farsi riguardo a questo Secondo avvento...in.ogni caso...sapete entrambi che non posso darvi una grazia simile, gratuitamente, altrimenti possono esserci delle ripercussioni notevoli... Ci deve essere...come dire...un dare e un ricevere... Voi mi chiedete la vita dei vostri amati... E mi dovete dare un corrispettivo simile..."

"Siamo disposti a tutto..." Mormorò Gabriele, venendo fulminato da quello sguardo di fuoco;

"Sicuro? Anche questo?"

E con un gesto della.mano, quella donna creò una visione nella testa di entrambi di cosa avrebbero dovuto accettare per amore dei propri amati.

Gabriele tremò da capo a piedi, lasciandosi cadere sul pavimento e altrettanto fece Aziraphale, quando vide cosa avrebbe dovuto dare per la salvezza di Crowley e la prospettiva fu talmente orribile, da farlo restare senza fiato, totalmente sconvolto.

Era una prospettiva terribile, la condanna peggiore che potesse mai avere.

Eppure...

Eppure, se avesse accettato tutto quello, il suo Crowley sarebbe stato vivo, sarebbe stato al sicuro, non gli sarebbe successo nulla.

Poteva... sopportare tutto quello che avrebbe dovuto sopportare. C'è l.avrebbe fatta.

Non avrebbe mai sopportato di vedere morire Crowley, non avrebbe mai potuto sopportare un mondo in cui lui non ci fosse, quella prospettiva era orribile.

Quella cosa...poteva gestirla.

Poteva farcela. Doveva farcela.

Si girò a guardare Gabriele, livido in volto, ma con lo sguardo risoluto anche lui. Anche lui era sicuro della sua decisione:

"Dove...dove...dobbiamo firmare... Per la loro immunità..." Balbettò Gabriele, davanti allo sguardo fiero di Dio che sporse loro due fogli e due penne.

"Qui... firmate qui e Crowley e Belzebù saranno salvi..."

Aziraphale sospirò, una, due volte, una stilettata di paura e dolore gli giunse al cuore, ma non esitò ulteriormente.

Firmarono, sia lui che Gabriele.

Il dado era dolorosamente tratto per entrambi.

E, nonostante tutto, ridicolosamente, ne furono felici.



*Isaia 43,18-19

Chapter 15: Tutto precipita

Summary:

Crowley e Beelz stanno fuggendo col libro della Vita tra le mani dopo aver messo in salvo Muriel con Sebastian e Nina e Maggie, ma un incidente di percorso è solo l inizio di una catena di sfortunati eventi in cui tutti i piani del Paradiso si svelano e Aziraphale prova per la prima volta nella sua vita la sensazione di aver sbagliato tutto...

Chapter Text


"Non avrei mai creduto che esistesse...E adesso? Hai una vaga idea di dove possiamo portarlo?"

Disse Belzebù, seduta al posto del passeggero della Bentley di Crowley, tenendo tra le mani proprio quel libro prezioso, il Libro della vita.

Crowley scosse la testa, continuando semplicemente a premere sulla acceleratore, sulle strade di quella campagna inglese che si dipanava davanti a loro, Londra ormai era alle loro spalle da un pezzo:

"Non lo so, Beelz, non so niente, non riesco a ragionare... Sta succedendo tutto troppo in fretta, ed è sempre troppo tardi, troppo tardi, troppo..."

Era vero, Crowley in quel.momento proprio non riusciva a fare ordine nei suoi pensieri, troppe cose gli rimbalzavano nel cervello.

Il fatto che, da lì a poco, l intero Paradiso sarebbe stato alle sue calcagna.

Probabilmente anche l Inferno, visto che lui ne era il Duca e si stava quasi per fare ammazzare per cercare di non fare uccidere nessuno di loro.

Il fatto che quel libro maledetto che aveva recuperato nella libreria di Aziraphale, andando a colpo sicuro grazie all aiuto di Muriel, ora era con loro.

E soprattutto, il fatto che, se non trovava il modo di nascondere quel libro, il suo Aziraphale sarebbe stato nei guai piu neri.

E... Lo inquietava non poco pensare a Muriel, al fatto che , quando finalmente raggiunse quella.libreria.con Beelz, lei lo accolse pallida e sofferente.

Aveva glissato, dicendogli che era da un po' che stava così così, non doveva preoccuparsi, presto sarebbe stata meglio.

Ma Crowley si era accorto, abbracciandola, della presenza di qualcosa che non riusciva a spiegare.

Era come...se ci fossero due anime dentro di lei, come se un altro cuore pulsasse insieme al suo.

Ma non era il momento di pensare a quello.

Ora doveva solo correre.

Correre.

Correre quanto più velocemente possibile.

"Se la caverà Sebastian con Muriel?" Chiese Beelz ancora, mentre Crowley annuì:

"Si... è in gamba....e ci sono anche Nina e Maggie con lui... Ora pensiamo solo a portare questo libro più lontano possibile...cazzo!!!!"

Un dardo infuocato, proveniente dall alto, colpi in pieno la Bentley facendo saltare Crowley dall' altra parte della corsia, seguito da un altro e un altro e un altro ancora.

Crowley faticò non poco a riprendere il controllo della sua auto, mentre la pioggia di dardi continuava a volare dal cielo, incontrollata e furiosa.

"Merda! Ci hanno beccati!" Sbraitò Crowley a Beelz, cercando di tenere il volante della sua Bentley saldo e di continuare a guidare, mentre Beelz apri il finestrino:

"Cerco di creare un campo di forza, tu continua a guidare..."

"Ne sei capace????" Domandò Crowley concitato, mentre continuava a saltare da una corsia all altra, cercando di schivare quei dardi maledetti.

"Ci provo..." Balbettò Beelz, ma non fece in tempo a provare, che la strada si mosse davanti a loro come un onda,la Bentley venne scalzata in alto, rotolò su se stessa e si schiantò su un albero fuori strada.

Nella notte su quella strada fuori Londra, calò il silenzio e la pioggia di dardi cessò.


*****************



"Stai bene?" Domandò gentilmente Aziraphale a Gabriele, fuori da quella porta dell ufficio di Dio, stringendolo a sé, mentre lui respirava affannosamente in ginocchio, ogni parte del suo corpo era un dolore dopo la sua dannazione.

Gabriele annuì, guardando i suoi vestiti neri, le sue ali diventate colore del petrolio, un groppo gli salì alla gola, ma lo ricacciò indietro, era giusto così.

"Almeno...ora so cosa ha provato Beelz ...cosa ha provato per colpa mia... Sono stato orribile, Aziraphale...sono stato una persona orribile..."

"Ma ora non lo sei più... Ora guardiamo solo al presente..." Sussurrò Aziraphale, continuando a tenere stretto quel suo nuovo, inusuale amico, mentre sentí l angoscia serragli la gola come una tenaglia al pensiero di ciò che avrebbe dovuto subire lui, ancora di più perché non sapeva quando sarebbe successo.

L unica cosa che sapeva è che era per Crowley e per lui si sarebbe fatto ammazzare lentamente, nella peggiore maniera possibile.

Poteva sopportare tutto, poteva, per lui ...

"Aziraphale!!!! Gabriele!!!!Aiuto!!!!"

Improvvisamente tutti gli allarmi del Paradiso suonarono a una sola voce e la voce di Beelz, angosciata, irruppe nella loro mente come un fulmine:

" Beelz!!!! Beelz, tesoro dove sei?"

 Chiese Gabriele alla sua amata,che gli rispose subìto:

"Fuori Londra, abbiamo recuperato il Libro della vita dalla libreria di Aziraphale, ma abbiamo fatto un incidente con l auto di Crowley... è lui è qui, ma non risponde...non so se respira..."

Quelle parole furono una coltellata in pieno petto per Aziraphale, fu solo grazie a un potente autocontrollo che non morí, li su quel pavimento bianco e immacolato:

"Vai da lui...io vado a cercare Shax, vi raggiungiamo subito!" Urlò Gabriele, schioccando le dita dal basso verso l alto e facendo comparire Aziraphale nel luogo dell incidente.

Aziraphale guardò sconvolto quella zona piena di dardi infuocati che si stavano spegnendo lentamente, finché una voce non lo raggiunse:


'"Aziraphale!!!!! Siamo qui"


La voce di Beelz, che lo chiamava da poco distante 


Non seppe neanche come riuscì Aziraphale a tirare via il suo Crowley da quella sua auto completamente accartocciata,non seppe come lo posò a terra nell erba, seppe solo tutto il suo mondo collassò e si fermò nel momento in cui lo vide inerme, nel momento in cui si accorse che il suo cuore aveva smesso di battere.

No.

No.

Non lui, non Crowley...no...

Non dopo quell' accordo, non dopo le suppliche a Dio, cazzo no, no...no...

Le sue urla giunsero fino al cielo, incontrollate e furibonde, mentre iniziò a comprimere ritmicamente il petto del suo Crowley con disperazione, chinandosi ogni tot compressioni a donargli aria con la respirazione artificiale.

"Che cosa posso fare????? Che cosa posso fare????" Urlò Beelz ad Aziraphale, livido e con l angoscia che gli serrava la gola, nel vedere il suo demone li per terra, pallido e gelido, che non accennava a riprendersi, nonostante tutti i suoi sforzi, tutto ciò che faceva in quel momento per salvarlo gli parve così meccanico, col suo cuore fermo come quello del suo demone, col respiro mozzato, con i suoi polmoni che stavano rifiutando l aria, completamente.

Non lui, non lui...

No.

No...

Non poteva, non poteva...No.

No.

Non lui, non ora, non adesso....

Non lui, per pietà, non lui...

Non lui, che amava più della sua stessa vita, più del mondo, più del universo, da sempre ,non lui, no...

"Un miracolo...tentiamo un miracolo..."

Beelz annui alla flebile proposta di Aziraphale e posò una mano sulla fronte di Crowley, iniziando una lunga serie di preghiere con Aziraphale, sempre intento a premere sul cuore del suo Crowley e a sussurrargli disperatamente, tra una preghiera e l altra;

"Resta con me...resta con me... Ti prego, ti prego Crowley ...resta con me, ti scongiuro...non lasciarmi.... Non vivo senza di te...lo sai che non vivo senza di te.... Resta qui... Resta qui con me..."

Proprio mentre sussurrava quell' ultimo disperato appello, il corpo del suo Crowley si illuminò a giorno e, sotto le mani tremanti di Aziraphale, con suo grande sollievo, il suo cuore riprese a battere a ritmo calmo e costante.

"È vivo... è qui..." Mormorò Beelz gioiosa, mentre Crowley , annaspando, riapri gli occhi:

"Beelz...Angelo... Ma che..." Sussurrò appena Crowley, li su quel erba, con Aziraphale che si chinò immediatamente a baciare le sue labbra tra le lacrime, era stato in apnea dall angoscia e ora aveva un disperato bisogno di respirare, del respiro del suo amato demone, con i loro cuori che avevano ripreso a battere dolcemente in sincrono, come sempre:

"Amore mio... Amore mio...Bentornato da me..."

Riuscì a sussurrare appena Aziraphale, prima che quella delegazione di angeli che li aveva dato la caccia fino a quel.momento li circondasse con le spade sguainate, e davanti a loro il Metatron avanzasse a grandi passi, seguito da Michele, Sandalphon, Uriel e Saraquel.

"Bene...bene...molto bene... Abbiamo una serpe nel seno nella nostra famiglia....dico bene, Azraphel????"

Al sentire pronunciare il suo nome con quel tono rivoltante, Aziraphale bloccò dentro di sé la nausea potente che senti.

Nella sue mente si dipanò il quadro di cosa stava succedendo, di Sebastian, Nina e Maggie nella sua libreria, intente a proteggere Muriel che non stava bene, per niente, e non capiva perché, ma sapeva che doveva proteggerla, lei che lo aveva aiutato così tanto.

Con un gesto solo spiegò le sue ali e la sua spada di fuoco comparve e troneggiò tra le sue mani, mentre disse risoluto 

"Non toccherete Crowley... Ne Belzebù...Ne Muriel...ne nessuno di loro..."

"Angelo..." Balbettò Crowley per terra, in totale confusione, non capendo subito che stesse succedendo, il perché della sua Bentley distrutta e perché fosse così rintronato con la testa sulle gambe di Beelz finché piano piano i pezzi del suo puzzle mentale si ricomposero e un senso di orrore profondo lo invase.

Sapeva bene cosa sarebbe successo da lì a poco:

"Angelo...angelo...ti prego lascia che mi uccidano ..ti prego... Non lasciare che ti facciano del male.."

"Nessuno ti toccherà, Crowley..." Rispose Aziraphale con un tono talmente dolce che un mormorio contrariato si alzò in tutta quella moltitudine:

"Cielo, sei veramente e disgustosamente innamorato, Aziraphale... Che orrore..." Mormorò disgustata Michele, mentre Uriel commentò:

"Ci hai tradito, sei passato dalla parte sbagliata , Azraphel..."

"Non sono mai stato dalla vostra parte... è Crowley la mia parte!"

Quelle parole di Aziraphale, uscite come un lampo dalla sua bocca, fecero cadere una corte di gelo tra tutti.

Crowley si sentiva il cuore rimbombare nella testa, avrebbe voluto prendere il suo angelo, strapparlo via da tutti loro, ma non riusciva a muoversi, appena tentava di mettersi seduto la testa gli girava e la nausea gli saliva feroce in gola.

"Angelo...no....ti prego, no..." Riuscì a sussurrare Crowley, mentre Aziraphale lo guardò per un lungo secondo, un lungo sguardo pieno d amore, per poi voltarsi verso il Metatron e tutta la sua poco santa compagnia.

Si avvicinò alla voce di Dio con risolutezza, fiero dell accordo che aveva fatto con Dio, sapendo che, qualsiasi cosa gli fosse successa, Crowley sarebbe stato al sicuro, Crowley era salvo.

Lui poteva anche sopportare ciò che gli sarebbe accaduto, poteva farcela, poteva resistere.

L unica cosa che contava era sapere Crowley salvo.

Quando fu a pochi metri da lui, Aziraphale lanciò la spada per terra e alzò le braccia in segno di resa.

"Va bene...confesso... Ho rubato il Libro della vita...sono andato fino da Dio con Gabriele per chiedere l immunità per Crowley e Belzebù...perché sia io che lui li amiamo... Noi siamo la prova che Paradiso e Inferno possono coesistere in pace... Mi addosso tutte le colpe ma non toccate Muriel..."

"Esattamente... Inoltre abbiamo portato a Dio le prove della vostra colpevolezza... Le prove delle decine e decine di angeli condannati senza il volere di Dio! Le prove che le condanne di Crowley e Belzebù sono state contraffate!" Disse Gabriele, appena arrivato con Shax, che annui convinta:

"Le ho trovate io quelle prove... Come.osate voi ergervi a giudici? Siete messi esattamente come noi...la ruota può girare per tutti...."

A Beelz mancò il fiato nel vedere il suo dolce Gabriele dannato.davanti ai suoi occhi per amore suo, mentre lui le si avvicinò da dietro, con le mani sulle sue spalle, ma quel silenzio surreale venne interrotto dalla risata maligna del Metatron che echeggiò in quel posto come un eco sinistro;

"Complimenti...splendido ingranaggio davvero...e tu, Azraphel, come sei sentimentale...davvero l amore è una incredibile debolezza...sai qual è la condanna per alto tradimento, quella per cui sei condannato ora?"

Aziraphale deglutì, la sapeva molto bene quale era quella condanna 


La dannazione eterna.


E nonostante ciò, resto saldo al suo posto, senza cedere, senza supplicare una qualsiasi pietà.

Non gli importava, non era come ciò che aveva visto nell' ufficio di Dio.

Gli importava solo che Crowley fosse salvo. Per quello avrebbe lottato fino alla fine, per quello aveva lottato in quei mesi orribili, lontano dal suo abbraccio, lontano da lui.

"Non mi importa...fatemi cosa volete...ma lo ripeto, non toccate Muriel... E non toccherete né Crowley, ne Belzebù...e soprattutto non toccherete nessuno di loro, finché questo libro resterà tra le mie mani!"

E dicendo così, Aziraphale prese da terra quel libro mezzo rovinato dalla botta subita dall urto dell incidente, tenendolo stretto a sé.

Il Metatron produsse un altro sogghigno di schermo:

"Un libro vuoto, dici? Se vuoi...tienilo pure..."

A quelle parole, cadde un silenzio di gelo tra tutti loro, mentre Aziraphale, sentendosi morire e con le mani tremanti, aprì per la prima volta quel libro che non aveva mai neanche osato sfiorare, perché era una cosa troppo preziosa, troppo grande.

Ma quando lo sfogliò, per poco non svenne li davanti a tutti.

Il libro tra le sue mani, infatti, aveva le pagine interamente bianche.


Bianche.


Bianche.


La nausea salì rapidissima fino alla gola di Aziraphale e fu solo per un enorme autocontrollo che non rimesse li, davanti a tutti, mentre Crowley sibilò un:"Bastardi...tutti quanti..."quando il.Metatron, tenendolo con due mani, sollevò un libro completamente identico al suo, li davanti a tutti:


"Eccolo qui, il vero Libro della vita! Questo stesso libro che domani verrà bruciato con i nomi di voi traditori cancellati per sempre... Ma secondo te, lo lasciavo in bella vista? Cosa pensavi, Azraphel? Di poter entrare nel pensiero di Dio? Di poter decifrare il suo Piano Ineffabile? Di poter cambiare le cose? Di quanta superbia hai peccato, mio povero ragazzo... Quanto soffrirai ora, per una cosa simile... portatelo.via!"


E dicendo così, con la voce che rimbombò come un tuono, il Metatron con un gesto della.mano dal alto verso il basso, rapí completamente Aziraphale dalla vista di tutti loro, sparendo con tutto il Paradiso a suo seguito, l unica cosa che rimbombò in tutto il circondario furono le urla di pura disperazione di Crowley e le sue furiose maledizioni mentre, stretto tra le braccia di Belzebù e Gabriele, pallido e debole, gridava il nome del suo angelo, altissimo, fino a quel cielo che glielo.aveva portato via, ancora una volta, e forse stavolta, per sempre.




Nella grande sala del Paradiso, asettica come una sala operatoria, Aziraphale, nudo dalla vita in su, le mani legate, le sue ali che sfolgoravano bianchissime, probabilmente per l ultima.volta nella sua vita, attendeva la sua condanna completamente devastato, svuotato come un sacco, la voce del Metatron che elencava i motivi del suo processo gli arrivò come un eco lontano, gli occhi che non riuscivano neanche a gettare una lacrima tanto si sentì prosciugato dentro.

Avevano ragione tutti, avevano sempre avuto ragione tutti.

Era solo un idiota, un incapace, un inetto.

Da seimila anni così, non si era mai riscattato.

E aveva fallito.

Fallito.

Fallito su tutta la linea.

Una cosa sola aveva voluto in tutti quegli anni, era andato fino da Dio per richiederla, aveva accettato ogni sua clausola per averla.

La salvezza del suo Crowley.

E non ci era riuscito, domani il suo Crowley sarebbe morto, come Belzebù , come Shax, come tutti quanti.

Sarebbero tutti morti e lui non era riuscito a impedirlo.

Fallito.

Era solo un fallito.


"...Fino a quando, o SIGNORE,

mi dimenticherai? Sarà forse per sempre? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando avrò l'ansia nell'anima e l'affanno nel cuore tutto il giorno? Fino a quando s'innalzerà il nemico su di me? Guarda, rispondimi, o Signore,

mio Dio! Illumina i miei occhi perché io non m'addormenti del sonno della morte, affinché il mio nemico non dica: «L'ho vinto!» e non esultino i miei avversari se io vacillo..." * Mormorò Aziraphale a fior di labbra, come una cantilena, come una preghiera che sapeva che sarebbe stata sterile, perché nessuno sarebbe intervenuto, nessuno lo avrebbe aiutato.

E Crowley era condannato a morte.

Crowley... Il suo Crowley...

Un unica lacrima scese sulla.guancia di Aziraphale che quasi non si accorse della.fine.del.discorso del Metatron, dei tamburi che iniziarono a suonare, delle urla di chi gli gridava:"Maledetto!" E "Condannato!", dei suoi aguzzini che si avvicinavano a lui.

L avrebbe giurat

o davanti a chiunque, se in quel momento lo avessero aperto come un cocomero, non sarebbe uscita una sola goccia di sangue.






*Salmo 13




Chapter 16: Ogni atomo di me è fatto per amare ogni atomo di te

Summary:

Crowley ritrova Aziraphale nell Inferno, dannato e orribilmente mutilato...il loro ricongiungimento è struggente ma porterà anche a una rivelazione inaspettata che potrebbe cambiare le carte in tavola in quel Secondo Avvento ...

Notes:

"Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?"
(Isaia, 50 4-9)

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text









Il corridoio nero dell. Inferno quel giorno era più buio del solito.

Le scarne luci al neon verde illuminavano quel percorso talmente fiocamente che quasi sicuramente Crowley si sarebbe andato a schiantare da qualche parte se non conoscesse molto bene, ahimè, quel posto, gli era fin troppo familiare.

Ma a Crowley non importava assolutamente niente dell.oscurita, delle luci o di chissà cos altro.

Correva veloce in quel semi buio, di corridoio in corridoio, di stanza in stanza, col mantello da Duca che gli sbatteva contro il corpo, col cuore a pezzi, se non completamente sbriciolato, le lacrime che uscivano dagli occhi senza che provasse a fermarle, la voce in gola completamente incatenata.

Non riusciva neanche a pronunciarlo quel nome tanto amato, quel nome che ora era in quel posto orribile, dimenticato da tutti.

Per colpa sua.

Colpa sua.

Colpa sua.

"Angelo..." Riuscì infine a sussurrare in un mugolio strozzato, sentendo una voce altrettanto flebile rispondergli con dolcezza:

"Caro...mio caro..."

A quel richiamo tenero, Crowley si fermò di colpo e si sentì morire e lo avrebbe voluto fare, mille volte, in quel momento, per lui, solo per poter ritornare indietro nel.tempo, solo per evitare ciò che era successo.

I suoi occhi si abituarono a quell' oscurità, scoprendo una figura seminuda, rannicchiata in un angolo, in posizione fetale.

Aziraphale.

Era proprio lui.

Crowley, soffocando i vari singhiozzi che lo stavano scuotendo ferocemente, gli si avvicinó piano, inginocchiandosi vicino a lui e prendendolo delicatamente tra le braccia, rabbrividendo nel poter contare tutte le sue ossa sulla colonna vertebrale, nel percepire il sangue che ancora gli colava a fiotti scuri lungo la schiena dalle profonde ferite dove un tempo c erano le sue lunghe ali bianche.

Che ora non c erano più, gliele avevano strappare quei figli di puttana del Metatron e di tutta la sua congrega di pazzi furiosi.

Per colpa sua.

Colpa sua.

Colpa sua.

Era da quella notte in quel cottage nel South Down che Crow non teneva più Aziraphale stretto così a sé, aveva desiderato così tanto poterlo fare ancora una volta , ma non così, non in quel momento, non in quella condizione, non li, in quel maledetto Inferno.

Per colpa sua.

Colpa sua.

Colpa sua.

Il suo angelo che aveva accettato quella condanna orribile solo perché aveva cercato di salvarlo.

Colpa sua.

Colpa sua.

Colpa sua.

"Angelo... Angelo... Che...cosa ti hanno fatto ..."riuscì a sussurrare con la voce rotta dalle lacrime, ma fu proprio Aziraphale, con la testa sulla sua spalla, a consolarlo:

"Tesoro mio...non fare così ... Sto bene...ho solo freddo ....tesoro ...solo tanto freddo..."

Fu un gesto istintivo, Crowley si sfilò il suo.mantello.nero e vi ci avvolse teneramente il suo angelo,che continuava a toccargli piano il viso e a sussurrare: 

"È tanto buio qui... Crowley caro ...non lasciarmi ... è tanto buio... è tanto buio. .."

Solo allora, con vivo orrore prima e una rabbia devastante dopo, Crowley vide le pupille bianco latte del suo angelo fissare il vuoto davanti a sé.

Cieco.

Il suo Aziraphale, il suo angelo, il suo unico eterno amore era stato reso cieco.

L amore di tutta la sua esistenza era stato orrendamente torturato, solo per salvargli la vita, solo per evitare la sua condanna e quella di Muriel.

Erano arrivati a tanto così. 

Tanto così da riuscire a ribaltare i piani del Metatron in merito a quel maledetto secondo Avvento, non sapeva neanche cosa poteva aver fatto si che scoprisse tutto.

Ciò che Crowley riusci a capire dal racconto concitato di Shax, che si era intrufolata in Paradiso di nascosto con Gabriele è che Aziraphale si addossò nuovamente l intera colpa del furto del Libro della vita e, grazie a quello, Muriel fu graziata ma, nonostante l intervento di Gabriele che,davanti al tribunale, aveva rimarcato le prove effettive dei crimini del Metatron, la decisione della condanna alla dannazione eterna di Aziraphale fu irremovibile da parte dei grandi capi del piano di sopra.

"Mio caro Gabriele, se cediamo questa volta, scateneremo una vera e propria rivoluzione qui in Paradiso che non possiamo permetterci...del resto, è da un pezzo che Aziraphale se ne intende con i demoni dell' Inferno, con uno in particolare...non gli spiacerà diventare come lui ..." Aveva sussurrato maligna Michael davanti a Gabriele ed ad Aziraphale, incatenato e denudato dalla vita in su, che aveva sputato in terra e le aveva sussurrato, asciutto, quella cosa che voleva sputare addosso a tutti loro da un pezzo:

"Voi tutti qui in Paradiso, dall' ultimo degli amanuensi al primo delle Dominazioni, non valete un solo capello di Crowley..."

Le lacrime scesero giù a fiotti dagli occhi di Crowley, ogni singolo istante della sua condanna, la stessa che aveva subito Aziraphale, gli si riaffacciò in mente, fu come rivivere tutto nella sua carne.

Poteva tranquillamente immaginare cosa era successo da quel momento in poi.

Il suo Aziraphale, inginocchiato a forza davanti al tribunale di Dio, quel gran figlio di puttana maledetto del Metatron che leggeva la sua condanna, le sue ali strappate, il pavimento bianchissimo di quel posto orribile che si macchiava del.suo sangue, non voleva neanche immaginare come lo avessero accecato perché altrimenti prendeva fuoco dalla rabbia e non poteva permetterselo, non con il suo angelo cosi.

"È stato orribile, Crowley ... è stato orribile... Neanche qui all Inferno ho visto tanta crudeltà... E capisco, credimi, capisco perché ami Aziraphale, è stato incredibilmente coraggioso, non ha mai emesso un lamento, neanche una supplica, ma è stato uno spettacolo orribile...Credimi che me ne intendo..."

Le parole di Shax che si, decisamente si intendeva di efferatezze, ancora gli risuonavano in mente e non lo lasciavano vivere, il senso di colpa lo devastava, era come avere un buco nero nel cuore che risucchiava tutto quello che era.

Si riscosse un attimo.

Per quanto possibile, doveva almeno cercare di fare stare meglio il suo Aziraphale, era un agonia vederlo così.

"Forza angelo, adesso...adesso ti curo queste ferite...dopo...dopo starai meglio..."

E così dicendo, ignorando le deboli proteste di Aziraphale, Crowley mise una mano sotto il mantello, proprio in prossimità delle sue scapole, mormorando con la voce rotta qualche piccola preghiera di guarigione, finché non percepí chiaramente il fiotto di sangue interrompersi e le ferite rimarginarsi.

"Non...non.posso.fare...niente...per.i tuoi occhi...angelo... Perdonami... è colpa della mia condanna... Lo sai..." Balbettò Crowley, maledicendo tutti, quelli del piano di sopra e anche quelli del piano di sotto per tutto quello che erano, per le loro convinzioni di merda, per l ipocrisia, per tutto ciò che aveva causato quello, maledicendo che, neanche lui, il gran Duca dell Inferno, potesse fare assolutamente niente.

Lui, in.ginocchio in quel.corridoio umido e freddo e il suo angelo ridotto a una bambola di stracci, cieca e sofferente, tra le sue braccia, in una condizione irreversibile.

Sapeva bene che quel tipo di condanna solo Dio può scioglierla.

Solo Lei, Lei che chissà dove diamine era, chiusa nel suo bell' ufficio lontano da tutto.

Lei che se ne sbatteva di quei suoi due figli sofferenti, Lei che aveva permesso tutto quello...

"Va tutto bene caro...va tutto bene... è già tanto così..." bisbigliò piano piano Aziraphale, mentre Crowley continuava a tenerlo stretto, un unico sibilo sofferto gli uscì dalle labbra:

"Non dire che va tutto bene, angelo, cazzo, non va tutto bene, questa volta non va tutto bene!"

Ma Aziraphale scosse piano la testa, una mano sopra la guancia del suo Crowley, a raccogliere le sue lacrime che uscivano a fiotti:

"Va bene così...invece...va bene cosi...é quello che mi merito...Crowley caro... perdonami. ... Ti prego...."

E dicendo così, Aziraphale venne scosso improvvisamente da una sequela di singhiozzi mano a mano sempre più forti, li con la testa affondata sulla spalla del suo Crowley che si ritrovò a scuotere la testa disperato:

"Angelo ...sei tu che mi devi perdonare...hai fatto tutto questo...per me ...solo per me ... ho fatto una cazzata per proteggerti e ho solo peggiorato le cose...ti ho rovinato...per sempre....Perché mi ami???? È stata una disgrazia innamorarti di me...ti ho.condotto.alla.rovina... Io... io che ti amo tanto...che ho sempre voluto solo proteggerti... Ti ho distrutto, ti ho ridotto così... Come ho potuto...come ho potuto permetterlo ..."

Aziraphale, a quel sussurro accorato del suo demone adorato, riuscì a prendergli il viso tra le mani e ad accarezzarlo piano piano, anche da cieco avrebbe potuto distinguere ogni singolo lineamento del suo volto.

La forma delle sopracciglia, la morbidezza delle sue guance, delle sue labbra, quasi poteva percepire il punto esatto dove si trovava quel tatuaggio a guisa di serpente sul suo viso, talmente aveva avuto la gioia e l onore di rimirare quel viso che amava tanto in quei lunghi secoli insieme, lo aveva impresso nella sua mente,ormai.

"No...no... Crowley no ...non piangere, no caro, no...shhhh...shhhhh...questo non devi pensarlo, neppure un momento...Amare te... è stata la cosa più bella della mia vita ...Tu...Tu sei sempre stato tutto per me...Tutta la gioia...tutto l amore ... Tutto il Cielo di cui avevo bisogno...Te l ho detto...quella notte al gazebo...Per questo ... Per questo me ne sono andato in Paradiso quella mattina...volevo davvero salvarti la vita, caro, volevo un mondo nuovo per me...e per te...volevo un mondo dove poterti amare liberamente, dove tu fossi finalmente salvo e al sicuro... Per questo ho parlato con Dio...io mi sono fidato di lei, ciecamente... mi aveva promesso che saresti stato salvo... che tu saresti vissuto...Ma ho fallito, ho fallito caro e ora tu...tu...tra poche ore morirai...come Gabriele, come tutti voi dell Inferno...come tutti...tu morirai e io ho fallito... Ho fallito, amore...io ti volevo solo proteggere...caro...ti volevo solo amare... Oh perdonami...ti prego... perdonami.... Perdonami tutto Crowley... Io...ti volevo solo amare..."

Crowley sospirò profondamente, il suo angelo aveva drammaticamente ragione.

Da lì a poche ore il secondo Avvento sarebbe iniziato, quel maledetto Libro della vita rientrato nelle mani del Metabastardo sarebbe stato distrutto e così tutti loro, i dannati da quel loro perfetto Paradiso, spazzati via per sempre, le loro esistenze cancellate in un colpo di spugna.

Solo per un attimo, Crowley si domandò cosa si prova a morire davvero, non per finta, ne per gioco, a sentire che la tua vita finisce per sempre, che non c e più una seconda possibilità, che tu semplicemente non esisti più e il cuore gli diventò piccolo piccolo, un piccolo grumo di sofferenza che ancora si sforzava di battere dentro di lui, in qualche maniera.

Non era giusto. Non era per niente giusto.

Non voleva morire.

Non voleva assolutamente morire.

Non.aveva mai fatto niente che non fosse esporre un dubbio, una domanda, un osservazione su quel mondo apparentemente perfetto.

E Aziraphale, come lui, aveva solo cercato di risolvere le cose, di scoperchiare quell improbabile vaso di Pandora dei loro inganni, delle loro misfatte.

Crowley sospirò ancora, pensando con rammarico a quella vita fragile e senza scossoni che si era creato per stare in pace ma che lo aveva tenutonlontano dal suo angelo, che non gli aveva mai permesso di viverlo a pieno, che non aveva mai permesso loro di diventare ufficialmente un noi, una coppia, un qualcosa di serio.

Una notte, una sola.notte e un solo.mattino avevano vissuto come coppia in seimila anni, nonostante fossero sempre rimasti l uno a un passo e a un pensiero dall altro, ed era troppo poco, troppo poco per un amore come il loro.

Allo stesso tempo, loro due erano di nuovo insieme, anche se in quel posto orribile, anche se in un momento tremendo.

Erano insieme, erano di nuovo l uno tra le braccia dell altro, erano nel posto al quale appartenevano da sempre, erano vicino al cuore l uno dell altro.

E nonostante tutto, Crowley era felice di quello.

Vaffanculo a tutto, pensò, al Secondo Avvento, alla non pervenuta madre del Salvatore, al Libro della vita, al Paradiso, all Inferno, a tutti quanti.

Se morire significa farlo stretto ad Aziraphale, fanculo, mi sta anche bene. 

"Angelo...non c e nulla che ti devo perdonare... siamo due disgraziati lo siamo sempre stati...forse è per quello che ci amiamo...sai che c'è? Sai cosa faccio in queste nostre ultime ore di vita? Ti tengo stretto a me, come avrei dovuto fare da sempre, fregandomene di tutto e di tutti.. se proprio dobbiamo morire...moriremo insieme, angelo mio... Non desidero altro..."

E così dicendo, Crowley prese meglio il suo Aziraphale tra le braccia e lo baciò di nuovo, li in quel Inferno lontano che improvvisamente per loro divenne più luminoso del Paradiso.

Non seppero dire neanche per quanto tempo durò quel loro bacio , le braccia di Crowley attorno alla schiena di Aziraphale, le mani del suo angelo sul suo volto, ma il loro mondo stava per finire e non avevano alcun rimpianto, si presero a piene mani quel momento solo per loro, quel momento che fu speciale, nonostante il contesto orribile, nonostante le lacrime di entrambi, nonostante le mani di Crowley ricoperte del sangue di Aziraphale.

Forse non ci sarebbe stato un pic nic, forse non ci sarebbero stati più pranzi al Ritz, forse non ci sarebbe mai stata quella casa vicino al mare per loro, un posto nel mondo dove poter essere un Noi, un gruppo di due, quello che erano da sempre.

Ma fanculo,loro due erano lì, insieme, era tutto ciò che avevano sempre desiderato, non importava altro.

"Caro...oh caro...mi ami...mi ami ancora? Anche ridotto così?" Sussurrò accorato Aziraphale quando il loro bacio finì, con le mani sempre sul volto di Crowley che ricominciò a piangere piano, la fronte poggiata sulla sua testa:

"Come potrei non farlo, angelo... Sei...Tutto per me....Tutto..."

Aziraphale sollevò il petto in un singulto disperato, sussurrando:

"Crowley...ascoltami...ti prego...quando accadrà...quando moriremo...lascia che la mia anima ti ritrovi, caro... Lascia che io ritorni da te... Amore,

lascia che io ti possa ritrovare..."

Crowley sospirò profondamente davanti al tono risoluto ma accorato di Aziraphale, un lungo singhiozzo di dolore lo scosse.

Era quella la cosa peggiore, forse persino peggio della morte.

Non sapeva dove sarebbe finito, che ne sarebbe stato di loro.

Se si sarebbero ritrovati, se dopo ritrovati si sarebbero riconosciuti o se semplicemente via, non sarebbero mai più esistiti.

Seimila anni di amore incondizionato, cancellati via per sempre.

Non poteva essere.

Era devastante come pensiero.

Crowley strinse il.suo angelo dolcemente, asciugandosi le lacrime.

Non aveva idea di cosa sarebbe successo, ma era sicuro di una cosa:

"Ti cercherò in ogni fottuto universo dove andrò,angelo, in.ogni fottuta vita dove ci manderanno...Non mi importa in quale forma ti ritroverò o se saremo solo due atomi del cazzo che vagano nell' universo... Io ti amo. Ti amo... E ti ritroverò...te lo prometto...ogni atomo di me è fatto per amare te...per sempre..."

Così dicendo, Crowley baciò ancora Aziraphale tra le lacrime, per poi stringerlo forte a sé, la testa sul suo petto, le sue braccia attorno alla sua vita, le sue lunghe ali nere che lo coprivano dolcemente.

"E ogni atomo di me è fatto per amare te...non faranno del male a Muriel, vero caro?"

Crowley scosse la testa, il suo Aziraphale aveva sempre un pensiero per tutti, nonostante tutto, era sempre troppo buono.

"No...Angelo...il tuo sacrificio ha invocato l.immunitá per lei..."

Aziraphale sospirò di sollievo:

"Speriamo...Lei è così pura e così dolce...così candida come un fiocco di neve... Non voglio le succeda qualcosa per aver seguito me..."

Improvvisamente si accede una luce nella mente di Crowley, che iniziò a ragionare a cento all ora, unendo tutti i pezzi di un puzzle che aveva solo nella sua testa:

La profezia di Agnes:


"Cercate, cercate colei col cuore candido come la neve

E l.abilita nelle sue mani

Cercate colei che tiene in grembo la Salvezza 

Solo lei potrà riportare al suo posto

La luce col buio 

Il Paradiso e l Inferno

E farà vivere angeli e demoni sotto lo stesso tetto in armonia e amore"


Muriel che soprattutto in quegli ultimi tre mesi, a detta di Sebastian, era affaticata, nauseata, sempre stanca.

Muriel che quando l aveva lasciata l ultima volta...aveva un cuore che batteva in più dentro di lei...


"Angelo...so chi è la madre del nuovo Salvatore... È Muriel..." Saltò su Crowley, mentre Aziraphale sussurrò perplesso:

"Mu... Muriel????? Ma come???? Non ha un uomo con cui giacere e concepire!"

"Io credo che questo problema sia stato già bypassato una volta angelo, se ricordi...fidati di me so cosa dico...abbiamo ancora una speranza... Andiamo via di qui, andiamo.da lei..."

Aziraphale, tra le braccia di Crowley, che lo porto nel suo ufficio e lo rivestì con una delle sue vesti nere, improvvisamente pensò a quella profezia che gli aveva lasciato Anathema e a un altra ancora, che aveva dimenticato per mesi:


"La Madre del Salvatore raggiungerà il Paradiso 

A mezzogiorno in punto

Dará il volume del destino del mondo a Dio

E tutto si ristabilirà..."


"Muriel deve riportare il Libro della vita a mezzogiorno in punto in Paradiso in mano a Dio... È scritto in una profezia di Anathema..."

Crowley, alle parole di Aziraphale, gettò un occhio rapido sul suo orologio.

Le otto di mattina.

Dovevano davvero tentare il tutto e per tutto.

"Possiamo farcela...Angelo, giuro che se ci salviamo, ti sposo, eccome se ti sposo!"

"Magari, amore mio... Ma non accadrà..." Pensò Aziraphale, un piccolo groppo di dolore si fece strada dentro di lui, mentre, per mano al suo demone, stava percorrendo i corridoi dell Inferno per uscire fuori.

Quanto avrebbe voluto che quel sogno si avverasse, quanto... Ma sapeva che non sarebbe stato così.

Aveva firmato un patto con Dio. Un patto molto chiaro.

E ora...ora in quel frangente, una volta fuori dall Inferno per le strade di Londra, mentre sentí il suo Crowley chiedete senza troppa cortesia una moto a dei ragazzi, Aziraphale pregò davvero che quel piano si avverasse solo perche Crowley fosse salvo, fosse felice, fosse vivo e sano in quel mondo che amava tanto.

Avrebbe lottato fino alla fine per quello, per lui, per il mondo, per tutti.

Pazienza per quello che sarebbe successo a lui.

Pazienza per quel sogno che non si sarebbe mai avverato...


Notes:

"Viaggerò per sempre, tutti i miei atomi, finché non ti troverò di nuovo… Ti cercherò, ogni momento, ogni singolo momento. E quando ci troveremo di nuovo, ci aggrapperemo così forte che niente e nessuno potrà mai separarci. Ogni atomo di me e ogni atomo di te… Vivremo negli uccelli e nei fiori e nelle libellule e nei pini e nelle nuvole e in quei piccoli punti di luce che vedi fluttuare nei raggi di sole… E quando useranno i nostri atomi per creare nuove vite, non potranno prenderne solo uno, dovranno prenderne due, uno di te e uno di me."
(Mary Elisabeth Frye)

Chapter 17: Crowley e Dio

Summary:

È passato un mese dalla battaglia finale per il Secondo Avvento e Crowley non si dà pace per la morte di Aziraphale, desiderando intensamente mettere fine alla sua vita...Un incontro decisamente inaspettato ma molto desiderato gli farà decisamente cambiare idea...

 

Siamo quasi alla fine di questa avventura meravigliosa che mi ha appassionato fortemente, grazie a chiunque ha letto fin qua, sentitevi liberi di commentare sia in positivo che in negativo!
È quasi finito l angst, promesso!

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Giugno 2024, Soho, Londra



La chiesa di Our Mary of the Assumption si ergeva a Soho nella sua maestosità e bellezza antica, li in quel quartiere chiassoso e colorato di Londra.

Ma Crowley non era lì per osservarne la bellezza. 

Con passo deciso e ringraziando la calura estiva che aveva chiuso tutti in casa in quel primo pomeriggio estivo afoso e appiccicoso, Crowley entrò dalla porta principale e attraversò tutta la navata centrale ignorando il bruciore sotto i piedi, in quanto stava calpestando un suolo consacrato,in mezzo alle due file di banchi ben disposti, fino a giungere davanti all altare, dove dietro il tabernacolo rifulgeva della sua luce rossa e la statua della Madonna alla sua destra era illuminata da una ventina di candele accese.

Crowley le rivolse un unico sguardo sofferente, per poi rivolgere la sua attenzione all unica cosa che gli importava: il fonte battesimale a sinistra dell altare.

Crowley si recò li vicino, specchiandosi in quell' acqua limpida e santa, sospirando.

Come era ridicolo tutto.

Un mese fa il mondo si salvava per la seconda volta.

Le stagioni avevano ripreso il loro corso, il giorno si cambiava con la notte e viceversa tutti avevano ripreso le loro vite.

Muriel tra tre mesi esatti avrebbe scodellato il nuovo Salvatore.

Nina e Maggie erano a Londra e avevano ripreso le loro attività.

Gabriele e Belzebù al momento erano a Brighton così come Shax, almeno lei era salva, non le sarebbe più successo niente.

Tutti erano tranquilli.

Tutti...ma non lui.

Il mondo si era salvato per tutti, ma non per lui.

Per lui il mondo che conosceva era finito un mese fa.

Perché il suo Aziraphale non c era più.

Glielo avevano ucciso, strappato via dalle sue braccia.

Non era bastato dannarlo, accecarlo, portarglielo via per lunghi mesi di sofferenza.

E lui...lui aveva contributo a quello.

Lui aveva sciolto il corso del tempo che aveva fermato per salvarlo, per portarlo via, per impedire a quel colpo di merda del Metatron di raggiungerlo, di ucciderlo.

Quel giorno di fine aprile, quella mattina maledetto risuonava nella sua testa come un terribile film che non riusciva a levarsi dalla mente.

Ricordò la folle corsa con quella moto e il suo Aziraphale stretto dietro di lui per le strade di Londra, fino a giungere alla libreria del suo angelo.

Ricordò il profondo sgomento di tutti quanti nel vedere come il suo Aziraphale era stato ridotto per amore suo, cieco, con una delle sue uniformi da Duca dell Inferno.

Ai suoi occhi era sempre meraviglioso, ma sicuramente diverso dal solito.

Ricordò Aziraphale che, camminando tutto sommato risoluto, nonostante la sua profonda cecità, in quello spazio che conosceva come se stesso, si recò da Muriel, che si era alzata in piedi nel vederlo, le aveva poggiato una mano sulla sua pancia e aveva sussurrato dopo poco:

"Hai ragione tu, Crowley...Muriel, mia cara, aspetti un bambino... Sei la Madre del Salvatore..."

Una notizia del genere avrebbe steso chiunque al suolo, per questo Crowley ammirò molto Muriel che, superato lo sgomento iniziale, quello che regnò nella libreria per un pezzo, con Sebastian e Nina con quasi la mascella a terra e Maggie che sussurrò:"Cavolo, ci avevo preso!", chiese spiegazioni, le ebbe, capí cosa doveva fare e semplicemente annui, toccandosi la pancia:

"Ora mi spiego tutte queste nausea che ho avuto ultimamente...non avrei mai creduto di avere un bambino... Un Salvatore...io sono solo un amanuense...niente altro... perché a me questo onore?"

"Perché sei come il.mio Crowley, mia cara bambina...hai il cuore degli angeli...quelli veri..." Aveva sussurrato dolcemente Aziraphale col viso di Muriel tra le sue mani, con quel tono di voce che Crowley amava da morire, così dolce, così intenso, e che non avrebbe mai più sentito, mai più...


L acqua dentro il fonte battesimale era limpidissima e invitante, lo stava veramente chiamando a sé.

È solo un momento, pensò Crowley. Solo un fottuto momento di merda.

Ti butti dentro, prendi fuoco, ti contorci due minuti, ed è tutto finito.

La smetti di soffrire per sempre, per l eternità. Semplicemente non esisti più.

Del resto che stava a fare ancora al mondo, senza Aziraphale?

Gli ultimi loro minuti insieme gli bruciavano dentro come l inferno.


Le loro due fazioni, Paradiso e Inferno, in quella strada di Soho, unite contro il Metatron e la cricca dei piani alti, Sebastian che con Beelz e Gabriele stava proteggendo la libreria e Nina e Maggie lì dentro, loro due in prima fila, persino Aziraphale , nonostante fosse cieco, brandiva con coraggio la sua spada di fuoco.

La battaglia era iniziata subito dopo, decisamente aspra e cruenta, il suo angelo si era buttato decisamente contro il Metatron, avevano lottato a lungo insieme ,con quel idiota che lo scherniva di continuo:

"E così vuoi salvare il tuo maledetto demone? Cos altro vorresti, Azraphel? Prenderlo in braccio, come le spose e portarlo in una casa in riva al mare, magari???? Non accadrà mai!!!!!"

In quel momento, come da accordi, Muriel si lanciò contro Michele, recuperando dopo una breve colluttazione, il Libro della vita, quello vero e correndo a mano bassa verso l ascensore dietro il Dirty Donkey.

Mancava venti minuti precisi a mezzogiorno e Crowley aveva fermato il tempo proprio nell' istante in cui Muriel aveva preso il.libro e stava per premere il pulsante per entrare nel.ascendore.

Non era impazzito, lo aveva fatto perché, proprio in quel frangente, aveva visto il suo angelo in piedi, in mezzo alla strada con un proiettile a tanto così dal suo viso, sparato dal Metatron a cento metri di distanza da lui.

Fu un momento orribile.

Se avesse sciolto il tempo, avrebbe permesso a Muriel di salire in ascensore e salvare il mondo e tutti quanti i nomi scritti li sopra.

Ma se scioglieva quel corso del tempo, il suo Aziraphale sarebbe stato impallinato e sarebbe morto subito.

In quel momento di totale angoscia, il suo angelo senza guardarlo, si girò verso di lui.

Il loro ultimo dialogo gli vibrava in testa come la corda stonata delle chitarre, un suono discordante e continuo:

"Fallo, Crowley, fallo!"

"No, angelo, no!"

"Ti dico di farlo! Sciogli il tempo e permetti a Muriel di andare da Dio..."

"No!!!! No!!!! Se il tempo riprenderà il suo corso, verrai colpito e morirai!!!! Morirai!!!! Non posso permetterlo!!!!"

"Come dice la Sacra parola: non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera... Fallo, Crowley..."

"No...angelo...no..."

"Vai a vivere a casa nostra...vai laggiù Crowley..."

"Non senza di te..."

"Vai e basta, mantieni la tua promessa! Per favore..."

"Angelo..."

"Amore mio...sei sempre stato tu l unico paradiso che ho desiderato... Solo tu che ho amato più della mia stessa vita, sempre...ti prego, sii felice ..."

"Angelo..."

"Ti prego... Crowley...fai come ti dico... Ti prego...ti prego... In qualche maniera ci sarò sempre per te...te lo prometto..."

E Crowley, chissà perché, forse perché sapeva che l umanità non si meritava di finire così, forse perché sapeva di dover fare la cosa giusta, forse perché sapeva che il suo angelo non gli avrebbe mai perdonato una disubbidienza, gli ubbidì.

Sciolse il tempo che si strotolò di nuovo davanti ai suoi occhi, vide Muriel salire sull.ascensore e fece ancora in tempo a vedere il suo angelo discorporarsi davanti ai suoi occhi prima di scivolare a terra svenuto, devastato, col cuore stracciato in mille pezzi.

Ora, davvero, aveva perso tutto.


Era un mese che viveva a casa di Nina, accudito a vista da lei, Maggie e Muriel, tutte terrorizzate che potesse ammazzarsi davvero, come voleva fare, un mese in cui non riusciva ad alzarsi da un letto, non riusciva a mangiare, a dormire, a fare assolutamente nulla che non fosse piangere la morte del suo angelo troppo amato.

Era riuscito solo quel giorno a eludere la sorveglianza di mezzo mondo, quel giorno in cui ebbe le forze di alzarsi da un letto e fare cadere un torpore su tutta Soho, in modo da fare dormire tutti.

Gli dispiaceva ingannare tutti così, ma non voleva restare al mondo un secondo di più.


Potevamo.essere noi...


Quella frase gli rimbombava nella testa come una cantilena dolorosa.


Potevamo.essere noi...


Potevamo essere noi...


Crowley sospirò. Stava tergiversando troppo.

Era ora di mettere fine alla sua vita miserabile.

Si allontanò appena, giusto il tempo di prendere la rincorsa per lanciarsi dentro, quando una voce di donna lo chiamò, con quel nome che non gli apparteneva più da molto tempo ormai, ma che non aveva mai dimenticato:

"Jehuradel..."

Crowley si voltò a quel richiamo in quella chiesa.deserta, salvo che per una donna che lo raggiunse dal fondo della navata.

Quella stessa donna che aveva visto a Oxford col suo angelo, con lo stesso vestito verde e il cappuccio sulla testa...

"Chi sei...come fai a conoscere quel nome..." Sibilò Crowley verso quella donna che, semplicemente, si sfilò il cappuccio, mostrando una chioma di corti capelli biondi e due occhi azzurro cielo, dicendogli pacatamente:

"Tua madre...sono tua madre, Jehuradel..."

Davanti a quelle parole, Crowley tremò da capo a piedi,non potendo evitare di cadere in ginocchio e mormorare:

"Tu...tu...come è possibile..."

"Finalmente ci incontriamo, Jehuradel... è tutta l eternità che cerco di parlarti..."

A quelle parole, l.ira, la disillusione, l abbandono che aveva provato in tutti quei millenni esplosero tutti insieme ferocemente nel cuore di Crowley che urlò disperato, noncurante del luogo dove si trovava:

"Tu mi cercavi????? Io ti ho cercato come un pazzo per tutti questi millenni, perché volevo delle maledette risposte, perché volevo capire perché a me una condanna maledetta così...per una domanda...una domanda maledetta?????

Ti ho pregato e ti ho cercato e ho cercato di capire e di avere fede nel tuo operato, anche quando ho visto bambini morire , guerre scoppiare, catastrofi avvenire... Ma tu...tu sei rimasta sempre lontana da me, chiusa nel tuo Bell ufficio di merda, a farti i cazzi tuoi e nel mentre...nel mentre... Aziraphale è morto... Hai permesso che fosse dannato, torturato, accecato... Lo sai che lo amo...lo sai che lo amo più della mia stessa vita...ma tu me lo hai strappato via! Non ho più motivo di stare al mondo ora,quindi, se non ti spiace, vado a ultimare cosa stavo iniziando e a porre fine alla vita di merda che mi hai donato, grazie tante!"

E dicendo così, Crowley si rialzò in piedi e fece per recarsi di nuovo verso il fonte battesimale, venendo però sempre fermato dalla voce pacata di Dio, che aveva lasciato sfogare quella crisi di rabbia, sapeva bene che sarebbe successa:

"Aziraphale è vivo, Jehuradel..."

A quelle parole, Crowley tremò nuovamente da capo a piedi, girandosi lentamente verso di lei:

"Che...cazzo dici..."

Dio annui:

"È vivo... So cosa sto dicendo..."

Crowley, a quelle parole, scosse la testa violentemente:

"Non è possibile...non è possibile.... L ho visto discorporarsi davanti ai miei occhi..."

"È vivo...ma è lontano da te..."

"Perché???? Perché è lontano da me????"

"Ha firmato un patto con me... La sua immortalità e la lontananza perpetua da te...in cambio.della tua salvezza..."

A quelle parole, Crowley si sentì morire.

Il suo angelo...il suo angelo... Non poteva aver fatto quello...per lui... 

"Ho volutamente alzato la posta di molto... volevo vedere fin dove il suo amore potesse arrivare per te... E devo ammettere che ti ama veramente da morire... Ha accettato tutta quelle condizioni senza battere ciglio..." Disse Dio sempre pacatamente a Crowley che si sentì bruciare dentro,andandole addosso e afferrandole il.bavero.del mantello con le.mani:

"Dimmi dov'è..."

"Non posso..."

Crowley a quelle parole, senti la disperazione scorrere in ogni parte di sé, scuotendo la donna davanti a lui, le lacrime agli occhi:

"Si che puoi dirmi dov'è... Ti prego...ti prego...lo amo, lo amo cazzo, voglio vederlo solo una volta ancora... Ti prego..."

Dio, davanti allo sguardo di pura sofferenza di Crowley, gli fece una lunga carezza e parlò con tono solenne:

"Non devi andare tu da lui...lui tornerà da te..."

Crowley restò di sasso, lasciando momentaneamente andare il mantello di Dio davanti a sé:

"Come..."

In quel momento Dio parlò in tono solenne, un tono che Crowley capì che non doveva replicare:

"Jehuradel... Lascia che ti dica una cosa... Non sono stato io a condannarti, sei stato tu a condannare te stesso. Ti sei condannato perché hai perso la fede in me, hai scelto di seguire un ribelle e ti sei condannato con le tue mani... Hai sempre cercato di scappare, di nasconderti, di evitare di ascoltare ciò che ho da dirti... Ora, ciò che ti chiedo è un atto di fede... E di guarigione...hai vissuto tutti questi millenni orbitando intorno al.tuo angelo, per non affrontare finalmente te stesso...ora devi imparare a reggerti prima di tutto sulle tue gambe, a guarire, a risanare la tua anima...Mantieni la promessa che hai fatto al tuo angelo...Vai nel South Downs e prendi quella casa che volevate prendere...rimettila a posto... Quando sarà completata, il tuo angelo tornerà da te... Abbi fede..."

A quel tono di voce, così dolce, che erano millenni che non sentiva più, millenni che lo aveva cercato, desiderato, in cui aveva avuto uno struggimento totale nel sentirlo lontano, Crowley scoppiò in lacrime e si accasciò a terra, sentendo quella donna carezzargli i capelli, mentre lui iniziò a mormorare piano una parte della Sacra parola, che quasi aveva dimenticato e che ora gli ritornò in mente, sentendo che le catene che stavano tenendo legato il suo cuore stavano cadendo una per una:

"Dove andare lontano dal tuo spirito,

dove fuggire dalla tua presenza?

 Se salgo in cielo, là tu sei,

se scendo negli inferi, eccoti.

 Se prendo le ali dell'aurora

per abitare all'estremità del mare,

 anche là mi guida la tua mano

e mi afferra la tua destra...

Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;

sono stupende le tue opere,

tu mi conosci fino in fondo..."*

"È così... Jehuradel... abbi fede in me... Rialzati a vivi come sei chiamato a fare... Ah...e se ti capita guarda il cielo, quando sarai nel South Downs...noterai che apprezzo le scatole dei suggerimenti..."

Crowley riapri gli occhi di scatto, su quel pavimento un po' meno bollente di quanto pensasse, ritrovandosi solo, in quella chiesa.

Si rimise a sedere, respirando affannosamente, a lungo, finché, barcollando non si alzò e non si diresse a grandi falcate verso la porta e da lì, sulla sua Bentley, verso la casa di Nina, che lo.accolse angosciata, insieme a Maggie, Muriel e Sebastian, che aveva lasciato definitivamente l inferno per andare a vivere con Muriel e aiutarla in quel periodo delicato che stava vivendo, l.ultimo trimestre della sua gravidanza.

Fu dura spiegare che aveva veramente incontrato Dio, che si, voleva ammazzarsi e si scusava di averli fatti preoccupare tutti, ma che ora sapeva cosa fare, doveva mantenere la sua promessa ad Aziraphale.

Le sue amiche e Sebastian lo avevano guardato a metà tra il perplesso e l incredulo totale, ma vederlo finalmente fuori da un letto, non più in lacrime né in uno stato catatonico, parve un enorme passo avanti per tutti loro.

Forse, come disse Muriel a tutti loro in privato, era il suo modo per elaborare il lutto di Aziraphale, forse dovevano solo assecondarlo.

Cosi, pochi giorni dopo, Crowley caricò i suoi pochi averi in auto, salutò Nina, Maggie, Muriel e Sebastian, promise loro che li avrebbe chiamati, sali sulla Bentley e si mise in viaggio, un unica destinazione in testa.

La contea di South Downs.







*Salmo 136











Notes:

"Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,

che ti ha plasmato, o Israele:

«Non temere, perché io ti ho riscattato,

ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni(...)

Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita."

(Isaia 43, 1-2)

Chapter 18: Aziraphale e Dio

Summary:

Sono passati tre mesi dalla fine del Secondo Avvento, Aziraphale, umano, vecchio e malandato gestisce una piccolissima libreria a Edimburgo.
Ha accettato completamente le condizioni di Dio per la salvezza di Crowley: diventare umano e fare sparire le sue tracce, rinunciando completamente a lui, sopportando stoicamente per amore suo la terribile mancanza del suo demone.
Finché, un giorno, Dio non compare alla sua porta, di nuovo...

Chapter Text

Settembre 2024, Edimburgo (Scozia)


"Grazie mille, signor Fell, a presto..."

Aziraphale salutò educatamente la signora Mc Kenzie, appena uscita dalla sua libreria, avrebbe riconosciuto il suo profumo fruttato a chilometri di distanza.

Da quando, tre mesi fa, il suo mondo era precipitato nel buio, solo quello aveva come riferimento per poter esistere ancora: odori, sensazioni tattili, suoni.

Tutte cose che lui aveva ritrovato nei libri, anche se ora non.poteva più leggerli, ma il loro dolce profumo di carta stampata, la sensazione delle pagine sotto le sue mani, il suono dei libri tolti dagli scaffali erano la cosa che più lo faceva sentire protetto e a casa, in quella nuova realtà che non conosceva e che lo spaventava un po', anche se ormai aveva imparato a orientarsi in quella città nuova, in quel posto nuovo, lontano da tutti.

Lontano da Crowley...

Una terribile stilettata di dolore lo colpì al petto, facendogli stringere la camicia con una mano.

Si rialzò lentamente da quella sedia in un angolo della sua libreria, stringendosi al suo bastone e ignorando le sue ossa che gli facevano terribilmente male, soprattutto durante i cambi del tempo.

Che strana sensazione la caducità, la mortalità, sentirsi sempre così debole, stanco, avere difficoltà a dormire, avere difficoltà a digerire certi cibi, aver dovuto rinunciare ai dolci perché i suoi esami del sangue erano sballati e la dottoressa si era tanto raccomandata che non esagerasse, soprattutto alla sua età.

Chissà che età poteva avere e che impressione poteva fare alla gente, quel vecchietto cieco in una libreria piccolina, con le pareti blu in un piccolo quartiere di Edimburgo, almeno così la immaginava lui.

Si avvicinò piano piano alla porta della libreria, ispirando l.aria piena di terra e pioggia attorno a lui, il tipico tempo di settembre.


Tre mesi.

Novanta giorni, giorno più giorno meno.

2160 ore

7776000 secondi.


Li aveva sentiti tutti, sulla sua pelle, quei tre mesi lontano dal suo Crowley, lontano dal suo respiro, dalla ragione della sua vita.

Quanto gli mancava... 

Non c era una sola notte in cui non lo sognasse, in cui non sognasse,come faceva in Paradiso, loro due stretti nel loro cottage alle prime luci dell alba, i suoi occhi pieni di luce, le sue labbra sulle sue, quel corpo che aveva avuto il privilegio di stringere a sé, nudo e meraviglioso, in quella.notte immensa, la più bella della sua vita.

Ricordi. Solo questo erano.

Ricordi ai quali si aggrappava con tutto se stesso, disperatamente, per provare a sopravvivere, per continuare a fare battere ancora per qualche anno quel suo stanco cuore, prima che la sua vita si spegnesse e chissà dove sarebbe mai andato, sicuro mai più stretto al suo Crowley.

Era stato forte, era stato coraggioso, su questo doveva riconoscersi il merito.

Dopo aver simulato la sua morte, dopo aver visto il Secondo Avvento concludersi, dopo essere sicuro che tutto era finito e il suo Crowley era finalmente in salvo, usò il suo ultimo barlume di divinità per trasporarsi li a Edimburgo, facendo sparire completamente le sue tracce.

Non lo aveva mai chiamato, non si era fatto vivo e solo lui sapeva quante volte avrebbe voluto farlo, quante volte avrebbe voluto sentire la sua voce ancora una volta, una sola...

Ma non lo fece.

Il patto che aveva firmato con Dio era molto chiaro.

Doveva sparire dalla sua vita, per la sua salvezza.

Era quella l.unica cosa che ancora gli dava forza, che gli permetteva di mettere un ora davanti all altra.

Crowley era salvo.

Era riuscito a salvarlo. Era vivo.

Non lo avrebbe toccato più nessuno.

Era tutto ciò che gli serviva per sopravvivere, per sopportare tutto quel dolore.

L amore di tutta la sua vita era vivo.

Sperava solo che ogni tanto lo pensasse, anche con dolore, con rammarico, che si ricordasse di quel suo angelo biondo che tanto disperatamente lo amava, che si sentisse perdonato, che capisse quanto meritasse amore...

"Domandò scusa? Posso entrare?"

Una voce di donna, profonda e stranamente conosciuta, anche se così a occhio, non la seppe riconoscere, lo distrasse da quei pensieri devastanti;

"Si, mi scusi signora... prego..." Disse Aziraphale gentilmente, facendo passare la donna e facendola entrare in libreria, andandosi lentamente a sedere al suo posto, mentre lei gli si rivolse gentilmente;

"Sto cercando un romanzo d amore...non me ne intendo molto...sa dirmi qual è il suo preferito?"

Aziraphale sorrise, parlare dei suoi libri lo rendeva ancora così felice, nonostante tutto, era una piccola luce in mezzo a quel dolore:

"Beh...io sono un estimatore di Jane Austen...forse il mio libro preferito è Orgoglio e pregiudizio...prima della... beh...mia cecità...l ho letto moltissime volte... è la storia di due persone apparentemente diverse ma che trovano il modo di stare insieme...superando tante difficoltà, tra cui il pregiudizio di lui verso la famiglia di lei e il grande orgoglio della protagonista...una tipa bella tosta...Eh...magari...magari fosse così nella vita, mia cara..."

E dicendo così, Aziraphale sospirò profondamente, sentendo la donna che si era avvicinata a lui, sussurrandogli:

"Lei è mai stato innamorato, signor Fell?"

A quella domanda, Aziraphale sospirò ancora, passandosi un dito sugli occhi, gli pareva sconveniente piangere davanti a una sconosciuta, anche se in privato erano incalcolabili le lacrime che versava ogni giorno:

"Sono innamorato, sono perdutamente, totalmente, immensamente innamorato..." Rispose sinceramente, con la voce che tremava, mentre la sconosciuta incalzò:

"E...il suo amore non è qui con lei?"

"No... è lontano da me...per il suo bene, per la sua salvezza... È una storia molto lunga, non voglio intristirla..." Rispose asciutto Aziraphale, cercando di mantenere un contegno, nonostante quella invasione di privacy, ma la sconosciuta parve non accorgersi e riprese:

"Ma non potete stare insieme?"

Aziraphale sospirò ancora, normalmente avrebbe mandato al diavolo una tale morbosa curiosità, ma in quel momento quella donna non gli sembrò meritasse quel trattamento, era una sensazione a pelle:

"Se le racconto una storia, non mi prende per pazzo?'

La donna rispose semplicemente:"No..."

E così Aziraphale le raccontò tutto, di quanto era un angelo, di come conobbe Crowley, di come si innamorarono l uno dell altro, di tutto ciò che era successo nelle loro vite in quei seimila.anni.

Parlò a lungo, probabilmente per più di un ora e la sconosciuta lo ascoltò attenta, senza interrompere, solo alla fine domandò:

"E lei sta accettando di essere separato dalla persona che ama per sempre?"

Aziraphale annuì, le lacrime che scivolarono giù dagli occhi sulle guance senza che potesse fermarle.

"Si...mi basta sapere che è salvo, che sta bene... Mi interessa solo questo...non ha importanza se...non può essere mio... Se devo soffrire fino alla fine dei miei giorni...lui...lui è salvo... E tanto basta...mi scusi..."

E dicendo così, Aziraphale scoppiò in un lungo pianto disperato, con la sconosciuta che si inginocchiò davanti a lui, prendendolo tra le braccia e lui che accettò quel contatto, continuando a piangere e a sussurrare che amava il suo Crowley disperatamente, che gli mancava come.l aria, nonostante avesse accettato tutto quello.

La sconosciuta poggiò sul suo viso un fazzoletto morbido e gli asciugò gli occhi, mormorando:

"Beh...mi creda...come dice la Sacra parola, non c e amore piu grande di quello di dare la vita per chi si ama, Azraphel..."

A quelle parole, Aziraphale spalancò gli occhi involontariamente, vedendo delle figure indistinte davanti a se, non più solo un buio terribile.

Sbattè le palpebre ancora e ancora, vedendo sempre più nitido e mettendo a fuoco il viso di quella donna davanti a sé, un viso che conosceva fin troppo bene:

"Madre..." Sussurrò, vedendo la sconosciuta annuire:

"Sono io, Azraphel..."

"Ma...ma...come è possibile...io ....come...." Balbettò Aziraphale, mentre Dio davanti a sé lo calmò piano:

"Sono qui, Aziraphale, per premiare la tua grande fede e per dirti che, nel mio Piano, doveva andare esattamente così..."

"Io...io...non capisco..." Balbettò Aziraphale, mentre Dio riprese:

"Caro...tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, anche le sofferenze...se tu e Crowley non aveste passato ciò che avete passato insieme, la Terra non si sarebbe salvata... Per questo non ti ho punito quando donasti la tua spada ai primi umani... senza quell' atto di ribellione, il.meccanismo non si sarebbe avviato e il mondo non si sarebbe salvato, il Metatron e tutta quel suo entourage di fedeli non sarebbero stato declassati, non ci sarebbe stata pace tra le vostre frazioni... Soprattutto il vostro amore è dovuto crescere senza pregiudizi e difficoltà e solo la sofferenza ha permesso che diventaste una cosa sola...Ha permesso che Crowley si salvasse..."

Al sentire di nuovo il nome del suo demone tanto amato, il cuore di Aziraphale diede un sussulto:

"Crowley sta bene???? È...tornato..."

Dio scosse la testa, ma senza rabbia:

"No... è rimasto un demone... è ciò che desidera...ma è stato condonato della sua terribile condanna e del marchio di infamia che aveva... è salvo, perché finalmente ha avuto fede, ha sperato e sta sperando contro ogni speranza... E questo lo ha salvato...ancora prima del tuo sacrificio..."

"Dov è???? dov è ora????" Chiese Aziraphale, sperando di sentire che era a casa loro, ciò che effettivamente disse Dio:

"Nel South Downs, in quella che sarà casa vostra, sono tre mesi che la sta ristrutturando giorno e notte...solo perché gli ho detto che tu eri vivo e che un giorno saresti tornato da lui..."

Aziraphale senti le gambe cedere dall emozione quando udí quella frase, stava succedendo tutto troppo in fretta, era tutto meraviglioso, quasi non riusci a parlare, quando le chiese:

"Io...io...posso..." 

Nel vederlo così felice, quel suo secondo figlio prediletto, Dio sorrise e annuì:

"Vai in pace, Azraphel... Avete la mia benedizione...siate felici, insieme, per sempre, qui sulla terra che tanto amate...io vi veglierò dal cielo..."

Ma quasi Dio non finì la frase che si ritrovò le braccia di Aziraphale al collo, mentre la strinse forse, spiegando le sue lunghe ali da angelo, di nuovo bianchissime, sentendo che tutti i dolori fisici erano scomparsi, che stava meravigliosamente bene:

"Grazie...grazie...io non so cosa dire..." Balbettò con gioia, ricevendo una carezza da Dio, che lo salutò e lascio la libreria, sussurrandogli ancora sulla soglia:

"Siate felici .. l eternità è vostra..."

La porta si chiuse col suo solito scampanellio, lasciando un Aziraphale talmente pieno di gioia che per poco non prese e non volò via da quel posto, per andare dal suo Crowley.

Forse volare però davanti a tutti sarebbe stato un po' inopportuno, così Aziraphale chiamò un taxi,che arrivò rapidamente davanti alla libreria.

Appena lo vide, Aziraphale corse fuori senza portarsi dietro nulla, così come era con solo la camicia blu, i pantaloni chiari, il suo farfallino al collo, mise giusto un cartello fuori dalla porta:

"Chiuso a tempo indeterminato, chi vuole entri e prenda ciò che desidera!"e prese in una busta i soldi che aveva guadagnato in quei mesi, sicuramente gli sarebbero serviti:

"Buongiorno- disse al tassista, educatamente, ma con la voce rotta dall emozione - Seven Sisters, nel South Downs National Park"

"Subito, signore- rispose cordialmente il tassista, accendendo il motore e guardandolo dallo specchietto retrovisore - è un bel viaggio, sicuro che non le serve niente? Magari un bagaglio? La aspetto se deve prendere qualcosa..."

Ma Aziraphale scosse la testa, un enorme sorriso gli spuntò sul volto, una gioia incontenibile lo inondò:

"No, buon uomo, non mi serve niente, ho già tutto laggiù... ho tutto ciò di cui ho bisogno...vado dall amore della mia vita...per sempre...".

Chapter 19: Il mio amore è grande come il mare, la mia passione profonda come l Oceano

Summary:

Settembre 2024.
Crowley vive nel South Downs da tre mesi ormai, rispettando sia le direttive di Dio che la promessa fatta ad Aziraphale, lavorando sodo per ristrutturare casa e cercando di ricucire le piaghe e le ferite di un intera esistenza di sofferenza.
La casa ormai è pronta ma il suo angelo ancora non torna...
Ha sbagliato ad avere fede, per la prima volta nella sua vita?
Oppure il suo sogno più grande si sta per avverare, per sempre?

Da qui in poi, zero angst, solo tanto, tantissimo fluffy!!!!!!

Notes:

...A drop in the ocean
A change in the weather
I was praying that you and me might end up together
It's like wishing for rain as I stand in the desert
But I'm holding you closer than most
'Cause you are my heaven...
(A drop in the Ocean, Ron Pope)

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text

Settembre 2024, South Downs 


Tre mesi.

Novanta giorni, giorno più giorno meno.

2160 ore

7776000 secondi.



Crowley li avrebbe potuti contare tutti quei secondi, li aveva visti davanti ai suoi occhi sciogliersi uno per uno come dei grani di sale dentro una clessidra, in quel tempo sospeso li in quella casa nel South Downs che aveva preso in affitto a inizio giugno, mentre si dondolava pigro su una sedia a dondolo nel portico, la sua Bentley che riposava serena fuori dal cancelletto in legno sul vialetto.

Il propietario aveva anche provato a venderla a lui quella casetta gialla con la porta verde, ma Crowley la prese momentaneamente in affitto per tre mesi, dicendogli che ci avrebbe pensato su per comprarla.

Che aspettava una persona, non sapeva se sarebbe arrivato, ma che ci sperava, ci voleva credere in quell' assurdità alla quale stava credendo.

E in ogni caso non era una decisione che avrebbe preso da solo.

Quella doveva essere la loro casa.

Sua e di Aziraphale.

La casa che aspettavano dal 1941.

La casa dove si erano rifugiati dopo quella tempesta così provvidenziale che gli era quasi parsa una carezza dal cielo ai tempi, perché gli aveva donato quella notte meravigliosa in cui aveva potuto tenere il suo angelo tra le braccia, in cui lo aveva potuto amare finalmente.

Se solo avesse saputo...

"La nostra casa, angelo...hai visto? La nostra casa... Quella che avevamo adocchiato da un pezzo... è qui... È tutto come l.abbiamo lasciata quella volta dopo la tempesta ...c e la tua cucina dove ti puoi fare tutti i the del mondo... La tua libreria...il giardino....questa cazzo di sedia a dondolo che so che ti piacerebbe tanto...c e tutto. Ma non ci sei tu...non ci sei tu... Tu...tu non sei ancora qui... Non so neanche quando arriverai... Se arriverai..."

A quel pensiero Crowley ributtò indietro la testa sul vimini della sedia, un cumulo stretto di dolore gli si formò come sempre in gola, facendogli trattenere il respiro.

Aveva fatto tutto quello che gli era stato detto di fare, aveva ristrutturato quella casa da cima a fondo, era tutto pronto.

Ma il suo angelo non era lì, con lui.

Era una follia, forse era davvero una follia sperare ancora che il suo angelo in qualche maniera fosse ancora vivo, che la sua fiducia non fosse vana.

Ricordava ancora bene il primo giorno in quella casa, senza Aziraphale.

Entrare lì dentro senza il suo angelo fu allucinante, fu come strapparsi via il cuore dal petto e lanciarlo contro il muro.

Crowley non seppe per quanto tempo restò li, prima seduto e poi sdraiato sul pavimento di quell' open space, in totale silenzio, la testa vuota, il cuore a brandelli, il suo unico pensiero era l ultima cosa che aveva visto di quella Battaglia, prima di svenire e di risvegliarsi da Nina: Aziraphale discorporato davanti ai suoi occhi.

Eppure.

Eppure, se davvero il suo angelo sarebbe tornato da lui, come gli aveva detto Dio, doveva rendere quella casa adatta a loro, adatta per viverci insieme.

Avrebbe.guadato ogni oceano a mani nude, scalato intere montagne, cosa poteva essere sistemare quattro mura?

Così, per tre mesi, Crowley si dedico alla ristrutturazione di quella casa.

Il primo mese, soprattutto, lavorò letteralmente giorno e notte, senza sosta.

Non usò un solo miracolo, usò le mani come tutti gli umani e la forza di volontà, altrimenti sarebbe impazzito dal dolore e non poteva permettersi di impazzire.

Per prima cosa imbiancò con cura le pareti con i colori che avevano scelto lui e Aziraphale, poi ripulì con cura lo spazio della serra, risistemò la libreria, sistemò l'impianto idrico, elettrico e quello del gas, attaccò in cucina il.quadretto di Muriel.

Crowley lavorò alacremente, senza quasi mangiare né bere, senza quasi dormire, cercava di non cedere al sonno quasi mai, perché appena dormiva sognava il momento in cui il suo angelo gli veniva strappato via e gli sembrava di impazzire.

Ogni notte, appena scendeva il buio, Crowley si sedeva sulle scale del suo portico o andava a passeggiare sul mare, godendosi la meravigliosa natura tutt attorno a lui, i boschi verdi, i campi ricoperti di fiori, il mare che lo affascinava col suo lento mugugnare.

Ogni tanto chiamava Nina, Muriel, Sebastian, Maggie, sapeva che erano preoccupati per lui, ma chiese loro di non venire a trovarlo, almeno non ancora. 

Aveva bisogno di stare solo, di essere solo lui, il mare, la natura, quella casa, il pensiero costante di Aziraphale e l amore che non aveva mai smesso di provare per lui.

Ogni notte, nel suo portico o seduto davanti al mare, respirando la sua aria salmastra e contemplando quel cielo pieno di stelle che ora finalmente poteva vedere di nuovo, Crowley ripeteva sempre la stessa preghiera, come una lunga cantilena:

"Angelo...angelo...torna da me...torna come sei... torna ammaccato, torna cieco, torna senza le gambe, le braccia...sarò io i tuoi occhi, sarò le tue braccia, sarò le tue gambe, sarò tutto per te...mi basta che tu ci sia...mi basta amarti...mi basta...che tu sia qui..."

Ma i minuti, le ore, i giorni scorrevano lenti, lui lavorava e lavorava e si consumava nel suo lavoro e il suo angelo non tornava da lui e lui continuava a lavorare e lavorare per non fermarsi a pensare, perché altrimenti impazziva, perdeva la testa, gli mancava il respiro.

La cosa certa è che in un piccolo borgo di poche case, con il paese più vicino a un chilometro di distanza, la sua presenza in quella casa disabitata da così tanto tempo, non passò inosservata.

Crowley, in breve tempo, venne attorniato da quegli strani vicini di casa, principalmente persone.anziane e un paio di famiglie con dei bambini, che gli domandarono incuriositi che facesse li, cosa lo aveva portato a trasferirsi e tante altre domande alle quali Crowley non rispose subito, almeno non a tutte, perché altrimenti doveva interfacciarsi con troppo dolore.

Decise di dire una mezza verità, di dire che aveva un compagno che amava, tantissimo, ma che era bloccato in una zona di guerra, ancora non poteva tornare e che gli mancava, disperatamente ma che allo stesso tempo sperava nel suo ritorno al più presto e che stava ristrutturando quella casa solo per loro due, per poter essere finalmente felici insieme, dopo tanta sofferenza.

Vai a sapere se quella triste storia colpí più del dovuto il vicinato, sarà che era dimagrito molto, saranno state quelle occhiaie terribili che ormai aveva stabilmente sul volto, ma quegli strani vicini lo presero in simpatia, soprattutto le nonnine, che provvedettero ogni giorno a portargli del cibo, le uova fresche delle loro galline, le bottiglie di latte delle loro caprette.

"Devi mangiare, Crowley caro, altrimenti il tuo compagno quando torna non ti riconosce più!"

Gli dicevano con quel tono di voce da mamma chioccia e, a furia di sentirselo dire, Crowley piano piano capì che avevano ragione, la mancanza di Aziraphale lo stava logorando da morire, ma doveva reagire, doveva farlo anche per lui.

Così, mentre il secondo mese arrivò veloce, Crowley riprese a mangiare regolarmente, riuscì a riprendere un ritmo più o meno decente di sonno, decise di sistemarsi persino il guardaroba chiedendo un consulto proprio a Nina, Maggie e Muriel, che si rasserenarono molto nel vederlo poi sereno, nonostante ancora quella convinzione che aveva, sempre fissa, sempre costante, che Aziraphale sarebbe ritornato.

Le tre ragazze lo raggiunsero anche giù al Cottage, portando degli accessori come tende, asciugamani, stoviglie per la cucina, il copriletto rigorosamente giallo come lo desiderava Aziraphale mentre Sebastian si fermò qualche tempo da lui per aiutarlo con la riparazione del tetto e del portico e con l imbiancatura dei muri esterni.

A furia di lavorare, il fisico di Crowley si irrobustì, i suoi capelli divennero più folti, la sua pelle più luminosa, fisicamente iniziò a stare meglio.

Era mentalmente che non andava meglio, la disperazione del primo mese aveva lasciato il posto a una speranza dolceamara, a una nostalgia senza confini.

Ogni mattina presto, Crowley, prima di iniziare a lavorare andava a correre lungo la spiaggia, godendo di quelle prime ore del mattino piene di luce, con quell' aria freschetta, pensando ogni volta che era tutto bellissimo, era uno spettacolo meraviglioso...ma che se ne faceva di tutta quella bellezza se il suo Aziraphale non era lì?

Che se ne faceva di un eternità senza di lui, senza il suo angelo?

Ogni notte, soprattutto , guardando quella luna bianchissima fuori dalla finestra della camera, Crowley non poteva non pensare a quell' unica notte d amore tra lui e Aziraphale, una notte così dolce che gli toglieva il fiato al solo pensarci.

Gli mancava il suo angelo, sempre di più 

E lo rivoleva con lui, non poteva farci niente.

Quella vita nuova che si stava costruendo pezzo dopo pezzo in quel piccolo angolo di campagna inglese era una bella vita, indubbiamente, ma gli sembrava una vita così incolore e informe senza di lui.

Crowley, sempre dondolandosi su quella sedia a dondolo, giro e rigiro tra le mani quel foglio che gli aveva dato Anathema,con quella profezia di Agnes Nutter e non si dava pace:


"Cercate, cercate colei col cuore candido come la neve

E l.abilita nelle sue mani

Cercate colei che tiene in grembo la Salvezza 

Solo lei potrà riportare al suo posto

La luce col buio 

Il Paradiso e l Inferno

E farà vivere angeli e demoni sotto lo stesso tetto in armonia e amore"


La persona col cuore candido come la neve era stata trovata,il Salvatore sarebbe venuto al mondo da lì a pochi mesi.

Poteva essersi sbagliata proprio sull ultima parte,

Anathema giurava e spergiurava di no, l aveva vista più volte con Newt e ogni volta gli aveva assicurato che le profezie di Agnes non sbagliano mai, ma per Crowley era davvero difficile quell' atto di fede, l attesa lo logorava e la mancanza di Aziraphale era insopportabile.

Nonostante ciò, lui continuo a vegliare, ad attendere, giorno.dopo giorno, ora dopo ora.

Davanti a sé, il giardino che aveva sistemato con cura in quel terzo mese, l erba appena tagliata, le aiuole.piene di fiori, tutto chiamava alla vita, tutto chiamava il ritorno del suo angelo.

Crowley si passò una mano davanti alla faccia, aveva decisamente bisogno di rinfrescarsi, troppi pensieri.

Così, si alzò in piedi di scatto e si recò in bagno, lavandosi con cura la faccia, asciugandola e guardandosi allo specchio.

Solo in quel momento Crowley lanciò un urlo e si ribaltò quasi all indietro, tornando a guardarsi allo specchio incredulo, guardando quegli occhi che non avevano più il marchio del serpente, ma erano semplici occhi colore dell ambra.

Occhi normali.

Sapeva cosa voleva dire.

La sua maledizione non esisteva più.

Lui...lui era stato perdonato...

"Vai sulla spiaggia... Vai sulla spiaggia..."

Quella voce dolce di donna risuonò tutto attorno a sé, mentre Crowley, che stava cercando di respirare, scattò fuori dal bagno e corse scompostamente verso la spiaggia poco distante da casa loro, neanche si mise gli occhiali scuri, tanto era di corsa.

Quella spiaggia al tramonto era semplicemente meravigliosa, il sole stava tramontando proprio in quel momento nel mare inondando di luce rossa tutto attorno a sé.

Crowley giunse li correndo, urlando il nome del suo angelo, nel silenzio più totale di quella spiaggia deserta, ma gli rispose solo il suo eco.

Aziraphale non era lì.

Come era possibile...

Eppure.

Eppure l aveva sentita quella voce.

Forse...forse...doveva solo aspettare.

Lo aveva fatto fino a quel momento, che poteva essere un minuto in più?

Crowley, sinceramente provato, si sfilò le scarpe e si mise seduto, con i piedi nudi nella sabbia fresca, lasciando che la brezza gli scompigliasse piano i capelli, desiderando come sempre con tutto il cuore che il suo Aziraphale fosse di nuovo li con lui, cosa avrebbe dato per sfiorare ancora una volta le sue mani, i suoi capelli d'oro, per potergli dire che era tutto per lui.

Cosa avrebbe dato per dirgli che lo avrebbe voluto sposare...

"Angelo- sussurrò a sé stesso Crowley - non so dove sei, non so ...cosa ti sia successo... io non so niente...non.ci capisco più niente... l unica cosa che so è che tu non mi hai mai deluso... hai sempre mantenuto le tue promesse... per questo, angelo, io sono qui...e ti aspetto, ti aspetterò sempre, ho solo tutta l eternità per farlo, che vuoi che sia...

 Ricordati: "Il mio amore è grande come il mare, 

La mia passione è profonda come l’oceano..."


"Più te ne dono, più ne ho, 

Perché sono entrambi infiniti.”**



Al suono di quella voce che si accavallò dolcemente sulla sua, quella voce che gli apparteneva così profondamente che avrebbe riconosciuto tra mille, Crowley si pietrificò.

Con la stessa scioltezza di un burattino di legno, si rialzò in piedi e si girò lentamente, sentendosi esplodere qualcosa nella testa e nel cuore quando poco distante da lui, li sulla spiaggia, in camicia blu scuro, pantaloni chiari, quel maledetto e benedetto allo stesso tempo papillon di tartan e quegli occhi azzurri colore del cielo, le lunghe ali bianchissime completamente aperte, c era proprio lui, Aziraphale.

Il suo angelo biondo e bellissimo che aveva appena spalancato le braccia e gli stava sorridendo commosso:

"Sono qui... Crowley ...sono qui...sono finalmente qui da te..."

Ma quasi Aziraphale non finì la frase che si ritrovò a pancia all aria sulla sabbia col suo demone tra le braccia che non riusciva a smettere di piangere di gioia, stringendolo forte a sé, la testa rossa affondata sul suo petto, I singhiozzi che lo scuotevano da capo a piedi.

A fatica, Aziraphale, anche lui piangendo dalla gioia, riuscì a rimettersi seduto, sempre abbracciando il suo Crowley che non smetteva di baciarlo tra le lacrime e si staccava solo per rimirarlo e carezzargli il viso, così come fece Aziraphale:

"Sei bellissimo...oh Crowley, caro...sei bellissimo...i tuoi occhi...caro...i tuoi occhi...sono la cosa più bella del mondo..." Riuscì a sussurrare tra le lacrime Aziraphale, guardando il suo Crowley finalmente salvo, finalmente non più in pericolo, era valsa la pena tutta la sofferenza che aveva vissuto solo per quel momento che aveva tanto sognato, per la sua testa sulla sua spalla, le sue dita nei suoi capelli rossi.

Passarono così decisamente molti minuti senza riuscire a dire niente, intenti a baciare ogni singola parte del viso dell altro, stretti in quell' abbraccio che stava facendo rivivere entrambi, a sentire che stavano riprendendo finalmente a respirare insieme, finché fu proprio Crowley a riprendere a parlare, con la voce soffocata dal pianto:

"Sei tu ..sei tu...sei tornato...sei tornato da me... lo sapevo...io lo sapevo...i tuoi occhi...oh angelo...i tuoi occhi... Ci vedi di nuovo...le tue ali....oh le tue ali... Sono così belle..."

Aziraphale annuì commosso, asciugando piano piano le lacrime del suo Crowley e facendogli una lunga carezza su quel volto stupendo, l oggetto di tantissimi suoi sogni.

"Grazie a te, amore mio...È tutto merito tuo..."

A quelle parole, Crowley biascicò perplesso, tirando su col naso rumorosamente:

"Merito mio?? Sei morto perché ho ristabilito il flusso del tempo e il Metatron ti ha trapassato... Non ho alcun merito... Ho pensato...ho pensato di averti perso per sempre..."

Aziraphale scosse la testa:

"Caro, proprio il contrario... Lo sai ...Proprio grazie al fatto che hai ristabilito il tempo, il mondo si è salvato...e hai salvato anche me..."

Ma Crowley, completamente sopraffatto da tutto quello che provava, non riusciva davvero a capire i discorsi di Aziraphale:

"Come...come hai fatto, angelo, ti...ho visto morto...il Metabastardo ti ha sparato...sei scomparso davanti ai miei occhi... come...."

Aziraphale sorrise, sempre con una mano sulla guancia di Crowley, tirando fuori dalla tasca un piccolo proiettile.

"Caro...ti ricordi il nostro gioco di prestigio nel 1941? Ecco..."

A quelle parole, Crowley finalmente uní i pezzi di quel puzzle mentale che aveva in testa, aprì e chiuse la bocca più volte, pensando a quanto aveva sempre avuto ragione su Aziraphale, a quanto fosse maledettamente fiero di lui, lo era sempre stato, aveva sempre saputo quanto fosse astuto e coraggioso:

"Sei...sei un meraviglioso bastardo, angelo ..." Sussurrò Crowley, prendendo il viso del.suo.angelo tra le mani con gioia, mentre Aziraphale continuò a spiegare:

"Non credevo sinceramente che sarebbe funzionato di nuovo...ma è andata bene... È andato tutto bene... Alla fine Dio mi ha ascoltato....So che l hai vista anche tu..."

Crowley annuì, annaspando nelle sue stesse lacrime:

"Si... si... È vero... So tutto...so tutto, angelo...ma sei stato un coglione...come hai pensato di...poter ...oh tu sei pazzo... barattare la tua immortalità per la mia salvezza... Ho creduto di impazzire senza di te..."

Aziraphale poggiò piano la sua fronte su quella di Crowley a quelle parole, sussurrandogli dolcemente:

"Anche tu amore mio, mi sei mancato da impazzire, ho creduto di morire lontano da te...quasi speravo allo stesso tempo che tu mi dimenticassi e che continuassi a pensare a me.. l unica cosa che mi ha tenuto in vita è che saresti stato in salvo, al sicuro e a me importava solo quello... Ma poi lei, lei è arrivata da me un giorno e mi ha detto che tu non.mi hai mai dimenticato, che mi stavi aspettando, che ci amavamo troppo per stare divisi..."

"A me ha detto...a me ha detto che eri ancora vivo...che saresti tornato da me, ma non si sapeva come e quando.... Che dovevo avere fede... Per la prima volta nella mia vita... E l ho fatto, angelo...Ci ho creduto così tanto, anche quando volevo solo morire al pensiero di stare senza di te...ma ci ho voluto credere davvero che tu saresti tornato...Anche quando tutti mi dicevano che dovevo rassegnarmi...io ho continuato a crederlo..." Sussurrò Crowley asciugandosi le lacrime, sempre stringendo a sé il suo dolce angelo che continuo a parlare:

"Per questo dico che è merito tuo, amore mio... hai avuto fede e questo ha messo a posto tutto...niente più lotte, niente più guerre... La nascita del.bambino di Muriel porterá finalmente la pace e siglerà questa alleanza...E..

Tesoro mio, sei salvo ....sei salvo!!!! Oh Crowley caro, sei salvo... E noi possiamo finalmente stare insieme, per sempre... Abbiamo la sua benedizione, niente e nessuno ci dividerà mai più, caro...mai più nessuno..."

A Crowley pareva di galleggiare in mezzo alle nuvole davanti al sorriso pieno di luce del suo angelo, era davvero tanto, troppo da elaborare, non riusciva a ricordare un momento in cui era stato così felice, in cui era stato così innamorato.

Sentendosi il cuore rimbombare nella testa come un tamburo, baciò ancora e ancora e ancora il suo dolce angelo su quelle labbra che gli erano mancate da morire,che credeva che non avrebbe mai più baciato,stretto tra le sue braccia con le sue mani sulla schiena, nei suoi capelli, finché, senza quasi accorgersene, non sussurrò piano:

"Allora, due cose, angelo, anzi tre... Uno: non provare mai più a fare una cosa simile senza di me, chiaro? D ora in poi si parla cristallino tra di noi...niente più segreti, niente più cose nascoste...chiaro?"

"Si, caro, si, hai ragione..."

"Due... guai a te se te ne vai di nuovo In Paradiso senza di me..."

"Mai più, amore, mai più...non vado più da nessuna parte senza di te..."

E due sono andate, pensò Crowley, riprendendo fiato prima di dire la terza, tanto si sentiva il cuore scoppiargli nel petto:

"E...visto che abbiamo pure il nulla osta dei piani alti... Sposami, angelo mio... Sposami, Aziraphale..."

Aziraphale si bloccò di scatto, quasi dovette ricordare a sé stesso come respirare davanti a quella frase stupenda:

"Oh... Crowley caro...davvero?"

Crowley annuì vigorosamente:

"Si...si te lo avevo detto all Inferno, ricordi? Se mai fossimo sopravvissuti a quel cazzo di Secondo Avvento ti avrei sposato... Ti voglio sposare da così tanto tempo, dal 1941, pensa!!!!! Solo che poi quella sera abbiamo litigato e io ho lanciato via l anello che volevo comprarti... mi spiace, angelo, perdonami ero furibondo...ma te lo ricompro promesso!!!! Se tu lo vuoi, ti sposo come cazzo vuoi, dove vuoi, non mi interessa

anche adesso se vuoi...vuoi il fottuto ballo alla Jane Austen? Avrai quello! Vuoi tutto il fottuto ricevimento, i fiori, le bomboniere, i millemila invitati, i fuochi d artificio? Bene, avrai tutto...perché è vero che io odio tutte queste cazzate, lo sai...ma amo te. Amo te, amo te, Dio se amo te più di tutto, più di tutti...più di qualsiasi cosa al mondo...più della vita ti amo, cazzo!"

"Crowley, amore... Amore mio..." Sussurrò Aziraphale profondamente commosso, ma Crowley riprese subito dopo:

"E...angelo....angelo, la nostra casa, quella lì, la nostra, la solita, dove siamo stati insieme... ti ricordi????? L ho presa...ho rispettato la mia promessa, ci vivo li da tre mesi...beh ...per ora sono in affitto, ma possiamo comprarla se vuoi ...il propietario accetta offerte da quanto ho capito...non c e un cazzo, è praticamente vuota perché la stavo ristrutturando, solo per te, perché se tu fossi tornato, avresti avuto una bella casa... Ho comprato delle tazze per il tuo thè, ho appeso il tuo quadro in cucina, ho imbiancato con i colori che abbiamo deciso, ti ho rimesso a posto la libreria e...il portico...ti ho comprato una sedia a dondolo... E ..."

Ma Crowley fu lui quella volta a non finire la frase in quanto Aziraphale, commosso davanti a tanto infinito amore del suo demone, gli chiuse le labbra con un lungo bacio, prima di rispondergli semplicemente, con un sorriso enorme:

"Ti amo Crowley caro...ti amo più della mia vita...si...si...per sempre si..."

"Ehm...si, a cosa?"

"Si a comprare finalmente la nostra casa insieme... E si, ti voglio sposare, caro... Solo te...per sempre ... Ma non voglio niente di quello che dici, Crowley... Ci siamo appena ritrovati, domani compriamo casa nostra, compriamo i mobili e poi con calma ci organizziamo bene...se sei d' accordo, ci sposiamo una sera di queste, solo io e te...qui su questa spiaggia.... Siamo entità soprannaturali, non serve una terza persona che certifichi niente...Sfrutteremo il Sacro giuramento e giureremo davanti al cielo, alla terra e a chiunque serva che ci siamo scelti da sempre per sempre... È un legame eterno, molto più stretto di qualsiasi matrimonio umano... e io Voglio solo quello...Non voglio altro, tesoro mio...voglio solo te ... "

Crowley restò a bocca spalancata, decisamente di sasso, mai più immaginava che il suo angelo avesse quelle idee così minimaliste da matrimonio, lui che era fan di tutte quelle novelle dove la gente fa uno starnuto e lo festeggia con balli sontuosi e ricevimenti di giorni e giorni.

Tuttavia, era decisamente la sua idea di matrimonio, meglio fermare tutto, prima che il suo angelo cambiasse idea:

"Angelo... Certo che voglio sposarti cosi...Non posso crederci... Siamo noi due... Solo noi due..."

Aziraphale si asciugò le lacrime di gioia che gli correvano lungo le guance:

"Lo siamo sempre stati,caro... Lo saremo per sempre ... Solo...mi piacerebbe una cosa per il matrimonio...".

Ecco.

Aveva parlato troppo presto.

"Dimmi, angelo, cosa desideri?" Sospirò Crowley, ma la risposta di Aziraphale lo destabilizzò amorevolmente:

"Un ballo, caro. Solo io e te, il nostro primo ballo da sposati... Solo questo mi piacerebbe..."

Crowley si accorse che stava avvampando più del dovuto al pensiero di stringere Aziraphale tra le sue braccia al ritmo dolce di qualche ballata romantica, incredibile, più di seimila anni con lui ed era ancora innamorato come un ragazzino di cento anni, poco più.

"Angelo, ma certo... Ci mancherebbe..."

"E un mazzo di fiori! Non può essere un matrimonio senza fiori ..."

Crowley sospirò ancora, bonariamente:

"Vada anche per I fiori... Il signore desidera altro?"

"No, caro, no- rispose Aziraphale, divertito- No caro, solo te...solo te per sempre... Potremmo davvero restare qui per tutta l eternitá insieme...ho voglia di una casa, di mettere radici qui con te...solo se vuoi..."

Ma Aziraphale non finì la frase, in quanto venne baciato ancora da Crowley che sussurrò:

"Certo che voglio stare in questo posto con te... non c e nessuno.altro posto dove voglio essere...Solo qui con te... Per sempre ...."

"E possiamo rimediare all anello..."

E così dicendo, Aziraphale con uno schiocco di dita, miracolò proprio quell' anello che Crowley aveva gettato lontano, lo stesso anello che Crowley, emozionato, mise con le mani tremanti al dito del suo angelo, gettandogli subito dopo le braccia al collo e restando stretti l.uno all altro per così tanto tempo, a ridere e piangere insieme, tanto che il sole fece in tempo a scendere definitivamente nel mare e la sera inizio a colorare di viola il panorama tutti attorno a loro.

Solo in quel momento, Crowley sussurrò dolcemente ad Aziraphale un unica cosa, sentendo il cuore esplodere di gioia al pensiero di poter dire quella frase così semplice, ma che solo loro sapevano quanto se l erano sudata:

"Andiamo a casa, angelo mio?"

"Si, caro...andiamo a casa..."

Così, recuperate le scarpe di Crowley e tenendosi per mano, finalmente, come una coppia qualsiasi, Aziraphale e Crowley lasciarono la spiaggia e, superato un piccolo tratto di bosco, andarono sulla strada di quel piccolo borgo, sempre continuando a parlare e a ridere, talmente erano felici da attirare l attenzione di alcuni dei loro vicini, quelli che avevano accolto subito Crowley mentre era disperato e col cuore a pezzi.

A tutti loro Crowley presentò Aziraphale entusiasta come il suo futuro marito notando che venne accolto subito davvero bene, soprattutto dalle nonnine, contente che quello strano tipo in nero, con i capelli rosso fuoco e gli occhiali neri quasi perenni sul volto stesse con un uomo così a modo, non mancando però di rimproverarlo bonariamente anche se lo conoscevano da due minuti perché:"era ora tornasse dalla guerra, questo bravo ragazzo la ama veramente,vedesse quanto ha sofferto senza di lei..."

E quei strani vicini non furono i soli ad accogliere festosamente Aziraphale in quel posto nel mondo.

Giunti a casa, infatti, la Bentley, fino a quel momento parcheggiata silenziosamente e spenta, appena percepí la presenza di Aziraphale si sciolse in tutta una sequenza di rombi del motore affettuosi e luci lampeggianti, finché lui non le carezzò piano il cofano, mormorandole con dolcezza:

"Ciao tesoro mio,come stai? mi sei mancata tanto anche tu..."

"Sono più che sicuro che da qualche parte ha una scorta di caramelle da viaggio ancora...le ha tenute solo per te...le sei mancato tanto...come sei mancato a me..." Sussurrò Crowley, tenendo stretto al suo angelo, che si appoggiò alla sua spalla:

"Mi sei mancato anche tu...così tanto...Non posso crederci...casa nostra..."

"Casa nostra, angelo...si..." 

La più bella casa del mondo in un posto meraviglioso, pensò Aziraphale , con le sue mura gialle come gli occhi del suo demone ridipinte da poco, la porta verde, quel grande giardino, il loro portico perfettamente risistemato con quell' adorabile sedia a dondolo.

La casa perfetta per loro, la dimostrazione piena dell amore paziente e profondo del suo Crowley, l amore che era da sempre che avvolgeva tutta la sua vita.

Non desiderava altro che riempirla di dolcezza, di donargli un eternitá piena di amore, di cura di attenzioni.

"Entriamo, angelo? C e un po' di vento fresco, adesso..." Disse Crowley dolcemente al suo Aziraphale che annui, ma, davanti alla porta, lo bloccò prima che lui la aprisse,dicendogli:

"Tesoro, mi concedi una cosa?"

E prima che Crowley si accorgesse, si trovò a mezz aria preso in braccio da Aziraphale esattamente come gli sposi prendono in braccio le spose sulla porta di casa:

"Ma...angelo...che fai..." Gli disse ridendo di cuore, mentre il suo angelo lo guardò trionfante:

"Chiamiamola rivincita, amore...e sai cosa faremo una volta entrati in casa?"

"Uh, no, delucidami..."

"Hai presente quel brano della Sacra Parola in cui si dice che quando si prega bisogna farlo in camera da soli in modo che possa vederti solo tuo Padre in Cielo nel segreto?"

"Ehm...si?"

"Bene...noi andremo in camera, certo, ma non pregheremo e faremo cose che sono sicura che anche Lei approverà, mio caro, e non nel segreto, non più!"

"Oh, angelo, amo quando sei così audace..." Sussurrò Crowley rapito, lasciandosi baciare mentre lui e Aziraphale oltrepassarono l uscio e la porta della loro casa si chiuse dolcemente alle loro spalle.


**estratto di "Romeo e Giul

ietta" di William Shakespeare, atto II scena II


Notes:

"Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto."
(Nazim Hikmet)

Chapter 20: Stanotte sposi

Summary:

Fluff finalmente, bagno di fluff e Wedding bells per Aziraphale e Crowley, che, finalmente liberi dalle loro fazioni a casa loro, si sposano nella maniera più intima e non convenzionale possibile...❤️❤️

Capitolo a base di Melassa pura, non sono responsabile del conto del dentista di nessuno 🤣😂🤣😂🤣

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Pov Crowley prima persona


Stanotte non ho dormito quasi niente.

C era una luna meravigliosa in cielo, alta e paffuta, come la prima notte che ho dormito a Tadfield da Anathema e Newt, l ho vista perfettamente fuori dalla finestra esattamente come quella volta, la sua luce bianca illuminò come un faro la camera ora come allora.

Solo che li ero da solo, mentre ora qui in questo letto in questa casa che fra poche ore sarà nostra c e Aziraphale.

Il mio angelo, il mio amico, il mio compagno, il mio amore.

La mia vita, tutta la mia vita.

Incredibile.

Non riesco a crederci che lui sia veramente qui, che non sia solo un sogno, che sia in carne, ossa e ali qui al mio fianco.

L ho visto trapassato dal proiettile di quel maledetto Metatron, proprio lì davanti ai miei occhi, l ho visto scomparire, non mi capacito che sia qui vicino a me, che sia vivo, che non l.ho perso per sempre.

Per questo non ho quasi chiuso occhio ,avevo il cuore che esplodeva d amore, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.

L ho guardato dormire, per la seconda volta.da che lo conosco, so bene che gli angeli non dormono spesso e volentieri, so che non ha dormito in tutti questi mesi che siamo stati divisi per proteggermi ogni singola notte, per vegliare sui miei sogni, posso solo immaginare l angoscia, la paura che ha avuto, erano le stesse che avevo io.

Se ora finalmente è riuscito ad addormentarsi, ora che è finito tutto, che le nostre fazioni sono in pace, che pure Dio gli ha detto che possiamo stare insieme dopo tutti questi secoli a gravitare l uno attorno all altro è perché ne ha bisogno.

Ha assolutamente bisogno di riprendersi, qui al mio fianco, di posare le armi per sempre.

Questa notte è toccato a me, sono io che l ho vegliato per praticamente tutto il tempo, se l è merita.

Il mio amore, che ha barattato la sua immortalità per la mia vita.

 Io, non riesco neanche a credere a quanto lo amo, veramente.

Sono rimasto sveglio a lungo solo per guardarlo incredulo, con lo stomaco annodato dall emozione, a sfiorare piano le sue guance, il suo naso, a delineare la forma delle sue sopracciglia a osservare le sue ciglia lunghe formare un ventaglio leggero da chiuse.

È tutto meraviglioso, lui è meraviglioso qui vicino a me, è bello da levare il fiato.

Ho sempre desiderato un momento da film.come quelli con Aziraphale e stanotte l'ho avuto.

Perché stanotte io e lui abbiamo fatto l amore per la prima volta come persone libere, dopo più di seimila anni insieme, in questo che diventerà il nostro letto, con la luce della luna a illuminarci e il canto dell Oceano in lontananza.

Come si può descrivere con parole umane cos è fare l.amore col mio angelo?

Impossibile descriverlo.

Avrei potuto farlo con chiunque ma ho sempre e solo voluto lui e ho fatto bene ad aspettare, perché non posso, non riesco a spiegare a parole cosa è stato tenerci stretti, baciarci, abbracciarci, carezzarci, diventare finalmente una cosa sola, non posso descrivere cosa è stato muoversi piano stretto a lui dentro di me, stringendogli le mani, vedendo tutte le stelle del cielo dentro i suoi occhi in quel momento solo nostro, è meraviglioso nel fare l amore, ha un modo di toccarmi che lo sento che è solo per me, che mi ha fatto toccare il cielo, ho provato tanta gioia da lasciarmi senza fiato, sopraffatto, con le lacrime che sono scese giù veloci dagli occhi quando ho sentito il nostro piacere giungere al culmine e ho urlato il suo nome fino al cielo, sentendo le sue labbra sulle mie, sentendolo sussurrare:

"Sono qui, amore mio...sono qui per te...sei stato meraviglioso..."

Sono pazzo di lui.

E siamo finalmente un Noi.

Un noi.

Un noi.

Cazzo, siamo diventati un noi.

Niente più Paradiso, niente più Inferno, solo io e lui, un gruppo di due, Un Noi.

Lo siamo veramente.

Se solo ci penso, scoppio di nuovo a frignare come un bambino, mi commuovo in una maniera che non posso spiegare.

Ho creduto di morire tre mesi fa, quando ho pensato seriamente che me lo avevano portato via per sempre, quando sono venuto qui in questa nostra casa che aspettavamo di comprare dal 1941 col cuore a pezzi, sperando nel suo ritorno contro ogni speranza, quando quella donna che ho incontrato a Oxford con Aziraphale mi ha mostrato il suo vero volto, il volto di Madre che non mi ha mai abbandonato, nonostante tutto.

Ho vissuto in apnea per così tanti secoli, solo stanotte, tra le sue braccia, con le mie labbra sulle sue, ho sentito come se ricominciassi a respirare, come se il sangue nelle mie vene ricominciasse a scorrere, come il battito del mio cuore si allineasse col suo.

Per questo ho resistito al sonno quanto più possibile, perché quando l ho visto addormentarsi finalmente tra le mie braccia dopo questo nostro momento speciale, ho cercato di imprimere nella mie mente ogni particolare del suo volto, ho ceduto davvero all ultimo, perché avevo il terrore che all alba sarebbe di nuovo svanito, come sempre.

Per questo l ho tenuto stretto, l ho carezzato e baciato a lungo sulla fronte, sulle labbra, sulle guance, gli ho sussurrato che lo amo, che amo solo lui da sempre, che non smetterò mai di amarlo, gli ho afferrato le mani tenendole nelle mie, quelle stesse mani che mi cercavano ogni volta che anche solo mi spostavo per cambiare posizione, con le nostre ali che si coprivano a vicenda.

Alla fine il sonno ha avuto la meglio, non sono riuscito più a combattere, mi sono addormentato tenendolo stretto a me, quanto più possibile, respirando il suo profumo,con una mano sopra il suo cuore, ne ho ascoltata ogni singola pulsazione, quelle stesse pulsazioni che credevo di non sentire più nella mia vita.

Lo amo, lo amo follemente. Ogni secondo di più.

Se penso che volevo ammazzarmi e farla finita dentro.il fonte battesimale delle chiese sia un anno fa che a giugno scorso...meno male che non l ho fatto.

E indovina un po'?

Quando l alba è sorta in cielo e la luce del sole ha invaso la stanza, ho aperto gli occhi e lui era ancora lì.

Non era andato via, non era un sogno.

Lui era lì, bellissimo e sorridente che mi ha salutato, carezzandomi il viso e sussurandomi piano:

"Buongiorno, amore mio..."

Non posso spiegare quante lacrime mi sono scese ancora dagli occhi di gioia e quanto ho sorriso quando l ho carezzato a mia volta e gli ho sussurrato:

"Sei qui...sei qui... Non è un sogno..."

Aziraphale ha scosso la testa e mi ha detto dolcemente:

"Non è un sogno, tesoro mio, non più... È la nostra realtà, finalmente..."

Siamo rimasti abbracciati l uno all altro per così tanto tempo, le mie braccia attorno al suo collo, le sue mani sulla mia schiena, proprio sotto l attaccatura delle mie ali, gli ho confessato che, come lui, ho sognato questo momento per notti e notti...le poche notti che sono riuscito a prendere sonno in questi mesi sia a Londra sia a Tadfield qui a casa nostra era il mio sogno fisso... avrei dato qualsiasi cosa in quei momenti per tenerlo stretto a me un minuto di più...ma appena veniva giorno, tutto si dissolveva... E mi toccava sperare di rivederlo la notte dopo, so che anche per lui è stato lo stesso, in questi mesi difficili.

"Ora sono qui, amore mio...sono qui...sono qui per te... sei al.sicuro...sei salvo...non ci separeranno più...mai più, mai più... Mai più, amore, mai più ..." Mi hai sussurrato alla fine Aziraphale commosso, leggendomi dentro come fa sempre e io gli credo, perché so che posso contare su di lui, come lui su di me, come sempre.

"Lo so, angelo...mai più..." Ho sussurrato appena

stringendomi a lui, lasciandomi cullare dal suo profumo, dal battito del suo cuore, dal canto degli usignoli fuori dalla finestra di camera nostra, per la prima volta sono sereno, perché so che è davvero così.

E vuoi sapere l.ultima?

Aziraphale mi ha proposto di sposarci già questa sera stessa, così come mi ha detto ieri poco dopo che gliel ho proposto io per primo, sul mare, solo noi due.

"Caro, è ancora tutto sommato la bella stagione, c e un clima mite e abbiamo aspettato fin troppo, ora che siamo insieme finalmente non voglio aspettare un minuto di più...Oggi compriamo casa e va bene...ma stasera...stasera siamo liberi... e non ci serve niente... Bastiamo noi, non desidero altro che non sia tu, un paio di anelli, il mare, un ballo da appena sposati, solo noi due, e un mazzo di fiori...e più di ogni altra cosa, voglio te, per sempre... Vuoi farlo, tesoro mio? Vuoi sposarmi questa notte?"

Confesso, ero talmente frastornato e felice davanti a quella proposta che sono riuscito a dirgli solo due cose.

La prima è stata:

"Ma come facciamo? Ci dobbiamo organizzare e prendere tutto e prima dobbiamo comprare casa e non sei tu che mi hai detto prendiamola con calma..."

Ma poi, fanculo, ho pensato che avesse ragione. I fiori si trovano, il suo anello.c e e troveremo anche il.mio e i quattro stracci che abbiamo addosso andranno benissimo..

Ma l amore, quello che ti sconvolge dentro, che ti ribalta la vita,che ti fa respirare a pieni polmoni... quello...beh....quello non lo incontri tutti i giorni.

È Aziraphale è quello per me, da sempre.

Aziraphale per me è l altra parte del cielo, la metà del cuore, la stella più bella, è amore, vita, casa, rifugio, respiro, tutto il respiro che mi è mancato per mesi e che mi prendo ora ogni volta che lo bacio, ogni volta che lui è qui con me, ogni volta che penso che nessuno me lo strapperà più via.

Dopo tutto questi secoli in solitudine e questo anno in cui siamo stati separati non per nostra volontà, riposare ogni notte con la testa sopra il suo cuore, cullato dal suo battito dolce, è ciò che desidero più al mondo.

E non c'è nessuno, assolutamente nessuno, al quale darei la mia vita completamente e per sempre.

Così, ancora nudi sotto quelle lenzuola morbide del nostro letto, gli ho preso il viso tra le mani e l' ho baciato ancora e ancora e ancora, ho baciato quelle labbra che ho desiderato baciare per così tanto tempo, quelle labbra che sanno di immenso per me e gli ho detto la seconda cosa che volevo dirgli.

Semplicemente, gli dissi: "Si..."



*****************************


Pov Aziraphale 1 persona 


"Ci conosciamo da tanto tempo, siamo su questo pianeta da tanto tempo, tu e io...Posso sempre contare su di te, tu puoi sempre contare su di me, siamo una squadra, un gruppo di due, noi due...e abbiamo passato le nostre intere esistenze a fare finta che non sia così...Beh, gli ultimi anni non tanto... E io vorrei trascorrere...Voglio dire, se Gabriele e Belzebù sono potuti fuggire, anche noi possiamo! Solo noi due...Non ci servono il Paradiso ne l.Inferno, sono tossici! Dobbiamo andare via da tutto ed essere un Noi...tu e io che ne dici?"

"Vieni via con me...In Paradiso! Possiamo fare la differenza..."

"Non puoi lasciare questa libreria..."

"Oh, Crowley...niente dura per sempre..."




Un anno fa, di mattino come ora, vedevo la schiena nera di Crowley lasciare la mia libreria a Londra, mentre tutto il mondo che avevo creato, tutto ciò che conoscevo, che fino a quel momento credevo di riuscire a gestire, collassava in un solo istante.

Un anno fa credevo che la mia vita fosse finita, quando, spinto da tanto, troppo amore, forse sbagliando perché sapevo quanto male stavo facendo all unica persona che amo più di qualsiasi cosa, più dell universo, della vita, di tutto, l.unico che ho mai amato al mondo, misi piede in un ascensore diretto verso il Paradiso, lasciando indietro tutto, puntando solo a salvare Crowley da un destino orribile, a risolvere quella situazione che ci impediva di stare insieme una volta per tutte.

E ora eccomi, è di nuovo mattino qui nel South Down, e sono nella cucina della nostra casetta, ancora spoglia, vero, ma nostra finalmente, non abbiamo niente se non quattro tazze, qualche coperta e i pochi vestiti che abbiamo addosso, ma lo giuro su qualsiasi cosa esiste al mondo, non sono mai stato più felice.

Un anno fa, Crowley mi ha rivolto le più belle parole d amore del mondo, parole che in quel momento ho dovuto rifiutare con dolore, perché, se solo avessi potuto, le avrei strette a me sopra il mio cuore subito e ci siamo baciati per la prima volta, un bacio che somigliò più a un addio, disperato, lancinato, straziante, che mi ha puntellato dentro per notti e notti.

Ieri notte, invece, ho baciato Crowley dolcemente su una spiaggia deserta poco distante da casa nostra alla luce della luna, solo noi due, il mare e le stelle dopo esserci giurati eterno amore e fedeltà, come si fa ai matrimoni.

Esatto, avete capito bene.

Ieri notte io e Crowley ci siamo sposati.

Sposati. 

Sposati!!!!

Dio del cielo, ancora non mi sembra vero.

Sono qui in piedi, in pantaloni e camicia con le maniche tirate su al.gomito davanti alla porta che dá sul giardino ancora verde nonostante l autunno stia avanzando, con una tazza di thè in mano mentre continuo a guardare e riguardare l.anello che ho all anulare sinistro e a sorridere, ho il cuore che esplode di amore, è tutto meraviglioso.

Crowley me lo ha chiesto fino all ultimo se ero davvero sicuro, se davvero non volevo nessun festeggiamento in grande per il nostro matrimonio, ma è così, io volevo solo lui e, nonostante ciò, ho avuto molto di più di quello che potessi desiderare.

È vero ho letto libri su libri dove i matrimoni venivano celebrati con grande sfarzo e lusso, ma...ma per organizzare tutto quello serviva tempo e onestamente, io non volevo più aspettare. 

Crowley mi ha sempre raccontato di un film che guarda sempre dove c e un certo Harry che alla fine di tutto va da una certa Sally e le dice che quando incontri qualcuno con cui voler passare il resto della vita, desideri che il resto della vita cominci il prima possibile...non me ne intendo di queste cose, ma questo buon Harry ha assolutamente ragione, è esattamente il ragionamento che ho fatto.

E, soprattutto, cosa avrei combinato con tutta quella cincaglieria?

Ieri notte c e stato tutto ciò che desideravo, l essenziale: mio marito (marito!!!!!!!! Non mi sembra ancora vero!!!!), due bei completi per entrambi, il suo blu e il mio bianco, i nostri anelli uno bianco per me e uno nero per lui, l unica cosa in comune un piccolo brillante per ciascuno, una notte meravigliosa, il canto del mare, la nostra Bentley infiocchettata a festa che ha provveduto a fare suonare la canzone dal suo autoradio del nostro primo ballo da sposi(una certa I'll be your mirror, non me.ne intendo molto!) e un mazzo di fiori bellissimi che mi ha regalato Crowley e che ora troneggia dentro un vaso sul tavolo vicino al contratto di acquisto della nostra casa e al.mio.mazzo di chiavi.

In realtà, sono seimila.anni che ci siamo scelti per sempre ma ieri...ieri è diventato ufficiale.

Non riesco a realizzare, mi sembra tutto così incredibile, ho avuto davvero il terrore di svegliarmi e di scoprire che era tutto un sogno, finché non ho sentito il rombo della Bentley nel vialetto vicino a casa mentre viene parcheggiata e non ho sentito i passi di mio marito(mamma mia!!!!!) che è entrato rapido in casa, sfilandosi gli occhiali scuri e mettendoli con le sue chiavi in tasca della giacca, appendendola e urlando dalla porta:

"Angelo? Sei sveglio?" 

"Si, amore mio, sono in cucina!" Gli ho risposto emozionato, vedendolo arrivare di gran carriera a darmi un bacio, prima di sporgermi un pacchetto:

"Eclairs alla crema...non hai voluto la torta nuziale, almeno un dolcetto dai..."

L ho ringraziato con un altro bacio, prima di prendergli la mano sinistra, sfiorando la sua fede, mamma mia, qualcuno mi aiuti, sono veramente troppo felice:

"E questa cos è?" Gli ho domandato divertito, mentre lui scosse la testa con finta rassegnazione:

"Oh, la firma della mia condanna all ergastolo...ma felicissimo eh di essere condannato! Un pasticcino?"

Ho sospirato forte, chiuderò un occhio per questa battuta pessima solo perché sulle eclairs c e scritto Just married col cioccolato e perché subito dopo sono tra le sue braccia, con la testa sulla sua spalla.

Non so quanto siamo rimasti in silenzio, li, cuore a cuore, in quel momento così dolce, le sue braccia attorno al mio collo, le mie braccia attorno alla sua vita i nostri baci uno dietro l altro su ogni parte del viso.

È meraviglioso, è l uomo più bello del mondo, lo amo da impazzire, non posso crederci che ama me, un uomo così meraviglioso ...ama me. Ha sposato me! Proprio me! Per sempre!

Mi toglie il fiato questo pensiero, mi fa battere il cuore a cento all ora, seriamente.

Due notti fa, quando abbiamo fatto di nuovo l amore, qui a casa nostra, ero così incredulo al pensiero di riaverlo di nuovo tra le mie braccia, nudo e bellissimo, con i suoi pettorali pronunciati, i bicipiti, quei suoi glutei sodi, ci ho messo tanto a capire che non era un sogno, che lui era lì, per me!

E, se la prima volta è stata intensa e feroce, con quel desiderio che tenevamo sotto controllo da seimila anni e che è esploso tutto insieme, stavolta è stata di una dolcezza incredibile, di una tenerezza sconfinata.

Abbiamo fatto l amore lentamente, senza fretta, assaporando ogni carezza, ogni bacio, ogni istante insieme, abbandonati completamente l uno nelle braccia dell altro, l uno negli occhi dell altro.

Non riesco, non posso spiegare a parole cosa è stato sentire la mia pelle a contatto con la sua, ascoltare i suoi respiri dolcissimi,essere dentro di lui, ho preso io incredibilmente l.iniziativa ed è stato indescrivibile, pensare di essere stato io la causa del suo piacere mi ha fatto impazzire di gioia.

Ho visto davvero la realtà sfumare davanti a noi, il nostro piacere spandersi in onde concentriche piene di luce quando l ho sentito inarcarsi nel culmine di quel lungo amplesso che avevamo vissuto, quando ho visto i suoi occhi brillare pieni di estasi, quando ho baciato ancora e ancora le sue labbra.

Il mio Crowley, il mio amore.

Il mio amico, il mio compagno da sempre.

L amore della mia vita, tutta la mia vita.

Io non riesco a crederci, davvero...



"Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille...Le sue gambe, colonne di alabastro,posate su basi d'oro puro...il suo aspetto è quello del Libano,magnifico come i cedri....Sostenetemi con focacce d'uva passa, rinfrancatemi con pomi,

perché io sono malata d'amore...la sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia..."***



Le parole di quell' antico poema, così adatte a noi due, mi risuonano nella mente come una danza di sillabe, finché Crowley non mi ha baciato ancora e non mi ha sussurrato:

"Sai che scherzo...non sono mai stato così felice, angelo, lo sai... Non riesco ancora a crederci...siamo sposati... Lo siamo veramente...Sei mio marito...lo sei per davvero..."

Mi è venuto da sorridere con tutto il cuore, una delle mie mani sulla sua guancia , l altra sul suo cuore, è tutto ciò che ho sempre desiderato, un momento così con Crowley.

"Anche io, caro, non riesco a crederci, mi sembra un sogno...abbiamo una casa, abbiamo un futuro insieme, siamo liberi, finalmente liberi... È tutto meraviglioso... Tesoro mio... È incredibile..."

"Lo, è, angelo...che ne dici? Ci prendiamo una vacanza?" Ha replicato Crowley, baciandomi la fronte e sedendosi sopra il tavolo, trangugiando in un unico boccone un intera eclair.

È la prima volta che lo vedo mangiare così di gusto, sono sincero, ed è la prima volta che lo vedo così rilassato, è una gioia per il mio cuore vederlo così, con quegli occhi colore dell ambra che gli ha donato la sua redenzione, così vivi, così brillanti, starei ore perso in quello sguardo che ha solo per me, lo sguardo di chi sta guardando una meraviglia.

So che ora che siamo qui insieme piano piano guarirá da tutto il dolore, la sofferenza, la disillusione che ha vissuto e io farò di tutto perché si veda esattamente come lo vedo io: un uomo meraviglioso per quello che è, per quelle insicurezze che spero si sciolgano col tempo, il suo caos, la sua voce dolce, la sua cultura, la sua gentilezza che si ostina a tenere nascosta, il suo sorriso che finalmente risplende di più sul suo volto.

Un uomo meraviglioso che mi ama veramente, che ama i miei mannerismi, le mie piccole fissazioni, le mie passioni, che non mi fa mai sentire sbagliato o

o fuori luogo, che ha cura di me, che ha rimesso a posto una casa per noi.

Sono così fortunato. Lo sono, veramente.

"Una vacanza?" Gli ho chiesto stupito, mentre lui, addentando la seconda eclair, ha proseguito:

"Va...chomp chomp...canza...si... Almeno....Oh cazzo, sono buone veramente queste cose... comunque...così...mi hanno...chomp chomp ..detto in pasticceria...mi hanno chiesto... dove andiamo... per la luna di miele... Una roba...così... Con quel nome assurdo ..."

"Oh si, caro... È una cosa che fanno gli umani subito dopo che si sono sposati...fanno un viaggio in un posto a scelta ... Per restare insieme... Godersi un po' di tempo da soli...Avere un po' di intimità...." Dissi a Crowley come spiegazione.

Lui è rimasto in silenzio.per un po', poi mi ha lanciato una lunga occhiata eloquente:

"Ah un viaggio come occasione per fare più spesso l amore? Mh, mi piace questa luna di miele..."

"Anche a me, caro ... E hai ragione, abbiamo bisogno di un po' di riposo, dopo tutto quello che abbiamo vissuto e prima di sistemare la nostra casa..."

"Va bene allora...facciamo questa luna di miele...ti va l Italia, angelo mio? Firenze? Venezia? Verona? Tutte e tre? E poi vediamo?"

"Oh caro... Sarebbe bellissimo..."

E l ho pensato davvero, mi è venuto da sorridere e arrossire allo stesso tempo, al pensiero di camminare sottobraccio insieme in quelle città così eleganti, così piene di arte e di cultura, così piene di librerie e giardini, è giusto farci felici entrambi, mentre stavo abbracciando Crowley, la sua testa sopra la mia spalla, provando una sensazione di beatitudine come non ho mai provato in tutta la mia vita.

Un anno fa, in un mattino come questo, credevo che lo avrei perso per sempre.

E ora invece siamo qui, in cucina a casa nostra, a mangiare qualche dolcetto e a progettare il nostro viaggio di nozze.

Non sono un eroe, non lo sono mai stato, anzi sono andato a tanto così dal fallire, sono solo un angelo che crede nei miracoli e sa fare qualche trucco di magia, che per fortuna ogni tanto funziona e che sono entrato nelle grazie di Dio solo perché sono innamorato perso, talmente tanto che ho rischiato tutto e lo rifarei, altre cento, mille volte per amore di Crowley.

Niente dura per sempre è vero.

Ad eccezione di una cosa sola, una cosa eterna, l unica cosa che ho voluto in tutti questi secoli.

Crowley.

Mio marito.

Il mio per sempre, da sempre.

Colui che non ho mai veramente lasciato, che non mi ha mai abbandonato, il mio ultimo sguardo prima di andare in Paradiso è stato per lui, fermo con la sua Bentley sul ciglio della strada, lui che mi ha dato la forza di fare tutto, senza saperlo.

Mi ha reso coraggioso, mi ha dato speranza, è stato ed è la mia luce.

E ora è salvo, è qui con me, siamo a casa nostra, abbiamo davanti a noi un eternità di felicità, di viaggi, di libri, piante e infinito amore.

Un eternitá di Noi.

Il futuro non mi è mai sembrato così bello.

Notes:

"...I could stay awake just to hear you breathing
Watch you smile while you are sleeping
While you're far away and dreaming
I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Where a moment spent with you is a moment I treasure...…
Don't wanna close my eyes
I don't wanna to fall asleep
'Cause I'd miss you baby
And I don't wanna miss a thing
'Cause even when I dream of you (even when I dream)
The sweetest dream would never do
I'd still miss you baby
And I don't wanna miss a thing
… Lying close to you, feeling your heart beating
And I'm wondering what you're dreaming
Wondering if it's me you're seeing
Then I kiss your eyes
And thank God we're together
And I just wanna stay with you in this moment forever
Forever and ever..."
(I don't wanna miss a thing, Aerosmith)

Chapter 21: Un nome nuovo- Gabriele e Belzebù post Secondo Avvento

Summary:

Aziraphale e Crowley sono in luna di miele, ma la loro storia è talmente sanificante che continua a ispirare le persone attorno a loro...
In questa storia, Gabriele e Belzebù riflettono sul loro passato e prendono un importante decisione...

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Ottobre 2024, South Down



"Chi lo avrebbe mai detto, eh, cara? Aziraphale e Crowley si sono sposati!" Disse Gabriele, guardando un messaggio sullo smartphone inerente a una foto che la coppia felice gli aveva inviato dalla loro luna di miele in Italia, proprio davanti all Arena di Verona.

"Tu dici, caro? Non era abbastanza evidente? Quei due erano già sposati da secoli... Dovevano solo ...renderlo ufficiale, tutto li..."

Gabriele si voltò lentamente, guardando la schiena bellissima della sua Belzebù in piedi sulla scogliera delle Seven Sisters nel South Down intenta a guardare il mare.

Era meravigliosa, con un lungo vestito acquamarina a manica corta e una lunga massa di capelli neri e ondulati che si muovevano leggeri seguendo la brezza marina che saliva dal mare sotto di loro, era da quando erano liberi e il Secondo Avvento si era concluso che aveva deciso di tornare a farli crescere ed era la più bella visione del mondo per Gabriele quella lunga chioma corvina che cadeva morbida sulla schiena della sua Beelz.

"Confesso...all inizio anche a me sembrava assurdo...un angelo e un demone che si innamorano l.uno dell altro...una follia... E invece...beh... è successo anche a noi... E allora ho capito che...beh...era giusto... Ed è giusto anche per loro...se lo meritano...hanno sofferto tanto..." Riprese Belzebù girandosi appena a guardare il suo amato, per poi ritornare con lo sguardo sul tramonto che stava iniziando a colorare di oro tutto il paesaggio lì attorno, dalla spuma bianca del mare alle tamerici che coprivano di verde quella scogliera.

Gabriele non rispose subito, rimettendo il cellulare dentro la tasca della sua camicia bianca, stupendosi quasi che un cellulare potesse servire anche per sciocchezze e non per comunicazioni con dei superiori.

L immagine incantevole della sua amata li poco distante da lui, in piedi, bella come una dea, creò una visione nella sua mente:


Un giardino fiorito in un piccolo cottage lontano dal mondo, un arco cosparso di rose, lui in piedi vestito con un completo chiaro elegante e una rosa appuntata alla giacca e la sua Belzebù che gli venne incontro con un vestito bianco e lungo, un mazzo di fiori in mano e un velo leggero sugli occhi.

Lo raggiunse e lui le tolse dolcemente il velo dagli occhi, baciandola sulla fronte e sussurrandole quei versi della Sacra Parola che sembravano essere così adatti a lei:


"Come sei bella, amica mia, come sei bella!

Gli occhi tuoi sono colombe,

dietro il tuo velo...Tutta bella tu sei, amica mia,

in te nessuna macchia....Tu mi hai rapito il cuore,

sorella mia, sposa,tu mi hai rapito il cuore, con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana..."**


Gabriele sospirò. Il piccolo anello di brillanti giaceva per ora inutilizzato in una tasca dei pantaloni. Era da quando aveva saputo che Aziraphale e Crowley si erano sposati col Sacro giuramento una settimana fa, solo loro due, su quel lembo di spiaggia davanti a casa loro, semplicemente giurando davanti al Cielo e all Inferno che si erano scelti reciprocamente e per sempre, che desiderava lo stesso per lui e Belzebù.

Ma ogni volta che provava a chiederglielo, si bloccava, il suo respiro si mozzava e una profonda vergogna gli riempiva il cuore.

Si avvicinò lentamente alla sua splendida amata, affondando il viso nei suoi capelli corvini, scostandoglieli piano per lasciare un bacio su quel collo di ebano.

Quel collo coperto ancora adesso, come la schiena, il viso e le spalle, di tremende cicatrici da ustioni.

Ustioni da fuoco infernale.

Per colpa sua.

Perché, anche se indirettamente, aveva firmato per così tante condanne di angeli all Inferno che ancora ora,che non era più in Paradiso da un pezzo, si sentiva le mani grondanti del loro sangue.

Come poteva quella donna meravigliosa voler sposare il suo aguzzino? 

Non era degno di lei, di quegli occhi neri, di quel cuore grande come l Oceano davanti a loro.

"Perdonami...mia cara... perdonami tutto..." Sussurrò in un soffio pieno di dolore Gabriele, la guancia appoggiata sopra la schiena di Beelzebu.

"Perdonare cosa, mio tesoro?" Sussurrò Beelz, girando leggermente la testa verso Gabriele che riprese, la voce un unico tremolio di dolore:

"Tutto...amore mio...tutto... Per colpa mia sei diventata un demone...per colpa mia...Sei stata torturata, violentata... Come puoi amarmi... Come puoi amare me, che ho permesso tutto questo...per la mia stupidità, per la sete di potere per la mia cecità...sono stato un vero coglione, Beelz... Un coglione accecato da tutto... E ti ho fatto del male in maniera irreversibile...per sempre..."

Beelz tremò appena al ricordo di ciò che aveva subito, il ricordo di quelle violenze, del fuoco sul suo corpo, delle sue vesti stracciate, il dolore delle sue ali strappate via la faceva ancora soffrire moltissimo, nonostante fossero passati secoli e secoli.

Allo stesso tempo però, era viva, non se l era cavata male come Duca dell Inferno, non era la vita che aveva scelto ma l aveva cavalcata alla grande.

Non era stata una santa, no, neanche lei.

E soprattutto, ora quella era una vita che non le apparteneva più, dal momento che era entrata in quel pub a Edimburgo decisa a incontrare quell' arcangelo supremo per convincerlo che quel Secondo Avvento era una follia, che era meglio vivere in pace per sempre.

Quell arcangelo di cui ora era innamorata, che la stava guardando con infinito amore.

L arcangelo Gabriele impettito, sprezzante e pure un po' stronzo che aveva conosciuto lì seduta su quei tavolini di legno con quella canzone di Buddy Holly che suonò in maniera incessante per loro per giorni e giorni da quel Juke box in un angolo di quel locale non esisteva più.

Ora davanti ai suoi occhi c era un uomo nuovo, un uomo che era in cammino per la redenzione, esattamente come lei.

Nessuno dei due aveva fatto completamente del male nella loro vita e nessuno dei due aveva fatto completamente del bene.

Erano due disastri, due rottami, due personalità bizzarre e assurde che stavano cercando un loro posto nel mondo e forse per questo si erano capiti, forse per questo si amavano.

Due disastri che stavano cercando di guarire, di farcela, di tenersi per mano, facendo un passo dopo l altro insieme.

Il passato non si poteva cancellare, sarebbe rimasto sempre lì, e forse Beelz neanche voleva cancellarlo.

Quelle cicatrici orribili sul suo corpo, lo schifo, il dolore, le urla che le avevano scosso il corpo, le mani che le avevano messo addosso con cattiveria, tutta quella strada terribile che aveva percorso l aveva portata lì, le aveva fatto incontrare l amore, le avevano dato un futuro.

Un futuro che lei voleva con Gabriele, solo con lui, nonostante tutto.

Voleva l imperfezione della loro storia, voleva i giorni belli che avrebbero avuto, la gioia, la tenerezza, la meraviglia e voleva inevitabilmente anche la tristezza, le lacrime, il dolore, la sofferenza.

Voleva tutto. E lo voleva con lui.

"Caro...-sussurrò quindi Beelz, girandosi per posare una mano sul viso del suo amato- l uomo che ha permesso quello che mi ha successo non è il Gabriele che ora è qui davanti a me, il Gabriele che io amo...Nulla può cancellare il passato, ma possiamo creare un futuro insieme, un futuro felice solo nostro...Come hanno fatto Aziraphale a e Crowley...siamo liberi, possiamo fare quello che vogliamo, andare dove vogliamo... Possiamo restare qui, in questa zona dove siamo ora, prenderci anche noi una casetta qui...o andare in un altro posto, in città, su una stella...Più nessuno ci terrà legati a niente, vedrai ..."

"Oh...Beelz ...Beelz ...quindi mi perdoni? Non sono degno del tuo perdono..."Sussurrò Gabriele tra le lacrime, baciando le mani della sua amata che gli sorrise:

"Lo voglio....si, voglio perdonarti Gabriele...lo farò ogni giorno... Se tu perdoni me del fatto che anche io ho voluto il tuo male...E ti amerò ogni giorno, te lo prometto...se tu mi vuoi ...Voglio vivere l eternità con te..."

Gabriele, a quelle parole, si sentì come se qualcuno in quell' istante avesse spezzato delle catene che lo tenevano legato alla sua colpa, al suo dolore, a quello che era stato per anni.

Guardò gli occhi della sua donna bellissima e finalmente si sentì libero, libero come non le era mai stato, gli sembrò di volare in quel cielo nerissimo pieno di luce che erano le.sue.iridi e annui vigorosamente:

"Lo voglio...così tanto...così tanto che non posso aspettare...non più...Devo chiedertelo...Beelz, vuoi sposarmi?"

E davanti agli occhi increduli di Beelz, Gabriele si inginocchiò su quella nuda roccia con l.anello tra le mani, dicendole dolcemente:

"Beelz ...come dice la nostra canzone, il mio amore per te è ogni giorno più forte e più intenso, aspettavo solo un amore come il tuo per tornare a vivere... Un amore come il tuo, giunto nella mia vita è il più grande onore che potessi avere, è la mia benedizione, è la mia salvezza...se mi concedi di rimediare ai miei errori, se mi concedi di essere tuo...passerò tutta l eternitá a dimostrarti che ti amo veramente, più di qualsiasi cosa al mondo...Mi vuoi, cara? Vuoi essere mia moglie?"

Beelz si asciugò le lacrime di gioia che le stavano scendendo dagli occhi e gli sporse la mano, annuendo con gioia:

"Si...certo che si ...certo che ti voglio sposare, Gabriele..."

"Da ...da ...davvero? Oh ...Beelz, amore mio, Beelz..." balbettò con gioia Gabriele, infilando l anello al dito della sua neo fidanzata che annui ancora, commossa:

"Con tutto il cuore...e sai che c e? Voglio donarti un segreto...vieni qui..."

E così dicendo, Beelz fece alzare Gabriele in piedi, gli si avvicinò all orecchio e gli sussurrò quello che fu il suo nome da angelo, un nome così bello, così dolce, così amabile che Gabriel rimase tramortito al primo ascolto.

"Amore, è..."

Beelz annui:

"Solo per te...per tutto il mondo resto Beelz..

per te...per te avrò quel nome, per sempre..."

"È meraviglioso, come te...ti amo...Dio se ti amo, ti amo!!!!!"

E così dicendo, col viso luminoso e gli occhi che brillavano, Gabriele prese Beelz tra le braccia e la fece volteggiare lì su quella scogliera, nella luce rossa del tramonto, i suoi capelli che si muovevano selvaggi, le loro risate che echeggiavano fino al cielo:

"Bene, mio caro...dove vogliamo sposarci?" Disse Beelz con gioia, appena riuscì di nuovo a toccare terra, sempre tenendo le braccia attorno al collo di Gabriele che ci pensò su un attimo, prima di dire:

"Beh...prima ti ho immaginata venirmi incontro vestita da sposa in un bel giardino fiorito... Dobbiamo solo trovarne uno..."

Beelz indugiò sorridendo, lo sguardo le cadde su una casetta gialla in mezzo a cinque o sei casette di coccio, con la porta verde e un bel giardino davanti dove le foglie degli alberi da frutta stavano iniziando a cadere, cambiando colore.

Un giardino che, ne era sicura, quella primavera sarebbe esploso di fiori e profumi, un certo demone con i capelli rossi se ne intendeva decisamente di giardinaggio, sapeva che avrebbe creato una meraviglia.

Così, seguendo quel pensiero Beelz baciò Gabriele e disse solennemente:

"Io ho un idea...del resto... Crowley mi deve un favore...."




**Cantico dei Cantici, capitolo 4, versetti 1, 7, 9








Notes:

"...Ti si chiamerà con un nome nuovo

che la bocca del Signore indicherà.

Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,

un diadema regale nella palma del tuo Dio.

Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,

né la tua terra sarà più detta Devastata,

ma tu sarai chiamata Mio compiacimento

e la tua terra, Sposata..

."

(Isaia 62, 2-4)

Chapter 22: La scelta - Anathema e Newt post secondo Avvento

Summary:

La risonanza della storia di Aziraphale e Crowley continua: Anathema.scopre.di aspettare una bambina e, supportata da Newt, prende una decisione importante...

Chapter Text


"Come ti senti?"

La voce dolce di Newt e il profumo leggermente fruttato del suo infuso preferito raggiunsero Anathema prima del marito, che, appena finì di salire la scala, raggiunse il bordo del loro letto di ottone li nel loro Jasmine cottage e le si sedette vicino, posando la tazza fumante sopra il comodino, vicino ai suoi occhiali.

Anathema apri un occhio da sotto il piumone pesante e fece il tipico gesto della mano del cosi così, bofonchiando insieme un:"Insomma... Forse un po' meglio... Ma non troppo ... Almeno ho smesso di rimettere..."

Newt la baciò sulla fronte leggermente e le sussurrò:

"Immaginavo...ti ho portato un infuso caldo, il tuo preferito...ti aiuterà..."

"Grazie..." Sussurrò Anathema, sistemandosi seduta con i cuscini dietro la schiena e bevendo a piccoli sorsi quella bevanda dolce, mentre Newt le sfiorò il viso con le dita, scostandole i lunghi capelli neri:

"Any...te la senti di fare quello che volevi fare questa sera? Non sei obbligata...puoi rimandare...voglio dire...il mondo non finirà questa notte... è andata bene anche stavolta..."

Anathema non rispose subito alle parole del marito, limitandosi a fissare quello che apparentemente era vuoto, in realtà era un cumulo di energie positive che danzava davanti a lei in quel cottage pieno d amore che era diventato la sua casa più di due anni fa.

Newt aveva ragione, il caos del mondo si era di nuovo placato per la seconda volta, le sue visioni si erano placate finalmente e ancora una volta Agnes aveva avuto ragione con le sue strambe profezie.

Già, Agnes.

Quella sua antenata così importante nella sua vita e allo stesso tempo così ingombrante, come.un guinzaglio che ti tengono stretto al.collo e ti regolano dall' alto se piu lungo o più stretto, a loro piacere.

Un guinzaglio che ormai da anni si passavano le donne della sua famiglia, da un collo all altro e anche il suo era stato cinto da quella schiavitù che non aveva scelto e alla quale si era abituata nel corso degli anni.

In realtà, aveva pensato di esserlo sfilato dal collo, quando il mondo aveva rischiato di finire due anni fa, quando si era recata in quel piccolo villaggio in Inghilterra, Tadfield, alla ricerca dell Anticristo.

In quel piccolo pezzo di mondo, con le case con i mattoni di coccio ricoperte di edera, Anathema si era sentita per la prima volta serena, nonostante quella missione pesante, per la prima volta si era innamorata.

E quel biglietto di ritorno non lo.aveva mai fatto.

Era rimasta lì, in quel piccolo cottage col giardino davanti e la cucina bianca.insieme.a Newt, insieme avevano bruciato tutte le profezie di Agnes in un piccolo falò acceso ai limiti di un bosco nelle vicinanze di casa loro.

Si era sentita libera, per due anni, si era sentita una persona normale.

Lei e Newt si erano sposati, avevano lavori normali, aveva visto Adam e i suoi amici vivere una normale vita da ragazzi preadolescenti, il sergente Shadwell aveva smesso.di chiamarla brutta megera e altri epiteti simili. 

Era tutto perfetto, tutto tranquillo e felice, le stagioni si succedevano alle altre, il sole orbitava ogni giorno attorno alla terra, i fuochi fatui danzavano in.giardino e.le energie che percepiva sempre erano quiete e silenziose.

Finché il guinzaglio che credeva di essersi tolta dal collo non le si strinse di nuovo, togliendole il fiato, quando le giunse un pacco dalla madre a casa, contenente un fascio di profezie sempre della sua antenata.

Quanto urlò quel giorno di disperazione, quanti piatti ruppe dalla rabbia scagliandoli sul pavimento davanti a quel pacco aperto sul tavolo in cucina, le energie attorno a sé improvvisamente si agitarono in onde confuse davanti ai suoi occhi, colorate di nero, di rosso, di colori accesi di nuovo.

E volle scappare, oh eccome se lo volle.

Anche perché subito dopo arrivarono gli incubi, uno più feroce dell altro, tanto che arrivò a essere terrorizzata al pensiero di andare a dormire per paura di cosa poteva vedere, furono incontabili le sere che passò a piangere angosciata stretta a Newt, che le carezzava i capelli e le sussurrava parole dolci, completamente impotente davanti alla sua sofferenza.

Solo l arrivo in quelle sue visioni angoscianti di un angelo biondo, vestito in divisa bianca con una cravatta azzurra, la calmò.

Lo riconobbe subito, era quell angelo che aveva avuto a che fare con la prima Apocalisse, quello in coppia con un demone dai capelli rossi che l aveva investita per errore con la sua bici una sera nei boschi nel suo paese con quella sua macchina nera perfettamente tenuta.

Proprio di quel demone voleva parlarle quell' angelo, le raccontò di un probabile sterminio di angeli ribelli e demoni da parte del Paradiso, una cosa chiamata Secondo Avvento, una cosa che Agnes aveva predetto.

Le aveva chiesto di poter conferire proprio con quel demone, Crowley lo aveva chiamato, di poterlo ospitare da loro per un paio di settimane, perché non era al sicuro e perché aveva bisogno di un posto dove stare,in cambio di protezione su quelle notti terribili che viveva.

Era veramente angosciato quell angelo, a quanto pare chiamato Aziraphale ,al pensiero di perdere quel suo demone e tanto innamorato, Anathema potè chiaramente percepirlo da quella sua aura rossa accesa e brillante, che danzava tutto attorno alla sua figura candida.

Davanti a tanto amore e una richiesta così accorata, Agnes sospirò, accantonò il suo proposito di fuga e acconsentí.

Se, per risolvere una nuova Apocalisse, avrebbe dovuto ancora avere a che fare con le profezie, lo avrebbe fatto, non poteva tirarsi indietro.

Lo capiva, anche lei era innamorata di Newt e lo avrebbe protetto ferocemente da tutto, come lui avrebbe fatto con lei.

E soprattutto avrebbe fatto qualsiasi cosa per una notte tranquilla.

E Aziraphale fu di parola, gli incubi cessarono e capì che era protetta ogni notte quando ogni mattina trovò una piuma sopra il suo cuscino, piume che raccolse in un sacchetto e donó a quel Crowley quando, dopo essere rimasto con loro ad analizzare accuratamente le profezie di Agnes una per una per due settimane, li ringraziò educatamente anche se in maniera un po' schiva, come era il suo carattere a quanto pare, e se ne andò in direzione Oxford, portandosi dietro quella aura rossa accesa come i suoi capelli, decisamente quell Aziraphale era ardentemente ricambiato.

Ma ora...ora era tutto finito.

Il corso del mondo era rientrato normale, la guerra era cessata, tutto era di nuovo in pace, angeli e demoni non erano più in battaglia.

E... soprattutto, la luna tre mesi fa era sorta leggera piena e dorata su nel cielo nero in una notte a cavallo tra la fine della estate e l inizio dell autunno.

L aria era ancora tiepida quella sera, gli uccelli cantavano sugli alberi e il cielo era pieno di stelle che le danzavano tutto attorno.

Fu una notte così speciale, le energie si muovevano in cerchi.concentrici pieni di amore nella loro casa e il cuore di Anathema e.Newt quella sera si riempí di desiderio l una per l altro

Il canto leggero della natura, degli alberi,dei fiori ancora accesi,dei gufi nella foresta li cullò col dolcezza facendoli abbracciare in cucina e iniziare a baciarsi con dolcezza, finché lei non lo prese per mano e non lo condusse in giardino, sdraiandolo sopra l.erba umida della notte.

Li, sotto le stelle e tra i fuochi fatui, Anathema e Newt fecero l'amore con passione e la luna riversò dentro il suo ventre la vita.

Non ebbe bisogno di test di gravidanza ne nulla, Anathema semplicemente qualche settimana dopo percepì con gioia la presenza di una nuova anima dentro di sé, era una strega del resto.

Si recò da Newt in bagno, mentre si stava radendo la barba in mutande, e gli cinse la vita,sussurrandogli:

"Avremo una bambina"

Lui fece cadere il rasoio nel lavello e si girò verso di lei, sorridendo talmente tanto che Anathema quasi ringraziò che avesse le orecchie, altrimenti il sorriso avrebbe fatto il giro della sua testa:

"Veramente????" Le domandò, facendola annuire;

"Si... è molto piccola, credo che non avrà più di quattro sett..."

Ma Anathema non finì la frase, in quanto Newt la prese tra le braccia e la fece volteggiare felice, facendo cadere profumi, flaconi di shampoo e bagnoschiuma in quella dolce foga:

"Ma è bellissimo!!- disse, baciandola subito dopo- Non posso crederci ... E....come sai che è una bamb..."

Ma davanti allo sguardo eloquente della moglie, Newt si era zittito di colpo


p>


"No, hai ragione... è una domanda sciocca..."


Era per quella vita dentro di sé, che ancora non le aveva rivelato il suo nome ma che si faceva decisamente sentire con quelle nausee quotidiane, che Anathema prese la decisione di liberarsi per sempre di quella schiavitù.


Per lei e per la sua figlia ancora non nata, che non meritava di avere quel guinzaglio stretto al collo, quella figlia che voleva fosse libera da tutto, libera di vivere serena in un mondo nuovo, dove chiunque poteva amare chiunque liberamente e dove persino gli angeli e i demoni comprano casa insieme e si sposano vicino al mare:

, come avevano fatto Aziraphale e Crowley.


"No- disse quindi a Newt, dando un ultimo sorso all infuso e tirandosi giù dal letto, toccandosi la pancia- lo devo fare...per lei... La discendenza di Agnes Nutter finisce qui"


 E così dicendo, Anathema posò la tazza sul comodino, si alzò in piedi, si levò il pigiama, inforcò gli occhiali e si mise un lungo vestito morbido e colore verde scuro, che dovette allargare un po' su quel piccolo pancino che iniziava ad avere, afferrò una serie di strumenti sulla sua scrivania e si rivolse a Newt:


"Andiamo?"




Gli alberi spogli del bosco d inverno e il silenzio di quella natura in quel pallido crepuscolo erano la cornice perfetta per un rituale di addio.


Newt, con un po' di fatica, le aveva acceso un piccolo fuoco in quella radura, mentre lei con un lungo bastone, aveva provveduto a disegnare un cerchio tutto attorno a quel falò.


In seguito, con un piccolo pendolo in una mano e un libro di formule magiche nell' altra, a occhi chiusi, Anathema chiamò a sé tutte le energie che percepiva attorno alla sua persona, che iniziarono a danzare veloci tutto attorno al fuoco, scuotendolo da una parte e dall' altra, mentre davanti ai suoi occhi, il velo di nebbia che divide il.mondo reale da quello invisibile si alzò appena:


"Agnes..." Sussurrò appena Anathema chiamando la sua antenata che si materializzò come spirito fatuo davanti a lei:


"Dimmi mia cara..." Le sussurrò, mentre Anathema, sicura di sé e sorretta dallo sguardo di Newt, che non smetteva di guardarla fuori dal cerchio di fuoco, riprese:


"Agnes....ti sono grata di tutto... soprattutto dell enorme lavoro che hai svolto..la tua vita è stata preziosa...le tue profezie lo sono state...ma ti prego di donarmi la libertà ...Aspetto una bambina...e voglio che sia libera da questa condanna che ha avuto la nostra famiglia...sono sua madre e desidero spezzare questo cerchio...lei deve essere libera...le parlerò di te, non sarai dimenticata...ma ti prego... Lasciaci tranquille...Riposa in pace...non essere in pena... Ora è tutto finito..."


Un lungo silenzio invase la foresta, un forte vento scosse le chiome degli alberi e alzò la gonna di Anathema per qualche minuto, finché la voce di Agnes non riprese:


"Capisco quello che dici...ma che ne sarà di me...se sarò dimenticata... finirò nell' oblio...sarà peggio della morte..."


"Non accadrà!!- riprese Anathema- non sarai dimenticata... pubblicherò le tue profezie, soprattutto ora che si sono compiute...e parlerò alla bambina sempre di te...ti garantisco che non ci sarà persona in ogni angolo del mondo che non ti conoscerà e che non ti sarà grata per il contributo che hai dato alla salvezza del.mondo...per ben due volte..."


Il vento ululò ancora un momento selvaggiamente e poi cesso, si sentì solo un lungo sospiro:


"E sia... è giusto così... Ti capisco...mi hanno tolto la libertà quando mi hanno fatto salire su quel rogo...senza rancore Pulsifer, non c'è l ho col tuo antenato...ha fatto quello che la sua mente riteneva giusto ai tempi... Ma...vedo che voi due siete diversi...ti darò fiducia...ricorda la tua promessa...non dimenticarmi..."


"Non lo farò...grazie...." Sussurrò Anathema, mentre lo spirito di Agnes si illuminò e si spense subito dopo nella luce fioca della sera che stava ormai calando su quella vallata.


Il fuoco davanti ad Anathema si spense in un soffio, simile a quello di un bambino sulla candela della torta di compleanno, mentre la ragazza barcollò e cadde tra le braccia di Newt che la strinse preoccupato a sé:


"Any? Any? Tutto bene? State bene?"


Anathema respirò a fondo prima di rispondere, toccandosi la pancia e rilassandosi quando percepì l aura brillante della figlia.


"Sisi, tutto bene..."


"È finita?" Domandò Newt alla moglie, che chiuse il libro con un colpo secco e sentenziò:


"Sì...credo di sì..."


Senza dire altre parole, i due raccolsero tutti gli strumenti di Anathema e tornarono al Jasmine cottage.


Newt la precedette in casa, mentre lei rimase un attimo sul pianerottolo, chiudendosi la porta dietro le spalle, sospirando di sollievo.


Si, sua figlia e lei erano libere, in quel piccolo posto nel mondo con Newt.


E si, stavolta era finita per davvero.

Chapter 23: Una cosa nuova- Nina e Maggie post Secondo Avvento

Summary:

L onda d amore di Aziraphale e Crowley continua a toccare i cuori: durante una cena nel loro cottage per festeggiare il loro matrimonio con i loro amici, Nina capisce di amare Maggie grazie a una chiaccherata proprio col suo amico demone...Maggie sarà disposta a ricambiare questo suo sentimento?

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Novembre 2024, Soho(Londra)


"Non ridere...Maggie! Ti ho detto di non ridere, cazzo..."

"Non ci riesco,scusami...sei veramente caduta come una polla...meno male che sei in chiusura..."

Nina sospirò bonariamente, mentre, in ginocchio con le mani sopra lo schienale di una sedia, ascoltava Maggie ridere di cuore ma senza malizia dietro di sé mentre era intenta a tenerle un impacco gelido sopra il bacino che aveva appena sbattuto decisamente in maniera poco elegante, facendo cadere due bottiglie di vino per errore e scivolando sopra quel prezioso liquido, col risultato che ora tutta la sua caffetteria puzzava di

Chardonnay e alcol.

"Sembra una distilleria, non una caffetteria...ah! Per carità...Grazie...Non solo di occuparti del mio culo, ma anche di aver pulito tutto...Mi spiace che hai dovuto assistere al volo... È stato penoso..."

"Di niente... E non preoccuparti...Se non lo dicevi che era stato accidentale, l avrei preso per un numero del Cirque du Soleil" rispose divertita Maggie, facendo ridere finalmente Nina, che scosse la testa 

Era l.orario.di chiusura del suo Give me coffee or give me death e da tre mesi a quella parte, a quell' ora, Maggie attendeva che Nina chiudesse il locale al pubblico, chiudeva lei stessa la serranda del suo negozio e passava da lei, per una tazza di the alla menta e due parole, solo come amiche, lo aveva specificato più e più volte.

Nina all.inizio, dopo ciò che si erano dette il giorno che Muriel si sentì male fuori dal suo locale, fu grata di quella premura, solo con tempo si accorse sempre piu spesso di come faceva attenzione alle lancette dell orologio a parete sentendosi emozionata ogni volta che arrivava l ora X in cui Maggie, i suoi capelli biondi, le sue labbra rosso fuoco sempre sorridenti e i suoi vestiti anni 50 entravano nel suo café, annunciata dallo scampanellio vivace del campanello sopra la porta blu.

Incredibile, tutti quegli anni a condividere la stessa strada con le loro attività e a malapena si erano notate, forse qualche cenno del capo, qualche thè preso d asporto, niente di più.

Ci volevano un angelo e un demone in lotta con entrambe le loro fazioni, entrambi decisi a scongiurare una nuova Apocalisse e soprattutto molto innamorati l.uno dell altro ma sufficentemente imbranati da non capirlo a primo colpo per farle avvicinare così tanto, per farle battere il cuore ogni volta che la lancetta lunga arrivava a fare il giro del quadrante e a battere le sei di sera.

Gli stessi angelo e demone che erano ormai felicemente sposati da quasi due mesi, lo avevano fatto in segreto totale, solo loro due su una spiaggia di notte (a quanto pare l essere entità immortali decisamente permette di bypassare molti step di burocrazia noiosa in maniera di matrimonio) e che avevano semplicemente deciso di festeggiare, una volta tornati dalla luna di miele e tra una sistemazione e l altra del loro cottage, con una cena nel loro cottage con tutti loro proprio la sera prima.

"Glielo dovevo ad Aziraphale... - le aveva sussurrato Crowley, mentre le versava un ulteriore bicchiere di vino nella loro cucina, uno dei tanti di quella cena, dove si era mangiato veramente molto bene e bevuto molto bene, poteva ringraziare Maggie che aveva deciso di mettere simbolicamente il braccialetto della sobrietà e di accompagnarla a casa in auto- già ci siamo sposati letteralmente come volevo io... E poi è giusto festeggiare finalmente..."

"Direi di sì, dopo tutto quello che è successo... Siamo tutti tanto contenti per voi...Ve lo meritate ...Mi dispiace di averti detto che dovevi rassegnarti...che Aziraphale non sarebbe mai più tornato...ti devo delle scuse, Crowley..."Rispose Nina, bevendo un sorso di vino e sorridendo nel vedere Crowley schernirsi appena con lo sguardo e tornare a guardare, come praticamente aveva fatto tutta la sera dall isola che si affacciava sull open space del loro soggiorno, Aziraphale che stava facendo amabilmente conversazione a tavola, congratulandosi con Gabriele e Belzebù per il loro fidanzamento, mentre allo stesso tavolo le future mamme Anathema e Muriel si confrontavano sulle reciproche gravidanze sotto gli sguardi amorevoli di Newt e Sebastian, che era diventato iper protettivo nei suoi riguardi e Madame Tracy e Maggie andavano e venivano dalla cucina al salotto dove c era ancora solo il tavolo e poco altro, portando piatti e affini nel lavello perché proprio non riuscivano a stare ferme e già avete preparato tutto voi ci mancherebbe che non diamo una mano mentre il sergente Shadwell sembrava aver definivamente abbracciato sia la pensione sia il pensiero che il mondo, almeno per un bel po', non sarebbe finito e che non ci sarebbero più state streghe da perseguitare.

L atmosfera era calda e amorevole, sicuramente per merito degli adorabili padroni di casa.

Nina era sempre così sorpresa di vedere come, dopo così tanti secoli insieme, quei due, anche senza parlare né ostentare assolutamente nulla, facessero percepire così forte il sentimento profondo che li univa, era come una corrente che teneva viva tutta quella stanza e la riempiva di amore.

"Chiunque sano di mente lo avrebbe pensato, Nina, non preoccuparti..." Rispose Crowley serenamente, versandosi un bicchiere di vino a sua volta e gettando nel mentre un occhio sul suo anello nuziale, con quello sguardo di chi ancora veramente non riesce a realizzare e che commuoveva sempre Nina, doveva essere bello essere così innamorati di qualcuno.

Ricordava ancora bene quella mattina di settembre, erano le prime ore del mattino quando aveva tirato su la serranda del cafè, ricevendo nel mentre un inusuale videochiamata da Crowley, di solito chiamava o mandava messaggi su WhatsApp:

"Buongiorno Crowley, tutto bene?" Lo aveva salutato, stupendosi di vederlo sorridere così tanto:

"Sei seduta?" Le domandò lui, facendola insospettire.

"Mmmmmh, no, perché?"

"Meglio che ti siedi, ho una notizia per te!"

"Un altra Apocalisse?"

"Ma va!"

"Ok, mi siedo, dimmi..." E dicendo così Nina si sedette sulla prima sedia che trovò, trasalendo quando vide Crowley mostrarle la mano sinistra con la fede nuziale in bella vista:

"Mi sono sposato!!!!! Con Aziraphale!!!!"

Come era scattata in piedi con gioia, quando, proprio accanto a Crowley, comparve Aziraphale, proprio lui, che tutti avevano ritenuto morto, con un sorriso così largo che Nina pensò che era solo grazie alle orecchie che la bocca non aveva fatto un giro completo della testa e che la salutò cordialmente, come suo solito:

"Buongiorno, Nina cara..."

"Ancora non ci credo... Mi sembra ancora incredibile, nonostante siano passati già due mesi... A volte ho ancora degli incubi la notte, rivedo tutto ciò che è successo...la mia caduta, la sua dannazione, quando l.ho creduto morto... Per fortuna mi sveglio e lui è lì con me... Lo fanno preoccupare molto questi episodi, ma io so che passeranno...devo...solo abituarmi che va tutto bene...che lui... È qui per davvero..."

"Lo sarà per sempre... Si vede a pelle quanto vi amate e quanto avete voluto tutto questo... A voi... È una splendida serata..." Disse Nina sorridendo e alzando il calice, toccando quello di Crowley che sorrise:

"Grazie a voi di essere qui da noi... Senti, ma tu e Maggie?"

Nina, a quelle parole e a quello sguardo decisamente eloquente di Crowley, alzò un sopracciglio:

"Io e Maggie cosa? Siamo solo amiche,signor Sei caffè espresso in tazza grande...non provare a fare scoppiare nessuna tempesta perché non avrà nessun effetto!"

"Oh ma non ho bisogno di fare assolutamente niente, mia cara...state facendo tutto voi..." Rispose Crowley ammiccando spudoratamente e facendo arrossire Nina, che si voltò a guardare Maggie seduta momentaneamente a tavola intenta a ridere, parlare e sistemarsi i capelli biondi che le cadevano a onde dorate sopra il vestito a colletto alto blu scuro che aveva deciso di indossare quella sera e che esaltava le sue bellissime forme.

In quel.momento, Nina si accorse che il suo sguardo nei suoi confronti era decisamente cambiato, che si era accorta di quella piccola ruga sulla fronte quanto sorridesse, del colore blu oltremare dei suoi occhi, di come amasse il suono della sua risata e di come avrebbe voluto sentirla per tutta la vita.

"Nina..."

Il tono stranamente affettuoso di Crowley la fece girare verso quel suo strano ma sincero amico, che la guardò fissa negli occhi:

"Nina, non fate l errore che abbiamo fatto io e Aziraphale... tutti questi anni a fare finta che non fossimo quello che siamo, una coppia che si è sempre amata... E per cosa poi? Il mondo ha rischiato di andare in rovina lo stesso... E noi abbiamo passato tanto, troppo tempo senza stare insieme... Se penso a quanto siamo felici ora, se tornassimo indietro sicuro non avremmo paura, c'è la prenderemmo subito la nostra felicità...Perché davvero non c e da avere paura di amare qualcuno...ora lo sappiamo..."

Ma mentre Nina stava riflettendo su come rispondere, Aziraphale con alcuni piatti da rigovernare in mano entrò in cucina, dicendole gentilmente:

"Nina cara, mi concedi un minuto con mio marito? Ho bisogno di chiedergli una cosa..."

Nina sorrise, pensando che Aziraphale in versione neo sposino sicuro stava soffrendo di un amnesia riguardo il.nome.proprio del suo diletto, in quanto ormai era solo più un:"mio marito di qui" e "mio marito di là" e che era giusto lasciare loro un piccolo momento:

"Oh certo, assolutamente..." Rispose quindi Nina, prendendo il bicchiere col vino e recandosi in salotto, non potendo non notare, mentre si sedeva vicino a Maggie, Aziraphale e Crowley parlare sottovoce in cucina,vicini vicini, con quella complicità che solo gli innamorati hanno e Crowley che baciò piano la fronte di Aziraphale proprio nel momento in cui Nina, senza accorgersi, aveva preso la mano di Maggie, sorridendo e notando che lei non solo non la ritrasse, ma intrecciò le sue dita con le sue, in silenzio.

"È stata una splendida serata, ieri, vero? Sono tanto carini Aziraphale e Crowley... decisamente il matrimonio più anacronistico del secolo, ma loro due sono tanto felici... Mi auguro restino così innamorati per sempre... Hanno sofferto così tanto..." Disse Maggie, scuotendola dai suoi pensieri, mentre le toglieva il ghiaccio dalla schiena.

Nina, mettendosi seduta sulla sedia dove si era appoggiata, annui convinta:

"Si, una splendida serata davvero... Ne sono certa, si ameranno per sempre, sono stati praticamente sposati per seimila anni... Doveva solo renderlo ufficiale! Ora hanno tutta l eternità per stare insieme, essere felici e scopare come non ci fosse un domani..."

"Nina! Ma dai!" Disse Maggie, prendendo una sedia e sedendosi davanti a lei, dandole un colpo affettuoso sulla gamba e facendola ridere:

"Oh, andiamo, Maggie! Non sei mica nata ieri! Non hai visto come si guardano? Si spogliano letteralmente con gli occhi... figurati con tutto il resto!"

"Sei tremenda! Tremenda!" Replicò Maggie, ridendo a sua volta.

La sera stava lentamente calando la sua ombra, che si allungava nel cafè di Nina, avvolgendo Nina e Maggie che restarono, dopo quella risata liberatoria, un attimo in silenzio, finché Maggie non riprese:

"E tu, Nina? Come stai? Sei felice ora?"

Nina rimase un attimo in silenzio, senza rispondere subito a quella domanda.

Stava bene, doveva ammetterlo.

Aveva ripreso la sua vita e il ricordo della sua ex era ormai lontano nel tempo, Lindsay apparteneva a un passato che era intenzionata sempre più a dimenticare.

Improvvisamente, capì che era pronta per un futuro diverso, nuovo, con una ragazza dolcissima che l aveva sempre aspettata con desiderio, ma senza mai obbligarla ad amarla, senza mai obbligarla a essere sua.

Aveva ragione Crowley, aveva sofferto abbastanza e non doveva avere paura.

Non.voleva aspettare un minuto di più per essere felice.

"Si...stavo pensando che anche a me in futuro piacerebbe poter fare un matrimonio come il loro, senza nessuno...solo con la ragazza di cui mi sono innamorata..." Rispose quindi sinceramente Nina, gettando un ombra scura sopra il volto di Maggie:

"Oh...capisco... La conosco?"

Nina annuì:

"Si ... è bella, dolce, leale, forte...ha un cuore grande, è pronta a tutto pur di difendere le persone che ama... è la ragazza più coraggiosa che io conosca..."

A quelle parole, Maggie si sentì il cuore andare leggermente in frantumi.

Del resto, pensò, cosa mi aspettavo? Chi mai vorrebbe me, che amo le cose retrò e tengo ancora aperto un negozio di dischi che non frequenta praticamente più nessuno?

Nina merita di meglio di me...

"Beh...buon per te...sono felice per voi...scusami...devo andare..."

E, cercando di non fare notare che le stava venendo da piangere, Maggie si alzò di scatto e fece per aprire la porta, venendo fermata dalla stretta gentile della mano di Nina sul suo polso che la fece voltare di scatto:

"Maggie- le disse dolcemente Nina- quella ragazza sei tu"

E prima che Maggie riuscì a dire qualcosa, le labbra di Nina si posarono dolcemente sulle sue e le due ragazze si baciarono con tenerezza, le mani di entrambe nei capelli l.una dell altra, le lacrime sul viso di Maggie, ma di gioia.

"Io...io...non credevo che tu ..." Riuscì a dire in un soffio Maggie, quando quel loro bacio dolcissimo finì, persa negli occhi di Nina, che le carezzò il viso, dicendole sinceramente:

"E invece ti amo. Ti amo Maggie. Perdonami se ci ho messo tanto a capirlo..."

Maggie scosse la testa, asciugandosi gli occhi.

"Non è niente. Ti amo anche io. Voglio stare con te. Magari...beh...prima di sposarci...possiamo stare insieme prima..."

"Beh, certo, ovviamente..."

"Posso venire da te tutte le sere, come ora, se hai piacere..."

"Si... Mi piacerebbe...mi piacerebbe tanto ..."

"Allora fai scorta di the alla menta, perché ne servirà..."

"Ti compro tutto quello che vuoi...pure la luna..."

E dicendo così, Nina sciolse il nastro che teneva legati i capelli di Maggie, facendoli scendere a boccoli dorati sopra le sue spalle, mentre una sua mano, maliziosa, le si infilò sotto la gonna e le sue labbra furono di nuovo sulle sue, ancora e ancora.

Nessuna delle.due ebbe urgenza quella sera di tornare a casa.
















Notes:

"Così dice il Signore che offrì una strada nel mare

e un sentiero in mezzo ad acque possenti che fece uscire carri e cavalli,

esercito ed eroi insieme;

essi giacciono morti: mai più si rialzeranno;

si spensero come un lucignolo, sono estinti.

Non ricordate più le cose passate,

non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova:

proprio ora germoglia, non ve ne acc

orgete?

Aprirò anche nel deserto una strada,

immetterò fiumi nella steppa."

(Isaia 43 17-19)

Chapter 24: Tanti tipi di famiglie - Muriel e Sebastian post secondo avvento

Summary:

È l ultimo dell anno 2024, un anno di grandi cambiamenti per tutti, Muriel e Sebastian, rimasto a vivere sulla terra con lei e adottato praticamente dall angelo come suo fratello, preparano la valigia per il ricovero per il parto di Muriel mentre riflettono su come è cambiata la loro vita da quando sono diventati una strana, ma amorevole famiglia, anche grazie ad Aziraphale e Crowley, figure decisamente paterne nella vita di entrambi...

Chapter Text



Dicembre 2024, Soho, Londra



"Bene, ricapitoliamo...tutine?"

"Ci sono!"

"Body?"

"Ci sono!"

"Berrettini?"

"Ci sono!"

"Bene...direi che non manca nulla...manca solo lui...o lei..." Disse Muriel, sedendosi sul bordo del letto nell appartamento sopra quello della libreria che un tempo era di Aziraphale e ora era diventato suo, accarezzandosi la pancia ormai prorompente sotto la vestaglia cipria, una valigia aperta sopra il letto, tipica delle puerpere che devono andare in ospedale a partorire come lei.

Era la sera dell ultimo dell anno e, mentre tutto il mondo si preparava a festeggiare con cenoni, feste e fuochi d artificio, lei si preparava a donare al mondo una nuova vita, nella tranquillità di casa sua.

Sebastian, in piedi davanti a lei, sorrise, posò la lista sul.comodino.e.si.sedette vicino a lei:

"Tu pensi che possa essere femmina?

Muriel alzò le spalle, teneramente:

"Mi va bene qualsiasi cosa...ma chissà...sarebbe bello una Salvatrice femmina ora, un Salvatore maschio c e già stato... Sei sicuro che non ti annoierai ora qui con noi, quando nascerà il bambino o bambina? Io sono felice che tu stia qui con me...ti voglio bene, sei come un fratellino ormai per me... Ma hai già sedici anni e un neonato è.molto.impegnativo... non sei neanche voluto uscire stasera per Capodanno con i tuoi compagni di classe, non voglio che ti perdi qualcosa...Inoltre qui non hai neanche una stanza vera e propria per te...se vuoi puoi andare a vivere da Aziraphale e Crowley nel South Downs, loro ti hanno sempre detto che c e una camera in più per te..."

A quelle parole, dette con tono divertito, Sebastian la guardò scandalizzato:

"E cosa vado a fare???? La candela di Sua Iniquità e del suo gentile consorte???? Quelli vogliono solo stare soli ora...e mi fanno già abbastanza da padri a distanza! No, voglio stare con te... Voglio bene a Sua Nequizia... è l unica persona ad avermi voluto veramente bene all Inferno...e suo marito è una brava persona... Ma sto bene qui, dopo tutti questi anni all Inferno, voglio solo fare le cose che fanno i ragazzi della mia età...andare a scuola, avere degli amici...e poi...sei tu la mia famiglia ora, Muriel...e non mi importa niente di Capodanno, mi importa solo di te e del bambino...non ti avrei lasciato da sola per niente al mondo..."

Ed era vero, da quando lui e Muriel si erano conosciuti frettolosamente nella libreria di Aziraphale mesi fa ormai, Sebastian non aveva fatto altro che pensare a quanto bene era stato in quei pochi secondi con lei e quanto lo aveva colpito quel sacchetto di biscotti che lei gli aveva donato solo per essere entrato nella sua libreria.

Si era reso conto che quella ragazza rappresentava tutto ciò che gli mancava da sempre, anche se non lo aveva mai ammesso con nessuno: una mamma, una sorella, una figura materna di riferimento.

Certo, lei come angelo era millenaria e lui, come ex umano divenuto demone e cresciuto con i demoni, era un ragazzino di soli sedici anni, ma giorno dopo giorno, incontro dopo incontro, un caffè dopo l altro, tra Muriel e Sebastian era nata un amicizia speciale, fatta di protezione, tenerezza e sostegno reciproco.

Fu naturale per Sebastian, finito il secondo avvento, affrancarsi dall Inferno per restare a vivere con lei a dormire nella sala sopra il divano letto di quel piccolo appartamento che a lui parve bello come una reggia e per lei fu naturale farlo passare come il suo fratellino, venuto a vivere con lei dopo tanto tempo lontano.

Poco prima di partire per la luna di miele con Aziraphale, Crowley, mentre andava a depositare le vesti di Duca, dalla quale si era felicemente licenziato, gli aveva fatto proprio quell' ultimo regalo sfruttando l ultima concessione della sua ex carica: sganciare i sigilli infernali che tenevano legata la sua anima all Inferno, permettendogli di stare in libertà sulla terra e licenziandolo felicemente dal suo ruolo di segretario.

Quanto pianse di gioia, quel giorno, Sebastian stretto tra le braccia di Crowley, quando vide quelle specie di polsiere d acciaio che aveva ai polsi da sempre scivolare via e cadere per terra, quel tonfo metallico fu il suono più bello del mondo, il suono della sua libertà.

Così, come Aziraphale, quando si licenziò come Arcangelo supremo, fece il nome di Muriel al suo posto, chiedendo però totale libertà per lei di poter scegliere cosa fare e dove poter vivere.

Muriel, perciò, accettò l incarico a patto di restare sulla terra con Sebastian e la.creatura che avrebbe messo al mondo, che non le venisse strappata via, ma che potesse educarla lei e farle da madre.

Il permesso le venne accordato, anzi, le venne conferito un incarico prestigioso, l educazione delle nuove schiere di angeli, dopo la retrocessione del Metatron, di Michael, Uriel e di tutta la cricca del vecchio ordine del Paradiso.

"Chi lo avrebbe mai detto...un amanuense di trentasettesima classe, la più misera delle misere, avrebbe avuto una famiglia tutta sua...Un fratello, un figlio o una figlia, un incarico prestigioso... Dio mi ha donato una buona puntata di carte..." Disse Muriel sorridendo e posandosi dolcemente sulla spalla di Sebastian, che poggiò a sua volta la testa e i suoi lunghi capelli neri sui suoi riccioli neri:

"Si...e sai che ti dico? Ci sono davvero tanti tipi di famiglie al mondo... Mica c e solo quella tra uomo e donna e pargoli! Ci sono Aziraphale e sua Malvagità, Nina e Maggie, noi tre...ho passato tutta la vita in solitudine e ora ho due padri rompicoglioni, tanti amici, tu che ora sei mia sorella e il mio nipotino o nipotina che proteggerò per sempre...la mia famiglia è strana, ma è bella! Non la cambierei per nulla al mondo... Guarda che bel Natale abbiamo passato tutti insieme... è Stato il più bello della mia vita...perché finalmente sono con qualcuno che mi vuole bene..."

Muriel sorrise, aveva proprio ragione, era bastato veramente poco a Sebastian per integrarsi li a Soho, aveva appena iniziato la scuola e Crowley si era affezionato molto a lui, su Aziraphale forse ci avrebbe scommesso, ma non su di lui e invece Crowley aveva solo confermato il suo dolce cuore prendendosi cura di Sebastian proprio come un padre, si sentivano spesso, lo aveva aiutato con Aziraphale con l iscrizione a scuola e gli stava addirittura dando lezioni di guida permettendogli, non con poche riserve di guidare la sua Bentley, le volte che lui e Aziraphale tornavano a Londra di passaggio portandosi ogni volta uno o due scatoloni di roba dietro.

Gli stessi Aziraphale e Crowley che avevano riempito la casa di Muriel di cose per il bambino, che gli avevano montato la culletta con la giostrina, che si prendevano tanta cura anche di lei affinche stesse bene, anche se ora vivevano a un ora di strada da Londra, nel loro cottage tanto amato.

SI, aveva decisamente fatto bene a fidarsi di Crowley, la prima volta che ci aveva avuto a che fare, aveva fatto bene a donare la sua amicizia a quel demone buono come il pane e che ora era la cosa più vicina a un migliore amico, decisamente, pensò Muriel.

inoltre lei, Maggie e Nina ebbero un idea geniale, unire le forze per incrementare le loro attività.

Così, tramite una sapiente opera di marketing(e qualche piccolo miracolo da parte di Muriel), i clienti del cafè di Nina si ritrovarono ad ascoltare vecchi CD come sottofondo, CD che potevano essere acquistati al negozio di Maggie e se volevano potevano leggere dei libri a loro disposizione gentilmente offerti dalla sua libreria e che erano ovviamente in vendita.

A tutti era sembrata l idea migliore per fare si che Muriel addestrasse le nuove leve angeliche e potesse crescere la sua creatura.

Tutto procedeva meravigliosamente e nessuno poteva essere più felice di così.

"Hai ragione Seby...come si dice...per crescere un bambino ci vuole un villaggio e noi, lasciatelo dire, siamo il miglior villaggio del mondo...Il bene chiama sempre il be...oh, cavolo!"

Sebastian, davanti a quella blanda imprecazione di Muriel, chinò la testa per scoprire una chiazza scura che colava giù dalle gambe di Muriel fino a terra.

La cosa lo impanicó moltissimo:

"Ohhhhh cazzo! Oh cazzo cazzo cazzo!!!! E ora?????"

Fu Muriel a tranquillizzarlo, mentre le contrazioni iniziarono a partire, per ora molto distanziate:

"Tranquillo... Mettiamo in moto il villaggio per questo bambino...andiamo a chiamare Nina e Maggie..."

"Va bene...e ti ci porto io, subito, in ospedale! No, non voglio sentire storie, vieni! Le lezioni di guida di sua Tristezza e Inganno sono ben servite, fidati..." Disse risoluto Sebastian, prendendo per mano Muriel e portandola fuori dalla libreria, mentre Muriel pensò rassegnata che ci sarebbero davvero voluti più miracoli del previsto quella sera, decisamente.

Chapter 25: Alle prime luci dell alba

Summary:

Siamo alle battute finali di questa storia che ho amato scrivere con tutta me stessa, mi ci sono dedicata anima e cuore e spero davvero possa piacervi quanto l.ho amata io!
Ripeto è solo una supposizione imperfetta di cosa potrebbe accadere nel finale, qualsiasi sia la soluzione definitiva mi andrà bene, basta che i miei adorati Aziraphale e Crowley possiamo finire come in questo capitolo, insieme e felici nel loro cottage, per sempre...
Grazie a chiunque ha commentato e ha avuto la pazienza di arrivare fin qui!

Notes:

"The book of love is long and boring
No one can lift the damn thing
It's full of charts and facts, and figures
And instructions for dancing
But I
I love it when you read to me.
And you
You can read me anything(...)
The book of love is long and boring
And written very long ago
It's full of flowers and heart-shaped boxes
And things we're all too young to know
But I
I love it when you give me things
And you
You ought to give me wedding rings..."
(The Book of love, Peter Gabriel)

(See the end of the chapter for more notes.)

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1 Gennaio 2025, South Downs




Il trillo costante e rumoroso di un cellulare vibrò nella piccola ma confortevole cucina di un piccolo cottage nella contea inglese di South Down, a circa un ora e mezza di distanza da Londra.

Sospettosamente, Aziraphale posò la tazza di tè che stava bevendo e, prima di rispondere, guardò l orologio da taschino nella tasca del suo gilet.

Le sei e mezza di mattina?

Chi diamine poteva mai chiamare a quell' ora?

Solo quando vide il nome sullo schermo, sorrise e capì.

Muriel.

Chi altro poteva essere sveglio a quell' ora se non un angelo come lui?

Soprattutto...vuoi vedere che...

"Buongiorno Muriel - rispose quindi,inforcando gli occhiali e dopo qualche tentativo di prendere la chiamata su quello strano trabiccolo decisamente troppo complicato per lui(la tecnologia non era davvero il suo forte, almeno non quella così avanzata) spostandosi dalla cucina e giungendo in salotto, sedendosi sul divano- Buon anno cara a te e Sebastian...come state? È nato???? Oh cielo, che bellezza ...Oh scusami...Nata! È una bambina...Oh ed è anche bella grande... Congratulazioni cara, davvero...Nina e Maggie erano lì con voi???? Non avevo dubbio alcuno...E Sebastian ha guidato fino all ospedale???? Accidenti, che bravo...Oggi verremmo a trovarvi in ospedale non vediamo l'ora...Noi stiamo bene, grazie... Molto bene...qui è tutto assolutamente perfetto...certo che potete venire a trovarci, tutte le volte che vuoi... Noi sicuramente faremo ancora qualche giro a Londra, sia per trovare tutti voi e sia per recuperare ancora delle cose nella mia libreria..."

La conversazione durò ancora qualche minuto tra di loro, finché Muriel non dovette chiudere la chiamata per dare la poppata alla sua piccola, salutando affettuosamente Aziraphale che si ritrovò col cellulare in mano, spiazzato;

"Devi schiacciare il tasto rosso, angelo, se vuoi chiudere una chiamata... Non sei più nel 1950, dovresti ammodernati..."

A quel richiamo dolcemente canzonatorio, Aziraphale si ritrovò a sorridere, replicando:

"Crowley caro, non è colpa mia se voi avete inventato questi aggeggi demoniaci... "

"Uh e quello è niente, pensa a quando abbiamo inventato i social.. Vieni? È uno spettacolo qui ... Ci sono ancora le stelle..."

 Aziraphale posò con cautela il cellulare di Crowley al centro del tavolino del soggiorno dopo aver schiacciato quel tasto rosso, si tolse gli occhiali posizionandoli li vicino e, sistemandosi in quella lieve penombra come faceva sempre il gilet, i polsini della sua camicia blu chiaro e il suo papillon al collo sfruttando un piccolo specchio appeso a una delle pareti nel soggiorno con una cura quasi da primo appuntamento, si recò alla porta che dalla cucina dava sul giardino, dove il suo demone stava guardando le primissime luci del giorno appoggiato allo stipite, finendo di sorseggiare una tazza di caffè, era sicuramente sceso giù dalla loro camera al piano di sopra mentre parlava al telefono con Muriel, neanche si era accorto di ciò, si doveva ancora abituare a quella sua presenza lieve e meravigliosa in quella casa che era diventata ormai il loro caldo nido in quel grande mondo che avevano imparato ad amare nel corso degli anni.

Incredibile.

Aziraphale camminò lento verso di lui, pensando che, neanche nel più bello dei sogni avrebbe mai potuto immaginare uno spettacolo così bello: suo marito in camicia stranamente bianca, pantaloni scuri e una coperta di tartan sulle spalle, illuminato fiocamente dal primissimo chiarore del mattino.

Solo quando gli fu vicino, gli cinse la vita con le braccia, lasciandosi coprire con una parte della coperta, cingere le spalle con un braccio e baciare la fronte,che aveva posto nell' incavo tra il collo e la spalla, proprio lì dove risiedeva quel profumo di sale e the nero di Crowley che avrebbe riconosciuto a occhi chiusi anche a chilometri di distanza e sorrise.

Era da così tanto tempo che non si sentiva così felice, così appagato come lo era stato da settembre scorso, talmente tanto che, pensò, sicuramente da qualche parte doveva avere un altro cuore di scorta nel petto, tanta gioia e tanto amore non potevano risiedere in un cuore solo.

Come poteva del resto non essere così felice e innamorato?

Il suo Crowley era lì.

Li, fisicamente accanto a lui.

Lo aveva sposato, si erano scelti per sempre.

Era il primo giorno dell anno nuovo ed erano ormai più di tre mesi da quando Dio gli aveva concesso di riavere l immortalità e di tornare da lui, che poteva baciarlo al mattino appena svegli e la sera prima di dormire, quando lo sentiva accoccolarsi vicino a lui e lo teneva stretto tutta la notte, col quale condivideva pranzi,cene, visite di amici sparsi qui e la, passeggiate nei boschi e nei campi li attorno, albe e tramonti sul mare, le gite a Londra e nel South Downs dove vivevano ora mi, il loro primo Natale nel loro cottage addobbato a festa, il loro primo Capodanno come coppia, a guardare i fuochi d artificio sparati sul mare e a brindare a quel nuovo inizio tutto loro, le serate davanti al camino e molte altre cose, piccole gioie quotidiane che stavano scoprendo insieme, giorno dopo giorno.

Tre mesi che, quando parlava di lui, poteva definirlo suo marito, liberamente, senza più paura, senza ogni volta temere una ritorsione diversa.

Tre mesi in cui potevano fare l amore ogni volta che volevano, ovunque volessero, la sensazione dei loro corpi nudi in quell' estasi di piacere era inebriante, era meraviglioso e non ne avevano mai a sufficienza,i loro corpi, dopo seimila anni di repressione, si cercavano appassionatamente e si trovavano meravigliosi a vicenda.

Incredibile.

I tre mesi più belli di tutta la loro vita.

Sì, certo, c era stato anche qualche battibecco, ma faceva parte del gioco e alla fine paradossalmente erano felici pure dei momenti in cui non andavano d accordo,erano la cosa più simile alla normalità che stavano vivendo.

Crowley era stato bravissimo, lo aveva dovuto riconoscere, aveva imbiancato e risistemato splendidamente la loro casetta quando era entrato per la prima volta da solo, tanto che non ebbero bisogno di molte altre riparazioni, avevano vissuto un po' accampati per qualche tempo, solo con quei pochi mobili che avevano visto quella volta che erano entrati durante la tempesta, ovvero la cucina, un tavolo ,un divano, un letto e la libreria per Aziraphale, ma loro furono felicissimi uguale, quel piccolo cottage sembrò loro una reggia.

Il resto dei mobili era arrivato da un mese suppergiú, e anche i vari giri per negozi per comprare tutto ciò che serviva alla loro casetta, anche se Crowley non era a tutt oggi sicurissimo che trenta candele profumate, il segnatempo del forno a forma di cupcake, il mestolo a forma di mostro di Lochness e il fermaporta a forma dell orsetto Pagginton anche lui con quel maledetto papillon di tartan che ormai lo perseguitava siano proprio oggetti utili, ma Aziraphale, in quel delirio da shopping casalingo, lo aveva guardato con il suo sguardo da cucciolo sbattendo le ciglia e non era riuscito a dirgli di no, come al solito.

Anche la Bentley aveva fatto il suo dovere, in quanto aveva fatto molti giri su e giù da Londra a portare tutta la vita impacchettata di entrambi nel retro, (potevano miracolare tutto, vero, ma a Crowley piaceva guidare...) ed erano finalmente molti giorni che stavano ultimando di sbrogliare scatoloni di ogni tipo, attaccando scaffali, appendendo quadri, sistemando la serra e pulendo fuori e dentro quel loro piccolo ma confortevole rifugio in quella piccola contea dove si sentivano finalmente sereni e dove si stavano poco per volta ambientando a una quieta vita di paese.

Non doveva più rincorrerlo e chiamarlo a sé in un sogno lontano, in quelle lunghe notti dove erano rimasti separati, per poi vederlo dissolversi al sole.

Non doveva più temere che sarebbe morto, che il suo nome sarebbe stato cancellato dal Libro della Vita per sempre.

Era tutto finito, e loro erano finalmente insieme.

E Crowley era vivo ed era lì, tra le sue braccia.

Li, con lui.

A casa loro.

Era tutto così bello, così incredibile.

Era valsa la pena combattere, soffrire, struggersi di dolore e nostalgia, andare all Inferno, rischiare, perdere tutto e anche quasi morire solo per quello, per la sua testa sulla sua spalla e il suo braccio sul suo collo, per quella coperta divisa in due.

"Buon primo dell anno, amore mio ..." Sussurrò Aziraphale, baciando Crowley sulle labbra, con un bacio così dolce che Crowley subito dopo non potè non.sorridere:

"Buon primo dell anno, angelo ...il nostro primo Capodanno come coppia ufficiale da seimila anni, te ne rendi conto?"

"Il nostro primo Capodanno da coppia sposata ...molto meglio direi ..."

Crowley, a quelle parole dolci del suo angelo, diventò un po' rosso, non riuscendo a non guardare come sempre quell anello che da tre mesi stava stabilmente ai loro anulari sinistri, quell' anello che gli stava consumando gli occhi da quante volte ancora lo rimirava, incredulo, ormai quasi quotidianamente.

Incredibile.

Se solo qualcuno, un anno fa, gli avrebbe detto che avrebbe avuto una bella casetta con un bel giardino davanti e che il suo angelo tanto amato da sempre sarebbe diventato suo marito, che lo avrebbe sposato con tanta emozione da parte di entrambi una sera di settembre a piedi nudi sulla spiaggia vicino casa, solo loro due, la luna e le stelle che solo per quella notte sembrarono più luminose del solito (un piccolissimo miracolino, gli parve proprio il minimo) probabilmente gli avrebbe riso in faccia, dicendo che erano tutte puttanate da film.

E invece, cazzo, a volte la vita non è proprio sempre una stronza e certe volte ti dona scenari che sono persino meglio dei film.

"Si ...meglio...decisamente meglio ..Era Muriel, prima al telefono?"

"Si, caro,la bambina è nata..."

Crowley, a quella rivelazione, aprì e chiuse la bocca, come un pesce:

"Bambina????? È una femmina????"

"Si...ti stupisce?"

Crowley scosse la testa. 

Per la misera quella Agnes ci aveva visto veramente lungo, pensò.

E in fondo un bambino è sempre una bella notizia, tanto piú se questa bambina sancisce una nuova alleanza, un nuovo percorso di vita per tutti.

"In realtà no... Me lo sarei dovuto immaginare visto cosa ha detto quella strega tutta matta...Bene, dunque...una nuova pupa al mondo, una Salvatrice...incredibile come tutto questo sia concentrato in una creaturina che sarà lunga una cinquantina di centimetri e che non sa neanche andare in bagno da sola...in ogni caso, come è che dicono? Che quando nasce un bambino, è perché Lei non si è stancata del mondo..."

"È così, tesoro mio...E pensa, Sebastian ha guidato fino in ospedale?"

"E sono ancora vivi? Questo si che è un miracolo..."

"Si, caro, è andato tutto bene..."

"Muriel come sta? Vabbè che se è sopravvissuta alla guida di Sebastian..."

"Sta bene...stanca dal parto, ma bene...ti saluta... Credo ti voglia molto bene e che sia affezionata a te..."

"Si, tutto sommato anche io... più tardi possiamo andare a trovarla in ospedale, così conosciamo questa piccola autorità... È una brava ragazza, vero, quella bimbetta? Ed è stata una sorpresa in questo cazzo di Secondo Avvento...molto, molto coraggiosa..."

Alle parole di Crowley, Aziraphale annuì distratto mormorando un;"Mmmh.. assolutamente ..." intento come era a contemplare il suo Crowley con lo sguardo sereno e fisso sul loro giardino che lentamente stava lasciando sempre di più le ombre della notte, con quel cielo che stava lentamente passando da un colore viola a un rosa acceso, il giardino davanti a loro, la campagna, il mare poco distante tutto stava lentamente riprendendo vita:

"Guarda, angelo...-riprese Crowley - È quello che è successo a noi...a tutti noi... Siamo tutti passati dalla notte al giorno... "

Crowley aveva assolutamente ragione, lui e il suo angelo discussero in quel momento proprio di quello, su cosa stava succedendo ai loro amici ultimamente:

Anathema forse era riuscita a chiudere con la scomoda eredità della sua antenata e forse finalmente poteva stare tranquilla ora, anche perché adesso aspettava una bambina e lei e Newt avevano decisamente altro a cui pensare con quel lieto evento, il sergente Shadwell forse aveva smesso di tediare e testare l enorme pazienza di Madame Tracy con la.fine del mondo, Muriel era appena diventata la madre della Salvatrice appunto, Sebastian ora era appena diventato zio e stava andando stranamente bene a scuola, Shax aveva lasciato anche lei l Inferno e viveva a Brighton, poco distante da loro:

"Pazzesco che devo pure ringraziarla, quella vecchia baldracca, se non fosse stato anche per lei e per Gabriele...-commentò Crowley divertito- Uh e proprio Gabriele e Belzebù stanno insieme come.noi e neanche lei rischia più niente, anzi, per tua idea e ci tengo a ribadire ciò, appena arriverà la primavera si sposano qui da noi..."

"Ma sei stato ben contento anche tu di accettare, caro, hai anche trovato il punto giusto in giardino dove mettere l arco...E accompagnerai la sposina all altare..."

Davanti alle parole risolute e divertite allo stesso tempo di Aziraphale, Crowley sospirò bonariamente:

"Pffff, quante sciocchezze... Mi sta bene solo perché lei è il mio ex capo e lui...beh...lui ci ha aiutato molto ... Incredibile...dover ringraziare un fottuto arcangelo supremo di aver contribuito a salvare il culo prima a te e poi a me, questa poi..."

Aziraphale volle dirgli che lui faceva decisamente ben altro con un ex arcangelo supremo, lo aveva pure sposato, ma sorrise sotto i baffi e si trattenne ancora, mentre Crowley continuò:

"Uh e, cazzo, Nina e Maggie pure loro fanno coppia fissa da poco e lasciatelo dire,tanta fatica per farle quagliare...la pioggia, il ballo, questo e quell altro e poi?? Quelle due si sono innamorate quando lo hanno deciso loro..."

"Immagino che capiti così quando ti innamori, Crowley...non puoi decidere di chi... Semplicemente, capita...e ti cambia la vita, per sempre... Casualità...una meravigliosa casualità, mio caro..."

Davanti alle parole sincere del suo angelo, Crowley sorrise e prosegui:

"Si... è proprio così... In ogni caso, aveva ragione Anathema...per quanto la notte è lunga, il giorno poi sorge sempre...e la natura lo insegna anche...guarda laggiù, quei campi tutti pieni di fiori gialli...sai cos è? Si chiama Celidonia...pare che le rondini strofinino i fiorellini sopra gli occhi dei piccolini appena nati nel nido per aprire loro gli occhi, ma soprattutto, nel linguaggio dei fiori, significa Gioia che arriva dopo il dolore, ed è esattamente quello che è successo a noi!

E guarda il nostro giardino...ora è inverno, vero, tutto tace e tutto riposa, ma appena la terra smetterà di gelare e potrò prendermene cura, vedrai che meraviglia di fiori non ci sarà...quegli alberi li, il melo, il pesco, il ciliegio, li vedi???? Avranno dei rami talmente pieni di fiori che li vedremo da lontano... Sarà...come tornare nell' Eden... Resterai qui sulla porta a guardarlo e a pensare:" Uhhhh, hai mai visto una cosa così bella in tutta la tua vita? Una cosa che ti consumeresti gli occhi a guardarla tutto il giorno?"...Oh.. Che romantico..."

Crowley interruppe il suo discorso solo perché si accorse che Aziraphale non aveva smesso un secondo di contemplarlo con amore e sorrise:

"Sei proprio un gentiluomo, caro angelo..."

"Tu mi rendi così...e hai ragione, sarà tutto bellissimo, non ho alcun dubbio... So cosa sei capace a fare...anche senza insultare nessuna pianta..."

Davanti allo sguardo eloquente del suo angelo, Crowley sbuffò appena:

"Neanche un richiamino-ino-ino?"

"Meglio di no..."

Crowley sbuffò ancora, ma più bonariamente, facendo scivolare la coperta dalle loro spalle fin per terra, posando la tazza sul mobile in entrata vicino alla ciotola svuotatasche e prendendo il viso del suo Aziraphale tra le mani, sussurandogli:

"Come posso dire di no a questi occhi così belli...che occhi che hai, angelo, veramente... Sembra che ci sia tutto l.Oceano dentro ... Com è che dicevano, mhhh, su ai piani alti? "Tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo...i tuoi occhi sono come colombe..."

Aziraphale sorrise e baciò una delle mani del suo Crowley, pensando che avesse ragione, il cerchio dell esistenza di tutti si stava chiudendo nel migliore dei modi.

Se solo lo avessero capito prima...

Ancora non faceva pace con quel piccolo rimpianto chiuso nel suo cuore:

"Potevamo.avere tutto questo molto prima, caro... Se solo non fossimo stati così sciocchi... Se solo avessi avuto più coraggio... Me lo hai sempre detto, sempre...dovevamo andare via da tutto...per essere un Noi...avrei dovuto ascoltarti prima... E invece, scioccamente, sono voluto tornare in Paradiso per cercare di risolvere tutto con le mie sole forze...e sono andato a tanto così da fallire...dal farti morire...ti ho fatto soffrire tutte le volte che siamo rimasti separati perché volevo proteggerti...come posso perdonarmelo..."

 Fu il suo Crowley a riscuoterlo da questi pensieri, baciandolo ancora dolcemente sulla fronte e sussurrandogli:

"Basta farti del male, angelo mio, non so più come dirtelo...siamo qui ora, insieme... è la cosa più importante. ..siamo a casa nostra...hai ragione, te l ho sempre detto che dovevamo andare via da tutto ed essere un noi...e ora lo siamo... lo siamo sempre stati ... lo saremo per sempre...per tutta la nostra eternità... Come vedi non hai fallito, sei riuscito a trovare un posto solo per noi...Non sarà il cazzo di Paradiso che conosciamo, ma è molto meglio, fidati... perché è nostro! Tutto quello che è successo lasciamolo alle spalle... ora siamo liberi, siamo in questo posto che abbiamo conquistato insieme ...Anche io ti prometto che farò di tutto per andare avanti, per non ricordare sempre i mesi in cui siamo stati divisi e dare importanza a ciò che siamo adesso...ricominciamo da qui, come stiamo facendo già...Io e te, che ne dici...Ti va?"

Aziraphale, a quella proposta, restò solo un momento in silenzio a guardare fuori la natura in letargo che presto sarebbe stata un esplosione di vita e pensó che il suo Crowley avesse ragione, non aveva fallito, non lo aveva fatto per niente.

Era riuscito anzi perfettamente nel suo intento, creare un mondo per loro due, per poter stare insieme per sempre.

Quel loro piccolo angolo di pace, quel piccolo paese, i loro amici a Londra e Tadfield e quei strani compaesani che li avevano accolti con curiosità ma assolutamente non con cattiveria erano il loro piccolo Eden e lo sarebbero stati per sempre.

A quel pensiero, Aziraphale annuì vigorosamente, sorridendo:

"Si...tesoro mio...lo vorrei tantissimo... Voglio solo renderti felice d ora in poi... Essere il tuo compagno di vita per sempre... Per altri seimila anni e oltre...per tutta l eternità..."

Crowley, sorridendo più di quanto era abituato a fare, lo strinse forte a sé e gli mostrò la mano con la fede:

"Uhm...credo che non sei solo più il mio compagno, ma mio marito, angelo, molto meglio..."

"Molto meglio, caro, si...- rispose Aziraphale commosso, baciando proprio quella mano di Crowley- hai sempre mantenuto le tue promesse... E lo hai fatto anche stavolta..."

"Anche tu, angelo ...E mi hai salvato...in tutte le maniere in cui una persona può essere salvata..."

A quelle parole, Aziraphale si strinse di nuovo a Crowley con la testa sulla sua spalla:

"Sei tu che mi hai salvato, Crowley...dall ipocrisia, da tante convinzioni sbagliate, da un mondo che non era mio...mi hai reso forte, mi hai reso libero con te, mi hai donato una ragione per lottare...Grazie che sei rimasto al mio.fianco..che hai avuto pazienza, che mi hai appoggiato su tutto ... Non av

avrei fatto niente senza di te..."

Crowley sorrise appena, con la guancia sopra i capelli biondi del suo angelo:

"Beh...me lo hai detto tu...Fidati di me, Crowley..."

"E tu lo hai fatto... Ancora una volta ..."

"Lo farò sempre, angelo mio...sempre...Bene, vero che abbiamo tutta l eternità a disposizione, ma prima di andare da Muriel, Sebastian e la piccola autorità, abbiamo qualche impegno, angelo?"

"Oh...beh...se proprio hai voglia, ti va di accompagnarmi in paese? Così compriamo un regalo per la bimba e inoltre vorrei regalare quello scatolone di libri alla biblioteca che c e qui..."

Crowley, a quelle parole, alzò un sopracciglio di scatto, guardando prima lo scatolone dietro di loro ben impacchettato in soggiorno poco distante dall albero di Natale e poi di nuovo il suo angelo in successione rapidissima per un paio di volte, a bocca aperta, senza riuscire a proferire parola, finché fu proprio Aziraphale, posando una mano sul suo petto a tranquillizzarlo, spiegandogli:

"Caro, di tutti i libri che ci sono lì dentro ne ho ben tre edizioni...posso farne a meno di una e donarla a un posto dove possano andarci dei bambini e iniziare ad appassionarsi alla lettura...pensa che la bibliotecaria mi ha proposto addirittura di poterla aiutare un giorno o due settimana e mi piacerebbe moltissimo ma... non so se sono all altezza...pensa se dovessi consigliare il libro sbagliato...le persone odieranno la lettura come poche altre cose al mondo..."

Crowley sorrise senza dire nulla per un attimo, con la testa appoggiata a quella di Aziraphale e le sue braccia attorno al suo collo, pensando che amava troppo quel suo marito che forse non aveva ancora capito cosa aveva fatto realmente, se ancora si scherniva così tanto, proprio lui che era stato così coraggioso, fiero e indomito, proprio lui che aveva visto tra le sue braccia dannato, che aveva visto morire davanti ai suoi occhi, per amore suo. 

Lo amava da impazzire, ed era così fiero di lui.

E amava tantissimo restare sdraiato sul divano al tepore del loro camino con la testa poggiata sulle gambe del suo angelo a farsi accarezzare i capelli e ad ascoltarlo ad occhi chiusi leggere con la sua bella voce intonata storie su storie.

Proprio per quello, decise di spronarlo:

"Invece io credo che nessuno più di te possa fare appassionare delle persone o dei bambini alla lettura...sei talmente preso che faresti appassionare le pietre, fidati...io amo tanto quando tu leggi per me..."

"Oh caro, davvero?"

"Assolutamente si...E guarda, già che siamo in paese, ne approfitto per comprare delle cesoie...la magnolia del signor Evans è veramente mal ridotta, domani andrò a sistemargliela..."

Aziraphale sorrise davanti al suo dolce demone, che aiutava gratuitamente i loro vicini con i loro giardini e gli orti, portando a casa panierini su panierini con frutta, uova, conserve e chi più ne ha più ne metta, quella brava gente proprio non voleva lasciarlo andare via a mani nude.

Sapeva anche che le maestre della scuola gli avevano chiesto una mano in primavera per l orto scolastico e lui che, nonostante il carattere fintamente burbero, amava i bambini, aveva dato la sua disponibilità:

"Non c e problema, amore mio..."

"Bene allora se sei d' accordo, ricapitolando, farei così: andiamo a vedere la prima alba dell anno sul mare, facciamo colazione in quella pasticceria che ti piace tanto, andiamo in biblioteca, a comprare le mie cesoie e un regalo per Sua Maestá in pannolino, andiamo a Londra dalla Salvatrice e infine a casa, dove ti levo i pantaloni e facciamo quella cosa che, a quanto dicono gli umani, se non fai il primo dell anno non fai tutto l anno...anche se ne dubito, con uno come te che sa fare veramente bene quella cosa li..."

Sussurrò teneramente Crowley ad Aziraphale dopo avergli preso dolcemente di nuovo il viso tra le mani e dato ancora un lungo bacio su quelle labbra che si aprirono al più bello dei sorrisi, anche se Aziraphale fece molta finta di scandalizzarsi davanti a quell' affermazione adorabilmente sfacciata:

"Oh Crowley caro, che impertinenza, sono un rispettabile uomo sposato ormai ..."

"Si, vallo a raccontare a un altro...andiamo allora, angelo mio, vieni con me..."

E così dicendo, Crowley, sempre ridendo e dopo aver messo entrambi la giacca recuperandole dall' appendiabiti li vicino, prese il suo angelo per mano e lo portò fuori prima dalla porta e poi dal cancelletto fin sulla strada e, mentre superarono la loro Bentley e camminavano vicini con le mani intrecciate lungo la via di quel piccolo agglomerato di case con le persone ancora addormentate nelle loro camere, in quell' aria fresca e frizzantina, Aziraphale non potè non pensare a quanto fosse bello essere liberi e camminare con il suo Crowley bello come non lo aveva mai visto, poter sentire la sua risata di nuovo, vedere la luce del giorno rifulgere sulla sua chioma fulva mentre si dirigevano verso il mare che si stava colorando di pesca e oro grazie al sole che stava sorgendo lentamente oltre l orizzonte.

Un nuovo giorno era iniziato per loro.

Uno dei tanti della loro eternità insieme.

Ed era tutto bellissimo, mille volte più bello di quella visione che aveva avuto in quelle notti angoscianti in Paradiso.

Era tutto per lui, per Crowley, per loro come coppia, come gruppo di due.

Era il loro mondo.

La loro storia sulla Terra non era finita.

Era appena iniziata.

E non vedeva l ora di scriverne il futuro capitolo con suo marito, solo con lui, per sempre.

Notes:

"E vennero a trovarci le prime luci del mattino come se fossero le prime parole di una storia d’amore." 🧡
Emily Dickinson

Chapter 26: Al nostro mondo

Summary:

E siamo giunti alla fine di questa avventura MERAVIGLIOSA che ho amato scrivere con tutta me stessa, un po' come toto scommessa su cosa potrebbe accadere nel finale, un po' perché la storia si è semplicemente dipanata nella mia testa!
Non so cosa succederà, l.unica cosa che voglio è un lieto fine per Azi e Crow e una storia che mi possa emozionare, non vedo l ora di vedere il finale e di piangere dall' emozione e si spera, di gioia finalmente!
Grazie a chiunque abbia letto, commentato, apprezzato questo mio lavoro e grazie per aver avuto la pazienza di leggere fin qui!
Nulla di che, è l.anniversario di matrimonio di Aziraphale e Crowley e i due lo festeggiano finalmente con il loro Pic nic tanto atteso... potevamo non donargli questo momento?????

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text



Settembre 2025, South Downs 


Un anno dopo la fine del Secondo Avvento...





"Signor Fell! Buongiorno!"

"Oh, buongiorno! Ditemi tutto!" Disse Aziraphale, distogliendo lo sguardo dagli scaffali della piccola biblioteca che stava provvedendo a riordinare per guardare quei tre piccoli bimbetti sorridenti di circa otto anni ciascuno in piedi davanti alla scrivania ,ognuno con un libro in mano:

"Io volevo solo sapere se posso avere questo libro ancora per un mese...mi è piaciuto così tanto..." disse la prima bimbetta, arrossendo appena sotto la frangia bionda 

"Noi due invece vogliamo scambiarceli, se fosse possibile..." Dissero gli altri due, un maschietto rosso di capelli e uno castano con una piccola cresta.

Aziraphale sorrise:

"Ma certo, provvediamo subito!"

E così, sedendosi alla scrivania e inforcando gli occhiali, prolungò il prestito di" Pattini d argento" alla piccola e scambiò :"Il giro del mondo in ottanta giorni" e "Ventimila leghe sotto i mari" ai due bimbi, restando ad ascoltare commosso i loro racconti su cosa avevano amato di quei libri.

Crowley aveva avuto ragione, aveva fatto bene ad accettare quell.incarico.

In effetti, perché non ci aveva mai pensato? 

Libri in prestito!

Era geniale: le persone prendevano i libri per un periodo di tempo determinato, li leggevano e li restituivano, così quegli scaffali non restavano mai vuoti.

Da quando la biblioteca era stata rifornita e risistemata anche grazie ai suoi libri(e a un piccolissimo miracolo, proprio impercettibile) e lui, due mattine a settimana si trovava lì dentro, i bimbi di quel piccolo paese si erano appassionati alla lettura.

La signora Mac Donald, che gestiva la biblioteca con lui, più volte gli aveva detto che la sua influenza era così benefica, mai aveva visto così tanti bambini fare avanti e indietro dalla biblioteca per prendere in prestito dei libri prima o dopo la scuola, persino il gruppetto di lettura dedicato ai romanzi d amore come quelli della tanto amata Jane aveva ripreso il suo antico splendore da quando Aziraphale lo aveva ripristinato, incontrandosi una sera a settimana in una casa a rotazione del gruppo.

"Come ha fatto, signor Fell? Ha fatto veramente un miracolo...ci abbiamo provato per anni a convincere i nostri figli a leggere, senza successo...e anche il gruppo di lettura sembrava ormai morto e sepolto...lei deve essere davvero un mago..." Gli dicevano a ripetizione le mamme di quei bambini, quando lo incontravano per strada o nei negozietti del paese e lui semplicemente sorrideva e glissava:

"Leggere è come innamorarsi, basta trovare la persona giusta e tutto diventa semplice, mi creda..."

E, infatti, parli del meraviglioso diavolo, sulla porta della biblioteca, appoggiato dolcemente allo stipite, comparve la sua persona giusta, sempre di nero vestito, sempre con i suoi occhiali da sole e i capelli rossi, intento a sorridergli amorevolmente.

Suo marito, Crowley.

Ad Aziraphale come sempre mancò un battito del cuore e si sentì tremare le gambe davanti alla bellezza di quell'.uomo.che amava da impazzire, più di seimila anni insieme e ancora gli faceva quell' effetto devastante, ogni giorno di più 

Sapeva perché era lì, la biblioteca stava chiudendo per quel giorno e lui era venuto a prenderlo per andare via poi insieme.

Aziraphale, con gli occhi gli disse che stava arrivando, vedendolo annuire, mentre la bimba gli chiese:

"A lei piace leggere, Signor Fell?"

"Se mi piace?? Oh, mia cara, io adoro leggere!!!!"

"E che libri le piacciono..."

Aziraphale non rispose subito, guardò ancora un attimo Crowley con amore e non ebbe dubbi sulla risposta:

"Amo le storie a lieto fine, assolutamente... Ma ora dovete andare, la biblioteca è chiusa ora e fra poco dovete andare a pranzare con i vostri genitori!"

I tre bambini annuirono e fecero per uscire, passando davanti a Crowley e due di loro salutandolo:

"Buongiorno, signor Crowley!"

Crowley, sorridendo, tirò giù appena gli occhiali e chinò appena la testa:

"Buongiorno a voi!"

"Ma lui chi e?" Domandò il terzo di loro, venendo immediatamente ripreso dalla bimba:

"Come non lo sai? Lui è il marito del signor Fell! È il signore che ci ha aiutato col giardino della scuola! E ha aiutato anche mio zio col giardino e...qualcuno altro, sicuro!"

Il bambino con la cresta si diede una mano sulla fronte:

"Ah sì giusto, mi scusi!"

"Nessun problema..." rispose tranquillamente Crowley, notando con la coda dell occhio Aziraphale mettersi la giacca,mettere gli occhiali nel taschino e avvicinarsi a lui, proprio mentre il bimbo proseguí, domandandogli perplesso:

"Ma ci si può sposare anche tra uomini??????"

"Assolutamente si!" Rispose Crowley, arrossendo appena dietro gli occhiali scuri.

Il bimbo rimase un secondo in silenzio, per poi domandare con nonchalance:

"Ah...e chi dei due porterà un bambino nella pancia?????"

A quelle parole, Crowley sbottò, scandalizzato:

"NESSUNO DEI DUE! Non vogliamo figli, ci sono già troppi marmocchi in questo paese! Via via, sciò, tornate a casa!"

I tre bambini, ridendo a quelle parole e al gesto eloquente di Crowley per scacciarli, presero le bici e fuggirono via per la piazza del paese, tra la gente che andava e veniva dai piccoli negozietti e dal bar tutto li attorno, mentre le campane della chiesa suonarono l Angelus in quel momento e Aziraphale mise un braccio attorno alla vita di Crowley e posò una mano sul suo petto, sussurrandogli dolcemente:

"Amore mio, era una domanda lecita... Non fare il burbero a cui non piacciono i bambini, sai che non è così..."

Crowley sbuffò appena:

"Non ho detto che non mi piacciono i bambini...non mi piacciono i bambini impertinenti! Però hai visto che avevo ragione, angelo... Faresti appassionare anche le pietre alla lettura..."

Aziraphale scosse bonariamente la testa, facendo scorrere la mano fin nell apertura della camicia di Crowley e tirando fuori un piccolo ciondolo, che avvolse attorno all' indice per trascinare dolcemente a sé il suo amato demone:

"La stai già indossando..." Gli sussurrò teneramente, poggiando le labbra sulle sue con delicatezza.

Non erano molto tipi da effusioni pubbliche anzi, erano decisamente riservati in giro, ma quel momento fu così speciale che Aziraphale se ne fregò di cosa avrebbero potuto pensare i compaesani e, a giudicare dalle mani di Crowley sulle sue spalle e dai suoi occhi chiusi, se ne stava fregando anche lui.

"Come non potrei, angelo, è tuo, è un regalo bellissimo..." Sussurrò amabilmente Crowley, quando quel tenero bacio si sciolse, poggiando piano la fronte su quella di Aziraphale, che rispose sorridendo:

"Anche il tuo, tesoro mio...il più bel regalo del mondo..."

Quel giorno era veramente un giorno speciale per entrambi, era infatti il loro primo anniversario di matrimonio, un matrimonio incredibilmente felice, come pochi se ne erano visti al mondo, in quel piccolo paese ad appena un ora e mezza da Londra dove ormai si erano perfettamente integrati e stavano meravigliosamente, nella loro casetta a un chilometro dal centro.

Un anno esatto fa, su una spiaggia di notte, a piedi nudi, solo loro due, la luna e le stelle, dopo essere stati divisi per tanto, troppo tempo, diventarono ufficialmente quello che erano sempre stati, la vita l uno dell altro e iniziò la loro vita coniugale,che si rivelò essere immensamente dolce, piena di amore, di cura, di tenerezza, attenzioni reciproche, risate e le amorevoli prese in giro di chi si conosce da talmente tanti millenni da avere una confidenza totale e rispettosa allo stesso tempo, tanto che i loro amici e i loro vicini facevano una gran fatica a credere che ogni tanto litigassero anche loro, tutta roba per fortuna di poco conto e risolvibile con molte scuse e molte attenzioni sotto le lenzuola, una delle loro attività preferite, decisamente, dopo più di seimila anni senza quasi potersi sfiorare, avevano scoperto quanta gioia dona fare l amore con la persona che ami di più al mondo e decisamente ne approfittavano appena potevano.

Un anno dolcissimo, dove finalmente potevano nominare l altro come:"marito", dove Aziraphale finalmente poteva chiamare il suo dolce Crowley amore senza paura, un anno dove poterono baciarsi di nuovo, dormire.vicini accoccolati l.uno all.altro, ballare insieme molti lenti stretti stretti nel loro soggiorno, prendersi cura l uno dell altro, essere finalmente quel Noi che avevano desiderato essere così ardentemente.

Un anno di colazioni, pranzi e cene insieme, di abbracci improvvisi, di mani che si sfioravano dolcemente e poi si stringevano, di baci sulla fronte, sulle labbra, sulle guance, ovunque, di sonnellini insieme sul divano col brutto tempo sotto la coperta morbida di pile, tante passeggiate col bel tempo, di pacche affettuose sul sedere, di abitudini vecchie da limare e nuove da conquistare, di bagni al mare stretti stretti e di molte altre gioie conquistate insieme, dove Crowley si sentì libero di essere se stesso, anche di cambiare look mille volte, per un po' tenne i capelli lunghi, poi di nuovo corti, poi fino alle spalle e ora corti di nuovo e ogni volta Aziraphale lo trovava sempre e comunque meraviglioso.

Un anno dove risero così tanto da non crederci neanche loro, forse perché avevano pianto troppo e ogni occasione, anche piccola, era motivo di gioia grande per loro.

Un anno dove scoprirono teneramente che l amore è fatto anche di quotidianità e passa dal caffè portato a letto, dalle patate tagliate in cucina per la cena, dalla tavola apparecchiata per due,dal dolcetto portato a casa come extra con la spesa, dalle verdure raccolte insieme nell orto, dalle loro camicie stese ad asciugare al sole, dalla coperta divisa in due la sera a guardare un film in TV, dal bicchiere con due spazzolini nel bagno.

Era tutto meraviglioso e loro due erano sempre più innamorati l uno dell altro, ogni secondo un po' di più.

L idea iniziale fu di non farsi regali materiali, ma di concedersi due cose: un altro viaggio bello come la loro luna di miele e, finalmente, quel Pic nic che aspettavano dagli anni 60 e che ancora, paradossalmente, non erano riusciti a fare, presi come erano stati dal matrimonio, dalla luna di miele e dal sistemare la loro casetta che ora, dopo tanto lavoro, era finalmente splendida, piena di quadri, libri e ninnoli nostalgici tanto amati da Aziraphale, con buona pace di Crowley che si dedicò alla sua serra e al giardino, il quale, durante tutta la primavera e l estate, fu un tripudio di colori e vita, con fiori talmente belli e piante talmente rigogliose che le persone spesso si fermavano ad ammirarlo e venivano addirittura dal paese per poterlo rimirare estasiati, con grande soddisfazione di Crowley che, non solo non aveva mai usato neanche un miracolino per tale bellezza ma solo duro lavoro, ma si dilettava a dispensare buoni consigli e aiuti assolutamente gratuiti, del resto il cuore d' oro era sempre quello da seimila anni,il cuore che Aziraphale amava da sempre, perdutamente, che aveva sempre saputo essere tenero sotto la finta scorza burbera.

Era emozionare per Aziraphale vederlo così,il suo Crowley era rifiorito esattamente come il suo giardino, era tornato al suo peso forma,la sua pelle era più luminosa, i suoi capelli più folti e lui era indubbiamente più sereno.

Allo stesso tempo però, nessuno dei due resistette alla tentazione di fare un regalo all altro, così Crowley iniziò a.circunnavigare il giardino più e più volte, finché non trovo il punto giusto e li inizio a lavorare alacremente, con un piccolo miracolino giusto per tenere nascosto il suo regalo al suo angelo che, allo stesso tempo, aveva fatto qualche viaggio in zona Alpha Centauri, per recuperare in un ciondolo un po' di quella polvere di stelle della quale Crowley sentiva tanto la mancanza.

Quella mattina, Aziraphale si vestì con cura, scegliendo la sua camicia e il suo farfallino più belli, scese in cucina, mise su il caffè e, indossato il suo solito grembiulino frou frou del quale andava molto fiero, preparò dei buoni pancake pronto a portarli su al suo Crowley per svegliarlo con una coccola in più vista l occasione, senonché un lieve bacio sul collo e il braccio di suo marito che lo cinse dolcemente da dietro non lo fecero fremere:

"Buon anniversario, angelo...Sei stupendo, stamattina...lo sei sempre, ma stamattina infinitamente di più..."Sussurrò teneramente Crowley all orecchio di Aziraphale,che sorrise, spegnendo il fuoco e girandosi per baciargli le labbra, rimirandolo con amore tra un bacio e l altro.

Crowley era incantevole , bello da fare male, anche lui con la sua camicia migliore, i suoi jeans più belli e quel profumo di sale e the nero che lo faceva impazzire, tanto che dovette contenere un po' il desiderio di prenderlo e fare l amore, li, su quel tavolo, si trattenne solo perché la notte prima era successo esattamente quello e non volle prosciugare quel suo meraviglioso marito che gli apriva i cieli ogni volta con un solo tocco delle sue mani sul suo corpo:

"Sei meraviglioso, amore mio, buon anniversario a te...volevo portarti la colazione su in camera e farti una sorpresa... È stato un anno meraviglioso, il nostro primo anno da sposati...." Sussurrò Aziraphale, vedendo gli occhi di Crowley illuminarsi:

"Grazie angelo mio, scusami, ma non ho resistito... tieni...un piccolo pensiero... Per il nostro primo bellissimo anno da sposati....il primo di tantissimi altri..."

E così, con la mano che fino a quel.momento.era stata nascosta dietro la schiena, Crowley tiro fuori un edizione decisamente rara di Emma di Jane Austen che sapeva che il suo angelo cercava da un pezzo, difatti a quella vista si illuminò a giorno:

"Oh caro...oh caro...ma...ma..."

"Mercato nella piazza del paese...un giorno c era un venditore di ciarabattole e tra queste, c era proprio questo libro..."

Ma Crowley non finì la frase, Aziraphale gli chiuse le labbra con un lungo bacio commosso:

"È meraviglioso...Crowley caro...Grazie... grazie...tieni... Ho una cosetta, anche io, per te..."

E così dicendo, Aziraphale posò il libro sul top e aprì uno dei cassetti della cucina, tirando fuori una piccola scatolina di velluto.

La diede a Crowley che la apri, prima stupito poi decisamente commosso, capì subito cosa ci fosse dentro quel piccolo ciondolo bianco a forma di serpente:

"Polvere di Alpha Centauri... Oh angelo, ma come..."

"Un paio di viaggetti, ho approfittato di alcune giornate in cui eri a Londra per commissioni..."

Ma neppure Aziraphale finì di parlare, le sue labbra vennero chiuse da quelle di Crowley che lo baciò a lungo, per poi sussurrargli:

"Angelo...grazie...ho avuto veramente la fortuna del diavolo ad aver trovato te come marito...Ti amo...anche quando indossi questi grembiulini assurdi..."

Aziraphale scoppiò a ridere col suo amato demone:

"Sono bellissimi i miei grembiulini! E...sono io quello fortunato, non posso ancora crederci...mio marito è l uomo più bello, più dolce e stupendo di tutto il cosmo e ha scelto proprio me, incredibile..."

"Ti risceglierei mille e mille volte, angelo, ti risposerei mille volte, risposerei sempre e solo te, per sempre... Vieni con me in giardino, ho una sorpresa ancora..."

"Una sorpresa? Oh, Crowley caro...ma...sono in debito ora... Ti ho fatto un solo regalo..."

Ma tutte le farneticazioni di Aziraphale vennero interrotte da un ulteriore bacio di Crowley sulla guancia, lo stesso Crowley che gli sciolse il grembiule poggiandolo sui fornelli spenti e gli bendò gli occhi con la sua sciarpa grigia, prendendogli subito dopo la mano:

"Non hai nessun debito nei miei riguardi, lo sai...Ti fidi di me, angelo?" Gli sussurrò dolcemente all orecchio, vedendolo annuire:

"Immensamente, tesoro mio..."

"Vieni, allora, andiamo..."

E così dicendo, tenendo Aziraphale per mano, Crowley lo condusse fino alla zona dove aveva preparato la sua sorpresa, schioccando le dita per renderla visibile e sciogliendo la benda dagli occhi del suo angelo, che resto esterrefatto quando vide cosa aveva combinato suo marito.

Davanti ai suoi occhi, c era infatti una piccola e confortevole depandance in legno, con le pareti interamente ricoperte da scaffali pieni di libri e al centro un piccolo divano, due poltrone e un tavolino.

Aziraphale restò a lungo con le mani davanti alla bocca senza riuscire a dire nulla, solo dopo un bel po' riuscì a balbettare un:

"Crowley...oh caro ...mio caro... è... meravigliosa... L hai fatta tu?????"

Crowley annuì di nuovo vigorosamente:

"Una sciocchezza, ho usato giusto un miracolino per evitare che la vedessi...avevi ancora tre scatoloni grandi di libri che ti lamentavi sempre che non stavano più in casa e c e ancora spazio per..."

Ma di nuovo non finì la frase, in quanto Aziraphale gli aveva messo di nuovo la sua sciarpa al collo, tirandolo a sé e baciandolo:

"Amore mio... è semplicemente meravigliosa...non ho parole... Oh caro...oh caro Crowley..."

E così, Aziraphale baciò ancora e ancora il suo Crowley, tirandolo a sé con la sua sciarpa, sentendo che il fuoco che stava tenendo buono da dieci minuti stava divampando ferocemente.

Camminando piano all indietro ed entrando nella depandance, Aziraphale strinse a sé il suo demone amatissimo e lo sdraiò sul divanetto, sussurrando:

"Caro...facciamo l amore. Adesso. Su questo divano..."

A quelle parole, Crowley sotto di lui gli rivolse uno sguardo malandrino, iniziando a sbottonargli piano sia il farfallino che la camicia, che scivolarono a terra:

"Adesso?? Angelo...sei meravigliosamente instancabile... Ieri notte non ti ho soddisfatto abbastanza?? Mi devo impegnare di più se voglio essere all altezza del mio incredibilmente eccitante marito..."

Aziraphale sorrise divertito, sbottonando velocemente la camicia di Crowley e sussurrandogli all orecchio:

"Mi hai fatto impazzire, ieri notte, come sempre, ma ti desidero così tanto, sei così bello che non resisto e in più hai creato questo spazio solo per me...devo ricambiare...ma solo...solo se tu mi vuoi...solo se mi desideri..."

"Ti desidero ogni momento, angelo... Ogni fottuto momento..." Sussurrò Crowley con la voce rotta dal desiderio, gettando la testa all indietro a occhi chiusi nel sentire le labbra del suo Aziraphale sul suo collo, mentre i pantaloni di entrambi scivolarono al suolo e lui si fece portare di nuovo in Paradiso dal suo angelo, come ogni volta, anzi persino meglio del Paradiso.

La colazione quel giorno venne consumata decisamente in ritardo.




"Anche io ti risposerei subito, tesoro mio...solo ed esclusivamente te... La notte del nostro matrimonio è stata la notte più bella della mia vita... Tu eri meraviglioso nel tuo completo blu e la luna, le stelle...oh erano così luminose, grazie a te..." Disse Aziraphale sognante, mentre, sottobraccio a Crowley, percorrevano insieme la piazza del paese, scambiando nel mentre qualche saluto veloce e qualche chiacchera con i compaesani, chiacchere che finivano casualmente sempre sull argomento anniversario di matrimonio, con Aziraphale che sventolava felice la mano con l anello, dicendo:"Si, è il nostro primo anno insieme da sposati...ma stiamo insieme da molto di più mi creda, un eternità..."

Crowley ne era quasi sicuro, non aveva mai ricevuto così tanti auguri come in quei trecento metri dalla biblioteca fino alla stradina dove aveva parcheggiato la sua Bentley, ma ne fu tutto sommato felice.

"Beh ...angelo...davvero, mi stupisce che tu non abbia voluto un matrimonio come quello di Gabriele e Belzebù... decisamente è stato più consono ai tuoi standard...". Disse Crowley, aprendo con galanteria la portiera della (ormai) loro Bentley al suo angelo, facendolo salire.

Aziraphale si sedette comodo e semplicemente sorrise, mentre Crowley metteva in moto la macchina e subito lasciarono il paese, al ricordo di quella stupenda giornata di festa nel giardino del loro cottage, con tutte le persone che avevano imparato ad amare, che li avevano aiutati, che consideravano amici.

Era stato proprio un bel momento, la giornata era stata tiepida e serena, il giardino pieno di fiori del loro cottage era semplicemente un incanto, Gabriele nel suo completo chiaro da sposo e Beelzebu nel suo splendido

abito bianco furono raggianti, il ricevimento curato da Aziraphale fu semplicemente perfetto, si ballò a lungo, si mangiò e si bevve molto bene, Maggie ricevette il bouquet della sposa tra le mani e Crowley, in barba alle sue convinzioni, si impegnò con molta cura a realizzare l'arco di fiori dove avvenne la cerimonia, il bouquet della sposa e delle damigelle(Nina, Maggie,Anathema e Muriel), la boulangerie dello sposo, di loro due e dei testimoni dello sposo(Sebastian e Newt) e persino la coroncina di fiori della piccole Faith e Agnes, le bambine di Muriel e Anathema, che passarono gran parte del matrimonio ronfando beate nelle loro carrozzine e, non pago, accettò anche di fare da testimone e di accompagnare il suo ex capo all altare. 

Aziraphale ebbe il compito di presiedere alla cerimonia e per fortuna una parte della Sacra Parola gli venne decisamente d aiuto per il discorso, quei sacri versi che declinò prima di chiedere il consenso agli sposi furono davvero un tocco speciale:


“L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non verrà mai meno“.**


Durante il discorso, Aziraphale proprio non potè non incrociare più volte gli occhi dell amore della sua eternità, nello splendido completo blu del loro matrimonio li in piedi dalla parte della sposa non distante da lui, per una volta incredibilmente senza occhiali scuri sul volto e, vedendolo sorridergli, capí che stavano pensando la stessa cosa.

Quella parola era radicata in maniera così profonda nel loro cuore, perché l avevano vissuta sulla loro pelle, il loro amore davvero aveva sperato contro ogni speranza, davvero aveva sopportato ogni cosa ed era rimasto lì, saldo nel loro cuore, senza mai arretrare di un solo millimetro.

"Caro, e perché mai? Ho avuto tutto ciò che volevo... Ho te, che sei un marito meraviglioso, abbiamo una bellissima casa insieme, il nostro futuro che stiamo costruendo pezzo per pezzo... Non ho bisogno di una cerimonia o di chissà cos altro...ho già tutto ciò per cui ho pregato per secoli...e molto di più..."

A quelle parole, Crowley restò un attimo in silenzio, sentendo il cuore pieno di amore per quel suo angelo incredibile che lo sorprendeva ogni giorno, ufficialmente da un anno,in realtà da sempre.

Non ricordava più un solo momento senza di lui, un momento in cui la sua vita non si era intrecciata alla sua ed era tutto semplicemente perfetto ora, nonostante tutta la sofferenza vissuta, ora era tutto meraviglioso, grazie a lui:

"Sei veramente incredibile, una sorpresa continua, angelo mio...meno male che ci sei... Sei anche tu un marito meraviglioso per me..." Sussurrò quindi Crowley, prendendo la mano del suo angelo e baciandola con dolcezza, mentre stava guidando su quelle strade di campagna verdissime, con i campi pieni di pecore morbide e bianchissime.

Quanto aveva voluto baciare e tenere tra le sue quella mano così dolce, lo aveva voluto per quasi un anno, avevano voluto così tanto entrambi baciare la mano dolce dell altro che non potevano spiegare quante volte se le erano baciate reciprocamente quelle mani in quell' anno, non avevano mai.perso un.occasione.

Aziraphale, a quelle dolci parole e a quel gesto galante, arrossì appena, sussurrandogli:

"Grazie, caro, è ciò che voglio essere per te, voglio solo renderti felice...Bene, finalmente un altro viaggio, non vedo l ora...In effetti, l Islanda non l abbiamo.ancora mai vista..."

Crowley sorrise, era da quel mese meraviglioso che si erano concessi in luna di miele, a zonzo per l.Italia, che non si erano più spostati, se non per qualche gita a Londra o nei dintorni, erano felici di essersi occupati della loro casetta, ma non vedeva l ora di prendersi un po' di tempo solo per loro in relax:

"In effetti no, ci va un po' di vacanza, visto che dopo dovremo darci da fare...indovina chi va a convivere..."

Aziraphale a quelle parole si illuminò a festa:

"Non dirmi che..."

Crowley annuì, sorridendo:

"Esattamente...Nina mi ha chiamato stamattina, lei e Maggie hanno comprato l appartamento della signora Tracy, quello dove viveva prima di sposarsi col sergente... E indovina a chi ha chiesto una mano per il trasloco..."

Aziraphale sorrise pieno di gioia, al pensiero delle loro amiche che iniziavano anche loro una vita dolce e piena di amore, se la meritavano, soprattutto Nina, dopo la sua disastrosa relazione con Lindsay.

"Oh sono così felice, tesoro mio, per loro, se lo meritano!!!! Oh non vedo l ora, del resto ci hanno aiutato così tanto col nostro trasloco...E anche l addestramento delle nuove leve angeliche sta procedendo bene...Muriel è un Arcangelo supremo perfetto...e il nostro Sebastian? È stato addirittura promosso a scuola!!!!"

"Si, vero... Tutto si sta risolvendo per tutti quanti per il meglio...e sai una cosa, angelo mio? Abbiamo ancora parecchie ore prima del nostro volo...penso che ci possiamo concedere una piccola deviazione... ho trovato un posticino che potrebbe piacerti tantissimo per quel famoso Pic nic che dobbiamo ancora fare... Il cestino è già sul retro... C e tutto quello che ti piace, angelo...ho anche trovato quella torta particolare alle ciliegie in pasticceria..."

Aziraphale restò profondamente stupito e commosso davanti a quelle parole, balbettando un:

"Oh Crowley... Mi stai viziando così tanto... Ti ho fatto solo un regalo e tu mi stai riempiendo di sorprese... Se è così per il nostro primo anno da sposati, non oso immaginare al decimo o al ventesimo..."

A Crowley girò la testa al pensiero di ciò che aveva appena detto Aziraphale, al pensiero di come quell eternità, che prima aveva considerato con indifferenza totale, ora gli sembrò il più bel regalo del mondo perché la viveva accanto al suo angelo, al suo Aziraphale.

Era un pensiero pieno di luce, di dolcezza, di bellezza, era un pensiero infinito di amore, era semplicemente tutto ciò che per secoli non aveva neanche provato a sognare e ora...ora era lì, vivo e presente, con suo marito seduto vicino a lui.

Quante volte in quell' anno aveva rivolto un pensiero di gratitudine proprio a Lei, quel Dio che per secoli aveva pensato fosse così lontano da lui, da loro e che ora era più vicino che mai al suo cuore, quel Dio che gli aveva donato quella vita che ora considerava così preziosa.

"Angelo, non è vero che mi hai fatto solo un regalo...Hai barattato ai tempi la tua immortalità con la mia salvezza...mi hai sempre protetto, ti sei sempre preso cura di me... Sono io che sono in debito con te e non poco..."

A quelle parole appena sussurrate di Crowley, Aziraphale scosse la testa dolcemente:

"Amore mio, nessun debito, lo sai...ti amo ....ti amo da morire, niente altro.. farei qualsiasi cosa per te..."

"Ti amo.anche io... Immensamente...Lo.sai...Vieni, angelo mio, abbiamo finalmente un Pic nic da fare..."sussurrò Crowley, baciando nuovamente la mano di Aziraphale tra le sue, mentre.continuò a guidare.

Aziraphale sorrise e avvampò davanti a tanta cavalleria, la sua mano rimase in quella di Crowley che la baciò ancora per molte volte per tutta la durata del viaggio.



**************************************


"Oh, Crowley caro...mio caro...non so come ringraziarti è semplicemente... MERAVIGLIOSO...."

Sussurrò Aziraphale in estasi, li seduto su quella coperta a quadri con la schiena appoggiata a un albero nel grande giardino di Chawton House, una delle tante tenute della sua adorata Jane Austen ad appena un ora e mezza di auto da casa loro.

Erano le prime ore di un caldo pomeriggio, le loro giacche

giacevano sull erba, le maniche delle loro camicie erano tirate su al gomito e finalmente i due coniugi si stavano godendo, dopo un bel giro approfondito della tenuta dove Jane aveva passato alcuni anni della sua vita, quel Pic nic che avevano tanto atteso.

L ottimo cibo preparato da Crowley e il vino erano stati spazzolati con soddisfazione e ora pigramente si stavano godendo quel tempo morbido e lento, sotto la fresca ombra di quell' albero.

Crowley, sdraiato con la testa sulle ginocchia del suo dolce marito, si stava godendo le sue tenere carezze sui suoi capelli, sussurrando appena:

"Angelo...non devi ringraziare...appena ho scoperto che esisteva questo posto ho pensato immediatamente che ti ci dovevo portare...quale occasione migliore del nostro anniversario...E poi guarda...sono più che sicuro che solo quelle mura potessero parlare della mitica Jane...ah! Benedetta donna, chi lo avrebbe mai pensato... chissà dove trovava il tempo di scrivere romanzi d amore tra un contrabbando di brandy e l altro..."

Aziraphale avrebbe voluto dirgli che era andato tante volte all ora del thè nel cottage di Jane e che quella bella ragazza sembrava tutto tranne che una spia e una che si intende di contrabbando, ma si limitò a sorridergli e a sussurrargli:

"Caro, è come dici tu...non bisogna mai giudicare l apparenza, ma conoscere le persone nel profondo...vedi... talvolta passano tutta la vita a inculcarti che una certa persona è il tuo nemico da sempre, che dovreste odiarvi senza pietà...e invece...a volte quella persona diventa tutta la tua vita, la tua famiglia...la sposi pure, una notte meravigliosa, in riva al mare... Pensa un po'..."

Crowley, a quelle parole, arrossì senza volerlo, mettendosi a sedere e guardando l amore di tutta la sua eternità negli occhi.

"È proprio questo il punto, angelo...nessuno ora può più dirci cosa fare o non fare, cosa essere o non essere...da un anno a questa parte non siamo solo sposati, siamo liberi! Liberi! Possiamo fare quello che vogliamo, andare dove vogliamo... Domani saremo in Islanda, ma possiamo girare tutto il mondo, vivere dove vogliamo, due mesi qui, un mese in Provenza, tre in America, cinque su una stella e poi ritornare qui a casa nostra e andare a Londra e ritornare qui ancora e ancora...Possiamo essere solo... Noi! Ho sempre desiderato questo, non hai idea..."

Aziraphale, a quelle parole, sorrise dolcemente, poggiando una mano sulla guancia del suo amato, guardando tutto attorno a loro quel prato verdissimo, quel momento pieno di bellezza, come tutti quelli che avevano vissuto insieme, nel corso di quei millenni insieme.

Con un gesto delicato, tolse dolcemente gli occhiali da sole dal viso del suo Crowley facendoli scivolare a terra, prendendogli il viso subito dopo tra le mani e baciandolo dolcemente su quelle labbra che sapevano ancora di vino, le labbra della persona che più amava al mondo, sussurrandogli subito dopo;

"Tesoro mio, sapessi da quanto tempo siamo un Noi...vieni qui, desidero farti anche io un regalo...mi concedi di toccare la tua mente?"

"Certo, angelo mio..."

Solo dopo il permesso di Crowley, Aziraphale si avvicinò con la sua fronte alla sua, le sue mani sul suo viso e con gentilezza toccò dolcemente la mente di suo marito con la sua, inondandola non solo di tutto l amore e la devozione che aveva per lui da sempre, ma di un fiume inarrestabile di ricordi che avevano solo loro.

Il loro primo incontro, entrambi angeli, in quel cielo nerissimo che poco dopo si illuminò di luce e colore e bellezza.

Il muro nel giardino dell Eden, dove era caduta la pioggia per la prima volta e l ala bianca di Aziraphale si era alzata per non fare bagnare Crowley, facendolo innamorare perdutamente di lui.

L arca di Noè in Mesopotamia e il loro primo pranzo insieme nell' antica Roma, dove avevano scoperto che la tentazione più dolce passa attraverso il cibo, il vino e una persona speciale al tuo fianco.

Il salvataggio dei figli di Giobbe, dove entrambi avevano capito, più o meno consciamente, che l unica parte a cui appartenevano era il fianco l uno dell altro, da sempre.

Il loro incontro come cavalieri nel Wessex e la firma di quel loro accordo che avrebbe governato le loro vite per molto tempo.

Le opere di Shakespeare al Globe theatre nel 1601 e poi il 1941, l anno più dolce di tutte, l'anno in cui il loro amore si era acceso come una miccia, dove capirono che non potevano più nascondersi, si amavano perdutamente.

Il 1960, l anno che,solo apparentemente li aveva allontanati, non riuscendoci, erano sempre stati l'uno a un passo dal cuore dell altro.

La prima Apocalisse e lo scambio dei loro corpi per salvarsi la vita,perché un mondo l uno senza l'altro non poteva esistere.

Il loro pranzo a Ritz, le passeggiate al St James park, le loro bevute insieme, le ore passate nella libreria, in quello che per molto tempo fu il loro primo rifugio.

La loro separazione, tutti gli avvenimenti terribili dell anno scorso e poi, finalmente, casa loro, il loro matrimonio, la vita stupenda che stavano vivendo ora, insieme.

Alla fine di quella visione, nessuno dei loro occhi era asciutto.

"Ne abbiamo fatta di strada, angelo mio..." Sussurrò appena Crowley, lasciandosi asciugare le lacrime dalle guance dal suo angelo che mormorò;

"Tantissima, amore mio...ed è solo l inizio...il nostro inizio..." Disse Aziraphale, stringendo le mani di Crowley, nella pace di quel momento speciale.

Era tutto bellissimo, una sensazione di eternità, di infinito talmente intensa da lasciarli senza fiato. 

Quel mondo colorato, vivo, quel mondo che si erano battuti per proteggerlo affinché entrambi potessero essere al sicuro, protetti e accettati per quello che erano, era tutto ciò che desideravano.

Erano felici, sposati, avevano Dio dalla loro parte che aveva finalmente donato loro una mano fortunata a quel grande gioco di carte dove lei era il croupier da sempre.

Era tutto meraviglioso e loro erano pronti a vedere le onde del tempo sciorinarsi davanti a loro, i secoli passare, tutto cambiare, tranne il loro amore, quello non sarebbe mai cambiato, erano pronti a innamorarsi ancora e ancora l uno dell altro, per sempre.

"Beh...angelo...che dici? Brindiamo a questo mondo splendido..." Disse Crowley, versando un altro bicchiere ad Aziraphale, che sorrise e lo tintinnò appena col calice del marito, dicendogli:

"Molto di più, caro, brindiamo al nostro mondo... E alla più bella storia d amore che sia mai esistita...quella tra un angelo e un demone..."

Crowley bevve un sorso di vino, posò il bicchiere e si avvicinò sornione al suo angelo:

"Mh...credo di conoscerla... è una storia d amore con un lieto fine?"

"Molto più...con un finale meraviglioso..." Rispose Aziraphale, posando anche lui il bicchiere e avvicinandosi piano al viso di Crowley, sorridendo:

"Allora, mi piace..." Sussurrò Crowley, prendendo il viso del suo angelo tra le mani e baciandolo ancora.

Ora ne era finalmente certo, lo avrebbe fatto per tutta l eternità.


E non ne vedeva letteralmente l ora.

Notes:

"Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.
(Lettera ai Romani, 8, 28-30|`

Notes:

...Tu m'entoures comme un drap de soie
Je me sens si bien
Puis je perds l'écrin de tes bras
Et je n'ai plus rien
Tu t'en vas là-bas
Tu es loin de moi
Je ne connais pas tous les secrets de ton cœur
Mais je viens quand même
Tu vis quelque part entre douleur et douceur
Mais je viens quand même
Je te suis quand même
Quand même...
(Tous les secrets, Celine Dion)