Chapter Text
" 2024 MAMA awards, G-dragon dopo quasi 8 anni torna sulle scene farà una performance.."
" Il Dolby theatre di Los Angeles è gremito di aspettative.."
" l'idol degli Idols torna sul palco dei MAMA award.."
"Il Re del k-pop finalmente Is "back in the house".."
Jiyong scorre le notizie online, articoli in tutte le lingue scorrono sotto i suoi occhi, tutti dicono fondamentalmente una cosa sola:
"SEI TORNATO".
Prende un respiro profondo, è tornato, sì,
non sembra vero ancora e per un attimo pensava addirittura sarebbe stato impossibile,
dopo gli eventi degli ultimi anni gli scandali, il dolore, le accuse, la confusione, gli anni della sua depressione..
per un attimo aveva veramente creduto che non sarebbe mai più tornato, che non sarebbe mai più riuscito a tornare.
Aveva fallito come leader, come hyung, come amico.. Così senza grandi cerimonie si era ritirato, isolato, emarginato, senza dire niente a nessuno era sparito.
Un altro sospiro tremante gli scappò dalle labbra "Respira Jiyong, respira.."
Cercò di regolarizzare la respirazione, l'ansia negli ultimi anni si era sviluppata a dismisura, non era più GD era solamente Jiyong..
come avrebbe fatto? Avrebbe deluso i fan? Quando salendo sul palco si sarebbero resi conto che non riusciva più a mantenere il contatto visivo con loro, a parlare senza balbettare..
Le mani gli iniziarono leggermente a tremare
"Aish..ti prego, sul serio?"
Ringraziò il telefono che iniziò a vibrare "annyeonghaseyo?"
"Hyungg!!!!"
La voce di Daesung risuonò forte e chiara nella stanza silenziosa, sorrise "Daesung-ha.."
"Hyungg! Sei su tutte le headline! Il grande
G-dragon finalmente di nuovo sulle scene"
Sorrise di nuovo, Daesung era sempre stato un raggio di sole nelle sue notti più buie
"Hai chiamato per congratularti?"
"aniyo"
La voce di Daesung tremendamente vicino ad un aegyo
"E perché allora?"
"Hyung, ti ricordi quando mi hai detto che saresti tornato quando il tempo sarebbe stato "opportuno"?
Certo che se lo ricordava,
Daesung aveva iniziato il suo canale YouTube
«"Zip Daesung" (집대성) » e lo aveva invitato, lui aveva risposto che avrebbe accettato l'invito solo quando il tempo sarebbe stato "giusto"
"Credo che il tempo sia finalmente "opportuno" hyung, e poi così potrai scaldare i motori, che cosa c'è di meglio di tornare in pubblico insieme ai tuoi membri?"
«I suoi membri» Daesung e Taeyang erano stati straziatamente comprensivi con lui, dandogli tempo, chiamandolo ogni singolo giorno, chiedendo continuamente: "Hai mangiato hyung?" "Stai dormendo hyung?" "Non è colpa tua Jiyong-ha.."
si era sentito estremamente in colpa, che razza di leader era quando erano i suoi membri a consolare lui e non il contrario..
"Hyung?" Un altro attimo di silenzio
"Non volevo metterti pressione hyung, non c'è bisogno di una risposta adesso, magari ci puoi pensare e non so prenderlo in considerazio-"
"Hai detto "membri" ci sarà anche Young-bae? Saremo noi tre insieme? "
Daesung lo rassicurò
"Sì hyung, l'ho chiesto anche a lui e sarebbe felice se venissi, per la prima volta dopo anni noi tre insieme.."
La voce di Daesung nascondeva un'emozione che anche lui sentiva addosso
"Ci sarò."
Disse con tono fermo, nessuna traccia di incertezza, Daesung cercò di mascherare la gioia immensa che lo stava inondando, non voleva mettere jiyong sotto pressione per le aspettative che questo ritorno avrebbe comportato «un vero angelo» pensò sorridendo teneramente
"Ok hyung.. allora, lo dirò alla produzione, e cercherò un posto, e-"
L'eccitazione nel tono era sempre più evidente, jiyong rise
"Daesung-ha tranquillo respira, fai con calma, non scapperò da nessuna parte, fammi solo sapere nei prossimi giorni ok?"
«non scapperò da nessuna parte» ironico da parte sua, era tutto quello che aveva fatto negli ultimi 7 anni..
"al-ass-eo hyung, ti faccio sapere nei prossimi giorni, se hai un posto dove preferiresti girare dimmelo che lo dico alla produzione"
Jiyong alzò un sopracciglio
"Fai scegliere a tutti i tuoi ospiti il luogo dove si svolgerà la puntata?"
"No. Solo a quelli che conosco da più di vent'anni"
"Sono fortunato a rientrare in quella cerchia allora."
La telefonata terminò con una risata, jiyong si guardò allo specchio
"Che la giostra cominci a girare."
Notes:
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Chapter 2: Chapter 2
Summary:
Dov'era quella persona adesso? La spavalderia, quel pizzico di arroganza, dov'era finito quel ragazzo che aizzava le folle con un semplice "when I say swag you say check.." ?
Notes:
(See the end of the chapter for notes.)
Chapter Text
Dopo la telefonata di Daesung la giornata di Jiyong proseguì lentamente, il che faceva apparire ancora più surreale il fatto che stesse per tornare sulle scene
"Jiyong-shi?"
"Ye?"
"E sai già quando Daesung-shi ha intenzione di girare l'episodio con i membri dei BiGBANG?"
"No"
Subito dopo aver accettato l'invito al canale YouTube di Daesung aveva subito chiamo i suoi manager per far mettere d'accordo le due agenzie
"Doveva parlare con la produzione prima, non si sa ancora né la data né il luogo"
"Chiameremo la produzione noi stessi allora per-"
"Vorrei non andare come se andassi in guerra, è Daesung, è il suo canale, sono i miei compagni, non ho bisogno di grosse formalità o di bodyguards che mi scortino più del necessario"
"Jiyong-shi è il tuo ritorno nell'industria, dobbiamo essere pronti, se venisse rivelata l'informazione o magari il posto dove girerete, sarà assalito dai fan.."
«Giusto.. è il suo ritorno dopo tutto.. non escluderebbe di ritrovarsi in mezzo ad una folla di gente urlante e spasmodica, speranzosa di poterlo anche solo sfiorare» un leggero tremolio alle mani lo riportò al presente
"Giusto, fate quello che ritenete necessario allora."
Sorrise, lasciando a loro il comando di come si sarebbe gestito il tutto, non era ancora successo niente e l'ansia già gli serrava la gola, non era un buon segno.
Negli ultimi anni aveva sviluppato una malsana dipendenza dai social, passava ore su Instagram a mettere mi piace ad ogni video in cui veniva taggato, i suoi fan cominciarono addirittura a chiedersi se non fossero terze persone pagate a gestire il suo account, no, era lui in persona, passava ore a vedere immagini e video di sé stesso a volte in compagnia a volte da solo, con sottofondi di musiche a volte allegre, a volte tristi a volte sexy... Video in slow-motion che mostravano quanto "hot fosse G-dragon", quanto "dolce fosse G-dragon", quanto "spavaldo fosse G-dragon" mentre guardava fisso in camera, mentre cantava sul palco, mentre si lasciava strattonare dai fan come una vera rockstar, il re del k-pop non per niente..
Dov'era quella persona adesso? La spavalderia, quel pizzico di arroganza, dov'era finito quel ragazzo che aizzava le folle con un semplice "when I say swag you say check.." ?
Sì alzò e si guardò riflesso nelle pareti a vetro, era ancora nella sua agenzia, aveva un incontro con i suoi collaboratori, il suo nuovo singolo "Power" stava per uscire, una volta fuori la follia sarebbe iniziata davvero, da quel momento in poi non si sarebbe più potuto tirare indietro. Era cambiato, non si sentiva per niente "cool" o "swag" da tempo ormai, anche se la gente continuava a considerarlo tale, il ragazzo dei video a cui metteva furiosamente mi piace era una persona che, era quasi sicuro, non esisteva più.
"Jiyong-shi.."
La porta sì aprì ed una squadra di direttori creativi entrò nella sala, il suo manager fece le presentazioni
"Loro sono le persone con la quale lavorerai per la realizzazione del videoclip di Power."
"annyeonghaseyo"
Dissero tutti all'unisono facendo un inchino
"annyeonghaseyo"
Rispose, ricambiando la formalità, imbarazzato, non riusciva a sostenere il loro sguardo, sentiva le mani che iniziavano a tremare
«Datti una calmata Jiyong-ha» pensò
Si sedettero tutti intorno al lungo tavolo della sala riunioni, lui era al centro, tutti pendevano dalle sue labbra, cominciò balbettando qualche idea, mezze parole sussurrate più a sé stesso che agli altri, come se stesse pensando ad alta voce, però più passavano i minuti più le idee prendevano forma, e lui si rilassava, i suoi collaboratori erano reattivi, cercavano di rendere reali e dare sembianze fisiche ai suoi pensieri, apprezzava lo sforzo ed il lavoro di squadra.
Il meeting andò avanti per tutta la mattinata, e quando tutti finalmente si alzarono e lo salutarono lui tirò un sospiro di sollievo.
Il telefonò vibrò, sulla schermata apparve un messaggio di Young-bae : "Ho appena sentito Daesung-nie, bentornato Jiyong-ha."
Sorrise grato, non sapeva cosa avesse fatto di tanto bello nella vita per meritare dei compagni così, una famiglia così, rispose : "Daesung mi ha chiesto di cercare la location, dovrò mettermi a lavorare seriamente, se hai suggerimenti sarei lieto di accoglierli"
Young-bae rispose ridendo : "ah-ah questo è il lavoro che deve fare il leader, ci fidiamo di te e del posto che sceglierai."
Jiyong lesse e non rispose, una risata sottile gli scosse le spalle, da quanto tempo è che non si comportava da Leader? Troppo, decisamente troppo tempo, avrebbe cercato il posto dove girare appena fosse tornato a casa.
Notes:
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Chapter 3: Chapter 3
Summary:
"Cerchiamo di farlo rimanere un trifoglio con tutti e tre i petali attaccati."
Ci fu un istante di silenzio, l'aria si fece un pizzico più pesante, poi Daesung cercò di sdrammatizzare..
Notes:
(See the end of the chapter for notes.)
Chapter Text
Alla fine Jiyong aveva scelto come location dove girare la puntata un ristorante stile coreano nel quartiere di Bogwang-dong nel distretto di Yongsan vicino Seoul.
Il nome del posto aveva lo stesso ideogramma del nome di Daesung e visto che il canale ed il progetto erano i suoi, aveva deciso che era lì che si sarebbe svolto l'episodio, come omaggio al maknae dei BiGBANG, nonostante ormai Daesung avesse 36 anni ed era un uomo a tutti gli effetti, fatto e finito, lui e Young-bae continuavano a guardarlo con lo stesso sguardo pieno di affetto di quando aveva quindici anni ed era solito inginocchiarsi difronte a Jiyong e chiedere scusa anche quando ad essere sgridato non era lui.
La puntata era iniziata, Daesung e Taeyang erano già davanti alle telecamere pronti ad iniziare a girare, entrambi erano emozionati anche se cercavano di non farlo trasparire troppo, si continuavano a scambiare occhiate piene di entusiasmo.
Le videocamere si accesero, Daesung spiegò dove fossero chi aveva scelto il set di quella sera e perché, poi arrivò Taeyang nell'inquadratura, si scambiarono pacche affettuose ed iniziarono con i convenevoli. Qualche minuto dopo vari sussurri dei collaboratori dietro le videocamere richiamarono l'attenzione di Daesung «Eccolo»
"Ti sei microfonato Hyung?"
Chiese mentre la videocamera cambiò inquadratura per catturare l'immagine di Jiyong, vestito come il capitano di una nave con il berretto da marinaio, una camicia rosa salmone, una canottiera rossa sotto, una specie di gilet blu scuro con un paio di margherite disegnate, pantaloni neri a pois bianchi, calzini gialli e scarpe nere.
Daesung visibilmente emozionato inizio ad esultare mentre Jiyong si faceva strada da dietro a davanti le telecamere tra l'esultanza degli addetti ai lavori, Daesung sì alzò dalla sedia
"Woahhhh! Bigbaeng-eun sagikkun-iya!"
Disse riprendendo il verso della famosa canzone "crooked" di Jiyong, lui rise e si misero tutte e tre finalmente insieme, seduti.
La puntata fluì senza problemi, la conversazione passava da un argomento all'altro senza forzature, parlarono subito dei progetti presenti, del tour appena finito di Taeyang e del nuovo album di Jiyong che avrebbe fatto il suo primo cameback dopo 7 anni di assenza, poi iniziarono a parlare del passato, del loro rapporto con i fan, dei meme sparsi sui social che davano i BiGBANG ormai per dispersi, chiedendo se mai sarebbero tornati, poi lo staff iniziò a riesumare ricordi fisici, il disco del 2007 "Always" con tutti i nomi dei fan stampati sopra, il primo "Bang Bongs" il primo lightstick mai creato, che fece diventare i concerti k-pop come si conoscono oggi, più si percorreva il viale dei ricordi più Jiyong rimaneva colpito, aveva passato più della metà della sua vita con i due prima ragazzini adesso uomini che stavano lì seduti accanto a lui, gioie, dolori, frustrazione, ambizione, vittorie, sconfitte..
La puntata stava per volgere al termine, lo staff aveva dato a tutti e tre un gudget, un parasole giallo con attaccato al manico un trifoglio, Daesung fece la battuta che quel trifoglio li rappresentava e Jiyong non potè trattenersi nell'aggiungere
"Cerchiamo di farlo rimanere un trifoglio con tutti e tre i petali attaccati."
Ci fu un istante di silenzio, l'aria si fece un pizzico più pesante, poi Daesung cercò di sdrammatizzare
"Certo Hyung anche perché hai mai sentito parlare di un trifoglio con due petali? Non esiste!"
Il tono era allegro, ma gli occhi nascondevano una leggera punta di dolore.
L'episodio finì, tutti si congratularono, i tre girarono dei contenuti da postare sui social prima di salutarsi
"Hyung, grazie."
Daesung aveva gli occhi leggermente lucidi, Jiyong lo abbracciò forte, Young-bae vedendo l'abbraccio si avvicinò per unirsi, qualcosa nel cuore di Jiyong si sciolse ed una piccolissima lacrime solitaria gli scese sulla guancia, in fondo era bello essere tornati finalmente a casa.
Notes:
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Chapter 4: Chapter 4
Summary:
"Non puoi tirarti in dentro adesso Jiyong-ha, adesso fai un bel respiro profondo e prima che te ne renda conto sarà tutto finito, rilassati, respira.."
Certo non si aspettava che il suo piccolo discorso motivazionale verso sé stesso davanti allo specchio di un bagno avesse un pubblico, quando ri aprì gli occhi, riflesso dietro di lui c'era un ragazzino..
Notes:
(See the end of the chapter for notes.)
Chapter Text
Il mese di Novembre passò in un batter d'occhio,
L'episodio della tanto attesa reunión dei BiGBANG andò in tendenza diventando il video più visto del canale, raggiungendo il milione di visualizzazioni nelle prime ventiquattro ore, il video musicale di "Power" invece fu pubblicato il 31 ottobre, segnando ufficialmente il suo ritorno nella scena k-pop, nel frattempo aveva anche iniziato un progetto di cui il pubblico sapeva ancora pochissimo, un progetto che aveva l'intenzione di mettere insieme tanti volti di vari ambiti dello spettacolo: attori, cantanti, chef, presentatori, più o meno famosi, e cercare di fare un qualcosa di significativo insieme, non ne parlava più di tanto perché al momento neanche lui sapeva come sarebbe andato a finire questo esperimento.
Le sue giornate cominciavano ad essere più impegnate, continuava ad allenarsi tutti i giorni con i ballerini per il MAMA che ormai era alle porte e quando non era in sala prove era nello studio fotografico per il photoshoot del suo nuovo album
"Übermensch". Quando illustrò il titolo ai suoi collaboratori ne rimasero sorpresi "Über- che? Jiyong-shi.." lo guardarono con un misto di preoccupazione e rassegnazione "non puoi chiamarlo Power o Home sweet home come la traccia principale?" No. Non poteva.
Jiyong tendeva a non parlarne mai ma durante il suo periodo di "hiatus" se così si può definire, mentre navigava tra gli scandali e le accuse, mentre riceveva colpi su colpi sempre più forti, che minavano ogni giorno di più alla sua salute mentale e fisica, quando non mangiava ne dormiva, quando il mero suono di una qualsiasi musica alla radio gli faceva venire la pelle d'oca, in quel momento in cui tutto sembrava disinteressagli persino la sua stessa vita si avvicinò alla letteratura.. più specificatamente ai saggi filosofici. Il silenzio interrotto solamente dal fruscio delle pagine che giravano gli metteva stranamente una certa tranquillità, e così nel mutismo ermetico in cui si era chiuso, nei mesi in cui lasciava il telefono squillare e i messaggi accumularsi nella sua segreteria telefonica, Kwon Jiyong trovò riparo nella filosofia. Iniziò con un libro che aveva da anni in casa e a cui non aveva mai dato particolare attenzione, era di un filosofo contemporaneo coreano Byung-Chul Han il titolo era "La società della stanchezza", il libro si focalizzava con particolare attenzione sul disagio dell'individuo tardo-moderno nella società odierna, caratterizzata dalla prestazione, dalla competizione e, soprattutto, dall'appiattimento delle contraddizioni e dal venir meno della negatività. Sì ritrovò a stare sveglio nottate intere ma questa volta non a fissare il soffitto nell'oscurità apatico ma leggendo, divorò il libro di Byung-chul in un paio di giorni.
Così iniziò il suo percorso esplorativo all'interno della filosofia, iniziò a leggere e a ricercare libri e filosofi di tutte le parti del mondo, lesse i libri più disparati passando da Confucio e Mencio fino ad arrivare a Sun Tzu.. ma la vera svolta accade quando iniziò a leggere alcuni saggi della filosofia occidentale, fu in quel contesto che conobbe Nietzsche per la prima volta, fu in quel momento sfogliando il saggio che s'intitolava "Al di là del bene e del male" che si imbatté per la prima volta nella parola e nel concetto di «Übermensch». l'übermensch secondo Nietzsche rappresentava un ideale umano che superava i limiti della morale tradizionale e dei valori esistenti, per raggiungere una condizione di autonomia e creatività.
Era un concetto che gli era rimasto dentro ed era risultato rivelatore, lasciare andare tutto quello che pensavi di sapere, tutti quei valori con la quale ti avevano educato e con cui eri cresciuto, disintegrare tutto per arrivare alla vera libertà, per essere finalmente libero davvero.
Era stato quindi un passaggio naturale anni dopo per lui intitolare il suo album "del ritorno" in quel modo, non aveva voluto ascoltare nessun consiglio di eventuali altri titoli, l'album si sarebbe chiamato Übermensch, ed era una certezza.
Il 23 novembre arrivò prima del previsto, Il D-Day, il MAMA DAY iniziò per Jiyong in una camera d'albergo ad Hollywood boulevard, era arrivato a Los Angeles due giorni prima, aveva familiarizzato con il palco e con la sua performance, che non sarebbe iniziata direttamente sul palco, ma da sotto il palco, aveva dovuto calcolare esattamente quanto e come doveva camminare, dove doveva essere quando la musica si sarebbe fermata e la piattaforma si fosse alzata, insomma tecnicismi che avevano richiesto la sua presenza lì un paio di giorni prima, aveva scelto con cura i pezzi con cui si sarebbe esibito, avrebbe iniziato con la sua "untitled 2014" per un po' riprendere il filo da dove tutto si era interrotto per poi passare alla sua ultima canzone uscita da quasi un mese Power, che aveva riscosso modestamente un grande successo e poi si sarebbe esibito in Home sweet home con i suoi membri, esatto, nessuno se l'aspettava ma avrebbe riportato sul palco i BiGBANG dopo quasi 9 anni dall'ultima volta in cui si erano esibiti ai MAMA all'AsiaWorld–Arena ad Hong Kong, gli sembrava giusto coinvolgere le persone che nonostante tutto non l'avevano mai abbandonato.
Il tempo scorse veloce, in un baleno sì ritrovò al Dolby theatre a fare le ultime prove generali, scese dal palco aspettando l'ok dei tecnici del suono per poter andare nel suo camerino ed iniziare a prepararsi per la serata.
"Hyung, in bocca al lupo"
Si girò e accanto a lui seduto sul pavimento c'era uno dei fratelli Kwon, leggermente affannato
"Gamsahaeyo Deukie-ha"
I fratelli Kwon avevano iniziato la loro carriera come ballerini nel 2000 ed erano stati con i BiGBANG e soprattutto con Jiyong da quando aveva debuttato.
"Tuo fratello Dony?"
Era strano non ci fosse, i due era abituato a vederli sempre insieme
"Sta dando le ultime istruzioni ai ballerini Hyung, questa è una performance importante tutto deve essere perfetto."
Jiyong lo guardò con riconoscenza
"Allora sarà meglio che anche io ripassi le ultime istruzioni, non vorrei rovinare l'esibizione."
La risata di Deukie risuonò forte, sembrava non avesse mai sentito una battuta migliore di quella, Jiyong alzò un sopracciglio, aveva intorno a sé delle persone che gli volevano bene ed erano anni che lo stavano aspettando, pensò guardando il ragazzo che rideva a crepapelle.
"Yah!"
Una voce dal palco richiamò l'attenzione di entrambi
"Invece di stare sdraiato lì a sbellicarti dalle risate con Jiyong hyung-ie perché non vieni qui a darmi una mano?"
Dony aveva le mani sui fianchi ed un'espressione fintamente infastidita sul volto
"Mianhae Don-ie, ho fatto distrarre tuo fratello con le mie battute troppo spiritose"
Deukie sì alzò dal pavimento
"A dopo Hyung" disse, mentre borbottava «Aiswi, jinsim-eulo» rivolto a suo fratello, Dony fece un occhiolino a Jiyong e tutti ricominciarono la coreografia per l'ultima volta.
«Ha davvero un bel viso»
"Il fotografo ti ha detto che hai un bel viso"
lo informò una delle sue stylist, guardò il fotografo "Beh sono in quell'età ormai sai com'è.." il gruppetto intorno a lui rise, era sempre stato ammirato e complimentato sia dal genere femminile che maschile, era sempre stato desiderato sia dal genere femminile che maschile, e lui aveva sempre vissuto indulgendo sia il genere femminile che maschile..
"Ok le foto sono fatte, grazie mille G-dragon-shi"
Avevano fatto delle foto che dovevano essere postate sul sito ufficiale dei MAMA accanto al nome dell'artista, i camerini erano in fermento, c'erano persone che correvano da una parte all'altra indaffarate, il MAMA awards era davvero uno degli eventi di punta nel mondo musicale del k-pop, cercò di chiudere gli occhi, la confusione, il rumore, il tono di voce coincitiato delle persone intorno a lui non aiutavano ad abbassare i suoi livelli di ansia
"Vado un attimo in bagno."
Sì alzò dalla sedia e lasciò il suo camerino, nel tragitto dal suo dressing room al bagno si inchinò cinque o sei volte, le persone lo incrociavano, e prese dall'emozione facevano un inchino a 90 gradi e con un pugno alzato sorridendo ripetevano all'infinito un semplice "Fighting", quando chiuse le porte dei bagni tirò un sospiro di sollievo.
Sì appoggiò al lavandino le mani gli tremavano, e mentre teneva gli occhi chiusi si rivolse allo specchio che era attaccato al muro "Non puoi tirarti indietro adesso Jiyong-ha, adesso fai un bel respiro profondo e prima che te ne renda conto sarà tutto finito, rilassati, respira.."
Certo non si aspettava che il suo piccolo discorso motivazionale verso sé stesso davanti allo specchio di un bagno avesse un pubblico, quando ri aprì gli occhi, riflesso dietro di lui c'era un ragazzino, avrà avuto quanti 20 forse 22 anni? Con il makeup non sapeva dirlo con esattezza, sembrava un angelo, aveva capelli neri ed era vestito completamente di bianco con dei pantaloni a vita alta e una specie di camicia attillata con il colletto ricamato in argento che faceva risaltare il suo corpo alto e snello, con dei dettagli in metallo che adesso sbrilluccicavano sotto le luci asettiche. Il ragazzo non disse una parola rispetto a quello che aveva appena visto, si limitò a fare un inchino a 90 gradi a lavarsi le mani e a lasciare i servizi pubblici che adesso erano veramente tutti per lui.
Successivamente Jiyong fu portato sotto al palco, mancavano pochissimi minuti all'inizio della sua esibizione, ma l'unica cosa che si domandava e che lo incuriosiva in quel momento era capire chi fosse quel ragazzino.
Notes:
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Chapter 5: Chapter 5
Summary:
Jiyong avrebbe voluto domandare il perché, in che cosa le sue canzoni l'avessero aiutato, avrebbe voluto approfondire il discorso di qualche minuto prima, chiedere al ragazzo come si sentiva, perché in una serata dove aveva vinto un premio, il primo premio della sua carriera non stava festeggiando con il suo gruppo ma se ne stava lì, solo..
Notes:
(See the end of the chapter for notes.)
Chapter Text
Nel suo in-air stavano facendo il conto alla rovescia
«Jiyong-shi, five, four.. three, two, one.. light out, music on ».
E detto questo si sprigionò la sua voce dal led
«Jebal dan han beon-ilado neoleul bol su issdamyeon
nae modeun geol da ilh-eodo gwaenchanh-a
kkum-eseolado neoleul manna dasi salanghagileul
uli idaelo..»
il ritornello di "untitled 2014" fece scoppiare un boato dal pubblico, la prima canzone finì, le luci si spensero, solo un attimo di silenzio prima che l'intro di Power non iniziò a suonare
«It's GD in the house.. Übermensch! Guess who's back? It's your boy GD!»
Jiyong cominciò a cantare e ballare, si sentiva stranamente sereno, pronto, potente, forte, quello sul palco era G-dragon non Jiyong. Aveva capito da tempo di vivere la sua vita in una specie di dualismo, nella vita di tutti i giorni era Jiyong: un ragazzo timido, estroverso che si imbarazzava per niente, sul palco era G-dragon il ragazzo un po' ribelle ed indisciplinato, sicuro di sé e seducente, che cantava facendo sorrisi provocanti alle telecamere, Power terminò ed iniziò l'intro di home sweet home, quando i suoi membri salirono sul palco ci fu in ruggito da parte del pubblico e degli Idols presenti, era bello essere tornati sul palco e poter cantare di nuovo tutti insieme, l'esibizione era piena di sguardi d'intesa e di un'alchimia che solo chi lavora insieme da vent'anni può raggiungere, il ruggito del pubblico di prima non fu per niente paragonabile alla reazione di quando iniziò a suonare a tutto volume "BANG BANG BANG" e subito dopo "Fantastic baby" il pubblico così come gli idols che erano cresciuti con le canzoni dei BiGBANG iniziarono a cantare e a ballare, sembrava essere diventato improvvisamente un concerto, tutti urlavano a squarciagola altri piangevano mentre sventolavano i loro lightstick, fu un autentico successo.
Nel momento in cui Jiyong scese dal palco si sentì come sul tetto del mondo, era euforico, l'adrenalina in circolo lo faceva sentire onnipotente, invincibile, era da tanto che non si sentiva così bene,
ci furono molte pacche sulle spalle mentre percorreva il corridoio per tornare nel suo camerino, lui si fermò ad applaudire i ballerini, in fondo era stato un lavoro di squadra, all'appello mancavano solamente..
"HYUNG!" "JIYONG-HA!"
esattamente, si girò e verso di lui stavano arrivando Daesung e Young-bae, gli vennero addosso entrambi
"È stato pazzesco Hyung! È stato pazzescoo!" Daesung diceva mentre lo stritolava
"Bentornato Jiyong-ha, finalmente sei tornato."
Young-bae era più tranquillo, come sempre aveva un tono di voce calmo ed amichevole, ma non per questo meno emozionato.
"Sono soddisfatto, è stata davvero una bella performance, vi voglio bene."
L'abbraccio non accennava a sciogliersi
"Jiyong-shi, deve cambiarsi l'aspettano sugli spalti tra 10 minuti."
La voce della sua assistente li fece tornare sul pianeta terra
"Ah giusto hai un award da ritirare no Hyung? «Music Visionary of the Year»"
Sì, questa sera non solo si era esibito per la prima volta dopo sette anni ma in più gli avevano fatto sapere che avrebbe anche dovuto ricevere un premio, una serata dove lui ne usciva vincitore su tutta la linea. Però stare sul palco era una cosa, c'era G-dragon lì, stare seduto sugli spalti dove tutti lo osservano era un'altra, e Jiyong non si sentiva molto a suo agio all'idea
"Potreste rimanere sapete, non mi dispiacerebbe se mi faceste compagnia."
Aveva buttato lì senza aspettative, ma speranzoso di una risposta positiva.
Young-bae fu il primo a rispondere
"Non ci hanno invitati Jiyong-ha, che facciamo ci imbuchiamo ai MAMA?"
"Questo è il MAMA di G-dragon e del suo ritorno, non dei BIGBANG."
Aveva aggiunto Daesung, questo lo rendeva triste, non voleva essere G-dragon da solo, voleva essere G-dragon insieme ai BiGBANG
"Sì ma non esiste G-dragon senza i BiGBANG.."
Aveva detto, nonostante i suoi trentasei anni con il broncio
"Questo non è vero Jiyong-ha e lo sai."
"Sarai perfetto Hyung, ricordati di ringraziarci mi raccomando!"
Aveva detto ridendo Daesung mentre entrambi si allontanavano, avrebbe dovuto affrontare questa cosa da solo quindi, perfetto..
Il suo outfit era molto più sobrio rispetto a quello che aveva indossato sul palco, adesso era vestito con scarpe nere lucide, jeans, una camicia nera traforata, una specie di blazer lilla, una collana, e degli occhiali delle stessa tonalità più chiara del blazer, quando fece la sua apparizione sugli spalti per raggiungere la sua postazione tutti gli altri artisti, più giovani di lui di forse vent'anni, si alzarono emozionati, lui era imbarazzato, si sbrigò a mettersi seduto al suo posto.
L'evento andò avanti senza intoppi, vide con attenzione tutte le esibizioni dei suoi hoobaes, e rimase stupito dalla loro bravura ma soprattutto di quanto giovani fossero, non che lui avesse iniziato da vecchio anzi, aveva iniziato forse ancora prima di questi ragazzini, quando era un bambino, ma comunque rimase sorpreso e non sapeva definire se in modo positivo o meno.
Arrivò l'ultimo segmento della serata, il momento dell'assegnazione dei premi, sul palco cominciarono ad alternarsi girl groups e boy groups, alcuni li conosceva personalmente, di altri aveva sentito qualche canzone alla radio
"For the «Favorite Rising Artist»..
the award goes to.."
Il gruppo che venne nominato salì sul palco, e quando ricevettero il premio il leader si avvicinò per fare il solito discorso di ringraziamento, e quando venne inquadrato dalle telecamere mentre abbassava di poco il microfono, Jiyong lo riconobbe, era il ragazzo di qualche ora prima che aveva visto riflesso nel bagno..
"Volevo ringraziare di vero cuore la nostra agenzia e tutti i fan che ci hanno votato, io e i miei membri promettiamo di portavi esibizioni sempre migliori, grazie mille.."
Con queste poche parole che sempre si ripetevano, aveva fatto un inchino ed aveva lasciato il palco con i suoi membri al seguito.
Ci furono un paio di premi prima del suo, improvvisamente si spensero le luci e sul led cominciarono a scorrere vari immagini, tutta la sua carriera racchiusa in clips di un secondo e mezzo, tutti iniziarono ad applaudire mentre lui imbarazzato aveva abbassato la testa
".. And the award for the «Music visionary of the year» goes to.. G-DRAGON!"
Gli applausi erano forti mentre si dirigeva sul palco, fece un inchino un po' impacciato, ricevette l'award e poi prese il microfono, iniziò facendo una cosa che aveva fatto l'ultima volta, criticando i MAMA e la sua facilità nel dare i premi a chiunque,
Poi ringraziò la YG entertainment, la sua nuova agenzia la Galaxy corporation, i suoi amati membri, e i suoi fans i V.I.P, che erano con lui e con il suo gruppo da ben 17 anni, tra gli applausi e i complimenti tornò al suo posto.
Quando rientrò in albergo si sentì completamente drenato, le occasioni sociali dove doveva stare in mezzo alla gente per ore lo rendevano sempre esausto alla fine. Si fece una doccia, si vesti comodo e decise di uscire dalla sua stanza per andare a fumare una sigaretta sulla terrazza dell'hotel, quando la porta automatica si aprì venne avvolto dal silenzio più totale, era confortevole, era proprio quello di cui aveva bisogno, si avvicinò alla ringhiera, prese una sigaretta dal pacchetto, l'accese, aspirò, il primo tirò fu come se finalmente potesse rilassarsi davvero, sentiva l'ansia che gli contraeva le spalle piano piano sciogliersi, buttò fuori il fumo bianco così in contrasto con la notte scura e si appoggiò al parapetto con i gomiti, stava finalmente cominciando a distendersi, cominciando a lasciarsi indietro tutti gli avvenimenti della giornata, quando un sussulto lo fece voltare
Alle sue spalle c'era il ragazzino di prima, quello che aveva incontrato al bagno e poi aveva rivisto sul palco
"Sono due volte che mi compari alle spalle in meno di ventiquattro ore, devo aspettarmene una terza?"
Aveva detto con l'accenno di un sorriso, il ragazzino era immobile
"Ehm..non-.. non pensavo che la terrazza fosse occupata.. scusi Sunbaenim."
Stava facendo per andarsene, quando Jiyong si guardò a destra e a sinistra
"La terrazza è abbastanza grande per tutti e due, se vuoi rimanere.. prego."
E si rigirò, ci volle qualche minuto prima che il ragazzino gli si mise accanto, le mani incerte mentre si appoggiava anche lui al parapetto, per un periodo indefinito di tempo rimasero così, l'uno accanto all'altro ma allo stesso tempo distanti, ognuno perso nei proprio pensieri
".. È che non voglio risultare ingrato.."
Sentì un mormorio provenire dal ragazzo, come se più che altro stesse pensando a voce alta, Jiyong attese capendo se il ragazzo avesse voglia di elaborare
"Il fatto è che non voglio risultare ingrato."
Adesso la voce era più alta, la frase scandita parola per parola, Jiyong non rispose, capì che il ragazzo in quel momento voleva essere ascoltato non fare conversazione
"Non voglio che la gente pensi che stia dando per scontato la mia enorme fortuna, lo so di essere fortunato, sto facendo quello che ho sempre sognato, quello per cui ho lavorato per anni, è il mio sogno da sempre non voglio che passi il messaggio che non ne sia grato, perché non tutti riescono nonostante gli sforzi a realizzate il proprio sogno ne sono consapevole.."
Guardando bene il ragazzo, adesso che era struccato e vestito con una semplice maglietta nera e pantaloni della tuta il suo viso oltre a sembrare più grande sembrava anche più stanco.
"Non devi sentirti in colpa per essere stanco."
Disse con lentezza
"Solo perché stai vivendo il tuo sogno non vuol dire che ti debba sentire in difetto per essere stremato."
Questa era una cosa che aveva imparato a sue spese, quando cercando di tenersi tutto dentro, cercando di non risultare irriconoscente aveva lavorato fino allo sfinimento, fino ad avere un crollo psicologico, che poi si acuì con i sintomi della sua depressione.. furono tempi estremamente bui.
Il silenzio si prolungò a lungo
"Complimenti per il premio Sunbaenim."
Il ragazzo aveva con destrezza cambiato discorso, si sentiva in imbarazzo ad essere stato così vulnerabile con uno dei suoi Sunbaenim? Adesso che ci pensava entrambi avevano, anche se involontariamente, vissuto un momento di debolezza dell'altro e Jiyong non sapeva ancora neanche il nome del ragazzo
"Complimenti anche a voi "Favorite Rising artist", è un bel riconoscimento."
"Abbiamo debuttato un paio di anni fa, è il nostro primo award, siamo contenti e grati per i fan che ci hanno dato fiducia."
«Grati» aveva espresso il concetto di gratitudine in tutte le sue sfaccettature, questi ragazzini al giorno d'oggi venivano plasmati e fatti convincere che tutto quello che avevano ed ottenevano non era merito loro, ma merito di terze persone e che quindi dovevano essere «Grati», grati per l'affetto dei fan, grati per l'opportunità che l'agenzia gli aveva dato, grati per l'industria in sé, per il sogno che gli aveva regalato, Gratitudine, gratitudine e ancora gratitudine..poveri ragazzi.
"Sono Min-Jun comunque, mi sono reso conto di non essermi ancora presentato come si deve, mi scusi Sunbaenim."
Ricambiò l'inchino
"Io sono-"
"G-dragon Sunbaenim!"
Interruppe il ragazzo
"Kwon Jiyong."
Disse invece, il ragazzo venne preso alla sprovvista.
Ritornò il silenzio per un istante
"Non ti staranno cercando i tuoi managers, i tuoi compagni? Non dovreste essere super controllati, tutti tenuti sotto stretta sorveglianza?"
Sapeva che gli Idols di oggi avevano molta meno libertà di quanta non ne avessero avuta loro all'epoca
"Sì forse, i managers sicuramente si staranno chiedendo dove sono, ma agli altri l'ho detto che sarei venuto qui, avevo bisogno di.. aria, di respirare."
"Abbiamo avuto la stessa idea allora."
Il ragazzo fece un leggero sorriso, poi quasi come se avessi avuto un'illuminazione aggiunse
"Ah, sa che ho portato una sua canzone quando ho fatto l'audizione per entrare nella mia attuale agenzia?"
Jiyong alzò le sopracciglia sorpreso, non avrebbe dovuto esserlo, ma il fatto che c'erano ragazzini che portavano i suoi brani alle auditions ancora lo stupiva
"Ah sì?"
Il ragazzino anzi Min-Jun annuì veemente
"Ho cantato superstar."
Jiyong rimase colpito
"Scelta audace"
"Sì, forse, ma quell'EP mi ha aiutato molto, in quel periodo era l'unica cosa che ascoltavo, tutti i giorni dalla prima all'ultima canzone."
Jiyong avrebbe voluto domandare il perché, in che cosa le sue canzoni l'avessero aiutato, avrebbe voluto approfondire il discorso di qualche minuto prima, chiedere al ragazzo come si sentiva, perché in una serata dove aveva vinto un premio, il primo premio della sua carriera non stava festeggiando con il suo gruppo ma se ne stava lì, solo..
"Sono contento che ti abbiano aiutato."
Invece sì limitò a dire solo brevemente, dando gli ultimi paio di tiri alla sigaretta che ancora teneva tra le dita. Sì sentì il cambio di atmosfera nell'aria, il loro incontro stava arrivando alle battute finali, e infatti come se anche il ragazzino l'avesse percepito, tirò un sospiro e battè le mani leggermente sul parapetto
"Sarà meglio che vada sunbaenim, a quest'ora gli altri si staranno veramente chiedendo dove sia finito."
Jiyong annuì
"Sicuramente, torna da loro."
Il ragazzo fece un inchino
"È stato un onore Sunbaenim"
Jiyong fece un sorriso di circostanza
"Ancora congratulazioni a te ed al tuo gruppo."
E così facendo Min-Jun si voltò e attraversando le porte automatiche sparì.
«Beh questo sì che è stato un incontro inusuale.» pensò Jiyong
mentre lasciava il mozzicone di sigaretta che aveva finito nel posacenere, davvero inusuale.
Notes:
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Chapter 6: Chapter 6
Summary:
Nel frattempo erano arrivati alla macchina, Jiyong salì ed incuriosito, dopo essersi messo seduto, cerco di capire meglio il concept ed il profilo del gruppo, quello che scoprì fu davvero interessante come aveva accennato Jaeho..
Notes:
(See the end of the chapter for notes.)
Chapter Text
Una volta tornato in camera Jiyong avrebbe mentito se non avesse ammesso di aver cercato informazioni su Min-Jun ed il suo gruppo, non era stato per niente difficile in realtà visto che appena digitò il nome sulla barra di ricerca spuntarono una miriade di articoli che parlavano della loro ascesa al successo e delle loro capacità per quanto riguarda il rap, il canto ed il ballo sincronizzato al millimetro.
Min-Jun, che Jiyong pensava fino a quel momento avesse massimo 22 anni in realtà risultò averne 25, aveva alle spalle una lunga gavetta, aveva partecipato ad un paio di programmi televisivi ed era stato trainee in due agenzie diverse, fino a quando non arrivò la svolta e nel giro di un paio d'anni debuttò, «meritamente» non potè non pensare lui mentre scorreva l'articolo, continuò a leggere notizie qua e là e sì addormentò ripensando alla faccia stanca di quel ragazzino.
Il volo di ritorno era stabilito in tarda mattinata, così Jiyong poté alzarsi con tutta calma, fare colazione, farsi una doccia e perdere tempo a far niente, era stranamente contento di tornare a casa, nonostante la permanenza a Los Angeles fosse stata solo di quattro giorni erano stati sfiancanti, e poi una volta svanito l'effetto dell'adrenalina tutta la stanchezza che non aveva sentito fin'ora si era presentata tutta quanta insieme.
Jaeho il suo bodyguard l'aspettava fuori la porta
"Dormito bene Jiyong-shi?"
"Come un bambino."
Jaeho sorrise, passarono davanti alla terrazza prima di prendere l'ascensore «chissà se Min-Jun era già ripartito con il suo gruppo» pensò per un attimo Jiyong,
"Jaeho hyung?"
Il bodyguard alzò lo sguardo dal suo telefono
"Conosci gli Oblivion?"
Uno sospiro fece aggrottare le sopracciglia a Jiyong
"Mia figlia non ascolta altro, e ossessionata da quei ragazzini.."
La voce sconsolata di Jaeho fece sorridere Jiyong
"Però il loro concept è interessante, ognuno di loro ha un nome di "scena" che rappresenta una sfaccettatura della loro personalità "oscura" , è interessante, ma non quando tua figlia ascolta tutto il giorno solo loro.."
Nel frattempo erano arrivati alla macchina, Jiyong salì ed incuriosito, dopo essersi messo seduto, cercò di capire meglio il concept ed il profilo del gruppo, quello che scoprì fu davvero interessante come aveva accennato Jaeho
Profilo del gruppo :
1 • Noir - (The Regret)
Nome reale : Jin Woo (19 y.o)
Ruolo = Maknae & Vocal Graffiato
2 • Elyon - (The Truth)
Nome reale : Min-Jae (20 y.o)
Ruolo = Sub-vocal, lyricist, concept guardian
3 • Vinn - (The Vengeance)
Nome reale : Seung Hyun (21 y.o)
Ruolo = sub-rapper
4 • Rae - (The Memory)
Noemi reale : Jung Hoon (23 y.o)
Ruolo = Main Vocalist
5 • Kairos - (The Time)
Nome reale : Joo Hyun (24 y.o)
Ruolo = Main rapper
6 • Lune - (the Desire)
Nome reale = Min Seok (20 y.o)
Ruolo = sub-dancer
7• Ashen - (the Silence)
Nome reale = Hyun Woo ( 22 y.o)
Ruolo = Main dancer
8• Solace (Solace)
Nome reale = Min-jun (25 y.o)
Ruolo = leader, lyricist, producer
Personalità :
{Solace è qualcuno che cerca di risolvere i conflitti dentro di sé, ma spesso si rifugia nella solitudine, creando un alone di mistero attorno a lui}
Mentre si soffermava sulla descrizione del personaggio di Min-jun, Jiyong non potè fare a meno di pensare che gli si addiceva, dopo aver letto il profilo del gruppo mise via il telefono, era un gruppo interessante su quello non c'erano dubbi.
Il ritorno a Seoul, fu caloroso a dir poco, all'aereoporto di Incheon uno stuolo di fan urlanti diedero il ben tornato a casa a Jiyong, con regali e cartelloni.
Lui impacciato come sempre fece vari inchini e prese alcuni regali.
La giornata non aveva nulla in programma solo il riposo dopo la "tempesta" scatenata ai MAMA e, se se la sentiva, un incontro con un produttore per quel progetto di cui ancora i fan sapevano pochissimo
"I prossimi impegni riguardano un evento a Parigi per Chanel, e un incontro con i visual directors per il prossimo videoclip di Übermensch, e.."
Stava dicendo una dei suoi manager scorrendo l'agenda
"Chanel? Sono appena tornato e già mi vogliono far ripartire?"
Jiyong stava fumando una sigaretta, era tornato a casa, l'incontro per organizzare i prossimi impegni si stava svolgendo lì
"Non subito tra due settimane, è un buon compromesso"
Jiyong rise, la manager continuò ad elencare i vari impegni per una buona mezz'ora
"Oggi andrai all'incontro con il produttore del progetto di cui ancora non si può parlare? Confermo o non te la senti?"
Il tono di voce era velatamente preoccupato, dopo il periodo di Hiatus, del suo crollo psicologico e della sua depressione, le persone intorno a lui avevano imparato a non trattarlo come una macchina, a non spingerlo fino al limite
"Ho forze sufficienti per un incontro, confermalo."
Sorrise.
Le settimane e gli impegni si susseguirono senza sosta per Jiyong, nell'ultima settimana aveva avuto vari incontri con il team di visual directors per il videoclip di "Too bad", poi aveva avuto altri colloqui riguardanti la sua collezione di scarpe, incontri per discutere del design del suo nuovo lightstick, un altro paio di meeting con un produttore per parlare di questo famoso fantomatico progetto "quasi segreto", era tornato in tutto e per tutto, e la sua presenza era richiesta in ogni ambito.
"La parte danzata eseguila come se fosse un freestyle, vorrei quella leggerezza, voglio che la coreografia dia l'impressione di essere quasi inventata sul momento."
Stavamo facendo le prove per il music video di "Too bad" I fratelli Kwon stavano dando le direttive di esecuzione.
"Agli ordini.."
Le sue giornate erano scandite ormai da ritmi frenetici, aveva poco tempo e molto a cui pensare, il videoclip di "too bad" era alle porte che sarebbe poi stato seguito da un altro video musicale, l'ultimo visual per quanto riguarda l'album.
"Hyung, quindi parti per Parigi la prossima settimana è confermato?"
Deukie gli si avvicinò mettendosi seduto accanto a lui sul pavimento della sala prove e passandogli una bottiglietta d'acqua
"Se tu e tuo fratello mi fate uscire vivo da questa dance session sì, sennò saranno costretti a mandare qualcun'altro"
"Yah! Hyung guarda che tu dici così ma siamo noi che dobbiamo tenere il passo con te non l'incontrario!"
Anche Dony si era seduto, adesso aveva entrambi i fratelli Kwon affianco
"A parte gli scherzi non sai quanto siamo felici di vederti qui.."
«Vivo.»
Era sottinteso, ma era evidente come sotto testo
"Anche io sono felice, adesso mi sembra di esserlo davvero."
I due fratelli sorrisero, poi Deuki si rialzò, si rivolse ai ballerini in sala
"Ok, la pausa è finita, riprendiamo dal bridge.."
E tra sbuffi e risate ricominciarono le prove.
Notes:
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Chapter 7: Chapter 7
Summary:
"Sì vede, ma è normale non ti devi sentire fuori posto, o meglio ti ci puoi sentire ma poi devi fingere esteriormente di essere esattamente dove devi essere, questo è il trucco."
Minjun cambiò discorso, evidentemente non convinto delle parole di jiyong
"Lei è qui come uno degli artisti che si esibirà domani?"
Notes:
(See the end of the chapter for notes.)
Chapter Text
Parigi l'accolse esattamente come si aspettava, il cielo plumbeo, pioggerella leggera, aria fredda, il solito charm francese, la solita atmosfera da film drammatico d'autore,
dopo quasi sedici ore e mezza di volo, partendo da Incheon e atterrando direttamente con un aereo privato all'aeroporto di Charles de Gaulle, Jiyong aveva finalmente messo piede in suolo europeo, i fans erano lì da ore così come i giornalisti, lui ovviamente da bravo Ambassador ventennale di uno dei brand di moda di lusso più famosi al mondo, aveva una giacca di tweed violetta firmata Chanel, pantaloni neri tessuto lucido a vita alta e scarpe della tonalità delle giacca, passò nel varco preparato appositamente per lui, scortato da bodyguards, da tutti e quattro i lati, era lì per un evento importante il Gala des Pièces Jaunes 2025, un evento benefico annuale che aveva lo scopo di migliorare le condizioni di ospedalizzazione di bambini ed adolescenti, la serata si sarebbe svolta alla Défense Arena all'insegna della musica, della sensibilizzazione e a fine serata tutti i ricavati sarebbe stati devoluti in beneficenza, erano stati invitati moltissimi nomi illustri, una lista di tutto rispetto piena di artisti nazionali ed internazionali, tra cui lui, che aveva accettato senza pensarci due volte.
La macchina lo aspettava, direzione Ritz hotel, ovviamente, ormai era un habitué, negli anni probabilmente aveva provato ogni singola stanza di quel complesso alberghiero.
"Jiyong-ssi.."
La manager gli si era seduta accanto, agenda alla mano
"Stasera relax anche perché dopo il viaggio è giusto che ti riposi, abbiamo una cena prenotata ad un ristorante"
"Chi l'ha prenotata?"
Chiese G-dragon guardando fuori dal finestrino, le gocce di pioggia tamburellavano silenziosamente sul vetro
"Gli organizzatori dell'evento di domani, ci saranno credo quasi tutti gli artisti in lista"
G-dragon annuì, e la manger riprese
"Stasera relax, cena chiacchiere e conoscenze, domani sveglia presto, soundcheck, sei il quarto artista nella scaletta quindi non possiamo fare tardi, Taeyang-ssi arriverà con il volo stanotte non ha potuto prima.."
"Sì lo so, l'ho sentito, me l'ha detto."
"Esatto quindi domani soundcheck, qualche intervista, qualche foto con gli organizzatori ed altri artisti, prove outfit, capire se bisogna fare qualche modifica al completo, qualche ritocco all'ultimo minuto, poi pranzo, trucco, hairstyling, ti vestiamo e si sale sul palco, va bene?"
G-dragon rise, le mani avevano impercettibilmente ripreso a tremare
"Chiaro, tutto chiaro."
La manager annuì soddisfatta e si ributtò sul suo telefono.
La stanza era enorme e luminosa, bianca, con dettagli in oro, salottino con divano stile vittoriano, un finestra a tutta parete che dava su una terrazza con la torre Eiffel già illuminata, «il solito» pensò Jiyong, e un po' si odiò, perché ormai anche quella vista mozzafiato non scaturiva più l'effetto di un tempo, adesso era iper vigile, ansioso, troppo cosciente di se stesso, il suo corpo non si rilassava mai, il suo cervello non gli dava tregua un attimo, neanche quei tre secondi per apprezzare la bellezza del posto in cui stava, era sempre pronto a scattare, a tradirlo, negli ultimi anni aveva trovato conforto nella meditazione e nel rituale del tè, quando lo diceva in giro le persone lo guardavano come se stesse raccontando una barzelletta divertente e surreale
«tu G-dragon, il dio ribelle ed anticonformista che fa il tè? che chiude gli occhi e medita? Impossibile!»
Ed invece era vero, aveva trovato una strana tranquillità in quei gesti lenti, nell'attesa, si avvicinò al Cha no yu sotto consiglio del suo terapeuta qualche anno prima
"Jiyong-ssi ha mai provato a canalizzare tutto questa ansia in qualche modo? Magari facendo qualcosa per combatterla attivamente senza necessariamente l'utilizzo di ansiolitici?"
Fu così che messo davanti a varie opzioni scelse quella che gli sembrava più interessante, cioè la cerimonia del tè, aveva programmato un incontro con una signora giapponese anziana che sembrava uscita da un quadro, parlava lentamente con voce mite, mentre gli spiegava quella tradizione radicata in millenni, mentre con parole scelte con precisione spiegava il tipo di tè, il tipo di utensili, il luogo, i principi, le scuole, e poi vide per la prima volta il rituale vero è proprio, lento, quasi sacro e venne colpito da una cosa in particolare, c'era una parte del processo dove si doveva solo aspettare, semplicemente quello, non dovevi fare niente, non dovevi toccare niente, dovevo solo attendere in silenzio, alla fine di quel pomeriggio si sentì più rilassato, non in pace ma quasi, e così decise che quella sarebbe stata un'attività che avrebbe inserito nella sua vita, la meditazione venne di conseguenza, dovendo stare in attesa, in silenzio, chiudere gli occhi e fare respiri profondi sembrò un'azione più che ovvia, quasi naturale, che gli venne spontanea senza neanche pensarci.
La cena organizzata dalla Yellow coins era a "Le ciel de Paris" nel quartiere di Montparnasse, ristorante scenografico, vista mozzafiato, e piatti sofisticati, G-dragon arrivò e venne accecato dai flash, entrò e subito venne accolto da due organizzatori della raccolta fondi
"È un onore per noi averla qui signor Kwon, grazie per aver trovato il tempo, sappiamo quanto è impegnato ultimamente, si sta trovando bene a Parigi?"
G-dragon sorrise ricambiando la stretta di mano
"È un onore per me, io ringrazio voi per avermi invitato ad un evento così importante, e poi è sempre un piacere tornare a Parigi, ci lascio sempre il cuore."
Un sorriso di circostanza e i due si dileguarono, la cena stava per essere servita, jiyong chiacchierava, stringeva mani, con alcuni colleghi che già conosceva si scambiava rapidi abbracci, e poi lo vide, aveva un flute di champagne in mano, sorrideva imbarazzato, accanto a lui due artisti che cercavano e fallivano miseramente nel cercare di mettere a proprio agio quel ragazzo che adesso aveva il collo completamente bordeaux, prese un calice e si avvicinò senza pensarci troppo
"Min-jun-ssi"
Min-jun si girò come se avesse visto Dio, una via di fuga, la salvezza eterna
"Jiyong sunbaenim.."
Min-jun si inchinò a novanta gradi, gli altri due artisti fecero un segno di saluto a Jiyong che ricambiò, poi un paio di pacche sulle spalle del ragazzo e scomparvero nella folla
"Non pensavo che ti avrei rincontrato qui"
Minjun era imbarazzato
"Mi hanno mandato come testimonial, come volto giovane per la causa"
Jiyong annuì, e ripeté «volto giovane per la causa»
"e sei da solo? Il tuo gruppo dov'è?"
"Non, non c'è, purtroppo non c'è.. sono impegnati in attività corali in corea e, insomma io sono il leader-.. e-"
G-dragon rise
"Ed hanno mandato te come rappresentanza del gruppo Intero, comprensibile."
Minjun strinse il flute con un po' di forza
"Non direi, mi sento un pesce fuor d'acqua, in realtà"
G-dragon rise ancora
"Sì vede, ma è normale non ti devi sentire fuori posto, o meglio ti ci puoi sentire ma poi devi fingere esteriormente di essere esattamente dove devi essere, questo è il trucco."
Minjun cambiò discorso, evidentemente non convinto delle parole di jiyong
"Lei è qui come uno degli artisti che si esibirà domani?"
G-dragon annuì
"Esatto, io e Taeyang, che non c'è adesso ma che mi raggiungerà direttamente domani"
"Non vedo l'ora di vedere l'esibizione Sunbaenim"
Jiyong l'osservò un attimo, senza parlare, quello davanti a lui sembrava più un fan boy che un Idol, poi venne richiamato dal suo entourage, la cena stava per iniziare
"Allora ci vediamo domani Min-jun-ssi io sarò quello sul palco"
Min-jun sembrò leggermente più rilassato
"A domani Sunbaenim"
La serata proseguì la cena iniziò, la tavolata era enorme ed anche se Jiyong e Minjun stavano alla stesso tavolo non ebbero più modo di scambiare neanche due parole.
quando Jiyong tornò in albergo era stremato colpa del jet leg, ma allo stesso tempo gli ritornava in mente quella frase «non vedo l'ora di vedere l'esibizione Sunbaenim» la voce cristallina e gli occhi troppo sinceri, troppo puri per quel mondo lì.. troppo onesti per sopravvivere in quel tipo di ambiente.. la frase uscita in modo troppo vero..
fu questo l'ultimo pensiero che ebbe Jiyong mentre cadeva in un sonno profondo.
Notes:
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Chapter 8: Chapter 8
Summary:
"Stavo avendo un attacco di panico, nel bagno pensavo non ci fosse nessuno, invece c'era lui.."
Youngbae gli mise una mano sulla spalla
"A maggior ragione potevi parlargli"
Jiyong sospirò
"Sì forse avrei potuto"
Notes:
(See the end of the chapter for notes.)
Chapter Text
La sveglia fu all'alba o comunque troppo presto per gli standard di Jiyong, animale notturno, abituato a vivere con il favore delle tenebre e dormire di giorno, colpa della routine sbilanciata, della vita da rockstar scherzava lui, fatto sta che alle otto del mattino in punto venne svegliato, capelli scompigliati, un occhio chiuso ed uno aperto e una manager con la voce troppo squillante per quell'ora
" Jiyong-ssi buongiorno"
Jiyong mugugnò qualcosa, un suono che era mezzo lamento e mezza risposta, il bicchiere di latte era già lì ovviamente, appoggiato sul comodino come sempre, aveva una routine un po' particolare che assomigliava a quella di un bambino, tutte le mattine prima di fare qualsiasi cosa lui si beveva un bicchiere di latte bianco, anni fa era con il cioccolato, poi aveva cambiato, il suo stile di vita era diventato più sano negli ultimi anni "ringraziando il cielo" ripeteva il suo medico ogni volta.
Prese il bicchiere ed iniziò a bere mentre lo staff che era entrato prendeva vestiti, e grucce, e ridevano tra loro, come se fosse la cosa più normale del mondo è in fondo lo era, ma era anche un po' straniante, il fatto di non avere privacy.. mai, neanche quando ti sei svegliato da meno di cinque minuti e devi fare mente locale su dove ti trovi, e perché..
il manager si fermò ai piedi del letto
"Taeyang-ssi è arrivato mezz'ora fa, lo sono andati a prendere in aereoporto, penso che vada direttamente al soundcheck, il traffico è assurdo stamattina"
Jiyong svuotò il bicchiere annuendo, gli venne preso dalle mani appena finito
"Anche noi dovremmo sbrigarci Jiyong-ssi, vestiti, fai colazione e partiamo, così abbiamo il tempo per il fitting prima che sali per il soundcheck"
Il manager aveva già il telefono in mano, parlava mentre controllava la tabella di marca della giornata
Jiyong annuì ancora, stava scrollando il telefono anche lui, notifiche su notifiche che glissò accuratamente, un paio di likes ad alcuni video su IG e si alzò
"Ok, allora mi vesto e arrivo"
Tutti annuirono
" Ti aspettiamo fuori, alla porta c'è Jaeho-ssi ti porta giù lui"
Jiyong annuì ancora
"Perfetto."
Si era vestito, aveva fatto colazione, era salito in macchina e adesso eccolo lì, Défense Arena, non era la prima volta che si esibiva lì, era esattamente come la ricordava
"Jiyong-ha!"
Ji-yong si girò, Youngbae gli venne addosso, si abbracciarono forte
"Jiyong-ha gwaenchanh-ayo?"
"Tutto bene Youngbae-ya, tu come stai?"
"Bene, adesso ancora meglio"
Jiyong sorrise, il primo sorriso genuino forse del giorno.
Il soundcheck andò liscio come l'olio ovviamente, i due avevano un'alchimia fatta di quasi venticinque anni di amicizia e venti di lavoro insieme, erano una macchina perfetta, due ingranaggi che si muovevano in sincronia con il minimo sforzo e mezzo cenno del capo
" Ho sentito Daesung-ha, ci fa l'imbocca al lupo"
Jiyong sorrise asciugandosi il sudore
" Lo so mi ha mandato un audio e un sacco di emoji"
Youngbae rise, poi si fece serio
" Jiyong-ha come stai?"
Jiyong alzò lo sguardo dal telefono
"Perché?"
Youngbae scrollò le spalle
"Così, è una domanda come un'altra"
"Sto bene, stanco ma contento"
"Hai meditato oggi?"
Ji-yong sorrise
"Sì dottor Dong in macchina mentre venivo"
Youngbae fu un po' imbarazzato
"Mi dispiace, lo sai che non lo faccio con cattiveria, non voglio impicciarmi solo che-"
"Lo so, ma stavolta non me ne vado Youngbae-ya, stavolta non vi abbandono, sto bene, sto meglio, sono qui."
Non ne avevano mai parlato apertamente, Jiyong si sentiva troppo in colpa ad affrontare l'argomento, e Youngbae e Daesung gli volevano troppo bene per parlare di quanto si erano sentiti persi, durante quei sette anni, quando il loro leader aveva semplicemente deciso di scomparire da tutti, anche da loro,
Youngbae sorrise sollevato
" Ho visto la lista ci sarà un sacco di gente stasera"
La frase di Youngbae fece ricordare a Jiyong la sera prima, Minjun, la frase «non vedo l'ora di vedere l'esibizione sunbaenim» , si era scordato che ci sarebbe stato anche lui
Youngbae lo scrutò
"Jiyong-ha, Hai sentito che ti ho detto?
" Hai visto la lista, ci sarà un sacco di gente"
Rispose lui in automatico, tornando al presente
"Magari sarà un'occasione anche per incontrare dei colleghi che non vediamo da un po'"
Youngbae annuì sorridendo
" Credo che sarà una bella serata."
E la serata fu bella davvero, piena di bella musica, di tanti artisti diversi, di gente venuta lì per passare la serata a cantare a squarciagola, a ballare come se non ci fosse un domani, la serata era vibrante, viva, Jiyong salì sul palco, due outfit, firmati Chanel entrambi ovviamente, il primo cappello bianco, camicia bianca, giacca bianca, pantaloni neri, con cui iniziò l'intro e poi cantò Power di seguito, poi subito dopo smoking nero su nero capelli verde acqua che erano ancora più appariscenti, un contrasto perfetto, l'unico tocco di colore a parte i capelli, era il papillon rosso al collo, iniziarono le note di Home sweet home, e Iì lo raggiunse Youngbae, occhiali da sole neri addosso, pantaloni neri, giacca nera con dettagli luccicanti, niente sotto, il pubblico era in delirio, cantavano a squarciagola nonostante fosse una canzone in lingua straniera, era una dimostrazione d'affetto incredibile, ma la situazione divenne incandescente quando partì "Good boy", la gente gridava e Youngbae e Jiyong tra uno sguardo ammiccante ed una mossa provocante incendiarono il palco.
Quando scesero ancora con l'adrenalina in circolo, tutti l'accolsero come le leggende che erano, pacche sulle spalle, complimenti in francese, erano tutti euforici c'era chi chiedeva foto, autografi, un attimo di attenzione, e lì in mezzo a loro c'era anche Minjun, con il suo staff, l'avevano portato loro lì era evidente dall'imbarazzo del ragazzo, non riusciva ad avvicinarsi, Youngbae e Jiyong stavano facendo foto e brevi video con chiunque,
Così una donna lo fece al posto suo, una signora grande, adulta, probabilmente lavorava nel settore da anni e si vedeva dal modo in cui avanzava senza paura, si avvicinò ai due gentilmente appena si erano liberati
"Jiyong-ssi, Taeyang-ssi è possibile fare una foto?"
Youngbae si girò, sorrise
"Certo"
La signora si girò e lo chiamò con lo stesso tono di una mamma che porta il suo bambino troppo timido a fare amicizia al parco
"Minjun-ssi vieni"
Minjun si avvicinò un po' imbarazzato, facendosi largo tra le persone che erano lì tutte intorno, aspettando il loro turno, si chinò a novanta gradi perfetti
"Annyeonghaseyo, Minjun-imnida. Sunbae-reul boepge doeeo yeonggwangimnida"
Youngbae sorrise
"Annyeonghaseyo, Minjun-ssi non ci siamo mai visti ma io ti conosco, tu ed il tuo gruppo avete vinto il favorite rising artist of the year, no?"
Minjun annuì, Youngbae stava cercando di metterlo a proprio agio, sorridente, gentile, Jiyong invece era lì accanto, in silenzio, nessun intenzione di metterlo a proprio agio probabilmente, o forse non c'era nessuna cosa che voleva dirgli, nessuna cosa che voleva sentirsi dire, qualsiasi cosa fosse, il fatto sta che Minjun lo sentì tutto quel silenzio, non un muro, non un silenzio da sunbaenim burbero, o da Re del K-pop spocchioso, semplicemente silenzio.. semplicemente quello, assenza di parole
Youngbae gli parlava con tono gentile, da perfetto senior affabile
"Ti è piaciuto lo spettacolo?"
Minjun sorrise
"Moltissimo voi siete.. pazzeschi, i miei membri mi hanno invidiato in tutte le lingue"
Jiyong lì fece una risata, breve, poteva quasi essere scambiata per un respiro troppo rumoroso,
fu lo staff ad interrompere il momento
"Perfetto facciamo la foto, Taeyang-ssi e Jiyong-ssi avete praticamente la fila, e ci sono due tre persone con la quale dovete per forza scambiare due parole, quindi forza Minjun-ssi al centro"
Minjun eseguì l'ordine, si mise al centro, ai lati Youngbae e Jiyong, tutte e due fecero un gesto con la mano, un segno di vittoria, un pollice alzato, insomma foto con pose di routine, dopo la foto Minjun fece un altro inchino
"È stato un onore"
Youngbae sorrise, alzò un pugno
"Fighting per te ed il tuo gruppo"
Minjun venne scortato fuori
Youngbae solo allora si girò, Jiyong stava bevendo da una bottiglietta d'acqua
"È della ÆON Entertainment, etichetta emergente, agenzia nuova, ma ha già reclutato vari talenti, tra cui gli Oblivion"
Jiyong chiuse la bottiglietta avvitando il tappo
"Lo so, li ho visti ai MAMA, lui ha visto me.. nei bagni"
Youngbae subito lo guardò
" Jiyong-ha!"
"No, non come pensi, non così, ya! Youngbae-ha e menomale che sei un padre di famiglia!"
Rise
"Stavo avendo un attacco di panico, nel bagno pensavo non ci fosse nessuno, invece c'era lui.."
Youngbae gli mise una mano sulla spalla
"A maggior ragione potevi parlargli"
Jiyong sospirò
"Sì forse avrei potuto"
Youngbae sorrise scuotendo la testa, uno dello staff si avvicinò ancora
"Possiamo far avvicinare un paio di imprenditori per una foto?"
Youngbae si voltò verso di loro
"Certo"
La serata finì, con champagne e congratulazioni in tutte le lingue, con foto, pacche sulle spalle e mani che si stringevano, e finì con Minjun che tornava in hotel fissando ancora incredulo la foto che aveva fatto quella sera, fissando ancora Jiyong che non gli aveva rivolto mezza parola.
Notes:
Feel free to left kudos and advices for the next chapters, thank you.
Chapter 9: Chapter 9
Summary:
"Ecco, questo è il momento in cui mi irrigidisco."
Minjun tornò ad essere bordeaux occhi bassi, cuore in tumulto.
"Scusi no-"
"Tranquillo, devo imparare a gestirlo"
Minjun guardò in basso «anche io» voleva risponde ma evitò.
Chapter Text
Jiyong era tornato a Seoul, Febbraio era arrivato con i suoi cinque gradi di temperatura taglienti, ed un cielo bianco come neve freddo ed Immobile, Jiyong lavorava a pieno ritmo, senza sosta, Power era già uscito, Too Bad era in fase di montaggio, e Drama lo aspettava come prossimo passo, il sedici febbraio si sarebbe anche presentato in anteprima su MBC TV "Good day", un progetto televisivo dove Jiyong incontrava personaggi di vari ambiti dello spettacolo, alcuni li conosceva, altri li aveva sentiti nominare, era un progetto stimolante, grande, complesso, che metteva in contatto più punti di vista dello stesso mondo. Insomma era impegnato, pieno, eppure in mezzo a tutto quel caos trovò il tempo quella sera di andare ad un esibizione d'arte contemporanea, aveva deciso di regalarsi un momento di respiro, Un’esibizione di Do Ho Suh, artista capace di piegare tessuti e spazi in installazioni che sembravano sospese tra memoria e sogno, La mostra si teneva al Museo Leeum, a Itaewon, Yongsan: una villa di vetro a più piani, circondata da un giardino con prato inglese.
Jiyong aveva deciso di andare, era stato inviato -come sempre- lui era sempre invitato ad eventi del genere, e pensò che una serata dove l'unica cosa a cui doveva prestare attenzione era vedere installazioni d'arte contemporanea, sarebbe stato un sollievo per la mente.
Si vestì, abiti casual, ma con quel tocco estroso che ormai era il suo marchio di fabbrica, uscì, la macchina volò per strada, di solito il museo era aperto dalle dieci del mattino fino alle diciotto ma quel giorno avevano fatto un eccezione.
Dentro, gente elegante parlava a bassa voce, flute di champagne tintinnavano. Era una serata mondana, intellettuale, quasi irreale. Jiyong si immerse tra le sale, a volte ascoltando spiegazioni, altre volte restando fermo in disparte, in silenzio, assorbendo forme e spazi. era una serata che gli stava facendo bene, salì al primo piano e lì lo vide, non se lo aspettava minimamente, non lì, non così, non in quel ambiente, anche perché cosa ci faceva un rookie idol in un posto del genere? Jiyong si avvicinò più per curiosità che per altro
"Hai la capacità meravigliosa di trovarti sempre nei posti in cui sono certo di non trovarti."
Minjun ebbe un sussulto, la frase uscì troppo diretta, forse anche un po' troppo intima, sicuramente troppo sfacciata, ma era G-dragon, a lui era permesso più o meno qualsiasi tipo di tono
"Jiyong sunbaenim"
Preso alla sprovvista il ragazzo fece un inchino abbastanza goffo, Jiyong rise di nuovo
"La tua agenzia ti ha detto di venire anche qui?"
Minjun era visibilmente imbarazzato
"No-.. no, io-.. ho deciso da solo, sono venuto da solo.."
Jiyong alzò un sopracciglio sorpreso
"Appassionato d'arte?"
"Appassionato più o meno-.. diciamo che mi piace molto ma non mi definisco un esperto"
Minjun si passava una mano sul collo già bordeaux
"Beh sei già più sincero di metà di loro."
E fece un segno verso un gruppetto di persone che discuteva bisbigliando in modo animato
"E lei sunbaenim è venuto da solo?"
Minjun gli dava del lei, ancora, e anche vero che Jiyong non gli aveva detto che poteva smettere di parlare con gli onorifici.. e non l'avrebbe fatto, almeno ancora per un po'..
"Sì, sono da solo, sono molto impegnato ultimamente avevo bisogno di non pensare, o meglio di pensare solo ad una cosa"
"E ci sta riuscendo?"
Jiyong bevve un sorso di champagne
"Direi di sì, sì."
"Il venticinque febbraio esce il suo album vero?"
Jiyong lo guardò
"Vero."
"Non vedo l'ora di ascoltarlo!"
Jiyong sbuffò divertito
"Sei sempre così entusiasta?"
"Lei è il mio idolo! Cioè è l'idol degli Idol! Quindi sì sono sempre così entusiasta quando si tratta di lei!"
"Siamo colleghi non-"
"Lei è un Dio."
Jiyong si fermò a metà parola ancora da completare, lo sguardo di Minjun era praticamente bruciante, intenso, sincero, quella frase, quelle quattro parole «Lei è un Dio» caddero tra di loro, Minjun vide Jiyong irrigidirsi leggermente, gli prese il panico «aveva sbagliato tutto? Sì forse aveva sbagliato tutto» Jiyong lo vide, gli occhi del ragazzo si aprirono come se si rendesse conto di quello che aveva appena detto
"No-.. cioè-.. mh-.. no-n, non intendevo-.."
Deglutì rumorosamente, un gruppetto di persone si avvicinò davanti all'opera dove erano loro
"Scusi!"
Minjun approfittò della gente per fare un inchino e praticamente fuggire, Jiyong rimase lì, immobile, si girò verso l'opera come gli altri, il flute tra le dita, i sorsi sempre più lunghi e lenti, non sapeva perché avesse reagito così, non era la prima volta che un hoobaenim in modo impacciato gli dicesse qualcosa del genere, allora perché si era irrigidito in quella maniera? Non riusciva a capirlo.
La serata era rovinata, ma non rovinata in senso catastrofico: perché Jiyong non riuscì più a rilassarsi, a non pensare, non era colpa di Minjun -che tra parentesi era sparito nel nulla- ma sua, il suo corpo aveva reagito.. male, o meglio in modo esagerato, troppo esagerato. Si era irrigidito come una statua di pietra e aveva fatto prendere un infarto a quel ragazzino che gli aveva semplicemente detto: «lei è il mio idolo» e lui come lo aveva ripagato? Facendolo fuggire come un leprotto impazzito.. «Jiyong-ha.. ma che..» sospirò, prendendo un altro flute di champagne.
Nel frattempo Minjun era scappato, e non in termini eleganti, con un inchino un sorriso formale ed una scusa per allontanarsi, no, no, si era dato alla fuga come se l'edificio stesse andando in fiamme e lui dovesse mettersi in salvo. Ringraziò di non avere manager o bodyguard alle calcagna, perché come glielo avrebbe potuto spiegare? Il passo rapido, i scalini fatti a due a due e il bordeaux che non si limitava al viso ma arrivava fino alla fine del collo.. Il fatto era che non sapeva mai cosa dire, mai come dirlo.
«Perché?!» Pensò mentre uscì in quel giardino con il prato inglese che ti faceva sentire in Inghilterra invece che nella rumorosa Yongsan
«Non mi riesco ad avvicinare.. non so che dire, non so come lo devo dire, come.. come si fa?»
Respirò profondamente, esattamente come tutti Minjun era cresciuto con il mito dei BIGBANG e del grande G-dragon, e come tutti aveva i poster sul muro da ragazzino. E come tutti quelli che volevano diventare Idol, quando gli veniva chiesto: "Chi è il tuo modello? Il sunbaenim per il quale hai un gran rispetto?" Minjun rispondeva sempre un solo nome: "G-dragon Sunbaenim" ed era vero, solo che da quando si erano incontrati per la prima volta mesi prima, in quel bagno ai MAMA, e poi sulla terrazza, e poi a Parigi, sembrava sempre che Minjun fosse impreparato, disarmato. Diceva cose che probabilmente a G-dragon non piacevano, perché lui reagiva sempre in modo strano, rigido, scostante, forse gli stava antipatico. Il pensiero gli mozzò il fiato, Stava antipatico a G-dragon? Forse non gli piaceva, forse reagiva così perché in fondo non voleva avvicinarsi, non voleva rompere la barriera di sunbaenim - hoobaenim, non voleva diventare un "hyung" per Minjun, però... si era avvicinato lui, giusto? Durante quella sera, Minjun non l'aveva neanche notato: era lui che si era avvicinato..
«Hai la capacità meravigliosa di trovarti sempre nei posti in cui sono certo di non trovarti», gli aveva detto, una frase che trasudava l'essenza di G-dragon, l'unico che probabilmente avrebbe potuto dire una cosa del genere senza risultare un cretino da K-drama..
E allora perché? Forse era stato troppo sincero? Troppo onesto? Forse le leggende non volevano sentirsi dire di essere leggende? Minjun camminava avanti e indietro per il giardino, si stava logorando, letteralmente, anche solo al pensiero che, se fosse rientrato, l'avrebbe sicuramente incrociato di nuovo.
Dopo l'uscita di scena imbarazzante di poco prima, non avrebbe avuto la forza di guardalo in faccia. Ma si sa: il destino, il fato, la vita e l'universo, erano esseri superiori, beffardi e spiritosi. Perché mentre Minjun si interrogava sul dilemma amletico - «Entro o me ne torno a casa e la chiudiamo qui?» - una voce lo fece sobbalzare per la seconda volta quella sera.
"Minjun?"
«Ani.. ti prego, ti prego, jebal.. no..» e invece sì, perché quando si girò, Jiyong era lì, sigaretta alla mano, accendino nell'altra
Minjun sospirò
"Sunbaenim.."
Jiyong lo guardò e a quel punto disse una cosa che fece mancare il respiro a Minjun, tanto che addirittura pensò di aver sentito male.
"Hyung. Chiamami Hyung. Jiyong hyung.."
Minjun era sul punto di cascare per terra
"Co-.. come dice scusi?"
Jiyong rise
"Dopo quell'uscita di scena plateale poco fa, ti sei guadagnato il diritto di chiamarmi hyung."
Minjun voleva morire.
"Ah-.. ehm io.. cioè -.. non, mh.."
"Fumi?"
Jiyong chiese, mentre aspirava.
"Ani.. non possiamo.."
Jiyong rise.
"Giusto rookie idol.."
"Lei fuma da sempre, invece.."
Jiyong lo guardò
"Ecco, questo è il momento in cui mi irrigidisco."
Minjun tornò ad essere bordeaux occhi bassi, cuore in tumulto.
"Scusi no-"
"Tranquillo, devo imparare a gestirlo."
Minjun guardò in basso «anche io» voleva risponde ma evitò.
"Non mi sono offeso per prima comunque."
Minjun era già pronto a sotterrarsi, era ovvio che sarebbe riuscito fuori
"Mi dispiace, non volevo, non so-.. mi scusi, cioè scusa.."
«Non hai fatto nulla di male. Respira, Minjun-a.»
«Minjun-a», non Minjun-ssi, non hoobaenim, ma Minjun-a… Cercava di non farlo trasparire troppo, eppure, in tutti i suoi venticinque anni, quello era il giorno più felice della sua vita.
Rimasero fermi, entrambi sferzati dal vento gelido invernale, Jiyong con la sigaretta tra le labbra ed un sorriso impercettibile sul volto quasi un invito verso Minjun a tranquilizzarsi, e Minjun che lo guardava come un bambino che vede il suo sogno diventare realtà, perché quella sera G-dragon Sunbaenim era diventato Jiyong hyung.
Chapter 10: Chapter 10
Summary:
Lui e Minjun avevano iniziato a scriversi dopo l’ultima volta che si erano visti — a febbraio, durante quella famosa mostra.
Da quel momento in poi, i numeri erano stati scambiati, e con loro anche i messaggi.
Chapter Text
[Minjun 🌱] (10:22)
Congratulazioni per Übermensch!! 🔥
Ascoltato tutto, sei un genio 😭💛
[Jiyong hyung 🐉] (10:25)
Grazie, Minjun-ha 🙏🏻
(pausa di un minuto)
(10:26)
Fa sempre piacere ricevere complimenti dal mio fanboy numero uno...
Jiyong posò il telefono.
Cosa stava facendo, esattamente?
Flirtava con un ragazzino.
Un hoobae, uno che diventava color bordeaux ogni volta che Jiyong lo guardava.
«Jiyong-ha, ma che—»
Il pensiero venne interrotto da una nuova notifica.
[Minjun 🌱] (10:31)
Allora, la prossima volta mi firmi la copia.
Visto che, ovviamente, l’ho comprato. 😉
«La prossima volta» diceva lui.
Jiyong aveva ancora il telefono in mano.
Doveva rispondere? Continuare con quel sottile sottinteso che si era creato tra loro?
Lui e Minjun avevano iniziato a scriversi dopo l’ultima volta che si erano visti — a febbraio, durante quella famosa mostra.
Da quel momento in poi, i numeri erano stati scambiati, e con loro anche i messaggi.
Non sempre, non troppo.
Giusto quanto bastava per esserci: ogni tanto un come stai?, un che stai facendo?, un sei a Seoul?
Conversazioni leggere, senza pretese.
Eppure, ogni tanto, c’erano momenti come questo.
Momenti in cui il tono cambiava appena, dove tra le parole si tendeva un filo invisibile, quasi impercettibile, ma sempre più presente.
Jiyong non rispose.
Non poteva.
Perché cosa avrebbe potuto dirgli?
«Te lo firmo, vediamoci?»
«Quando hai tempo ti offro un pranzo?»
No.
Non poteva.
Così visualizzò il messaggio, reagì con un pollice alzato
una risposta neutra, quasi fredda.
La giornata continuava: prove per il tour, contatti con il team per le reazioni ai videoclip di Too Bad e Drama, usciti in contemporanea con il disco.
Ma, ogni tanto, il telefono gli tornava in mano.
E quella chat, quel pollice alzato, continuava a tormentarlo.
Fu Jaeho a notarlo.
"Tutto bene, Jiyong-ha?"
"Mh… tutto bene"
rispose Jiyong, con un sorriso appena accennato.
"Sei stanco? Hai dormito oggi?"
"Ho dormito… sono stanco il giusto"
ammise lui.
Non era la stanchezza il problema.
Era un pensiero. Piccolo, piccolissimo.
Ma che iniziava a farsi sempre più strada nella sua mente: «E se ci vedessimo?»
E se organizzassi una cena con anche altri colleghi e lui ci finisse casualmente in mezzo?
Jiyong si odiava un po’ per questo.
Perché quell’idea, che all’inizio sembrava folle, stava diventando sempre meno irrealistica… e sempre più concreta nella sua testa.
I giorni passavano, pieni di prove per il tour, appunti per le coreografie, note del team riguardo le reazioni dei videoclip.
Si parlava del palco, di come dovevano succedere le cose durante lo show: in che punto, in che modo, con quale gesto di Jiyong si sarebbe accesa una luce o sarebbero uscite fiamme dal pavimento.
Eppure, quel pensiero… quel pensiero era ancora lì.
La cena con Minjun era ormai diventata quasi un’idea fissa.
Poi però subentrava la parte razionale: «Avrà delle schedule, degli impegni con il gruppo. Non posso. Non è fattibile. Non è possibile.»
Ma appena lo pensava, un’altra vocina dentro di lui sussurrava: «Non è possibile… sei sicuro?»
Era ormai un loop, lavorava, pensava alla cena, si diceva che era una follia, e poi ci ripensava di nuovo..
Fu Minjun a rompere quel loop infinito una mattina, con un semplice messaggio
[Minjun 🌱] (11:07)
Hyung nel videoclip di Drama canti tipo in 4 lingue!!!
Jiyong sorrise appena, il telefono ancora caldo tra le mani.
Minjun riusciva sempre a comparire nei momenti più strani, anche solo con un messaggio innocente, eppure…
«Quattro lingue…» ripeté mentalmente, scuotendo appena la testa.
Non era la cosa più importante del giorno, eppure sentì un piccolo brivido di orgoglio mescolarsi a un pensiero più… personale.
Cosa avrebbe dovuto rispondere?
«Sì, ho cantato in quattro lingue, grazie per averlo notato» sembrava troppo formale.
«Grazie! Sei sempre attento ai dettagli..» sembrava più divertente… però pericolosamente ammiccante.
Alla fine, digitò qualcosa di semplice, con un tono leggero:
[Jiyong hyung🐉] (11:09)
Allora è vero, sei proprio il mio fan numero uno..
Si fermò un attimo prima di inviare.
E poi, con un piccolo sorriso, schiacciò Invia.
Il loop nella sua mente si era spezzato, sostituito da un senso di leggerezza… e da quella piccola, sottile tensione che solo Minjun riusciva a provocare.
Quello era il momento, pensò Jiyong.
Se voleva prendere la palla al balzo, quella era l’occasione.
L’occasione per chiedergli, in modo casuale, se avesse impegni, quali fossero i suoi giorni liberi.
Quella era l’occasione.
Se voleva davvero organizzare qualcosa, doveva agire in quel preciso istante.
Prese il telefono e digitò
[Jiyong hyung 🐉] (11:25)
Minjun-ha tu ed il tuo gruppo state lavorando sodo ultimamente?
Si fermò, rileggendo il messaggio.
Troppo diretto? No, perfetto. Semplice, casuale… il sottotesto era lo hyung che si interessava se il suo dongsaeng stesse lavorando troppo.. se stesse mangiando, se stesse dormendo a sufficienza..
Inviò.
Poi posò il telefono accanto a sé, cercando di concentrarsi sulle prove.
Ma, mentre muoveva le gambe seguendo il ritmo della musica, non riusciva a scrollarsi di dosso la piccola eccitazione del momento: quel messaggio era il primo passo.
E suo malgrado già si chiedeva quale sarebbe stata la risposta di Minjun.
La risposta arrivò più o meno mezz’ora dopo.
[Minjun 🌱] (12:05)
Ci stiamo preparando per il comeback, ma è ancora tutto per lo più concettuale. I ritmi non sono ancora serrati. Perché?
Ovviamente, perché.
Era normale chiederglielo.
Perché Jiyong si stava interessando alle sue schedule e ai suoi impegni?
Jiyong rispose, buttandola sul vago.
[Jiyong hyung 🐉] (12:08)
Ma niente… sto pensando di organizzare una cena con alcune delle persone che ho conosciuto quest’anno tramite Good Day e altri eventi a cui ho partecipato. Pensavo di chiederti se fossi libero, per contarti…
[Minjun 🌱] (12:13)
Anche se non fossi libero, mi libererei hyung…
E subito dopo un altro messaggio:
[Minjun 🌱] (12:13)
Contami. Se ti fa piacere, a me farebbe molto piacere.
Eccolo lì, quel flirt sottile che tornava.
Jiyong si ritrovò a sorridere.
E no… non era una cosa positiva.
Non lo era per niente.
Contami, diceva.
Se ti fa piacere, diceva…
Jiyong scosse la testa mentre rimetteva il telefono in tasca.
Apparentemente aveva una cena da organizzare.
Chapter 11: Chapter 11
Summary:
Jiyong volle ridere, un suono silenzioso che non osava uscire. Come spiegargli che quella serata era stata organizzata principalmente per lui? Non era un semplice “Grazie per aver considerato anche me” : Minjun era il centro di tutto, e tutti gli altri erano solo il contorno. Come poteva farlo capire senza rovinare la fragilità di quel momento?
Chapter Text
Esattamente una settimana dopo, Jiyong aveva organizzato tutto. Nonostante i mille impegni, non aveva perso tempo. Aveva scelto come location l’Hankook n Seoul Tower a Yongsan: elegante, raffinata al punto giusto, con una vista panoramica sulla città, che, illuminata di notte, prometteva di lasciare senza fiato, e aveva invitato persone con cui, durante quell’anno, aveva lavorato e conosciuto, con cui si trovava davvero a suo agio. I primi a ricevere l’invito furono Hwang Kwang-hee, Jung Hae-in e Im Si-wan.
Tutti e tre erano nati lo stesso anno di Jiyong, e Kwang-hee addirittura nello stesso mese. Li aveva chiamati più per egoismo che per altro: sapere che ci sarebbero stati anche suoi coetanei lo faceva sentire più tranquillo.
Poi era passato a Kim Hee-nim, più noto come Kian84, attore e sceneggiatore. Lo trattava come un dio. Non si erano ancora avvicinati molto, ma c’era qualcosa in lui che Jiyong trovava incredibilmente simpatico, un’aria genuina e rilassata che metteva a proprio agio.
Dopo Hee-nim, il telefono aveva squillato per Hong Jin-kyung: imprenditrice, modella, presentatrice, comica e attrice. Poliedrica, brillante, capace di strappare risate sincere anche nei momenti più seri. Jiyong sorrise solo a pensarci: quel tipo di risate, spontanee e di cuore, erano rare e preziose.
Non si era dimenticato di Seungkwan e Hoshi dei Seventeen, né di Yoon Do-woon dei Day6. Li aveva invitati principalmente per Minjun, venticinquenne, nato nel duemila. Voleva che ci fosse qualcuno vicino alla sua età, così il ragazzo non si sarebbe sentito un bambino in mezzo a persone più grandi.
Aveva pensato a ogni dettaglio. Sarebbe stata una cena semplice, amichevole, dove Jiyong avrebbe potuto chiacchierare con Minjun senza sentirsi fuori posto. Tutto sembrava perfetto: un piccolo piano geniale per avvicinarsi senza avvicinarsi troppo, un equilibrio sottile tra calcolo e spontaneità…
I giorni scivolarono via velocemente, e senza quasi rendersene conto, arrivò venerdì: il giorno della cena. Jiyong si aggirava nella sua cabina armadio—più una stanza vera e propria che un semplice spazio per i vestiti—tra scaffali colmi di abiti di ogni tipo, da giacche eleganti a magliette ordinarie.
Non voleva esagerare. Cercava un equilibrio: casual, ma curato. Forse una giacca leggermente elegante sopra una maglietta semplice, pantaloni scuri e un cappellino. Magari un paio di sneaker personalizzate, qualche anello, una collana… il solito.
Eppure, sapeva che c’era di più. Ci stava mettendo più tempo del previsto a scegliere, perché Minjun sarebbe stato lì. L’avrebbe visto. Immaginava già il suo sguardo, chissà come si sarebbe vestito lui. Quel pensiero suo malgrato gli fece saltare un battito, tra l’ansia e l’eccitazione, cercava di minimizzare ma la scelta di quell’outfit aveva un peso specifico.
Jaeho, come sempre, l’accompagnò. Non disse una parola, e Jiyong cercava disperatamente di apparire calmo, mentre dentro di sé il cuore batteva più veloce di quanto volesse ammettere. Più si avvicinavano a Yongsan, più le sue mani diventavano calde e sudate.
"Organizzare una cena in mezzo a tutti i tuoi impegni… con il tour in preparazione e tutto il resto…"
mormorò Jaeho, la voce velata di un misto tra stupore e ammirazione.
"Un gesto alquanto audace…"
"A fine marzo inizia il tour."
rispose Jiyong, cercando di mascherare l’ansia,
"E ci tenevo a… passare una serata tranquilla… finché posso".
Jaeho non domandò oltre. Ma bastava guardare Jiyong per capire che quella “serata tranquilla” si prospettava tutt’altro che calma.
Jiyong gliene fu grato. Non era pronto a dire ad alta voce che c’era di più sotto la superficie di quella cena, che non era solo un incontro tra amici e che il suo nervosismo aveva un motivo preciso.
Quando Jaeho gli aprì lo sportello della macchina, Jiyong si rese conto di non essere stato il primo ad arrivare. Davanti all’ingresso, tra le luci soffuse del parcheggio, una voce squillante lo raggiunse subito.
"Ji-yong-nim!"
Jiyong alzò lo sguardo e scoppiò a ridere.
"Ya! Ji-yong-nim? Potrei offendermi, lo sai!"
Kwang-hee rise a sua volta, avvicinandosi a passi leggeri
"Ya, Jiyong-ah! Grazie per avermi invitato."
Kwang-hee era sempre stato così — solare, esuberante, incapace di contenere la sua energia. Aveva la stessa età di Jiyong, ma ogni volta sembrava quasi incredulo di ricevere attenzioni da lui, come se quel legame fosse un piccolo privilegio.
"Beh, almeno ci vediamo in un posto che non è di lavoro"
disse Jiyong con un sorriso.
"Hai ragione."
rispose Kwang-hee, piegando appena il capo, come se fosse davvero grato di esserci.
Pochi minuti dopo, due figure familiari si avvicinarono dall’altra parte del parcheggio: Jung Hae-in e Im Si-wan, fianco a fianco.
"Ya! Siete venuti con la stessa macchina?"
gridò Kwang-hee, alzando un sopracciglio.
"No, no, ci siamo incontrati poco più in là"
rispose Hae-in con un piccolo sorriso.
"L’88 Club è al completo stasera"
commentò Jiyong, cercando di nascondere la soddisfazione nella voce.
"Chi altro hai invitato?"
chiese Si-wan.
Kwang-hee scoppiò a ridere.
"Tu hai una cena e non sai nemmeno chi c’è?!"
"Jiyong mi ha detto che c’eravate voi, e mi è bastato."
replicò Si-wan, tranquillo come sempre.
Jiyong sorrise.
"Ho invitato anche Kian84, Hong Jin-kyung, Seungkwan e Hoshi, Do-woon e… Minjun."
A quelle ultime parole, sia Hae-in che Si-wan alzarono lo sguardo quasi in contemporanea.
"Scusa, chi?"
"Yaa! Come chi! Lee Minjun!"
intervenne Kwang-hee, scandalizzato
"È il leader degli Oblivion! Hanno debuttato un paio d’anni fa, e quest’anno hanno pure vinto un MAMA! Ya!"
Jiyong non disse nulla, ma un piccolo sorriso gli sfiorò le labbra. In cuor suo, fu grato a Kwang-hee per aver risposto al posto suo.
Kwang-hee però lo guardò
"Però onestamente non pensavo che lo conoscessi.."
Non ci fu tempo né per la risposta né per altre domande perché una voce gentile li raggiunse da dietro.
"Annyeonghaseyo! Scusate il ritardo, spero non steste aspettando me."
Do-woon dei Day6 si avvicinò con passo leggero e un sorriso sincero.
"No tranquillo, non sei l’ultimo"
disse Jiyong
"Allora, come va?"
"Bene, si lavora sodo, hyung, come sempre."
Jiyong annuì, ma il suo sguardo vagava tra le luci di Seoul, oltre i vetri illuminati della torre. Minjun non era ancora arrivato.
"Sentite"
propose, cercando di distrarsi,
"Vogliamo iniziare a entrare? Almeno aspettiamo gli altri al caldo."
"Assolutamente sì!"
rise Kwang-hee.
"Anche perché devi fare un tour: ci manca solo che ti becchi un’influenza proprio adesso!"
Le loro risate si persero tra il brusio del traffico e il vento di inizio marzo, mentre il gruppo si avviava verso l’ingresso. Solo Jiyong, dietro di loro, rallentò un istante.
Il suo cuore batteva più forte del solito. Minjun non c’era ancora… ma presto sarebbe arrivato.
La sala era stata riservata solo per loro. Le luci soffuse creavano un’atmosfera calda, mentre la città illuminata sotto di loro brillava come un mare di luci tremolanti. Ogni vetrata era una piccola finestra sul mondo, una meraviglia che sembrava uscita da un film.
"Hyung, è pazzesco…"
mormorò Do-woon, guardandosi intorno con gli occhi che riflettevano le luci della città.
Jiyong sorrise, facendo un gesto ampio verso i posti a sedere.
"Prego, mettetevi comodi dove volete."
Come sempre, finì a capo tavola. Accanto a lui, a destra, Kwang-hee; a sinistra, Jung Hae-in. La conversazione scorreva leggera: risate, domande sul lavoro, sul tempo libero, sui piccoli avvenimenti degli ultimi giorni. Ma Jiyong non riusciva a staccare gli occhi dall’ingresso.
Poi una voce familiare lo raggiunse, facendolo sorridere all’istante.
"Sono diventata una VIP! Sono stata invitata a una cena da G-Dragon in persona!"
esclamò Jin-kyung entrando, agitando le mani con entusiasmo.
"Ya, noona!"
rise Jiyong, sentendo il calore della sua energia contagiosa.
"Come stai? Mangi? Dormi? Ti nutri a sufficienza?"
continuò lei, con quel misto di preoccupazione e affetto che lo faceva sentire subito a casa.
Jiyong rise ancora, più rilassato.
"Tutto apposto, non ti preoccupare. E tu come stai?"
"Come al solito"
rispose lei, sistemando la borsa piena che tintinnava
"Con l’allergia alle porte, ma sono proprio contenta di vederti stasera!"
Jiyong inclinò leggermente il capo, sorridendo genuino.
"Sono contento che tu abbia trovato il tempo, e che sia venuta, noona."
Mentre gli altri chiacchieravano e ridevano, Jiyong si perse per un momento nell’osservare la città sotto di loro. Le luci tremolanti sembravano riflettere il suo stesso stato d’animo: eccitazione, nervosismo, ma anche una calma sottile. Qualcuno mancava ancora… e il pensiero di Minjun lo fece sorridere, impercettibilmente, come un piccolo segreto tra sé e la città illuminata.
Kian84 arrivò qualche minuto dopo, con la solita aria goffa da elefante in una cristalleria. Appena vide Jiyong, fece un passo esagerato e quasi si inginocchiò ai suoi piedi. Jiyong rise, scuotendo la testa. Insomma, il solito.
Pochi istanti dopo entrarono gli ultimi ospiti. Jiyong sentì le mani diventare improvvisamente sudate.
Seungkwan e Hoshi arrivarono saltellando come sempre, pieni di energia contagiosa, sorrisi larghi e occhi brillanti. Sembravano come cuccioli elettrici ogni volta che erano con Jiyong, E dietro di loro… LUI.
"Hyung, abbiamo incontrato Minjun-ha giù."
disse Seungkwan, ancora ridendo.
"Aveva paura a salire da solo, ma era giù da tipo più di un quarto d'ora!"
Tutti risero, Jiyong sorrise, cercando di contenere la tensione.
"Come state, ragazzi?"
"Non ci posso credere, hyung! Non ci posso credere!!"
esclamò Hoshi, incapace di stare fermo nemmeno per un secondo. Jiyong rise e fece un cenno con il capo.
"Sedetevi."
Obbedirono subito, ma Jiyong non riusciva a distogliere lo sguardo dall’ingresso.
Minjun avanzò lentamente, con passo misurato. Indossava una felpa larga nera, jeans e scarpe da ginnastica: semplice, elegante, discreto.
"Hyung, buonasera."
La sua voce era bassa, quasi incerta. Jiyong sentì un brivido di nervosismo. Forse aveva invitato troppe persone? Forse aveva sbagliato tutto?
"Buonasera… come va? Ci hai messo tanto ad arrivare?"
chiese Jiyong, cercando di mostrarsi tranquillo.
Minjun scosse la testa.
"Tutto bene… no, ehm… una mezz’oretta… non è lontano."
Un silenzio carico di tensione scese sulla stanza. Jiyong inspirò lentamente, cercando di calmarsi.
"Vieni, siediti."
Minjun lo seguì e si accomodò vicino a Seungkwan e Hoshi, che già, per fortuna, lo trattavano come uno di loro.
Jiyong respirò a fondo, un misto di sollievo e eccitazione. Finalmente, la serata poteva iniziare.
Il sollievo durò poco. Tutto era perfetto, la cena procedeva senza intoppi e i piatti arrivavano uno dopo l’altro, fumanti e profumati. Gli antipasti—Kimchi croccante, Namul aromatico, Gamja jorim speziato e Jeon dorato—riempivano la tavola di colori e aromi. Poi arrivarono le portate principali: Bulgogi succulento, Samgyeopsal dorato sulla griglia, Kimchi jjigae e Doenjang jjigae fumanti, e Galbi jjim morbido e saporito. Jiyong non aveva badato a spese: il tavolo era un trionfo di prelibatezze, un piccolo paradiso di sapori.
Il Makgeolli dolce e il soju forte sciolsero lentamente la tensione, rendendo l’atmosfera più calda e distesa. Le risate si mescolavano al tintinnio dei bicchieri e al rumore delle bacchette sul piatto, creando un ritmo leggero e piacevole.
Eppure, più di una volta, Jiyong si ritrovò a cercare Minjun con lo sguardo. Il ragazzo parlava e mangiava, certo, ma sembrava distante, come se fosse in un’altra stanza. La postura rigida, le mani che si muovevano con cautela e lo sguardo attento lo tradivano: sembrava partecipare a una cena di lavoro più che a una serata tra amici.
Improvvisamente, Kwang-hee si schiarì la gola e alzò il bicchiere.
"A Jiyong-ha, che è tornato con Übermensch e sta per partire in tour! Bentornato al Re del K-pop!"
Tutti applaudirono, tra risate e grida di approvazione. Jiyong si coprì il volto con il bicchiere, bevendo un sorso per nascondere il rossore che gli saliva alle guance.
"Quando parti per il tour, hyung?"
chiese Seungkwan, con la bacchetta sospesa a mezz’aria.
"Il 29 e 30 Marzo, le prime due date al Goyang. Siete tutti invitati, ovviamente."
"Ci invita al Goyang Stadium come fosse casa sua"
commentò Kian84, scuotendo la testa con un sorriso ironico.
"Ah, ecco perché hai organizzato la cena stasera! Per dirci addio, visto che chissà quando ti rivedremo!"
esclamò Jin-kyung.
Jiyong rise.
"Esagerata, no. L’ho organizzata perché mi faceva piacere, ecco tutto."
Le battute si mescolavano alle risate, i piatti si svuotavano, le bocche si riempivano di cibo e di chiacchiere. Quando mancava solo il dessert, tutti si dispersero: alcuni si avvicinarono alle vetrate a contemplare la città illuminata, altri continuarono a chiacchierare tra loro.
Jiyong colse l’occasione per allontanarsi e andare a fumare. Vide Minjun seduto da solo, con il viso rivolto verso la vetrata, assorto nel panorama. Ogni tanto i riflessi delle luci della città si riflettevano sui suoi occhi, e Jiyong sentì un brivido lungo la schiena.
"Scusami."
disse, avvicinandosi lentamente.
Minjun sobbalzò appena.
"Come?"
"Scusami… dovevo rendermi conto che non conoscevi nessuno e che non ti saresti trovato a tuo agio. Scusa…"
"No, no… ehm… non fa niente, veramente. È una bella serata, è stata una bella serata."
Mentiva, Jiyong lo percepì subito. La tensione nei suoi gesti, la voce leggermente incerta, tutto parlava più forte delle parole.
"Anzi, forse ti dovrei dire grazie per avermi invitato… hai considerato anche me stasera."
Jiyong volle ridere, un suono silenzioso che non osava uscire. Come spiegargli che quella serata era stata organizzata principalmente per lui? Non era un semplice “Grazie per aver considerato anche me” : Minjun era il centro di tutto, e tutti gli altri erano solo il contorno. Come poteva farlo capire senza rovinare la fragilità di quel momento?
Jiyong tirò fuori la sigaretta.
"Mi fai compagnia mentre fumo?"
Minjun sorrise, per la prima volta davvero quella sera.
"Se non ti disturbo, certo."
Jiyong ricambiò il sorriso e si allontanarono un po’ dal tavolo, lontani dal brusio degli altri ospiti. Jiyong diede la prima aspirata, poi esalò lentamente il fumo.
"Sei più coraggioso dietro uno schermo…"
buttò lì, a metà tra battuta e osservazione.
"Non è sempre così? I leoni da tastiera esistono per questo motivo, no?"
rispose Minjun, con un filo di ironia.
Jiyong sorrise, inclinando leggermente la testa.
"E tu sei un leone da tastiera?"
Minjun sospirò, guardando il fumo dissolversi nell’aria.
"Sono uno che non sa mai bene cosa dire…"
"Benvenuto nel club."
replicò Jiyong con un mezzo sorriso, divertito.
Si fermarono entrambi a osservare la città da lassù. Dall’alto, le luci della metropoli sembravano una distesa di stelle luccicanti, sospese sotto di loro.
"Vai in tour quindi…"
chiese Minjun, con voce più bassa, quasi timorosa di interrompere il silenzio.
"Dopo otto anni… chissà come andrà.."
ammise Jiyong, soffiando un filo di fumo verso l’alto.
"Non ti nego di avere… ansia. E non quella positiva."
"Hai paura?"
Jiyong sospirò, il peso dei pensieri evidente nei suoi occhi.
"C’è un’aspettativa altissima attorno a questo tour, attorno a me… attorno a tutto ciò che farò in questo tour…"
Si strinse un po’ nelle spalle, ma non staccò lo sguardo dalla città illuminata sotto di loro. Il silenzio calò, pieno di parole non dette e di tensione condivisa, come se quel momento fosse solo di loro due.
"Tutti ti aspettavano."
disse Minjun, la voce bassa ma sincera.
"Non importa cosa farai, l’importante è che sei tornato…"
Jiyong avrebbe voluto spiegare quanto non fosse esattamente così, quanto lui venisse misurato secondo un altro metro di valutazione, fatto di aspettative e pressione costante. Ma evitò.
Minjun aveva venticinque anni e stava cercando di rassicurarlo. Non voleva scaricargli addosso tutte le sue paure. Non quella sera. Non così.
"Speriamo tu abbia ragione."
mormorò Jiyong, lasciando che le parole si sciogliessero nel silenzio della città illuminata.
Poi Jiyong cambiò argomento, più leggero, più casual.
"Ti è piaciuto il cibo? C’eri mai stato qui?"
"Non c’ero mai stato."
rispose Minjun, gli occhi ancora pieni di curiosità.
"Il cibo era buonissimo… non ho mai mangiato un Bulgogi così."
Jiyong sorrise, un po’ orgoglioso, un po’ imbarazzato.
"Almeno una cosa giusta l’ho fatta allora…"
"Cosa?"
"Niente."
disse lui, scrollando leggermente le spalle.
"Sono contento."
Si scambiarono un sorriso complice, e per un istante tutto il resto della cena, tutti gli altri ospiti, le luci e le risate, sembrarono lontani. C’erano solo loro due, sospesi tra fumo, città e silenzi condivisi, come se il mondo intero si fosse ridotto a quel piccolo angolo sopra la metropoli.
La serata si concluse tra pacche sulle spalle, ringraziamenti e promesse di rifarlo presto. Uno dopo l’altro, tutti se ne andarono, finché nella sala rimase solo Minjun.
Jiyong lo guardò, accennando un sorriso.
"Sai, questo sembra fatto apposta…"
Minjun ricambiò appena.
"Forse è fatto apposta."
Jiyong rise piano.
"Perché?"
"Perché cosa?"
"Eh, perché è fatto apposta? Volevi rimanere solo con me?"
Minjun esitò un istante, poi lo guardò dritto negli occhi.
"Volevo capire perché mi hai invitato stasera. In una cena dove io… non c’entravo nulla."
Jiyong cercò di mantenere un tono leggero.
"Ho invitato tutti quelli con cui ho fatto amicizia quest’anno."
"Ah… quindi io e te abbiamo fatto amicizia quest’anno?"
Jiyong si fermò, accennando un sorriso che non arrivò del tutto agli occhi.
"No?"
Minjun abbassò lo sguardo, la voce quasi un sussurro.
"Non lo so. Io non so mai cosa dire o cosa fare quando parliamo…"
"Beh, mi sembra che te la stia cavando alla grande adesso."
rispose Jiyong, cercando di spezzare la tensione.
Un attimo di silenzio.
"Devi andare via?"
chiese Minjun, guardando distrattamente verso il bodyguard di Jiyong, che li osservava a distanza.
"Dovrei."
rispose Jiyong, abbassando lo sguardo.
"Domani ho le prove per il tour."
Minjun annuì piano, distogliendo lo sguardo.
"Mh…"
Jiyong restò in silenzio un attimo, poi prese il pacchetto di sigarette dal tavolo.
"Però prima di andare via… potrei fumarmi l’ultima sigaretta."
Minjun sorrise, appena.
Jiyong se l’accese, inspirando lentamente.
Erano soli, finalmente.
Jiyong, in cuor suo,
l’aveva sperato fin dall’inizio.
Voleva parlare. Capire. Studiarlo.
E Minjun, con quello sguardo calmo e curioso, sembrava avere la stessa intenzione.
La serata, paradossalmente, cominciava proprio adesso.
Chapter 12: Chapter 12
Summary:
Minjun scosse la testa, ridendo.
"Sei terribile."
"Colpa tua."
disse Jiyong, un sorriso malizioso sulle labbra.
"Quando mi trovo a mio agio con qualcuno, divento così."
Minjun esitò un attimo, poi sorrise.
"Quindi dovrei sentirmi onorato?"
Jiyong inclinò leggermente la testa, divertito.
"Forse… o forse dovresti renderti conto che ti sei messo in un bel guaio, Minjun-ha."
Chapter Text
L’ultima sigaretta diventò la seconda, poi la terza. Alla fine, Jiyong smise di fingere e si rimise il pacchetto e l’accendino in tasca.
"Te lo giuro, hyung.."
continuò Minjun, con gli occhi ancora pieni di entusiasmo
"E poi ci facevano fare le prove tipo… succede un imprevisto mentre siete sul palco, tipo VA A FUOCO! Voi cosa fareste? E noi tipo… non lo so, correre e metterci in salvo? Cioè, che cosa si aspettava che avremmo risposto… buttarci tra le fiamme?"
Jiyong scoppiò a ridere, un suono genuino che non provava da tempo.
"Io avrei risposto uguale…"
"Lo vedi! Esatto!!!"
Esclamò Minjun, ridendo anche lui.
"Beh, comunque.."
riprese Jiyong, ancora sorridendo,
"Questi tipi di domande ci sono sempre state. Solo che a noi dicevano: anche se lo studio va in fiamme, voi continuate con l’esibizione…"
"Sul serio?"
"Mh… c’era meno… attenzione, meno scrupoli, ecco."
Minjun sospirò, osservando il fumo dissolversi nell’aria.
"Beh, se noi possiamo avere un minimo di libertà adesso, è grazie a voi… che avete sofferto prima di noi."
Jiyong sorrise, sentendo un calore strano al petto, tra orgoglio e nostalgia.
"Senti… quando abbiamo parlato la prima volta, post-MAMA a Los Angeles… tu mi hai detto che avevi portato una mia canzone all’audizione… Superstar… mi hai detto che quell’EP l’avevi ascoltato molto… perché?"
Minjun lo fissò, lo sguardo serio e un po’ esitante.
"Perché mi sembrava impossibile che uno che era un Dio si sentisse così… dentro."
Jiyong rimase con la sigaretta sospesa tra le dita, guardando il fumo salire verso il soffitto. Silenzio.
"E invece… anche gli dei sanguinano, hai visto…"
disse lui, la voce bassa, un mezzo sorriso malinconico sulle labbra.
Minjun annuì, quasi con un sospiro.
"Sai che io, paradossalmente, per essere un idol… sono vecchio?"
"Vecchio?"
"Mh… ero il più vecchio dei trainee… e anche il più vecchio a debuttare…"
Jiyong lo osservò attentamente.
"Ho letto il tuo profilo… hai partecipato a vari programmi TV…"
"Senza risultati."
"E cosa c’entra con il mio EP?"
Minjun inspirò profondamente, come se stesse liberando un peso.
"Perché nel 2017 io ero lì… e ti sentivo cantare e pensavo… forse dovrei lasciar perdere, forse è un segno se non riesco a raggiungere questo obiettivo. Forse è un bene addirittura, Perché guarda lui… ha tutto, ma è completamente distrutto…"
Jiyong rimase immobile, la sigaretta quasi dimenticata tra le dita. Le parole di Minjun vibravano nell’aria come un'eco silenzioso.
"Minjun…"
Minjun si voltò, imbarazzato, le mani nervose.
"Scusa… non dovevo. Ho detto troppo. Non volevo mancarti di rispetto… mi dispiace. Forse è meglio che andiamo… si è fatto tardi e—"
Jiyong lo fermò, con lo sguardo fisso e deciso, un sorriso appena accennato.
"No. Sono finiti i tempi in cui mi dicevi quello che pensavi in faccia… e poi scappavi via."
Rimasero lì, soli. La città scintillante sotto di loro, le luci che tremolavano come stelle lontane. Il fumo della sigaretta si dissolse nell’aria, e per la prima volta quella sera… il tempo sembrava fermarsi sul serio.
Jiyong inspirò lentamente, la sigaretta tra le dita.
"Questo mondo è bellissimo, ma anche brutale… come tutte le cose nella vita. Non è tutto bello, ma non è neanche l’inferno. Sei tu che devi decidere cosa essere e come essere. Io… io non ho mai dato la colpa a questo mondo, ma a me stesso."
Minjun lo osservava, silenzioso, poi parlò piano.
"Forse… non avresti dovuto. Forse avresti dovuto scaricare qualche responsabilità anche sul mondo che ti circondava."
Jiyong rise piano, un suono lieve che sembrava quasi perplesso di se stesso.
"È difficile. Non so farlo. Perché, nonostante tutto, io voglio bene a questo mondo. Ci vivo, ci sono cresciuto da quando avevo nove anni. Dargli la colpa di avermi fatto diventare così… mi farebbe sentire ingrato."
Minjun annuì, con uno sguardo sincero.
"Sei affezionato a questo mondo tanto quanto questo mondo è affezionato a te, hyung…"
Jiyong sorrise, gli occhi persi nei riflessi delle luci della città sotto di loro.
"La relazione più lunga che io abbia mai avuto… tossica a volte, ma la più lunga e vera, senza dubbio…"
Minjun allora si fece coraggio. Era un colpo nel buio, ma sospirò, cercando le parole giuste.
"Parlando di… di relazioni…"
Jiyong sollevò lo sguardo verso di lui. Aveva già capito dove Minjun voleva andare a parare, ma non mosse un dito per aiutarlo. Forse voleva solo vedere se quel ragazzo avrebbe avuto davvero il coraggio di chiedere una cosa del genere.
"Hyung… tu, cioè… visto che hai detto…"
Si interruppe, frustrato, poi sbuffò.
"Lasciamo perdere."
Jiyong rise piano, quasi divertito.
"Come vuoi."
Minjun aggrottò le sopracciglia, imbarazzato ma curioso.
"Hai capito che ti volevo chiedere?"
Jiyong lo guardò negli occhi, con un sorriso appena accennato.
"Assolutamente sì."
"E non mi rispondi?"
"Non mi hai chiesto niente. Quindi direi di no."
Fece una breve pausa, poi aggiunse con tono leggero ma tagliente:
"Quello che ho intuito io potrebbe anche essere la domanda sbagliata. Chi può dirlo? Meglio essere sicuri, no?"
Minjun lo fissò, il cuore che batteva un po’ più forte.
"E se invece è la domanda giusta?"
Jiyong fece l’ultimo tiro, poi spense il mozzicone nel posacenere con calma.
"Allora aspetterò che mi venga chiesta."
Minjun scosse la testa, ridendo.
"Sei terribile."
"Colpa tua."
disse Jiyong, un sorriso malizioso sulle labbra.
"Quando mi trovo a mio agio con qualcuno, divento così."
Minjun esitò un attimo, poi sorrise.
"Quindi dovrei sentirmi onorato?"
Jiyong inclinò leggermente la testa, divertito.
"Forse… o forse dovresti renderti conto che ti sei messo in un bel guaio, Minjun-ha."
Minjun lo fissò, un sorriso appena accennato sulle labbra.
"Mettiamo il caso che io non me ne renda conto… che succederebbe?"
Jiyong rise piano, lo sguardo che si addolciva.
"Non lo so. So solo che non mi divertivo così tanto con qualcuno da anni."
Minjun abbassò lo sguardo, poi lo rialzò con una sincerità disarmante.
"Sai che… non ho più così tanta paura di te, adesso."
Jiyong fece una smorfia ironica, inclinando la testa.
"Male. Malissimo."
Gli strizzò l’occhio, e Minjun scoppiò a ridere piano.
Fu allora che Jaeho si avvicinò, impacciato.
"Jiyong-ssi… stanno per chiudere il locale."
Il lampo di delusione negli occhi di Minjun fu immediato, quasi infantile.
Jiyong lo notò, e per un attimo avrebbe voluto dire al suo bodyguard di inventarsi una scusa, di prendersi altri dieci minuti.
Ma poi si limitò a un sorriso.
"Sì, adesso andiamo, grazie, hyung."
Si voltò verso Minjun.
"Io parto in tour a fine mese… e magari, se ci rivediamo, ti viene voglia di rifarmi la domanda che non sei riuscito a farmi stasera."
Minjun rise, scuotendo la testa.
"Non organizzerai più cene piene di gente, allora?"
"No."
rispose Jiyong con un sorriso che aveva dentro più promesse che parole.
"Penso che non ce ne sia più bisogno. O no?"
Minjun lo guardò, con quel mezzo sorriso che diceva più di mille frasi.
"Direi di no."
L’aria della notte li accolse con un freddo frizzante, tipico di inizio Marzo, pungente ma non fastidioso.
La macchina di Jiyong era già pronta, lo sportello aperto.
"Ti accompagno al dormitorio?"
chiese, la voce calma ma attenta.
"Ani, non c’è bisogno"
rispose Minjun.
"I dormitori dell’ÆON Entertainment sono a Yongsan-dong… neanche mezz’ora a piedi."
Jiyong lo guardò, serio.
"Mi sentirei più tranquillo ad accompagnarti… sono comunque più grande, sono responsabile…"
"Di me?"
Minjun alzò un sopracciglio, mezzo divertito.
Jiyong annuì, senza distogliere lo sguardo.
Minjun rise piano, scuotendo la testa.
"Va bene… ti mando un messaggio quando sono arrivato."
"Fallo."
rispose Jiyong, la voce più dolce, quasi protettiva.
"Perché non dormirò fino a che non saprò che sei a casa."
Minjun sorrise, un po’ timido.
"Buonanotte, hyung. Ci vediamo presto…"
"Buonanotte, Minjun-ha… a presto."
mormorò Jiyong, mentre chiudeva lo sportello e lasciava che la notte si riprendesse il silenzio intorno a loro.
Jiyong si accorse all’improvviso di avere un sorriso sulle labbra.
Non se n’era reso conto, finché non lo vide riflesso nel vetro del finestrino, tra le luci della città che non dormiva mai.
Jaeho lo osservava da vicino, scuotendo la testa con un sorriso appena accennato, come si guarda un figlio senza farsi notare.
E Jiyong pensava soltanto: «Lo voglio rivedere. Subito. Voglio chiedergli un sacco di cose… ci sono ancora un sacco di cose che voglio sapere…»
"Lee Minjun, che hai combinato… mi stai facendo diventare la mia versione più pericolosa…"
mormorò tra sé.
La versione che si interessava davvero, quella che chiedeva non per le telecamere o per lavoro, ma perché gli importava veramente della risposta.
E quando pensava a Minjun, la mente di Jiyong si riempiva di mille domande: «Qual è il tuo colore preferito? Il tuo film preferito? Il tuo piatto preferito? Quali sono le tue paure più profonde?»
Quella era la sua versione più pericolosa di tutte… quella umana, quella vera.
Nel frattempo Minjun era arrivato al palazzo della sua agenzia, dove si trovavano una parte dei dormitori.
Digitò il codice e, appena aperta la porta, la prima cosa che percepì furono due voci concitate e il rumore di spari… stavano ancora giocando alla PlayStation, e Minjun non aveva nemmeno bisogno di guardarli per capire chi fossero.
"Jin Woo e Seung Hyung… sono quasi le tre e voi state ancora giocando?"
Arrivato in salone, la scena era esattamente quella che si era immaginato.
Seung Hyung era in preda all’agitazione, balzato sul divano:
"ANI! ANI! ANIII! WOO-YA! IO TI COPRO, MA TU DEVI COLPIRE! SPARA, SPARAAA! ANIIII!"
"Scusate?"
disse ridendo Minjun
Jin Woo lo salutò subito, sorridente.
"Ciao hyung! Sei tornato! Com’è andata la cena?"
"È andata bene. E comunque… sono quasi le tre. Non gridate e spegnete tutto."
Seung Hyung, ancora eccitato, si voltò verso di lui.
"Ti sei divertito? Jiyong sunbaenim? Ci hai parlato?"
Minjun annuì.
"Sì, è stata una serata divertente."
"Voi come va?"
"Tutto bene, hyung. Joo Hyun hyung-ie è stato un ottimo vice leader"
disse Jin Woo, sorridendo.
Minjun rise piano.
"Menomale."
Prese il telefono e aprì KakaoTalk.
[Minjun 🌱] (2:57)
"Sono tornato sano e salvo, puoi dormire tranquillo."
Jiyong ricevette il messaggio mentre era già a casa, avvolto nel suo solito pigiama di cashmere pregiato, un bicchiere di whisky sul tavolo e le mani che accarezzavano Iye e Zoa.
Il telefono vibrò.
[Minjun 🌱] (2:57)
"Sono tornato sano e salvo, puoi dormire tranquillo."
Jiyong rise e rispose subito.
[Jiyong hyung 🐉] (2:58)
"Tutto bene? Sei il leader, i tuoi membri sono sopravvissuti senza di te?"
[Minjun 🌱] (3:00)
"Ne ho due che stanno ancora giocando alla PlayStation, quindi penso che non abbiano sentito la mia mancanza."
Jiyong rise di nuovo, pronto a scrivere un milione di cose, ma si trattenne: voleva chiudere la conversazione lì… almeno per il momento.
Ma un’altra vibrazione lo colse di sorpresa.
[Minjun 🌱] (3:06)
"Che fai?"
[Jiyong hyung 🐉] (3:06)
"Mi sto gustando un bicchiere di Macallan mentre le mie gatte mi odiano perché gli sto dando fastidio."
Minjun si guardò intorno. Vestiti sparsi ovunque, uno stendino carico di panni senza più ordine, e due ragazzini che urlavano a squarciagola… e lui, con il telefono in mano: «lui beve Whisky mentre io…»
Jin woo urlava:
"ANIIIII! Hyunggg! Mi hanno ucciso, è colpa tua!"
"Mia!? Te l’ho detto che se non colpivi ci ammazzavano entrambi!"
ribatté Hyung.
Minjun sospirò e digitò.
[Minjun 🌱] (3:10)
"Non ho mai assaggiato whisky in vita mia."
La risposta di Jiyong arrivò immediata, come se fosse rimasto col telefono in mano.
[Jiyong 🐉] (3:10)
"Se vuoi, te lo faccio assaggiare io."
[Minjun 🌱] (3:11)
"Non lo reggo bene l’alcol, in realtà…"
[Jiyong 🐉] (3:11)
"Meglio allora la prossima volta ti offro qualcosa di analcolico. Tanto, da quello che ho capito stasera, non penso ci sia bisogno di coraggio liquido per chiacchierare tra me e te."
Minjun rise.
[Minjun 🌱] (3:12)
"No, infatti."
[Jiyong 🐉] (3:13)
"E forse è più pericoloso così."
[Minjun 🌱] (3:13)
"Perché?"
Jiyong si prese un attimo prima di rispondere.
[Jiyong 🐉] (3:16)
"Perché, per esperienza personale, quando non puoi dare la colpa all’alcol, e ti devi prendere le tue responsabilità… è sempre più pericoloso."
E poi un ultimo messaggio:
[Jiyong 🐉] (3:17)
"Buonanotte, Minjun-ha."
Minjun rilesse quel messaggio almeno trenta volte in un minuto, poi finalmente rispose.
[Minjun 🌱] (3:20)
"Notte, hyung."
Minjun andò a dormire con un impercettibile sorriso sulle labbra, stava succedendo qualcosa che non sarebbe mai dovuto succedere..
Chapter 13: Chapter 13
Summary:
Erano le due meno un quarto di notte. Minjun aveva lavorato fino a quell’ora, immerso nel processo creativo del comeback. Avrebbe dovuto dormire, mangiare, restare concentrato sul miglior comeback di sempre.
«Dì di no… dì che non puoi… dì che devi riposare… dì che magari è per un’altra volta… digli che—»
Chapter Text
L'ÆON Entertainment era situata nel cuore creativo del distretto di Mapo, fondata nel 2018, la sede centrale si ergeva come un grattacielo elegante e ultramoderno di 11 piani, con facciate in vetro nero riflettente e pannelli in acciaio opaco. Di giorno rifletteva il cielo di Seoul, di notte si illuminava con dettagli LED color viola e argento, i colori ufficiali dell'agenzia.
L’edificio era immerso tra caffetterie artistiche, studi fotografici e boutique indipendenti, a pochi passi da Hongdae, centro della cultura giovanile e musicale coreana.
Internamente la struttura era suddivisa in modo classico :
PIANO TERRA (Lobby e Reception)
Una lobby spaziosa in marmo chiaro con una grande insegna “ÆON” al neon.
Reception elegante e minimal, sicurezza 24/7.
Piccolo caffè interno accessibile a staff e artisti.
PIANO 2-4 (pratice rooms & vocals studios)
Stanze insonorizzate con specchi a parete, pavimenti ammortizzati.
Ogni sala aveva un nome tratto da costellazioni o concetti astratti (“ORION”, “LYRA”, “NOVA”).
Studi vocali dotati di attrezzature all'avanguardia, spesso usati anche per cover e live practice.
PIANO 5-6 (Production & recording studios)
Studi professionali per la produzione musicale, editing e mixaggio.
Spazi usati da produttori interni, ma anche da artisti esterni.
Accesso ristretto per mantenere la riservatezza di brani inediti.
PIANO 7 (Media, shooting rooms & SNS contents)
Set fotografici mobili, green screen, corner per livestream e V-Live.
Studio per shooting promozionali e teaser trailer.
Team video e social media editing.
PIANO 8-9 (training e trainee's dorm)
Classi per teoria musicale, lingue straniere, dizione, media training.
Dormitori separati per trainee maschi e femmine (camera doppia o tripla).
Sala comune con divani, TV, cucina condivisa.
PIANO 10 (executive offices e meeting rooms)
Ufficio del CEO, sale per incontri con investitori e artisti senior.
Design moderno, con quadri astratti e sculture d’arte coreana contemporanea.
PIANO 11 (Sky Lounge & private terrace)
Zona relax riservata a staff e idol senior.
Ampie vetrate con vista panoramica su Seoul.
Terrazza con giardino zen, usata anche per interviste private
Gli Oblivion si trovavano al sesto piano, dove erano situati gli studi di registrazione. Stavano lavorando al loro secondo comeback, Reverent, che chiudeva la trilogia iniziata con Obscura. Il loro album di debutto aveva subito fatto parlare di sé per il sound: ambient pop, alternative, con influenze dark e sperimentali.
Il tema era stato l’ignoto, la confusione, l’ombra, l’introspezione, lo smarrimento, il fascino del mistero.
Era stato descritto come l’inizio del viaggio: si entrava in un mondo indistinto e oscuro, dove le emozioni erano opache e i contorni sfumati. Il suono rispecchiava queste emozioni: nebuloso, introverso, atmosferico.
Con il primo comeback si era poi passati a Lucid, con un sound electro-pop e dream pop, più limpido, più ritmico, più "chiaro". Si stava attraversando quel mondo inizialmente oscuro e misterioso, scoprendo le proprie fragilità e la propria forza.
E ora, per chiudere la trilogia, sarebbe arrivato Reverent: dark synth-pop mescolato a rock elettronico — un suono potente, intenso, maturo.
Dopo aver affrontato il passato, e dopo essersi assunti la responsabilità dei propri errori e delle proprie colpe, si risorgeva con forza.
La frase chiave era:
“Dall’oscurità alla luce, fino alla rivelazione.”
(Obscura – Lucid – Reverent)
La title track, Reverent, era stata scritta a quattro mani da Joo-hyun, il main rapper, e da Min-jae, sub-vocalist e lyricist del gruppo. La produzione era stata curata da Min-jun, in collaborazione con Noxie — nome d’arte di Lee Chan-wook — beatmaker e arrangiatore noto per il suo tocco edgy e innovativo. Affermato nel panorama, Noxie era uno degli arrangiatori più presenti nei progetti dell’ÆON Entertainment.
Insomma, era una cosa grossa. Le aspettative erano alte: era il comeback successivo alla vittoria del primo MAMA. Ci si aspettavano numeri importanti, massima dedizione e concentrazione.
E proprio per questo, il fatto che Min-jun stesse ripercorrendo mentalmente tutta la conversazione avuta con Jiyong quasi una settimana prima — dall’inizio alla fine, dalla cena fino a dopo — non aiutava affatto.
"Iniziamo con il bridge e poi proseguiamo con le strofe, sei d'accordo, Minjun-ssi?"
disse Noxie.
Minjun, seduto dietro la scrivania da producer, si riscosse. Jin-woo era già dentro al booth.
"Sì, certo. Woo-nie, facciamo un giro di prova, ok?"
Il maknae, con le cuffie già indossate, sorrise.
"Ne ne, hyung."
Sarebbe stata una lunga, lunghissima giornata...
Dall’altra parte della città, Jiyong era completamente immerso nel lavoro e perfettamente puntuale. La setlist era più o meno pronta, e lo spettacolo avrebbe incluso tre atti principali :
Act I
Intro + "Power"
"Home Sweet Home"
"Super Star"
"Middle Fingers-Up"
"One of a Kind"
"R.O.D" (featuring CL) (contains elements of "Fein" and "Dirty Vibe")
"The Leaders" (featuring CL) (per le due date di inizio Tour al Goyang stadium)
"Crayon" (contains elements of "Crazy Dog")
Act II
"Bonamana"
"That XX"
"Butterfly"
"I Love It"
"Who You"
"Today"
"Crooked"
Act III
"Heartbreaker" (featuring Wing sempre per le date del Goyang) (contains elements of "Shake the World")
"Bullshit" (contains elements of "Not Like Us" and "Zutter")
"Take Me"
"Too Bad" (contains elements of "Like I Love You" and "Get Lucky")
"Drama"
Encore
"A Boy"
"This Love"
"1 Year"
"IBelongiiu"
"Untitled, 2014"
"Home Sweet Home"
Queste erano più o meno le canzoni. Certo, sarebbero cambiate in base alle tappe, ma questa era la struttura.
Jiyong era in sala prove con il suo corpo di ballo: aveva scelto — e fortemente voluto — solo i migliori.
Bada Lee, Lusher, i membri della Mannequin Crew, Redlic, gli Howl e, ovviamente, gli immancabili gemelli Kwon: Kwon Young Deuk (Deukie) e Kwon Young Don (Dony).
Erano lì, nel bel mezzo della transizione tra Middle Fingers-Up e One of a Kind, ma Jiyong, ogni tanto, quasi senza rendersene conto, controllava il telefono.
In attesa.
Di un messaggio.
Forse — anzi, ovviamente — di una persona in particolare.
L’ultimo messaggio era stato di Minjun, che rispondeva al suo buonanotte, e Jiyong, nonostante i suoi trentasette anni, si faceva domande quasi adolescenziali.
«Devo scrivergli io? Se l’ultimo messaggio è il suo, tocca a me? E se è impegnato? Se lo disturbo? Se lo—»
"Hyung-nim, abbiamo sistemato le diagonali. Vieni?"
Lusher era lì, in piedi all’ingresso della sala prove.
Jiyong alzò lo sguardo, respirò profondamente.
"Ne, arrivo..."
La risposta uscì quasi senza convinzione, mentre
riabbassava gli occhi sullo schermo..
Nell’Æeon Entertainment, l’atmosfera era densa, quasi immobile. Le ore sembravano essersi accartocciate una sull’altra, trascinate via dal loop costante di registrazioni, prove e correzioni. Jinwoo era ancora lì, in piedi nella cabina, la voce che vacillava tra la determinazione e la stanchezza, mentre ripeteva l’hook per l’ennesima volta.
Dall’altra parte del vetro, Minjun seguiva ogni parola, ogni respiro, con lo sguardo concentrato di chi non lasciava passare nemmeno una sfumatura fuori posto.
"Ok, Woo-nie, di nuovo."
disse, premendo il bottone del microfono.
"Questa volta, quando dici: ‘숨겨왔던 내 마음 속에, Whisperin’ reverent, every night
빛나는 그대 앞에, I bow down, feeling so alive... cerca di dirlo come se stessi parlando. Come se fosse una confessione. Scandisci bene le parole, staccale l'una dall'altra."
La voce di Minjun era calma, ma il tono non ammetteva esitazioni. Ogni indicazione era precisa, chirurgica, il riflesso di un perfezionismo che lo definiva tanto quanto il suo ruolo di leader.
Dall’altra parte, Jinwoo abbassò appena lo sguardo.
"Ne, hyung..."
mormorò, con un filo di voce. Non era solo il microfono a pesargli addosso. Era lo sguardo del leader, la responsabilità di essere il maknae e dover dimostrare, sempre, che anche lui poteva reggere il peso del palco.
Tutti sapevano che Minjun era un perfezionista. Ma Woo l'aveva imparato meglio degli altri.
Un colpo di tosse ruppe il silenzio della sala regia.
"Chi è che deve fare il pre-chorus?"
chiese Noxie, le braccia incrociate e un’espressione neutra, ma gli occhi attenti, da co-producer abituato a leggere l’energia di una stanza più che le note sullo schermo.
"Io."
rispose Minseok con un sospiro teatrale.
"Se Minjun-hyung decide finalmente di liberare Woo-nie..."
Minjun sollevò appena un sopracciglio.
"Ya! Abbiamo quasi finito!"
ribatté, ma un accenno di sorriso gli si formò agli angoli della bocca.
"Lo sai com’è... il nostro Minjun-ha"
commentò Noxie, con quella tipica punta ironica che usava per sciogliere la tensione.
Minjun rise, stavolta sinceramente, anche se per un attimo soltanto. Poi tornò al microfono.
"Ok, Woo-nie, esci. Poi vediamo se dobbiamo modificare qualcosa."
Woo annuì, togliendosi le cuffie con un sospiro che cercava di non far sentire. Aprì la porta della cabina e uscì, evitando per un momento gli sguardi degli altri.
Era più contento di quanto avrebbe dovuto essere. Non perché fosse finita, ma perché — forse — per una volta, aveva fatto bene. Forse Minjun era soddisfatto. E per Woo, da sempre, quello contava più di ogni altra cosa..
Jiyong, nel frattempo, aveva deciso. Gli avrebbe scritto.
Aveva trentasette anni, non era più un adolescente, e voleva — con semplicità e senza scuse — sentire di nuovo la voce di Minjun.
I suoi pensieri furono interrotti, ovviamente, dai fratelli Kwon.
Kwon Young Deuk (Deukie) sorrise:
"Sei emozionato, hyung? Sei pronto?"
Jiyong rise piano.
"Uno non è mai davvero pronto… ma lo fa e basta, no?"
Kwon Young Don (Dony) scrollò le spalle, divertito.
"Sì, ma per te è diverso. Tu anche quando non sei pronto, sei sempre più pronto degli altri."
Deukie annuì.
"L’energia è diversa dal M.O.T.T.E, lo senti anche tu?"
"Già."
rispose Jiyong.
"Perché io sono diverso da quando preparavo il M.O.T.T.E tour."
E aveva ragione.
L’atmosfera, fin dall’inizio, era stata un’altra.
Durante il M.O.T.T.E tutto intorno a lui sembrava trattenere il respiro: le luci, le persone, persino l’aria.
Era l’atto finale, un addio prima dell’arruolamento, ma Jiyong era esausto.
Ogni volta che entrava in sala prove o sul palco per il soundcheck, era come se la temperatura si abbassasse. Le voci si facevano più basse, i passi più lenti, tutti parlavano poco, quasi nessuno osava rivolgergli la parola più del necessario.
Non perché fosse crudele — ma perché incuteva timore.
Era stanco, rigido, cupo.
E ora, a distanza di anni, gli venne da chiedersi se avesse mai detto “mi dispiace” al suo team, per averli costretti a lavorare dentro quel gelo.
Adesso la situazione era diametralmente opposta.
Nella sala prove riecheggiavano risate, chiacchiere, frammenti di musica che partivano all’improvviso, passi di danza improvvisati solo per divertirsi.
Era luce, finalmente.
E Jiyong si sentiva bene, finalmente.
Parlava in modo più sciolto, il suo team lo ascoltava ma rideva anche con lui, lo guardava senza timore.
Era la quiete dopo la tempesta — quella vera, quella che non è solo silenzio, ma pace.
In quel momento gli tornò in mente Minjun, e quello che gli aveva detto quella sera:
«Perché nel 2017 io ero lì… e ti sentivo cantare e pensavo… forse dovrei lasciar perdere, forse è un segno se non riesco a raggiungere questo obiettivo. Forse è addirittura un bene. Perché guarda lui… ha tutto, ma è completamente distrutto…»
Aveva avuto ragione.
Era quasi, anzi, esattamente così.
E il fatto che un diciassettenne, all’epoca, avesse capito tutto questo faceva quasi paura.
Perché allora si vedeva.
Jiyong aveva cercato di trattenere tutto dentro, di non mostrare le crepe — ma era come se fosse fatto di vetro. Tutti potevano vederlo, da dentro, anche chi non avrebbe dovuto.
E per un istante si chiese se avesse fatto bene, se quel “regalo” ai fan all'epoca, non avesse avuto in realtà l’effetto opposto… facendoli preoccupare ancora di più.
“Hyung? Tutto ok?”
La voce di Dony lo riportò alla realtà.
“Guarda che il peggio è passato, èh…”
Jiyong sorrise piano.
Sì. Il peggio era davvero passato.
“숨겨왔던 내 마음 속에
Whisperin’ reverent, every night
빛나는 그대 앞에
I bow down, feeling so alive…”
Minjun si piegò in avanti sul banco, osservando il waveform che si muoveva sullo schermo.
“Hoon-ha, me lo rifai tutto in falsetto? Alziamo di mezzo tono, ok?”
Nel booth di registrazione, Rae — o meglio, Jung Hoon, come lo chiamavano solo i membri del gruppo — si sistemò le cuffie e si avvicinò al microfono Neumann U87.
La luce rossa REC si accese, e la sua voce riempì la stanza: pulita, controllata, ma leggermente tesa sugli acuti.
Dopo qualche battuta, Minjun abbassò il volume della base e premette il tasto TALKBACK.
“Ok, fermati lì. Il respiro è buono, ma sul ‘Whisperin’’ devi alleggerire un po’ l’attacco. Non spingere troppo il diaframma, lascialo uscire come un sussurro, quasi involontario, ok?”
Rae annuì dentro la cabina, poi sorrise.
“Hyung, posso risentire la guida vocale?”
“Certo.”
Minjun cliccò PLAY.
La voce di Jung hoon riempì lo studio — limpida, precisa, ma con quella fragilità intrinseca che solo lui riusciva a rendere potente.
“Ok, riprovo… ricomincio dal verso prima, va bene?”
Jung Hoon sollevò le cuffie, respirò a fondo e si preparò.
“Come vuoi."
rispose Minjun, dalla control room, sorridendo appena.
Rae inspirò, e la sua voce si sollevò:
“Hold me closer, 다가와 줘 (Come closer)
Your love’s a sacred flame
영원히 널 지킬게
In this reverent game
숨겨왔던 내 마음 속에
Whisperin’ reverent, every night
빛나는 그대 앞에
I bow down, feeling so alive…”
Ogni nota fluttuava leggera nel microfono, un falsetto etereo che sembrava sospeso nell’aria.
Minjun ascoltava, attento al minimo dettaglio: gli attacchi, la respirazione, le sfumature delicate.
Non era solo una registrazione: era una storia che Rae raccontava con la voce, e che faceva vibrare lo studio di pura emozione.
Minjun sorrise, rilassato.
“Se per te va bene, per me va bene, Hoon-ya. Decidi tu.”
Jung Hoon lo guardò attraverso il vetro del booth.
“Tu sei soddisfatto?”
“Al settimo cielo.”
rispose Minjun, con un piccolo sorriso che tradiva la sua emozione.
Rae annuì leggermente, soddisfatto.
“Allora sono contento anche io. Esco."
disse, togliendosi le cuffie con un gesto leggero.
Noxie bevve un sorso di caffè freddo, facendo scorrere lo sguardo sul gruppo.
“Beh, è stato semplice, no? Solo… due ore e mezza. Voi no, ma io ho una famiglia a casa che mi aspetta, sapete? E parlo con te Minjun-ssi…”
Tutti scoppiarono a ridere. Minjun arrossì appena, cercando di nascondere il sorriso dietro una mano, mentre Rae scuoteva la testa ridendo, come se già immaginasse la scena a casa di Noxie.
Anche gli altri membri del team si piegarono leggermente in avanti, ancora sorridenti, e per un attimo lo studio sembrò più piccolo, più caldo, come se la musica e le risate avessero creato un piccolo rifugio tra loro, alleggerendo la pressione e le aspettative che tutti sentivano addosso.
La sera calò con i suoi sei gradi: chi pensava che a Seoul a Marzo facesse caldo si sbagliava, e di grosso.
Minjun aveva detto al gruppo che per oggi avevano finito; avevano fatto più del necessario, e tutti avevano una famiglia da cui tornare.
Lui invece era rimasto solo. Si era ascoltato Reverent per l’ultima volta, lasciando che la canzone prendesse forma come l’aveva immaginata. Aveva spento tutto quando il telefono, ancora appoggiato sulla scrivania, vibrò.
[Jiyong hyung 🐉] (1:35)
"Sei sveglio?"
Il cuore di Minjun fece un impercettibile balzo. Non si erano sentiti per quasi una settimana, e lui non gli aveva scritto per paura… o forse per pudore. Avrebbe voluto mandare un messaggio fin dal mattino dopo, ma non lo fece. Ora, eccolo lì.
[Minjun 🌱] (1:37)
"Sto uscendo ora dallo studio…"
Jiyong non sapeva come muoversi. Chiedergli di vedersi a quell’ora? Di notte? Che sarebbe successo? Anche il solo fatto di farsi quella domanda voleva dire che qualcosa stava già succedendo tra loro. Solo questo bastava a renderlo nervoso ma anche purtroppo incredibilmente curioso.
[Jiyong hyung 🐉] (1:40)
"Mi chiedevo…"
I tre puntini apparivano e sparivano, Minjun tratteneva il fiato.
[Jiyong hyung 🐉] (1:45)
"Ti va un caffè?"
Erano le due meno un quarto di notte. Minjun aveva lavorato fino a quell’ora, immerso nel processo creativo del comeback. Avrebbe dovuto dormire, mangiare, restare concentrato sul miglior comeback di sempre.
«Dì di no… dì che non puoi… dì che devi riposare… dì che magari è per un’altra volta… digli che—»
[Minjun 🌱] (1:47)
"Dimmi dove, arrivo."
Minjun vide Jiyong rispondergli.
I tre pallini comparvero… e scomparvero…
poi un indirizzo.
Era fottuto.

Koprinabg_43 on Chapter 6 Wed 18 Jun 2025 10:13AM UTC
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Isabel_greys_5 on Chapter 6 Sat 21 Jun 2025 04:14PM UTC
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Koprinabg_43 on Chapter 12 Sat 25 Oct 2025 08:40AM UTC
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